lunedì 11 novembre 2019

Filosofia e mafia


Per capire l'importanza di Marsilio Ficino nella storia della filosofia riporto parte dell'introduzione di Enrico Vitale alla "Teologia Platonica di Marsilio edito da Bompiani.

Sicuramente la posizione di Marsilio come "filosofo del regime" è una posizione molto criticabile, ma non credo che allora ci fossero molte alternative per affrontare l'assolutismo cristiano e la pratica dell'uso sistematico della tortura e dei roghi.

Da un lato Marsilio Ficino è il filosofo fondamentale del rinascimento italiano, dall'altro lato lo stesso rinascimento nasce come "potere" che si contrappone ad un altro "potere", quello assoluto della chiesa cattolica che si nutre di strage e genocidio. Pertanto, lo sviluppo del pensiero filosofico nasce da una "mafia" che ha l'esigenza di costruirsi spazi di potere all'interno del più vasto circuito mafioso rappresentato dalla chiesa cattolica. La "mafia" più debole deve cercare alleati e, nel farlo, offre qualche frammento di libertà maggiore rispetto alla mafia dominante rappresentata dalla chiesa cattolica.

Anche nel lavoro di analisi filosofica noi non dobbiamo mai confondere la differenza che c'è fra uno scontro fra "mafie" che, comunque, offre degli spiragli di libertà all'uomo, da quella che è la "lotta alla mafia" che oppone i diritti dei cittadini all'assolutismo del controllo "mafioso". Se si confondono le due cose, nella lotta fra "mafie", la "mafia" vincente, o un eventuale equilibrio fra "mafie", tenderà comunque a ripristinare l'assolutismo sui cittadini e i cittadini che si sono schierati sperando in un qualche beneficio saranno le vittime del ripristino del potere "mafioso". Quando, al contrario, si fa una guerra alla "mafia" sicuramente molti diritti dei cittadini vengono affermati giuridicamente e il tentativo di ripristino del controllo "mafioso" passa attraverso un'erosione dei diritti sociali che per concludersi necessita di parecchi anni in cui i diritti sociali vengono negati nei fatti pur rimanendo nella forma giuridica.

L'ermetismo, che inizia con Marsilio Ficino, è la stessa cosa. Un lavoro di una "mafia" periferica che ideologicamente tenta di garantire a Lorenzo il Magnifico, gran duca di Toscana, vantaggi ideologici sullo strapotere ideologico della chiesa cattolica. L'ermetismo si trasforma in una cloaca ideologica in cui confluisce tutta l'ideologia che legittima il dominio "mafioso" sull'uomo. Dal platonismo al neoplatonismo con lo stoicismo, dal cristianesimo all'ebraismo, alla scolastica all'ermetismo di Giamblico, Proclo e la magia di Ermete Trimegisto. Il tutto condito nella ricerca di un immaginifico filosofico che non è altro che riproduzione delle vecchie ideologia di dominio dell'uomo sull'uomo. Tuttavia, questa attività di controllo "mafioso" sugli uomini, allarga gli interessi sociali e coinvolge nel dibattito filosofico strati maggiori di popolazione.

Il desiderio di "potere sociale" delle persone, sia nella direzione della miracolistica che del controllo di altre persone formando nuovi greggi e nuove associazioni, modifica il presente consentendo la nascita di nuove idee che interpretano la vita dell'uomo in maniera diversa.

Scrive Enrico Vitale nella presentazione della "Teologia Platonica di Marsilio edito da Bompiani:

Marsilio Ficino (1433-1499) è tra i maggiori filosofi del Quattrocento. Dalla personalità complessa, egli fu insieme medico, astrologo, teologo, filologo e filosofo, fine interprete e sottile pensatore, tanto votato alla più astratta speculazione dialettica, quanto consacrato all'impegno presbiterale, secondo una particolare visione del rapporto tra ricerca filosofica e dignità sacerdotale, fondata sulla unità di sapientia e religio.

