mercoledì 20 ottobre 2010

La scienza scopre i meccanismi dell'individuo sociale: un altro punto a favore della Religione Pagana e altra condanna del cristianesimo


Immagine del Pagus Veneto ottobre 2010.

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Sempre più la scienza scopre l’uomo sociale. L’uomo come essere che abita il mondo in contrapposizione all’essere creato da un dio padrone. I meccanismi che ci legano nella società e nella Natura sono meccanismi di ordine psichico che hanno i loro riscontri nella struttura fisica; neuronale in questo caso. Come tutte le strutture fisiche queste si possono modificare usando la volontà soggettiva. Si possono sia ampliare che ridurre e contrarre.
Scoprire che i legami d’amicizia non sono solo dei legami astratti, ma fisici e tali da modificare non solo in comportamento, ma anche la struttura fisica dell’individuo, ci porta a formulare l’idea che maggiore è l’amicizia e maggiori sono i legami che noi costruiamo col mondo che ci circonda. Solo che questi legami, come dimostra lo studio che riporto, sono costruiti e fissati mediante l’esperienza comune: un comune abitare il mondo. Il comune abitare il mondo costruisce i legami reciproci fra le persone. Legami comuni che poi diventano i legami del gruppo e della società. Legami che vengono distrutti dall’ideologia cristiana che separa gli individui dalla società per costringerli ad identificarsi nell’onnipotenza del dio padrone e che, in questo modo, finiscono per sciogliere quei legami sociali che ci uniscono sotto una “super coscienza” che è il luogo come dio, la specie umana come dio, la società come un dio. Un dio al quale partecipiamo con il nostro vivere il mondo e che alimentiamo alimentando la nostra stessa esperienza fusa con l’esperienza dei cittadini della società.
Questo è il significato di questa lettura scientifica della struttura neuronale.
Riporto l’articolo:

NEUROLOGIA
L'amicizia accende la mente
Svelate le basi della socialità
Ricercatori di Harvard hanno fotografato cosa accade nel cervello quando pensiamo a un amico.

Nell'attivare i neuroni somiglianze e gusti non contano, ciò che importa è l'affetto
di GIULIA BELARDELLI


Il legame inscindibile dell'amicizia fotografato nel cervello. Il meccanismo funziona più o meno così: di fronte a un amico, anche quello più diverso da noi, una parte della mente si "illumina" ed è più pronta a immedesimarsi per comprendere i sentimenti e le azioni dell'altro. Ad attivare la materia grigia, insomma, non sarebbe tanto la somiglianza in fatto di gusti e interessi, quanto piuttosto l'aver condiviso esperienze in passato, belle o brutte che siano. Queste le conclusioni di uno studio dell'Università di Harvard sui processi neuronali che regolano i rapporti sociali e il nostro modo di rapportarci al prossimo. Stando ai risultati, pubblicati sul Journal of Neuroscience, sarebbe proprio la presenza di una relazione già costruita a scatenare i neuroni più di quanto non avvenga al cospetto di uno sconosciuto, anche se costui ci somiglia tantissimo. Le ragioni di questa "scala di valori neuronali", suggeriscono gli autori, potrebbero essere frutto dell'evoluzione di uno dei tratti più distintivi dell'uomo, come sosteneva già il buon vecchio Aristotele: la sua socialità.

Le regioni della mente che ci fanno sociali. Sono più di vent'anni che i neurologi di tutto il mondo collezionano preziose informazioni su quali siano le parti del cervello dedicate all'interpretazione degli altri e ai comportamenti relazionali. Finora si è visto che nell'uomo, come anche nei primati e nei roditori, la zona più direttamente coinvolta nell'elaborazione degli atteggiamenti sociali è quella della corteccia mediale anteriore. Danni in questa parte del cervello, infatti, sono di solito associati a difficoltà nel comprendere le regole di base dell'interazione.


Per questo i ricercatori di Harvard si sono concentrati su questa zona del sistema nervoso, cercando di capire il peso specifico delle due "forze" che guidano la percezione celebrale del prossimo: la somiglianza e la familiarità. Mentre la prima consente al cervello di immedesimarsi nell'altro e dedurre i suoi stati emotivi, la seconda è diretta conseguenza della condivisione di un'esperienza e ha dunque un peso "personale". "Entrambi i meccanismi - spiega a Repubblica.it l'autrice dello studio, Fenna Krienen - hanno una base psicologica ed evolutiva come elementi fondamentali per giudicare il diverso da sé. Il nostro modo di rapportarci con il mondo esterno passa sempre attraverso una valutazione di questi due valori".


L'esperimento: amicizia contro somiglianza. Nello studio i ricercatori hanno scannerizzato, tramite una tecnica di risonanza magnetica funzionale, il cervello di novantotto giovani tra i 18 e i 23 anni alle prese con un test di previsione del comportamento altrui. Il compito consisteva nel provare a mettersi nei panni di un'altra persona e indovinare le sue risposte a una serie di domande. Della rosa di nomi e volti facevano parte sia degli amici (alcuni considerati simili, altri diversi) sia dei perfetti sconosciuti (di cui erano state fornite biografie e foto). Sorprendentemente, in tutti gli esperimenti effettuati a guidare la risposta celebrale nella regione della corteccia mediale anteriore è stata la familiarità, e non la somiglianza in fatto di trascorsi e comportamenti. La presenza o meno di un certo grado di caratteristiche in comune tra soggetto analizzato e protagonista del test non sembrava pesare in modo particolare sull'elaborazione delle inferenze. "Al di là della durata del rapporto e di quanto spesso si frequenti l'amico, la mente entra più rapidamente in empatia con la persona cara, mostrando un pattern di attivazione simile a quello che si osserva nelle decisioni personali", commenta la ricercatrice americana.

Se il cervello "sorride" agli amici. Come osservato da molti studiosi, una delle caratteristiche pressoché uniche dell'uomo è la sua capacità di costruire e mantenere relazioni che vadano oltre la semplice perpetuazione della specie. "Dal nostro studio - sottolinea Krienen - emerge chiaramente come la vicinanza sociale, o familiarità, si sia sviluppata nel cervello lungo circuiti di prima classe e sia il fattore principale di cui la mente si serve per interpretare gli altri". Per gli studiosi di Harvard, dunque, il sistema nervoso processa l'amicizia con un trattamento "speciale": un privilegio che può essere stato accordato agli amici solo grazie all'evoluzione e al vantaggio selettivo della socialità. La tecnica di imaging ha poi permesso un ulteriore passo in avanti: "Per la prima volta - precisa Krienen - siamo riusciti a fotografare questo meccanismo: abbiamo visto cosa accade ai nostri neuroni quando pensiamo a un amico".


La mentalità dell'amicizia. Una delle conseguenze della ricerca americana è l'importanza che la mentalità sociale ricopre nel cervello umano, ovvero l'esistenza di un atteggiamento involontario che ci dispone a comprendere meglio gli individui per cui proviamo una qualche forma di affetto. In questo senso, la presenza o meno di elementi in comune potrebbe non essere necessaria. Come ha mostrato uno studio del MIT di Boston (recentemente pubblicato su Science), quando diverse persone si uniscono per risolvere dei problemi si sviluppa un'intelligenza superiore, una sorta di super-mente sociale. A quanto pare, per funzionare al top questo super-cervello non ha tanto bisogno che tra gli individui ci siano diversi tratti in comune, quanto piuttosto che nel gruppo regni un'elevata "sensibilità sociale". Proprio ciò che c'è tra gli amici, come ricorda anche l'origine latina del termine: amare.

(13 ottobre 2010)


Tratto da:
http://www.repubblica.it/scienze/2010/10/13/news/cervello_amicizia-7994730/


“Sensibilità sociale” è una parola sconosciuta nel cristianesimo che continua la sua furiosa guerra contro i cittadini che non vogliono separarsi dalla società in cui vivono.
E’ bene riflettere su quanto è importante la Religione Pagana che portando le persone a vivere nella società e a farsi carico dei problemi sociali, di fatto, li spinge a costruire delle relazioni umane indissolubili.



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20 ottobre 2010
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
P.le Parmesan, 8
30175 – Marghera Venezia
Tel. 3277862784
e-mail claudiosimeoni@libero.it

venerdì 15 ottobre 2010

Il catechismo religioso per i bambini: incontrare il dio che cerca l'uomo


Elaborare il Catechismo della Religione Pagana, non è semplice.
Scrivere ciò che appartiene alla libertà dell’uomo non è cosa usuale.

Una religione che fondi il futuro sociale, anziché imprigionare gli uomini in un gregge non è un’impresa impossibile, ma richiede un intento piuttosto fermo.

Il Catechismo viene scritto e riscritto, in una continua trasformazione per riuscire a trasmette al meglio i principi religiosi della Religione Pagana.

La Religione Pagana definita ormai da molti anni, ma riuscire a veicolare le idee è sempre un’impresa complessa.
Per questo ho caricato quattro pagine di catechismo Pagano in una forma più leggibile e godibile come presentazione.

