giovedì 31 dicembre 2015

Dialettica pagana e ontologia cristiana - di Claudio Simeoni

Oggi non possiamo più parlare della dialettica nei termini in cui storicamente se ne è parlato.
In filosofia siamo passato dal concetto della dialettica aristotelica, al concetto della dialettica Hegeliana per approdare alla dialettica marxista.

Tuttavia, la dialettica aristotelica era confinata nel linguaggio, la dialettica Hegeliana era relativa all’intervento del dio padrone cristiano nella storia mentre la dialettica marxista spostava la dialettica hegeliana dalla testa ai piedi rinchiudendone le dinamiche nella concezione storico-razionale del divenuto dell’uomo in una visione politica dei rapporti sociali.

Il difetto di tutte queste visioni deriva dal fatto che vengono pensate in un presente da un pensatore che pensa il presente in divenire, ma che non pensa a sé stesso come un divenuto. Ad una realtà che viene pensata come razionale da un pensatore che può pensare l’intera realtà come un oggetto che descrive come se fosse il dio padrone cristiano che ingloba la realtà dell’universo.

I limiti dei concetti della dialettica che abbiamo conosciuto stanno tutti nel divenuto dell’uomo che anziché pensare ai meccanismi del proprio divenuto si erge a giudice di una realtà pensando a sé stesso come l’assoluto che pensa la realtà del mondo.

Viviamo n una condizione filosofica in cui la dialettica viene applicata ad una visione ontologica della realtà. Una realtà ontologicamente vissuta che viene giustificata mediante la dialettica che la giustifica.

Per i filosofi ontologici moderni la dialettica non è lo strumento che legge la realtà vissuta dall’uomo in perenne trasformazione, ma è lo strumento che fissa l’uomo in una concezione ontologica, creazionista, della realtà stessa.

Oggi dobbiamo parlare di dialettica Pagana Politeista per liberare la concezione della dialettica dalle farneticazioni ontologiche che costringono l’uomo a considerare come reale una dimensione del fantastico, di una realtà immaginata, separato dalla realtà del vissuto quotidiano.

La dialettica va portata nell’uomo e nella società. Nella vita che quotidianamente agisce e si trasforma in base ai propri bisogni e ai propri desideri. Una dialettica che forgia i desideri dell’uomo che a loro volta spingono l’uomo alle relazioni per modificare l’uomo stesso.

Nella concezione ontologica, l’uomo batte il ferro. Abituandosi a battere il ferro diventa abile a battere il ferro, ma non modifica l’uomo che, creato da dio, rimane la sua immagine. Dunque, qualunque azione viene fatta dall’uomo non modifica l’uomo creato dal dio padrone o dall’ente o dall’essere, o dall’essere assolutamente necessario comunque lo si voglia chiamare (che rimane sempre il dio padrone), ma acquisisce l’abitudine a fare quell’azione.

Nella concezione dialettica, l’uomo batte il ferro. Battendo il ferro mette in atto una quantità di azioni che cambiano la sua qualità nel battere il ferro. Cambiano i suoi muscoli, cambiano la sua coscienza, cambia la sua percezione in relazione all’azione che fa, cambia la sua struttura sinapsica e cambiano le connessioni neuronali nella percezione del tempo e del mutamento in relazione alle azioni che sta facendo. Dalla quantità di azioni emerge la qualità dell’uomo che quelle azioni ha messo in pratica.

In quel momento interviene la negazione della negazione. L’uomo che ha forgiato sé stesso battendo il ferro non è più l’uomo che si apprestava a battere il ferro. L’uomo che si apprestava a battere il ferro è negato, sparisce, perché è emerso l’uomo nuovo che battendo il ferro, giorno dopo giorno, non è più quello di prima. Ha negato l’uomo che era per affermare l’uomo che è. Ma l’uomo che è non è un uomo statico. E’ un uomo che sia appresta ad altre e diverse azioni nella sua esistenza. Ma l’uomo che si appresta ad altre e nuove azioni nella sua esistenza non è l’uomo che si apprestava a battere il ferro, ma è l’uomo emerso dall’aver battuto il ferro che affronta nuove e diverse condizioni della sua esistenza: i suoi muscoli sono diversi, la sua coscienza è diversa, la sua percezione del mondo è diversa, il suo reticolato sinapsico è diverso, la sua struttura neuronale è diversa, le sue idee sono diverse, i suoi desideri di veicolazione delle sue pulsioni sono diverse, ecc.

Le nuove situazioni che quest’uomo affronta producono altra trasformazione. Modificano i muscoli, modificano il suo reticolato sinapsico, la sua struttura neuronale, la sua coscienza e il suo modo di pensare e vivere nel mondo. Queste condizioni negano l’uomo che ha negato l’uomo prima che battesse il ferro facendo emergere una nuova qualità di uomo: da qui la negazione della negazione che prelude ad una modificazione continua dell’uomo ad ogni scelta e ad ogni azione.