In una fase di trasformazione del ruolo dell'intellettuale all'interno della società fiorentina, a differenza degli umanisti delle generazioni precedenti, quali il Salutati ed il Bruni, e di alcuni suoi contemporanei, come Donato Acciaiuoli, Marsilio incarna la figura del letterato integralmente votato allo studio, lontano da impegni civili o politici, che preferisce la vita contemplativa a quella attiva; «libero» nel rapporto con la auctoritas filosofica e scientifica, ma non altrettanto autonomo nei confronti di quella politica, cui apertamente esprime riconoscenza e gratitudine in ragione del sostegno morale e materiale che ne riceve: «A te, magnanimo Lorenzo», scrive nel proemio della Theologia Platonica dedicato a Lorenzo de' Medici, «più che ad ogni altro ho giudicato di dover dedicare quest'opera […]  perché grazie a te ho trovato quella tranquillità (otium) nella quale è più facile filosofare»; sovente inclinando, come ebbe ad affermare il Garin, all'esplicita adulazione dei suoi potenti protettori, sicché con il Ficino compare «nella Firenze del '400, la prima grande figura di filosofo cortigianos", sempre ossequioso, devoto e pronto a dar lustro ai propri signori.

Se gli va ascritto il merito di aver, alle soglie dell'età moderna, offerto al mondo latino la conoscenza dei testi fondamentali della tradizione platonica greca, primi fra tutti il Corpus platonicum e le Enneadi plotiniane, che ebbero sulla coscienza occidentale un influsso equiparabile a quello esercitato dalle opere di Aristotele sul pensiero medioevale del XIII secolo, nondimeno va riconosciuto che, assumendosi consapevolmente e pienamente il compito di affiancare alle traduzioni che andava compiendo i necessari strumenti ermeneutici, quali introduzioni e commentari, da un lato egli seppe realizzare una sintesi dottrinaria che assurge alla dignità di un autentico sistema filosofico; dall'altro, come ha affermato il Vasoli, concorse in modo decisivo alla «nascita di una nuova immagine e di un nuovo linguaggio della filosofia, non più patrimonio esclusivo dei magistri, ma presente e operante nella cultura di letterati e filologi, storici e uomini politici e, addirittura, di un nuovo ceto di tecnici e artisti», contribuendo alla fine della egemonia aristotelica in seno alle università.

All'interno di questa nuova cultura, con un paziente, attento e costante lavoro di scavo e recupero delle dottrine degli antichi filosofi, operò tanto sul piano filologico, quanto su quello teologico, al fine di «abbattere le distinzioni tra cultura cristiana e cultura pagana», rifondando l'idea di humanitas secondo modalità che autorevoli critici non hanno esitato a definire innovative, attestando su questo versante l'attualità del filosofo fiorentino.

Marsilio Ficino, Teologia Platonica, Bompiani, 2011, introduzione di Enrico Vitale.

Non si può ignorare Marsilio Ficino nella nascita della filosofia moderna. Ficino fa qualche cosa di più che la pura speculazione filosofica, vuole fondare una nuova Accademia a Firenze. Un centro di gravità per la nuova speculazione filosofica che diventerà fondamentale per la nascita dell'esoterismo moderno. Al Dio persona si sostituisce l'Uno al quale il filosofo partecipa e del quale il filosofo è il nuovo portavoce. Questo scatenerà la filosofia cristiana che non avrà più pudore nel parlare in nome di Dio e di dire agli uomini che cosa Dio vuole che gli uomini facciano.

Nello scontro fra la nuova "mafia" sponsorizzata da Ficino, che ha in Platone, Plotino e Paolo di Tarso, il suo ideale e la "mafia" cristiana e cattolica che gestiscono il Dio-persona dominando la vita degli uomini, inizia quello scontro che va sotto il nome di "rinascimento Italiano" e che diventerà il motore propulsore dello sviluppo filosofico di tutta l'Europa.

Claudio Simeoni