Non si tratta solo di principi religiosi, ma soprattutto di principi morali ed etici sul come il Pagano vive la società in cui è nato.

http://www.religionepagana.it/catechismoreligionepagana01.html
http://www.religionepagana.it/catechismoreligionepagana02.html
http://www.religionepagana.it/catechismoreligionepagana03.html
http://www.religionepagana.it/catechismoreligionepagana04.html


Non si tratta nemmeno di un’altra religione, ma si tratta della religione una religione, la Religione Pagana che affronta le questioni religiose in contrapposizione ad ogni altra religione o forma religiosa esistente sulla terra. La religione Pagana non separa l’uomo dal mondo, ma spinge l’uomo ad essere disciplinato nel mondo. Lo spinge ad affermare quei rapporti etici che appartengono alle relazioni fra sé e il mondo in cui vive.
A differenza delle religioni che sono sempre organizzate in maniera monarchica con uno o più padroni che determinano la vita dell’individuo e della società, la Religione Pagana costruisce il futuro dell’uomo senza padrini né dogmi di verità che imprigionano gli uomini in un destino distruttivo.


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16 ottobre 2010
Claudio Simeoni
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mercoledì 6 ottobre 2010

Frammenti di Catechismo della Religione Pagana con brevi commenti


Il rito del Solstizio d'Estate dela Religione Pagana presso il Bosco Sacro a Jesolo - Venezia. Giugno 2010 - Foto
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Frammenti di Catechismo della Religione Pagana

Questi frammenti che presento sono frammenti del Catechismo della religione Pagana al quale sto lavorando per dare un ordine. Altri lavori relativi al catechismo li trovate nella Pagina Indice.


[5] Qual è il movimento dell’Universo?
E’ il movimento generato dall’inconsapevolezza dell’Energia Vitale, in espansione nell’Universo generato dal Big Bang, alla trasformazione in consapevolezza attraverso le mille strategie in cui germinano gli Esseri, dalle Galassie ai Batteri che compongono il nostro corpo, per costruire la Coscienza universale alla fine del tempo.

E qui introduciamo un altro argomento proprio della Religione Pagana: l’assenza di una Coscienza o di una intelligenza all’inizio del tempo.
Nessuno crea il mondo; nessun demiurgo; nessun motore primo immobile; nessun UNO; all’inizio del tempo. Nessun assoluto e nessun essere assolutamente necessario ha creato il mondo e dice agli uomini che cosa devono o non devono fare.

Dal Caos, dalla non coscienza, dal non consapevole, ci raccontano i greci, gli Hittiti, gli Hurriti, i Sumeri, gli antichi Egiziani ecc. emerge il consapevole: la coscienza. Un infinito numero di coscienze emergono dall’inconsapevolezza che le coscienze chiamano Gaia o Nun (Grecia ed Egitto). Le coscienze hanno delle esigenze, hanno dei bisogni, hanno delle necessità.

In una cosmogonia Egiziana si dice che la prima Coscienza venuta in essere era sola e allora “si è messa a starnazzare”. Il Grande Starnazzatore ha starnazzato finché altri esseri sono venuti in essere emergendo dal Nun (il caos, la non coscienza).



[6] Gli Dèi hanno corpi?
Gli Dèi hanno corpi e solo dai corpi riconosci gli Dèi. Corpi che agiscono e che progettano. Sia quando i corpi sono ben individuati dal nostro modo di percepire il mondo, come le Stelle o i Pianeti, come l’Atmosfera o il Mare, sia quando la nostra percezione fatica a pensarli in quanto hanno massa e composizione diversa da come la nostra percezione riesce a pensarli.

Anche con questa risposta apriamo una vecchia questione di ideologia religiosa ben conosciuta prima dell’avvento della filosofia. La filosofia con Platone ha distinto “anima” da “corpo” con una distinzione arbitraria immaginando l’esistenza di “coscienze” senza un corpo. Per la religione Pagana esistono solo corpi che esprimono emozioni, tensioni e bisogni. E’ il corpo, in quanto corpo, che manifesta ciò che lo anima. Quando il corpo non manifesta ciò che lo anima (emozioni, intelligenza, scopo, desiderio, passione, ecc.) siamo davanti ad un cadavere.

I corpi possono essere di “materia” come noi li pensiamo o di “energia” (anche la materia è un’aggregazione di energia); possiamo pensarli densi o distribuiti, ma nella Religione Pagana, riconosciamo SOLO i corpi. Zeus stesso ha un corpo, l’Atmosfera. Afrodite ha un corpo: e sono le tensioni emotive che agiscono dentro ogni corpo degli Esseri della Natura. Sempre corpi. Corpi che abitano il mondo partendo dalla loro qualità di corpi.
Oggi la scienza e la ricerca scientifica ci aiutano a portare la ragione a ripensare il mito.

I corpi, come noi li pensiamo oggi, non sono un’unità, ma un insieme di cellule. Oggi noi sappiamo che una cellula è un Essere che mette in atto delle strategie adattative nel nostro corpo. Le strategie adattative della cellula ci dimostrano che hanno intelligenza, progetto e scopo. Quando noi diciamo “io sono” parliamo di una consapevolezza formata dalle consapevolezze di ogni cellula. Ogni cellula, come ogni vivente, ha il proprio cammino per trasformarsi in un DIO.

Noi pensiamo al corpo come ad un insieme di cellule ed è proprio perché sono cellule viventi che le pensiamo capaci di organizzasi, di riprodursi, di crescere (vedi la crescita del corpo fisico). Dobbiamo tener presenti due aspetti. Innanzi tutto che ciò che noi chiamiamo cellule sono mitocondri, cioè batteri che si sono modificati col tempo per costruire un corpo complesso del quale diciamo “E’ il mio corpo!”; in secondo luogo dobbiamo tener presente l’esistenza di uno spazio fra una cellula e l’altra. In altre parole, esiste uno spazio che consente la nascita e la dilatazione della cellula indipendentemente dalla cellula dalla quale si è staccata.

Questo alimenta due idee:
1° il battere è un Essere in Sé che ha costruito la sua strategia per migliorare i suoi processi evolutivi (la crescita della sua coscienza) modificandosi e aggregandosi per costruire dei corpi complessi.
2° lo spazio fra le cellule, infinitamente piccolo per quanto riguarda un corpo della Natura o un corpo umano, può diventare infinitamente grande quando si parla di corpi in cui l’energia è organizzata in maniera diversa dalla materia, oppure quando un corpo è un aggregato di più corpi: come i batteri possono fare il corpo degli Esseri Umani; gli Esseri Umani nel loro insieme sono il corpo di una “Coscienza di specie” che dice: “Io sono”!

Gli aggregati fisici formano coscienze indipendentemente dagli aggregati stessi. Così nella Religione Pagana, nel suo abitare e pensare il mondo, si considera che ogni soggetto che si aggrega ha una Coscienza di Sé e ogni aggregazione di soggetti forma dei corpi o degli insiemi che manifestano una loco Coscienza di Sé. Come la mia ragione non è cosciente o accetta l’inconsapevolezza della vita delle singole cellule cercando un benessere d’insieme del mio corpo; così è per la coscienza di specie o per l’Essere Natura nel suo insieme. Un coscienza il cui corpo è formato da corpi con altre coscienze individuali.
Non è un’idea nuova: è stata formulata come ipotesi fantastica quando si parla di formicai, termitai o alveari. Ad un osservatore esterno appariva come se ogni formica, ogni termite o ogni ape agisse in funzione di un piano consapevole.
Noi siamo esterni ad un formicaio o ad un alveare: non esiste un osservatore esterno alla specie umana che sia un Essere Umano e che può interpretare le scelte e le azioni di ogni singolo Essere Umano senza essere coinvolto nella struttura psico-emotiva dell’Essere Umano stesso.
In altre parole, quando noi giudichiamo le formiche lo facciamo senza cognizione di causa del loro pensiero e delle loro emozioni; quando giudichiamo un Essere Umano o un gruppo umano proiettiamo su quell’Essere Umano o su quel gruppo ciò che noi pensiamo degli Esseri Umani, di quel gruppo o delle sue emozioni. Proprio perché viviamo fra gli esseri umani, in quanto esseri umani, non siamo in grado di osservarci dall’esterno, come per un formicaio, in quanto noi proiettiamo immediatamente un’immaginazione di senso o di motivazione su ciò che osserviamo. La tendenza di proiettare immaginazione di senso o di motivazione nei confronti delle formiche, pur sussistendo nel comportamento “scientifico” umano, viene mitigata dalla distanza di specie che diminuisce le similitudini fra la nostra specie e quella delle formiche (ancor di più per quanto riguarda i funghi o il regno vegetale).


[7] I corpi degli Dèi sono compatti?
Alcuni corpi, come l’Essere Terra o l’Essere Atmosfera, o noi stessi, come mammiferi dell’Essere Natura, appariamo ai nostri sensi come individui compatti. In realtà siamo un crogiolo di individualità che proprio per vivere per sé stesse, per espandere sé stesse, funzionano alimentando il tutto che ci porta a dire. “Io sono!”. Diecimila terre dalle diecimila personalità, formano Madre Terra. Diecimila venti dalle diecimila personalità formano Madre Atmosfera o, se preferite, Padre Zeus. Milioni e milioni di batteri dalle infinite personalità formano il corpo di un Essere delle Specie della Natura. Milioni di frammenti di tensioni emotive presenti in ogni corpo degli Esseri della natura formano il corpo di Afrodite. Milioni di frammenti di bisogno di libertà presenti negli esseri della Natura formano il corpo di Madre Demetra. Ecc.