Se pensiamo a questo processo dialettico di divenire della vita, di divenire dell’uomo, fin da quando l’uomo, quella coscienza di sé che divenne quella che noi oggi chiamiamo uomo, fin da quando si muoveva nell’ipotetico brodo primordiale, possiamo comprendere quanto l’attività da quegli Esseri fino ad oggi è stata necessaria per produrre la realtà che stiamo vivendo.

La condizione ulteriore e diversa si ha fra gli uomini che si relazionano fra di loro. Nelle relazioni sociali e nella storia, dove le coscienze si esprimono mediane azioni che esprimono bisogni e desideri reciproci, dove ad ogni azione di relazione comporta una modificazione di ognuno dei soggetti che entra in relazione.

Quando si crea una relazione, come può essere un atto amoroso, lo scontro di idee, capace di impegnare la struttura emotiva nella relazione, la soluzione di questa relazione, di questo conflitto, comporta la modificazione dei soggetti che hanno partecipato alla relazione. Non sono più i soggetti che hanno intrapreso, volenti o nolenti, la relazione, ma sono soggetti modificati dalla relazione stessa.

La relazione modifica la coscienza, i muscoli, il reticolato sinapsico, i collegamenti neuronali, l’attenzione, il modo di pensare il mondo ecc. dei soggetti che sono entrati in relazione. La relazione ha negato il soggetto che è entrato in relazione e dalla relazione è uscito un soggetto diverso modificato dalla relazione.

La dialettica della Religione Pagana, il metodo con cui la Religione Pagana pensa il mondo, è antitetico alle farneticazioni dell’ontologia cristiana e di tutte quelle religioni che antepongono alla realtà dell’uomo una realtà immaginata nella quale costringere le scelte dell’uomo.

A differenza della dialettica marxista che identificava nella ragione la realtà della vita dell’uomo, la Religione Pagana identifica la realtà della vita dell’uomo nell’emozione e nell’azione con cu veicola l’emozione nel mondo.

Mentre nell’ideologia marxista l’oggetto del discutere è la merce che trasformata in prodotto in quanto valore d’uso che costituisce il plusvalore, nella dialettica della Religione Pagana l’oggetto del discutere è l’uomo quale prodotto nella società mediante i suoi adattamenti soggettivi alle variabili oggettive a quanto l’ambiente sociale e la natura gli presentano: l’uomo che si costruisce come prodotto sociale e della Natura in contrapposizione all’uomo creato da dio nella visione ontologica.

Nella Religione Pagana: “Qualunque cosa fai all’uomo, modifichi l’uomo!”
Nella religione cristiana: “Qualunque cosa fai all’uomo nono modifichi la creazione del dio padrone!”
Ne segue che per la religione pagana è necessario pensare alla società perché l’uomo che nasce, che emerge, si adatta e si trasforma in base alle sollecitazioni che riceve dalla società e la società è responsabile dell’uomo che sarà domani.

Ne segue che per la religione cristiana stuprare i bambini non modifica la creazione del dio padrone perché è dio che ha determinato le condizioni affinché il bambino sia stuprato e lo stupro non modifica la creazione del suo dio padrone. Stuprandolo lo si abitua a sottomettersi alla volontà di dio. Ad obbedire a dio.

Tutta la filosofia ontologica, da Sartre, ad Habermas, ad Heidegger, a Nietzsche, ai filosofi francesi, a Severino, Galimberti hanno sempre pensato che violentare i bambini sia solo un atto di violenza morale perché non modifica la realtà della creazione del dio padrone, mentre per la filosofia della Religione Pagana è un atto che, scendendo nel profondo della struttura emotiva delle persone, modifica profondamente la loro coscienza, la loro struttura sinapsica, i loro collegamenti neuronali, le loro idee sul mondo e sulla vita e modifica le strategie esistenziali che adotteranno.

O l’ontologia cristiana e monoteista, o la dialettica della Religione Pagana.


31 dicembre 2015

venerdì 25 dicembre 2015

Arrivare ad Oz

Vedo vagare in un mare sconosciuto
ombre di cani senza testa
pronti ad azzannare emozioni abbandonate al loro destino
da uomini che hanno rinunciato alla loro vita.

Non ho paura, mentre le ombre volteggiano.
La mia strada di mattoni gialli mi porta ad Oz.
Oz è la meta che la mia volontà desidera
costruendo la strada, mattone dopo mattone.

Ci fu un tempo in cui avrei potuto scegliere:
diventare un’ombra che volteggia in un mare emotivo
sconosciuto alla mia ragione
O imparare ad impastare le mie emozioni col tempo
per cuocere mattoni gialli e costruire la mia strada.

Ora non ho più scelta.

Posso solo impastare emozioni col tempo
e costruire mattoni gialli per andare verso Oz.
Ombre di cani senza testa che azzannano le emozioni abbandonate
osservano nella loro notte una sottile immagine sbiadita
di un uomo chino che impasta tempo ed emozioni
per arrivare ad Oz.


venerdì 11 dicembre 2015

Rito Solstizio Inverno della Federazione Pagana nel Bosco Sacro a Jesolo

Rito del Solstizio d'Inverno 2015 - Bosco Sacro Jesolo Venezia
        
Sabato 19 dicembre dalle ore 16:00 alle ore 21:00
Bosco Sacro di Jesolo
Via Cà Gamba - 7 traversa, Jesolo
 

Il rito del Solstizio d’Inverno

Dopo 10 anni di riti presso il Bosco Sacro in Jesolo Venezia, la Federazione Pagana nel 2012 ha iniziato a celebrare il rito del Solstizio d'Inverno. Il rito del prigioniero che freme; il rito del Sol Invicto.