Nel nostro pensare la Natura ci sono due limiti estremi: la Natura come insieme e i suoi frammenti più piccoli che fungono da mattone primo che oggi la scienza individua in batteri e virus (e forse qualche altra forma). Tutto ciò che noi pensiamo come vita della Natura è limitato da queste due barriere. Dal punto di vista religioso della Religione Pagana, l’Essere Natura è una consapevolezza in sé e i frammenti, che noi chiamiamo Esseri, sono il suo corpo. Ogni frammento è un soggetto che vive per sé stesso, si dilata e si riproduce costruendo il DIO nella possibilità in cui è venuto in essere e, nel farlo, alimenta la Coscienza di Sé Natura che, a sua volta, si dilata e si espande alimentando i frammenti che la compongono.


Ciò che ci distingue dagli altri Esseri della Natura e dagli infiniti singoli Esseri dello spazio, oltre alla forma, sono i tempi del mutamento. Ciò che separa la coscienza di ciò che io sono dalla coscienza di ciò che io sono di ogni singola cellula del mio corpo, sono i tempi del mutamento e del divenire delle specifiche coscienze. Delle loro trasformazioni in Dèi. Il tempo di trasformazione della Coscienza del singolo soggetto nella realtà fisica in cui è venuto in essere è un tempo soggettivo, vissuto dal soggetto, e separato dal tempo soggettivo di ogni altro soggetto. Noi, come soggetti nella Ragione (descrizione della forma e della quantità del mondo) non percepiamo il tempo come trasformazione né fissiamo la nostra attenzione sul “vivere la trasformazione”. Noi viviamo una sequenza di presenti. Un presente prima e un presente dopo. C’era una volta... descrive un presente dal quale inizia la storia che si sviluppa per sequenza di presenti, anche se ci illudiamo di misurare il tempo in una dimensione oggettiva partendo dal movimento del Sole. La Coscienza dl dio che si forma dentro un corpo si costruisce vivendo il tempo come spazio d’azione e non nella forma in cui un corpo si presenta.

La Natura la pensiamo come un corpo e i legami che intercorrono fra ogni parte del corpo sono legami di natura psico-emotiva e non legami del tipo razionale. Dal macrocosmo, la Natura nel suo insieme, al microcosmo, il nostro corpo, è uno scorrere di informazioni sotto forma di legami psico-emotivi che noi chiamiamo “tensioni” e che veicoliamo in maniera più o meno efficace a seconda di come usiamo la ragione e di come, attraverso la ragione, ci pensiamo nel mondo.

Nella Teogonia di Esiodo, la Natura assume il nome di Hera. Hera è la Natura elevata a forma divina. Una forma che ogni soggetto immagina partendo da sé stesso in quanto ogni soggetto della Natura è parte del corpo di Hera. Come in un corpo fisico la coscienza di sé di un individuo è separata dalla Coscienza di Sé di ognuna delle sue cellule; così la Coscienza di Sé della Natura è separata dalla Coscienza di Sé di ogni individuo che la compone qualunque sia la specie cui appartiene. Per contro, come noi siamo legati da strutture ad ogni nostra cellula o parte del corpo, così la Coscienza di Sé dell’Essere Natura è legata ad ogni individuo che ne forma il corpo, qualunque sia la specie cui appartiene.

Proviamo a cambiare l’ottica del giudizio. Quando il piede e la pancia vi fanno male, vi impongono di intervenire per ripristinare il benessere. Possiamo dire, dal punto di vista della Religione Pagana, che il piede o la pancia vi stanno pregando. Stanno comunicando. Stanno adorandovi (adorare = parlare a...). Quando un soggetto, un individuo, agisce nella Natura, sta pregando; comunicando; adorando.


[8] Esiste un Dio senza un corpo?
Ogni intelligenza è manifestata da un corpo, sia che la sua energia, come nel caso della materia, ricada sotto i nostri sensi immediati, sia che la sua energia, la sua struttura sia estranea alla nostra percezione per come noi usiamo i sensi.

06 ottobre 2010

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Claudio Simeoni
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martedì 5 ottobre 2010

L'ansia e l'abitare il mondo. Commento all'articolo di Matteo Nucci che intervista Lucio Della Seta


Sul giornale Il Venerdì di repubblica del 25 settembre 2010 è uscito un articolo a firma di Matteo Nucci in cui intervista lo psicologo Lucio Della Seta a proposito dell’ansia.
Nell’articolo si evidenziano due situazioni che meritano attenzione. Innanzi tutto la centralità del corpo negli stati ansiosi rispetto ad una “mente” e le soluzioni che Della Seta prospetta “contro” l’ansia.
Da questo articolo, il punto di partenza per capire il punto di vista di Della Seta è la frase: “L’ansia esiste da migliaia di anni, dunque stentiamo ad...”.
Questo tipo di approccio è l’errore fondamentale di tutti i creazionisti.
L’ansia è uno stato emotivo che al di là del corpo che la manifesta (per cui delle diverse destrutturazioni dell’apparato neurovegetativo) esiste negli esseri viventi fin dal primo vivente almeno un miliardo di anni or sono (poi i conti fateli voi). Nel senso che l’ansia fa parte di quella fascia di emozioni che hanno generato la vita. Le emozioni che hanno caratterizzato ciò che noi nella Natura chiamiamo vita in contrapposizione a ciò che definiamo inanimato.
Parlare di “qualche migliaio di anni” significa parlare di una situazione molto recente nella storia evolutiva e conchiudere il problema dell’ansia ad un modello sociale proprio del creazionista. Infatti, Della Seta, in questo articolo è come se dicesse: “L’uomo è un modello creato da dio, l’ansia gli serviva qualche migliaio di anni fa, ma ora che siamo civili dobbiamo trattare l’ansia come una malattia, un dolore e ricondurre l’uomo al modello originario della creazione”.
L’ansia è una manifestazione del corpo che abita il mondo e il corpo che abita il mondo usa l’ansia per abitare al meglio il mondo in cui vive. Che poi il mondo, in cui quel corpo vive venga distorto, al punto tale che quel corpo non è in grado di costruire l’assonanza fra segnali esterni e risposte d’ansia con cui modificare la propria struttura neurovegetativa, questo è un altro discorso. Togliere l’ansia significa togliere la capacità di un corpo di abitare il mondo. Equivale a lobotomizzare il corpo.

Se Della Seta prende una persona adulta e intende debellare dei sensi di colpa che questa persona vive con grande sofferenza, Della Seta ha fallito in partenza. Perché? Perché non esiste un modello di uomo al quale costringere una persona. Il senso di colpa è un’arma di difesa costruita dal soggetto nella primissima infanzia e imposta alla veicolazione delle sue emozioni nel mondo e alla risposta soggettiva che egli da alla sua stessa veicolazione delle emozioni. Dal momento che Della Seta non può riportare il soggetto nell’età fetale, destrutturare i suoi adattamenti emotivi alle risposte oggettive mentre stava nella pancia della madre, ne consegue che l’unica cosa che può fare la psicanalisi o la psichiatria è quella di portare il soggetto a gestire i suoi sensi di colpa, ma non a rimuoverli. Non esiste la rimozione della percezione profonda del nostro essere nel mondo perché il nostro essere nel mondo è una destrutturazione costante del nostro apparato neurovegetativo che coinvolge la struttura stessa delle possibilità di emozionarci, cioè di essere nel mondo.
Fin da quando siamo nella pancia della madre al feto viene insegnato “come può emozionarsi nel mondo in cui nascerà”. Una volta nato in quelle possibilità risponderà al mondo ed affinerà la sua capacità di risposta alle sollecitazioni del mondo in base ai segnali che l’ambiente, la madre in primis, gli invierà in forma non verbale (essenzialmente azioni combinata da sfoghi emotivi).
L’ansia è uno stato psichico di attesa per l’evento. Un evento che può essere immaginato, ma l’immaginazione dell’evento deriva dalla capacità di percezione ed elaborazione del percepito del soggetto stesso. La capacità di percepire il mondo e la capacità di elaborare i segnali percepiti (considerati sia dalla ragione che dalla struttura neurovegetativa complessiva dell’individuo) genera ansia anche quando un soggetto diverso da chi prova ansia non coglie i segnali che possono generare ansia in lui. La percezione del mondo in cui viviamo è una percezione soggettiva e non ha dati oggettivi come, invece, pretende il creazionismo che Della Seta riproduce.
Si può agire sul corpo solo per mettere l’ansia al servizio dell’individuo, ma si deve agire nella primissima infanzia; fin da quando l’individuo è nella pancia della madre. E dal momento che non è possibile agire sulla madre in gestazione, è possibile modificare l’ambiente in cui i soggetti vivono in modo che le madri (intese come massa e insieme) possano avere delle risposte diverse ai segnali ambientali (sociali) e trasmettere al feto un imprinting diverso nel quale veicolare le sue emozioni nel mondo e, di conseguenza, percepire il mondo in maniera diversa.
Riporto l’articolo di Matteo Nucci:


Ansia
Ho lavorato una vita per capirla e ora so che è una questione di carne

Gli psicoterapeuti da sempre, hanno cercato di curare il disagio partendo dai pensieri che lo provocano. Anche Lucio della Seta, che però, dopo mezzo secolo di studi, è arrivato ad una conclusione opposta.
Di Matteo Nucci


Cinque anni fa Lucio Della Seta diede alle stampe un libro molto fortunato Debellare il senso di colpa. Contro l’ansia, contro la sofferenza psichica, pubblicato da Marsilio (pp. 175, euro 12), incontrò i gusti di un pubblico ben più ampio di quello degli specialisti e dei diretti interessati, tanto che oggi in libreria è facile trovarlo dietro fascette che ne gridano la nona edizione. La lingua chiara, le immagini nitide e i pensieri scorrevoli accompagnano il lettore dentro agli oscuri funzionamenti della psiche, per spingere alla rimozione di uno dei più comuni fra i fardelli che ci portiamo appresso e che a volte ci segnano inesorabilmente: il senso di colpa. Non rinnego nulla di quelle teorie, oggi, Della Seta. Ma si prepara a pubblicare per Mondadori un libro in cui tenterà di risolvere il problema alla radice. “Le psicoterapie un giorno diventeranno inutili” dice lo psicoterapeuta che per venticinque anni ha lavorato in équipe con i neuropsichiatrici dell’Istituto Santa Rita di Roma. “Non che sia inutile curare l’origine delle idee che provocano l’ansia e il panico, come facevo in Debellare il senso di colpa. Ma è molto più semplice sradicare ciò che genera l’ansia a livello materiale, fisico, curando dunque il corpo e non la mente”. Si deve procedere con cautela nella selva di complessità e luoghi comuni, rimozioni difficili da estirpare e deduzioni scientifiche che faticano ad affermarsi nella coscienza collettiva. Ottantacinque anni, le mani che si muovono tra i fogli, Della Seta non ha alcuna fretta. Apre fascicoli, mostra mappe, appunti, e soprattutto indica il disegno di un corpo umano, perché “tutto sta lì, altro che nella psiche”.

Cominciamo a capire che cosa sia l’ansia.

Si tratta di un’emozione. Assolutamente analoga alla paura. Solo che la paura è generata da qualcosa realmente esistente e l’ansia no. Quel che più importa, però, è che, come qualsiasi altra emozione, essa nasce nel corpo. Un dato di fatto che tuttavia è oggetto di una enorme rimozione collettiva.


Gli studiosi discordano?

Apparentemente no. Nei libri di fisiologia si legge chiaramente che prima vengono le reazioni fisiche e solo dopo viene l’emozione. Però il fatto che un’emozione sia radicata nel corpo disturba.

Perché l’emozione è considerata uno stato dell’animo.

Certo. Solo che l’animo non esiste e il corpo sì. Le cose sono molto semplici. Prima batte il cuore e dopo viene l’emozione. La reazione corporea viene percepita dalla coscienza che emette l’emozione. Però si ha l’idea che l’emozione perda di sacralità se viene legata al corpo.

Ci spieghi allora che cosa succede nel corpo, prima che si provi l’emozione dell’ansia.

Sono esattamente le stesse cose che capitano quando si prova l’emozione che chiamiamo paura. E’ quella che possiamo definire “reazione d’emergenza”. Una goccia di adrenalina parte dalle ghiandole surrenali, allarga i bronchi creando un vuoto in cui l’aria precipita, l’ossigeno entra nel sangue in gran quantità e il cuore inizia a pompare con fora per far circolare il sangue ossigenato. Sono i primi movimenti di una specie di tempesta che ha una spiegazione molto semplice”.

Ossia?

Il corpo si prepara in una frazione di secondo alla fuga o, in seconda istanza, alla lotta. E’ un sistema di difesa elaborato dal nostro organismo che ha una finalità chiara: dare energia. Pensi ai movimenti dell’intestino – un’altra delle forme in cui si manifesta la reazione d’emergenza. La digestione si blocca, perché non si possono disperdere energie. L’intestino si libera per eliminare qualsiasi peso che ostacoli la fuga..

Una reazione talmente nota che è entrata nel gergo volgare: farsela addosso...

Esatto. Ora però la questione è un’altra: quando un corpo reagisce ad una situazione di pericolo esistente, noi non proviamo ansia. Se ci troviamo di fronte ad un aggressore, fuggiamo e quel che il corpo ha preparato per noi ha un’utilità effettiva. Quando invece il pericolo non c’è, tutta questa tempesta neurovegetativa ci investe portandoci soltanto sensazioni sgradevoli, al limite della distruttività. La dilatazione dei bronchi la viviamo come una grave sensazione di soffocamento, l’aumento del ritmo cardiaco è la tachicardia che ci spinge alla sensazione di morte imminente e così via.

L’ansia, appunto.

Una parola che in definitiva nasce proprio da questa sensazione fisica di soffocamento. Sono convinto che abbia un’origine onomatopeica. In moltissime lingue il prefisso è lo stesso: ang- . Non c’è altra spiegazione: deriva dal suono che si emette nel momento in cui i bronchi si dilatano e noi abbiamo sete di aria.

Ma il problema, come diceva nel suo libro precedente, non sta in quello che viene chiamato “pensiero di pericolo”, ossia il pensiero che suscita la reazione di paura?

Certo. Ma curare il pensiero di pericolo non è affatto semplice. Nei miei cinquanta anni di psicoterapia sono riuscito completamente solo in due casi. Credo che invece curare il corpo sia davvero risolutivo.

Dunque la soluzione sta nel mettere a punto i farmaci giusti? Non è una sconfitta?

In parte sì, indubbiamente. Ma ci dev’essere anche una presa di coscienza culturale. L’ansia si potrà curare come una qualsiasi altra malattia, un dolore reumatico, ad esempio, e già solo la consapevolezza di questa potrà aiutare ad alleggerire il problema da soli. Se io so che cosa accade nel mio corpo e ne conosco le origini, posso trovare più facilmente strumenti di controllo alle mie reazioni.

E con ciò sarà davvero la fine delle psicoterapie?

Credo proprio di sì. Penso che un mondo senza ansia porti conseguenze gigantesche, di cui non possiamo ancora renderci conto. L’ansia esiste da migliaia di anni, dunque stentiamo ad immaginare che si possa sradicare. Ma ci dimentichiamo che nel corso dell’evoluzione l’essere umano ha preso tante forme diverse e tante altre ne prenderà.

Non le fa impressione? Lei era uno junghiano. E adesso?

Adesso non sono più nulla. Ne ho viste di tutti i colori. La mia consapevolezza dei problemi è cambiata nel tempo. Mi ricordo il primo paziente. Arrivò dicendomi che lavorava in banca dove tutti erano o fascisti o comunisti e siccome lui era di centro veniva perseguitato. Gli spiegai razionalmente come stavano le cose e lui se ne andò apparentemente tranquillo. Quando tornò mi disse: “Grazie dottore”. Io ebbi un moto di soddisfazione per essere riuscito ad aiutarlo. Ma lui continuò: “Dopo quello che mi ha detto sto molto meglio e quando torno a casa i canarini mi sorridono”...

Articolo di Matteo Nucci
Tratto dal giornale Il Venerdì di Repubblica del 25 settembre 2010
E’ indubbio che l’azione farmacologica, rispetto ad un individuo sofferente d’ansia e incapace di gestire la propria vita, può avere degli effetti funzionali. Ma qui non si tratta di affrontare casi clinici di persone debilitate, si tratta di parlare dell’ansia e del ruolo dell’ansia nella vita e nella crescita dell’individuo.
L’ansia è uno strumento psico-emotivo di cui l’individuo si serve per affrontare la propria esistenza. E’ manifestazione di un corpo che percepisce il mondo in cui vive. La percezione del mondo da parte del corpo è l’elemento centrale degli effetti dell’ansia.
Della Seta dice che c’è una predisposizione del corpo che genera la situazione d’ansia che è una preparazione del soggetto all’azione. Solo che la preparazione del corpo ad agire è messa in atto dal corpo nel momento stesso in cui il corpo percepisce il mondo ed elabora la propria percezione del mondo al di là che la ragione ne sia cosciente o meno. Se non si modifica la percezione del mondo che ne ha il corpo che lo abita, allora segnali assolutamente irrilevanti, dal punto di vista razionale, inviati a quel corpo dal mondo, appaiono a quel corpo, dal punto di vista emotivo, segnali di una distruzione imminente e quel corpo di prepara all’azione. Poi, il giudice esterno rileva uno stato d’ansia ingiustificato rispetto ad una sua valutazione dell’oggettività, ma è un suo giudizio che parte da una diversa percezione soggettiva della realtà e da una diversa predisposizione, costruita fin dall’infanzia, rispetto al suo essere nel mondo. E’ lo psicoanalista che è malato, non l’individuo ansioso. Lo psicoanalista è malato di “irresponsabilità”, cioè di mancanza di percezione del suo essere nel mondo e l’individuo ansioso, che non sa gestire l’ansia, è malato di ipersensibilità ai segnali del mondo che ne attivano, attraverso la percezione del suo corpo, lo stato d’ansia.
Un mondo senza ansia è uno mondo di zombi.
Ne è un esempio ciò che dice Della Seta a proposito del suo primo paziente: un uomo di centro fra fascisti e comunisti a cui i canarini sorridevano. Lui gli ha parlato. Si è dimenticato di chiedergli se sul suo posto di lavoro fascisti e comunisti si contrapponessero sulla teoria del plusvalore o dello stato centrale rispetto ai cittadini, si è dimenticato di entrare nel merito dell’essere comunisti o fascisti. Si è dimenticato di scindere la “tifoseria emotiva” dalla contrapposizione razionale di essere fascisti e comunisti. Ha ridotto il tutto ad una forma di razionalità. Dimenticandosi di questo a questa persona “di centro” non è rimasto altro che identificare la sua “tifoseria di centro” col dio padrone che gli sorrideva attraverso i canarini e gli diceva “Tu hai ragione, gli altri, comunisti e fascisti, sono stupidi!”.
E’ un classico degli effetti della psicanalisi.