Questo rito completa il ciclo dei riti della Federazione Pagana. Il rito del Solstizio d'Inverno istituito come prova nel 2012 quest'anno viene ripetuto per la quarta volta col progetto di farlo diventare un appuntamento fisso nella ritualità della Religione Pagana.
E' il rito di un corpo desiderante che veicola il desiderio o del prigioniero che spezza le membra o scioglie i legamenti che lo rinchiudono nella forma o in una dimensione coercitiva. E’ il Sole non vinto che riprende i suoi giorni dopo la “sconfitta” della luce.





Ricordarsi di venire vestiti adeguati al momento che l'Altare è esposto al vento
Quest'anno la cioccolata calda verrà preparata a casa e portata con i termos, lo stesso vale per il vino brulè.
Portare le proprie statuette degli Dèi personali per riporle sul piano per il rito come rappresentazione del proprio Intento.
Portare i propri tamburi o strumenti per far chiasso
Desiderio e intento è l’argomento del rito.
Gli inni sono inni che esprimono propositi, desideri, progetti (usare tracce di inni sciamanici) fra cui: Inno al fuoco
Braciere sarà acceso fin dall’inizio dell'arrivo delle prime persone sull'Altare
Ci sarà la chiamata dei quattro canti del mondo
Segue la lettura degli Inni
Seguirà l'accensione del fuoco
Divisione del fuoco e passaggio fra i fuochi
Per il senso religioso del rito:


Poche persone sanno che cosa siano davvero i riti della Federazione Pagana.




E' Il rito del silenzio. Questo fuoco sarà presente anche nel rito del Solstizio d'Inverno del 19 dicembre 2015 che celebra il Sol Invicto, ma che, detto in maniera moderna e sciolto dai legami dell'antico Mito, è il rito del prigioniero. Il prigioniero incatenato, ma non domato che con le catene o nella cella di una prigione progetta un futuro che sciolga quelle catene: E' il rito del Sol Invicto che ha abbassato i suoi giorni diventando prigioniero dell'oscurità, a che freme per, progettando il suo futuro, allungare i giorni e giungere ad una nuova estate della vita.
Questo è il rito del Solstizio d'Inverno che celebreremo presso il Bosco Sacro in Jesolo-Venezia il 19 dicembre 2015.





Una delle cose che facciamo per il rito del Solstizio d'Inverno, anche se molto dipende dalle condizioni atmosferiche, è quello di preparare un piccolo altare con le nostre statuette personali degli Dèi. E' un po' macchinoso portarle senza rovinarle, tuttavia ogni anno ne abbiamo portate alcune.

domenica 6 dicembre 2015

Un cuore vive e un cuore muore.

Gli uomini non sono creati, sono divenuti.

La distruzione dell’uomo avviene imponendo all’uomo di agire come se le sue illusioni fossero un dato di realtà.

La costruzione avviene imponendo all’uomo di analizzare il presente e di agire in base all’analisi che ha messo in atto.

La costruzione dell’uomo è un processo che ha la sua sede nel tempo: avviene generazione dopo generazione fin da quando essere unicellulare si muoveva nel brodo primordiale.

La distruzione dell’uomo è un processo che ha la sua sede nel tempo: avviene generazione dopo generazione fin da quando l’illusione divenne un dato di realtà che si impose alla ragione dell’uomo.

Il tempo è trasformazione. Il tempo è sedimentazione. Il tempo è il divenire della ragione. Il tempo determina le condizioni oggettive.

Nel tempo non c’è l’illusione perché l’illusione è un apparire alla ragione e non un agire che coinvolge la ragione.

Poi, accade che ogni corpo muore.

Accade che Osiride proceda alla pesatura del cuore: a come l’uomo ha manipolato le proprie emozioni durante le proprie azioni nella sua vita.

Costruttori e distruttori hanno un corpo che muore, ma il loro cuore, le loro emozioni manipolate nel corso della loro esistenza, davanti alla morte, hanno un peso diverso.

Un cuore vive e un cuore muore.



giovedì 3 dicembre 2015

Aghi di pino


A volte, guardando gli uomini, mi sembrano come aghi di pino
rinsecchiti e caduti da un albero fiorente in un vorticoso torrente di montagna.

L'acqua correndo sbatte questi aghi di pino contro le rocce e le sponde
formando dei vortici in cui vengono inghiottiti per essere, subito dopo vomitati.
Per continuare un andare senza controllo lungo un cammino già tracciato.

Aghi di pino senza volto, senza tempo, senza emozioni.
Aghi di pino in cui il tempo si è fermato e dove lo scorrere delle acque
crea l'illusione che la fine della vita non sia ancora arrivato.