05 ottobre 2010

Entra nel circuito del pensiero religioso, sociale, economico ed etico della Religione Pagana!

Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
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domenica 3 ottobre 2010

La formazione della percezione psico-emotiva nell'età fetale e le risposte del neonato alle sollecitazioni del mondo

In Stregoneria si è sempre conosciuta la comunicazione empatica attraverso la struttura emotiva fra la madre e il feto. Si è sempre saputo come i segnali emotivi della madre predisponessero la struttura psico-emotiva del feto: anche i cristiani lo sapevano, solo che loro la usavano per manipolare la struttura psico-emotiva dell'infanzia fin dall'età fetale e costruire individui che trovavano del tutto naturale sottomettersi al loro dio padrone sacrificando la loro esistenza.

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Sono molti anni che, parlando de Il Crogiolo dello Stregone, parlo della manipolazione della struttura emotiva della fase fetale del bambino come condizione che, manipolando le emozioni in relazione col mondo in cui la madre vive, si predispone a far proprio l’imprinting della nascita.
Ne ho parlato a proposito della formazione della percezione i cui testi sono rintracciabili in web fin da prima del 2006. La stampa diffondeva da parecchi anni rapporti scientifici che facevano trasparire una realtà diversa da quella che storicamente si immaginava nei confronti del feto.
Come la Stregoneria queste cose le ha sempre sapute, così le conosce anche la magia nera cristiana che agisce anche sulla crescita fetale del bambino per predisporlo alla manipolazione mentale.
Se per un ricercatore scientifico risulta relativamente facile raccogliere dei dati sulla risposta del feto alle sollecitazioni della madre, quando si tratta di dare delle soluzioni ai comportamenti della madre affinché il feto nasca predisposto psichicamente in maniera ottimale, tutto si riduce all’assoluta banalità. Il ricercatore, nel tentare di dare soluzioni, riproduce le categorie di pensiero cristiano, monoteista, e finisce per spacciare per soluzioni lo stesso comportamento che la madre ha sempre tenuto. Una cosa è misurare con una macchina delle risposte biologiche e un altro conto è delineare un comportamento della madre che sia in grado di aprire il futuro al figlio che ha in pancia predisponendolo a dare delle risposte adattative funzionali. La difficoltà del ricercatore nasce dal fatto che mentre le risposte biologiche sono misurabili con uno strumento e razionalizzabili; il che fare della madre non appartiene alla razionalità, ma alla sfera emotiva di comunicazione empatica col Feto al quale traduce i segnali che dal mondo giungono a lei mediante le risposte che lei stessa dà ai segnali del mondo. Inoltre, il ricercatore non è in grado di raccogliere i dati sulla modificazione della struttura emotiva fetale come adattamento soggettivo alle sollecitazioni in base alle risposte che il feto si prepara a dare in quanto, la modificazione della struttura emotiva, è circoscritta nel tempo dalla cui dimensione il ricercatore è escluso. Il ricercatore può descrivere un prima e un dopo, non il passaggio dal prima al dopo che per la ragione non esiste.
Per dire alla madre che cosa deve fare e come deve vivere serve uno Stregone, ma nemmeno uno Stregone può intervenire sul come la madre è vissuta e gli adattamenti che ha messo in atto nelle scelte della sua vita prima che fosse incinta e pensasse di rivolgersi ad uno Stregone per sapere come lei si deve comportare affinché suo figlio nasca al meglio per affrontare il mondo che troverà.
Ho tentato di fare un corso per far capire la reale situazione madre e figlio in base alla struttura emotiva sia nell’età fetale che nell’immediatezza della nascita. L’avevo pubblicato su Facebook con messaggi da 600-800 caratteri al giorno dal maggio a fine settembre 2010, ma dopo le vicende di Facebook ho distrutto la pagina di Stregoneria. Comunque in rete sono presenti due capitoli su sei:
http://www.religionepagana.it/stregoneriacomearte.html
http://www.religionepagana.it/stregoneriainfanzia.html

Altri li pubblicherò col tempo.
Riporto l’articolo del giornale La Repubblica:



GRAVIDANZA
Quei primi nove mesiche scrivono la nostra vita
Suoni, umore e sorrisi: un numero sempre maggiore di studi scientifici svela il ruolo del periodo pre-natale nello sviluppo dei bebè


di ELENA DUSI


ROMA - Non è affatto un periodo di attesa. Tra il concepimento e la nascita, il bambino sta costruendo il suo futuro. E oggi alla scienza de "I primi nove mesi che delineano il resto della vita" dedica la copertina il magazine Time, partendo dal titolo di un libro appena pubblicato in America da Annie Murphy Paul per Free Press. Un tempo si raccomandava giusto di non bere né fumare. Ora si moltiplicano gli studi che legano l'umore della madre, il suo stress, l'intonazione della voce, i suoni che raggiungono l'utero, l'attività fisica e la presenza di certi ormoni al benessere alla vita futura del bimbo: del suo corpo come della psiche. La madre è una porta verso il mondo esterno che il figlio sfrutta (e dal quale è influenzato) molto più di quanto non si ritenesse in passato.L'ultima sorpresa arriva dall'università tedesca di Wurzburg. In uno studio su Current Biology i ricercatori hanno analizzato il pianto dei neonati in Francia e in Germania, osservando che nei loro primi vagiti i bimbi parlano già la lingua dei genitori. Il tono è crescente nei bebè francesi e calante in quelli tedeschi, in accordo con la melodia delle due lingue. E poiché il pianto è stato analizzato a tre giorni di vita, la conclusione è che i bambini hanno assorbito l'accento durante la gestazione. Voci e melodie musicali possono infatti essere ascoltati dal terzo trimestre in poi. "Durante la gravidanza il feto riceve un imprinting fortissimo", conferma Salvatore Alberico, primario di ostetricia all'istituto di ricerca materno-infantile Burlo Garofolo di Trieste. "Anche nel campo delle gravidanze, uno dei problemi di salute in aumento è l'obesità". Fare ginnastica è consigliabile per la madre, dimostra uno studio dell'università di Bristol, perché aiuterà il figlio a mantenere la linea durante tutta la vita futura. "In condizioni normali - spiega Alberico - consigliamo 50 minuti di attività aerobica come nuoto, bicicletta o camminata veloce. La madre non deve essere in affanno per non ridurre l'ossigeno che arriva al feto".Stress, ansia e paura raggiungono l'utero immediatamente. Sia attraverso l'ormone cortisolo che si fa strada attraverso la placenta, sia attraverso l'adrenalina che restringe i vasi sanguigni e riduce il sangue diretto al bambino. L'effetto, in entrambi i casi, potrebbe essere un rallentamento dello sviluppo e un carattere più ansioso del normale. "Ma donna e bambino godono anche di un meccanismo di protezione", continua il medico. "Durante la gravidanza c'è un aumento di estrogeno e, di conseguenza, di endorfine: ormoni legati al buon umore e a una sensazione generale di benessere". Se si considera che il battito cardiaco della madre è il rumore principale che un bambino percepisce, si comprende come il relax di lei metta a proprio agio anche il figlio.Spingendosi molto in là nell'interpretazione dell'imprinting fetale, c'è anche chi ha attribuito agli ormoni della gravidanza la crisi finanziaria. Nel 2009 l'università di Cambridge dimostrò che i trader particolarmente imprudenti della city di Londra avevano l'anulare più lungo dell'indice in proporzioni superiori alla media. E poiché la lunghezza delle due dita potrebbe essere influenzata dalla quantità di testosterone assorbita dal bambino durante la gestazione, si è concluso che anche il crac finanziario ha avuto origine nel ventre materno.
(25 settembre 2010)

Tratto da:
http://www.repubblica.it/scienze/2010/09/25/news/nove_mesi-7415970/


Lo scienziato può misurare l’effetto che vede, ma non può dettare norme comportamentali per il futuro predeterminato. Può osservare che “un’educazione rigida” o “un’educazione violenta” fa crescere un bambino insicuro. Ma quando viene eliminata “l’educazione rigida” o “l’educazione violenta” non è che il bambino sia a posto o la madre abbia finito il suo compito. Ogni azione che viene fatta è all’interno di un immenso complesso di azioni e quando si modifica un comportamento la risposta del bambino non è quella immaginata, ma è quella che il bambino mette in atto rispondendo ad un infinito numero di sollecitazioni. Esiste un metodo proprio della Stregoneria per abitare il mondo ed agire in esso, ma non può essere usato in ambito monoteista. Il metodo prevede la rimozione della sottomissione psico-emotiva imposta dal monoteismo alla madre, ma se questo libera parte della qualità emotiva della madre che giunge al feto non sarà la stessa madre che prima accettava la sottomissione.
Come in tutte le categorie del monoteismo che prevedono la sottomissione, si esalta la pace e la quiete della madre che viene trasmessa al Feto: come se la crescita fosse un fatto di quiete e non di continue destrutturazioni neuro-vegetative attraverso travolgimenti emotivi che consentono una continua trasformazione del soggetto che cresce.
C’è da essere sconvolti dall’ignoranza degli scienziati nell’attività di abitare il mondo. Sono abituati a funzioni semplici, non a risposte complesse in cui miliardi di soggetti rispondono a sollecitazioni ambientali adattandosi reciprocamente alle sollecitazioni che gli adattamenti mettono in atto.
Solo la Stregoneria è portatrice del potere degli individui di abitare il mondo: fin da quando sono ancora nella pancia della madre.

04 ottobre 2010
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
P.le Parmesan, 8
30175 – Marghera Venezia
Tel. 3277862784
e-mail claudiosimeoni@libero.it

La Religione Pagana e le illusioni di cristiani, ebrei, musulmani, buddisti e wicca.


Se noi pensassimo che la Religione Pagana sia una religione “come le altre” non saremmo mai in grado di capire né che cosa significa il termine RELIGIONE né saremmo in grado di comprendere come “il pensiero religioso” determini il nostro modo razionale di pensare e immaginare il mondo in cui viviamo.
Questa non-comprensione ci rende inconsapevoli in un mondo il cui unico scopo è quello di farci funzionare per volontà e scopi che ci sono estranei.
Viviamo in un sistema di illusioni che preparano la nostra psiche e la nostra ragione a subire ogni inganno e ogni illusione in un perenne stato psico-fisico di sofferenza continua. Una sofferenza che si traduce in una ossessiva ricerca di felicità frutto di una speranza in un futuro provvidenziale capace di modificare il presente vissuto.
La sofferenza e la negazione del corpo da parte delle religioni non-pagane portano le persone a staccarsi dalla realtà quotidiana.
Le persone vengono chiuse in un mondo illusorio nel quale sono prigioniere. Costrette a vivere una ragione che è solo una rappresentazione virtuale di una realtà che immaginano.
Se nella mitologia ci sono i mangiatori di Loto che perdono il senso della realtà in cui vivono e Ulisse è costretto a trascinare via i suoi compagni affinché non diventino a loro volta prigionieri; il cristianesimo è riuscito a trasformare le società degli Esseri Umani in società di Mangiatori di Loto.
Poco importa se il Loto che mangiano è la speranza nell’avvento del dio padrone o quella di volare via sopra una scopa. Le persone sono chiuse in una realtà immaginata che le separa dalla vita reale.
Per questo motivo la Religione Pagana non ha nulla a che vedere con la religione ebraica, cristiana, musulmana, buddista, wicca e quant’altro nella storia prometta un paradiso, una reincarnazione, un karma, un destino, una provvidenza, un nirvana, una redenzione, e quant’altro:

http://www.religionepagana.it/presentazionepaganesimo/indicepaganesimo.html

Socrate parla della luce della realtà percepita da uomini che come ombre si muovono nella caverna dell’inconsapevolezza.
Solo che Socrate si dimenticava che fuori di quella caverna c’è la morte del corpo fisico. Non esiste un “fuori la caverna” se non come distruzione del soggetto che vive nella caverna. L’uomo nella caverna non può vivere immaginando che cosa ci sia fuori la caverna. Se lo fa immagina solo una caverna più confortevole di quella che sta vivendo. Nell’immaginare una caverna più confortevole si trasforma in un mangiatore di Loto che vive in una realtà desiderata che lo allontana dalla sua realtà quotidiana.
Cristiani, ebrei, musulmani, buddisti, induisti, wicca o atei, altro non fanno che costruire delle realtà immaginarie nelle quali chiudere il vivere dell’uomo. Lo chiudono imprigionando le sue emozioni in categorie morali e in ideologia del dovere che nulla hanno a che vedere con la realtà vissuta.
Costoro chiudono le emozioni dell’uomo in una dimensione di eterna onnipotenza e immortalità costringendolo ad identificarsi, mediante la supplica e la preghiera, in assoluti provvidenziali, desiderati e immaginati.
Allontanano l’uomo dalla consapevolezza che la sua vita ha un termine. Allontanano l’uomo dalla consapevolezza che il tassametro della vita scorre. Allontanano l’uomo dalla consapevolezza che, anche se lui non corre verso la morte, la morte corre verso di lui.
Ebrei, cristiani, musulmani, buddisti, wicca, atei, chiudono l’Essere Umano in un Alzheimer galoppante che un po’ alla volta pervade tutto il suo essere trasformandolo in tanti Isacco che l’Abramo di turno ha macellato a maggior gloria del proprio dominio sull’uomo.
Comprendere che la Religione Pagana significa comprendere il significato del termine RELIGIONE. Comprendere significa affrontare, analizzare, modificare.
Quando si è compreso, allora nulla è più come prima.

03 ottobre 2010
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
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lunedì 27 settembre 2010

La Religione Pagana e le diverse modalità d'approccio nel Paganesimo per le Antiche Religioni


Quando si parla di Religione Pagana si finisce sempre per pensare a cose diverse dalla religione non tenendo presente che ci sono diverse modalità d’approccio al problema religioso pagano che spesso ha origine in condizioni sociali diverse.
Può diventare interessante sviluppare il confronto fra modalità diverse di affrontare le antiche realtà religiose italiche.

Durante il Congresso Wcer di Bologna sia Claudio Simeoni che Renato Del Ponte hanno tenuto due brevi conferenze relative al loro modo di approcciare alla Religione Pagana o aspetti delle antiche religioni.

Dal mio punto di vista, il grande problema è la forma religiosa. Dumezil ha dato la sua impronta al problema della Religione Antica (specialmente quella italica) trasferendovi in essa la tripartizione elaborata da Platone nella Repubblica. Tale sistema proiettato sulle Antiche Religioni ha ottenuto un certo credito che in certi ambienti culturali permane. Tale schema, elaborato da Platone per esaltare l’aristocrazia sulle persone sottomesse, ha successo solo fintanto che le persone si identificano nell’aristocrazia e non nei servi della gleba. Lo stesso vale per gli Dèi e le categorie divine. Inoltre, tale schema ha un certo valore solo fintanto che noi consideriamo la scienza in ambito monoteista e il “cervello dell’uomo” con la sua ragione, il punto più “alto” dell’evoluzione umana. Da quel punto di vista possiamo fare l’operazione monoteista di proiettare l’idea del dio dei cristiani a ritroso nel tempo, attribuire allo stesso significato agli Dèi Antichi come se la “cultura” cristiana avesse un carattere di oggettività.
Nella religione cristiana e nel monoteismo, “gli uomini credono in qualche cosa”; nelle antiche religioni, “gli uomini vivono qualche cosa”.

A mio avviso, questa differenza è riscontrabile anche nel diverso approccio all’Antica Religione Romana fatto da Del Ponte e da me, Simeoni, nelle relative conferenze che abbiamo tenuto al Wcer presentando le cose che ci erano care.

Le conferenze le ho divise per stare nei tempi imposti da You Tube. In due parti quella di Del Ponte e in tre parti la mia (la mia ha in contemporanea la traduzione in inglese e, inoltre, è fatta a braccio perché improvvisata). Inoltre, la conferenza di Renato Del Ponte è avvenuta al momento del cambio di videocassetta e pertanto ne manca una piccola parte, ma non cambia il senso del suo approccio all’antica religione di Roma.

Le metto in ordine prelevandole dal canale di You Tube:

http://www.youtube.com/user/stregoneriapagana

Prima parte della conferenza tenuta da Renato Del Ponte al Congresso Wcer di Bologna:








Seconda parte della conferenza tenuta da Renato Del Ponte al Congresso Wcer di Bologna:








Prima parte della conferenza tenuta da Claudio Simeoni al Congresso Wcer di Bologna:






Seconda parte della conferenza tenuta da Claudio Simeoni al Congresso Wcer di Bologna:






Terza parte della conferenza tenuta da Claudio Simeoni al Congresso Wcer di Bologna:






Dai confronti appaiono evidenti le diverse modalità d’approccio al problema religioso.
In ogni ambiente Pagano ci sono le specifiche modalità d’approccio al sistema religioso di riferimento. Per questo, per capire i pagani, non basta elencare le categorie generiche alle quali fanno riferimento, ma è necessario che ogni Pagano riempi le proprie “categorie” con idee e contenuti ben identificabili. Solo in questo modo può avvenire un confronto serio o una seria separazione che non si basi semplicemente sulle simpatie o sulle antipatie personali.

27 settembre 2010
Claudio Simeoni
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domenica 19 settembre 2010

La medicina degli antichi Romani e Greci e l'odio per le società dei cristiani: hanno distrutto la medicina per imporre la sofferenza del crocifisso.


Quando parliamo di medicina e dei suoi “progressi” ci dimentichiamo che quei “progressi” avvengono in un ambiente in cui i cristiani hanno distrutto la medicina antica per permettere al loro dio di imporre sofferenza e dolore fra gli Esseri Umani.
I cristiani, nel loro odio sociale, hanno distrutto la conoscenza. Eppure, tuttavia, dal deserto, dalle profondità della terra e dal mare, emergono ricordi di un tempo che fu. Un tempo in cui gli uomini coraggiosi affrontavano le contraddizioni della vita e non si abbandonavano ad un fatalismo imposto da un dio criminale come quello degli ebrei.
Il vascello di Pozzino racconta di una medicina antica attenta ai bisogni degli Esseri Umani. Una medicina Antica che ci viene dalla Grecia e dall’Antica Roma. Ma se noi riceviamo l’informazione dai medici di Roma Antica, la loro medicina ci racconta di una cultura medica che attraversava ogni paese dell’area mediterranea e oltre fino al lontano oriente, e la più vicina India ed Etiopia.
Ma ci parlano di conoscenze mediche da svelare: il girasole. Come hai fatto a mettercelo? Oppure gli antichi conoscevano piante simili all’odierno girasole? O navigavano fino all’oriente? O banalmente del girasole ha contaminato le pillole scoperte sotto il mare che testimoniano di una medicina antica e altamente sofisticata tanto da non essere riscoperta dall’umanità che nel XIX e XX secolo?
I cristiani hanno distrutto la medicina proprio per favorire la diffusione della sofferenza: del loro crocifisso. Hanno costretto i popoli alla sofferenza e solo l’archeologia ci può dimostrare come il mondo Antico precristiano fosse più simile alle società moderne che non all’orrore medioevale al quale i cristiani, vigliaccamente, tendono di associarlo. Ormai sappiamo che le piramidi non furono costruite da schiavi, ma da lavoratori liberi ben pagati. Sappiamo che la schiavitù antica non ha nulla a che vedere con la schiavitù cristiana, feroce e inumana al di là dei rapporti economici. Sappiamo che i fenici non bruciavano i loro figli, ma ne onoravano i decessi prematuri. Sappiamo che i commerci delle popolazioni antiche andavano dalla Scandinavia fino all’Africa profonda, dal Portogallo fino all’estremo oriente. Sappiamo che calcolavano, con calcolatori meccanici, le rotte marine in base alla processione delle costellazioni; sappiamo che conoscevano la meccanica dei venti e dei monsoni. Sapevano ciò che i cristiani ignoravano e ciò che i cristiani hanno distrutto per annientare la conoscenza umana.
Ma in tutto questo padre Zeus, Padre Ade, madre Tellus, Padre Posidone, ce ne conservano i ricordi e, ogni tanto, qualche cosa viene alla luce ricordandoci di un tempo che fu e sottolinea l’orrore e l’odio che i cristiani hanno avuto per la vita.
Come questa. Riporto l’articolo:


IL RITROVAMENTO
Farmaci millenari nel relitto


erano cure per greci e romani
Ricercatori americani hanno analizzato delle pastiglie rinvenute a bordo del vascello di Pozzino, in Toscana. Risalenti al 140-120 a. C., rappresentano le prime prove empiriche dei composti con cui si curavano gli antichi


di GIULIA BELARDELLI


CAROTA, ravanello e sedano, ma anche ibisco, erba medica e Achillea millefoglie. Sono solo alcuni dei reperti trovati vent'anni fa in fondo al mare della Toscana sotto forma di pastiglie, e ora passati al setaccio dai ricercatori della Smithsonian Institution e dell'Institute for the Preservation of Medical Traditions di Washington DC. A ospitare le medicine per più di ventuno secoli è stato un vascello di pino, quercia e noce affondato al largo del Golfo di Baratti attorno al 140-120 avanti Cristo. Il suo rinvenimento fece la gioia di scienziati e botanici appassionati ai segreti della medicina antica: dentro, insieme a vetri, ceramiche e anfore colorate, c'era una cassetta contenente un rifornimento di pasticche quasi intatte. Le sostanze, simili a quelle descritte da medici e farmacisti come Dioscoride e Galeno, sono considerate la prima prova empirica dei composti curativi utilizzati nell'Antica Grecia e poi a Roma. Il "tesoro" del Pozzino. A individuare il relitto nel Golfo di Baratti fu il Centro Sperimentale di Archeologia Sottomarina di Albenga, nel 1974. Una prima spedizione organizzata dalla Sovraintendenza Archeologica della Toscana, in collaborazione con il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali, portò alla luce due strumenti che parlavano chiaro sulla presenza di un medico a bordo: un uncino utilizzato a scopi chirurgici e una ventosa per il sangue. Fu nel 1989, però, che gli archeologi incapparono nel corrispettivo di una cassetta del dottore ante litteram: 136 fiale di legno e scatolette di pastiglie. A più di vent'anni dal ritrovamento, oggi quelle pasticche sono state studiate dal punto di vista della genetica. I risultati della ricerca, condotta da Alain Touwaide, storico delle scienze presso il National Museum of Natural History e direttore scientifico dell'Institute for the Preservation of Medical Traditions, sono stati presentati al Quarto Simposio Internazionale di Archeologia Biomolecolare di Copenhagen. Gli altri reperti sono custoditi in un acquario nel Museo Archeologico di Piombino, ancora immersi in quello che ormai è diventato il loro elemento naturale.Dai fondali al laboratorio. Le analisi del Dna su queste medicine millenarie hanno riscontrato la presenza di diversi tipi di piante, dalla cipolla selvatica al cavolo, dalla quercia al girasole. Robert Fleischer, direttore dello Smithsonian Conservation Biology Institute presso il National Zoological Park di Washington, ha confrontato alcuni frammenti con le sequenze del database dei geni gestito dai National Institutes of Health. "In ogni pastiglia abbiamo trovato almeno dieci piante", ha spiegato Fleischer a Repubblica. it. "Alcuni estratti sembrano essere più comuni di altri, come l'alfa alfa, la carota, la cipolla e la noce. Altri corrispondono a biancospino, Achillea millefolium, Canavalia ensiformis e ibisco, probabilmente importato dall'est dell'Asia o dalle odierne India ed Etiopia. "In molti casi - ha aggiunto il ricercatore - si tratta di sostanze le cui proprietà benefiche sono elencate nei libri chiave della medicina antica".Sulle tracce dell'arte medica. Dioscoride, ad esempio, medico, botanico e farmacista greco, descriveva la carota come panacea a una serie di mali, dal morso dei rettili ai problemi di contraccezione. La sua opera in cinque libri, De Materia Medica, è considerata il primo erbario della medicina occidentale. Il lavoro venne copiato verso il 512 d. C. per la principessa bizantina Giuliana Anicia, che gli assicurò così lunga vita presso la comunità scientifica. Tra le piante descritte nel De Materia Medica e ritrovati sul relitto del Pozzino c'è anche l'Achillea millefolium, il cui nome viene dalla leggenda secondo cui fu proprio la foglia di questa pianta a guarire il piede del prode Achille. In linea con il mito, sia Dioscoride che Galeno la raccomandavano come emostatico, ossia sostanza capace di arrestare le perdite di sangue. Da qui deriverebbe la sua denominazione popolare di "erba dei tagli".L'incognita del girasole. In questa vicenda a metà strada tra scienza, mito e avventura, c'è posto anche per alcune speculazioni sulla storia della botanica. Dai primi rilevamenti, infatti, sembra che le pastiglie contengano delle tracce di girasole, una pianta la cui comparsa in Europa viene di solito fatta risalire a dopo la scoperta delle Americhe. "Si potrebbe trattare di una contaminazione avvenuta nella fase di prelievo o in laboratorio", ha spiegato Fleischer. "In caso contrario, potremmo essere di fronte a un elemento in grado di rivoluzionare la storia tradizionale di queste piante e della loro diffusione nel mondo", ha aggiunto Touwaide.Tra passato e futuro. Lo studio sulle pastiglie del Pozzino rappresenta un caso affascinante di contatto tra la medicina antica e la scienza più moderna. Per rilevare la composizione delle pastiglie, gli scienziati si sono avvalsi di diverse tecniche di biologia molecolare, focalizzandosi in particolare sul Dna contenuto nei cloroplasti. "E' stato grazie a metodi di sequenziamento all'avanguardia che siamo riusciti a identificare le piante da cui provengono gli estratti meno abbondanti", ha precisato Fleischer. Ma il ruolo del relitto dei farmacisti non è finito qui: nei prossimi mesi i ricercatori americani continueranno ad analizzare le pastiglie nella speranza di scoprire la teriaca, una medicina descritta da Galeno che dovrebbe contenere più di 80 estratti diversi. "Conoscere dosi, quantità e sistemi di misurazione utilizzati nell'antichità è interessante non solo dal punto di vista storico e antropologico", ha commentato Touwaide. L'idea è custodita nel motto dell'Institute for the Preservation of Medical Traditions: ispirare l'innovazione a partire dalla tradizione, nella speranza di individuare nuove possibilità per la ricerca sui farmaci. "E' la prima volta che abbiamo tra le mani medicine così antiche. Finora le nostre conoscenze si limitavano ai libri. E' possibile che questi composti millenari siano in grado di sorprenderci ancora, magari aprendo nuovi percorsi per la ricerca farmacologica".
(11 settembre 2010)

Tratto da:
http://www.repubblica.it/scienze/2010/09/11/news/farmaci_nel_relitto-6969117/



Anche se i cristiani hanno costruito l’orrore, dall’orrore una civiltà può riemergere. Il rimpianto non sta per i “vecchi tempi”, ma per la perdita della civiltà nei duemila anni di odio cristiano. Se pensiamo che ancora nel 1500 Galeno è considerato il medico di riferimento e che alla sua arte medica nulla era stato aggiunto, dobbiamo davvero onorare gli anatomisti che per conoscere l’anatomia umana erano costretti di notte ad andare a rubare i cadaveri nei cimiteri.
Anche nella notte più buia c’è sempre un Prometeo che conserva la scintilla della conoscenza, ma questo non ci esime dall’odio e dal disprezzo nei confronti di coloro che hanno fatto calare il buio sul genere umano: I CRISTIANI!

19 settembre 2010
Claudio Simeoni
Meccanico
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giovedì 16 settembre 2010

La Religione Pagana e il suo concetto di Creazione. L'infantilismo creazionista delle religioni rivelate.




La Religione Pagana non è un qualche cosa di vago e di indefinito che sta all’interno di un impreciso paganesimo. La Religione Pagana è una RELIGIONE.
Un sistema religioso che risponde ad un’ideologia precisa capace di guidare l’uomo nella società civile per uscire dall’orrore imposto dalle religioni rivelate dai monoteismi, sia esso ebreo, cristiano, musulmano o buddista.
A differenza di tutti costoro che separano l’uomo dalla sua società e dalla vita rinchiudendolo in un isolamento sociale, la Religione Pagana vive delle e nelle contraddizioni che si sviluppano nella società senza in questo pretendere dominio o possesso della e nella società stessa.
Il pensiero religioso della Religione Pagana trova il pensiero religioso di ebrei, cristiani e musulmani, infantile e privo di interesse sociale se non fosse per l’imposizione della violenza che i monoteisti ne fanno. Sia con le armi che con l’aggressione alle singole persone fino alla legittimazione dello stupro dei bambini.

E’ il caso della Creazione: da come una religione pensa il venir in essere del mondo, così organizza la vita nel mondo in cui vive.
La Religione Pagana ha una sua precisa idea della creazione e, in questo libro, non solo la confronta con i concetti propri del cristianesimo e dell’ebraismo, ma anche dei concetti di creazione delle Antiche Religioni.
Come una religione pensa la creazione, così pensa la vita delle persone che a quella religione partecipano. Se una religione pensa che il mondo sia creato da un dio padrone al di fuori del mondo stesso, pensa al mondo come ad un oggetto di proprietà di quel dio padrone e di chi lo rappresenta. Anche se una società è “democratica” il fatto stesso che la religione dominante indichi nella creazione del mondo gli uomini quali proprietà del dio creatore, quegli uomini non saranno mai in un regime democratico, ma saranno sempre sottoposti ad una dittatura della monarchia assoluta anche se le leggi garantiscono loro, formalmente, dei diritti.
Così è per i paesi cristiani, ebrei e islamici.
In questo libro la Religione Pagana confronta l’idea di creazione con le idee della creazione del monoteismo e le confronta con le idee della creazione delle Antiche religioni. Ricerca la percezione dei veggenti e le motivazioni che i veggenti antichi adottarono per scrivere molte delle creazioni che oggi leggiamo.
Non esiste “una” religione Pagana che abbia un concetto religioso sulla creazione diverso da quello che abbiamo descritto in questo libro.

http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=518184


Alcuni “neopagani” fanno riferimento al Neoplatonismo. Ma il Neoplatonismo non è Paganesimo, ma Neoplatonismo. Il Paganesimo è quella religione “dei paesi” che sopravviveva all’avvento del cristianesimo. Il Paganesimo è la resistenza dei contadini in Val Rendena contro il terrorismo del vescovo Vigilio che voleva distruggere la statua di Saturno. Quel sentimento religioso che lega gli Esseri Umani al mondo in cui vivono e che non ha nulla a che vedere con la filosofia che si sviluppò in Grecia partendo da Platone e dal suo Timeo.

Il Paganesimo è la religione di relazione fra l’uomo e il mondo in cui vive. Un mondo in cui ogni singolo individuo si identifica nella Società e nella Natura non per esserne il “padrone” in nome di un folle dio creatore, ma per essere parte di una società e di una Natura che hanno i loro bisogni rivolti alla costruzione di un futuro migliore di quello di oggi.
Pensare alla creazione, al venir in essere del mondo, significa pensare al come organizzare la propria vita e la vita nella società in cui viviamo.
Non ha senso l’anticlericalismo o l’ateismo in quanto questi negano la vita e le strategie della vita con cui trasformarsi nella società. Negano la magia come trasformazione soggettiva dell’uomo nel mondo in cui è nato.

16 settembre 2010
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
P.le Parmesan, 8
30175 – Marghera Venezia
Tel. 3277862784
e-mail claudiosimeoni@libero.it

lunedì 2 agosto 2010

Tommaso d'Aquino e i principi fondamentali della dottrina cattolica letti dalla Religione Pagana


Discutere delle affermazioni di Tommaso d’Aquino e della sua “Somma contro i Gentili” significa riprendere il discorso Pagano e iniziare a dimostrare come il Paganesimo e la Religione Pagana fosse più funzionale agli Esseri Umani che non la religione cristiana che portando gli Esseri Umani alla disperazione nega loro la salvezza: nega la possibilità di trasformare la morte del corpo fisico in nascita del corpo luminoso.
Tommaso d’Aquino è uno degli artefici della dottrina che porta alla distruzione umana.
E’ un discorso Pagano che andava fatto allora, ma se allora fosse stato fatto, i Pagani sarebbero stati bruciati sul rogo: come Tommaso d’Aquino auspicava per gli “eretici”.
Eppure, le affermazioni di Tommaso d’Aquino sono assolutamente illogiche, prive di ogni riscontro nella realtà. Sono il frutto di una patologia psichiatrica più tesa a giustificare sé stessa aggredendo le persone che non a manifestare una coerente visione del mondo.

http://www.federazionepagana.it/tommasodaquino.html
Tommaso d'Aquino: da "Somma contro i Gentili"; Argomenti per dimostrare l'esistenza del dio cristiano; il motore immobile di Aristotele e Madre Gaia!

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http://www.federazionepagana.it/tommasodaquinodiobuono.html
Tommaso d'Aquino: da "Somma contro i Gentili"; Argomenti per dimostrare che il dio dei cristiani è buono.
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http://www.federazionepagana.it/tommasodaquinodiomale.html
Tommaso d'Aquino: da "Somma contro i Gentili"; Nel dio dei cristiani non può esserci il male

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http://www.federazionepagana.it/tommasodaquinoanimacorpo.html
Tommaso d'Aquino: da "Somma contro i Gentili"; L'anima non è il corpo

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http://www.federazionepagana.it/tommasodaquinopiacericarne.html
Tommaso d'Aquino: da "Somma contro i Gentili"; La felicità umana non consiste nei piaceri della carne

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http://www.federazionepagana.it/tommasodaquinoartemagia.html
Tommaso d'Aquino: da "Somma contro i Gentili"; Le sostanze intellettive che danno efficacia alle arti magiche non sono moralmente buone.

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http://www.federazionepagana.it/tommasodaquinoresurrezionecarne.html
Tommaso d'Aquino: da "Somma contro i Gentili"; Il sesso e l'età dei resuscitati.
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Per secoli il cristianesimo, minacciando di morte, roghi e torture, le persone ha potuto indisturbato sparare affermazioni su affermazioni che alla verifica attuale risultano veri e propri crimini dottrinali con cui giustificare il genocidio delle persone.
Il cristianesimo è sempre scappato dal confronto con le persone nella società civile preferendo rifugiarsi in combriccole in cui coltivare più facilmente il delirio di onnipotenza che la sua idea di dio creatore induceva nelle persone.
Ora che il Paganesimo, con tute le sue specificità, sta riemergendo dall’orrore cristiano e la religione Pagana sta lavorando per formulare i propri principi dottrinali, il confronto con le dottrine cristiane è inevitabile e si fa impellente alla luce della scienza e dell’analisi delle scienze sociali che nel frattempo sono nate e si sono imposte nella società.

Gli atei possono anche collaborare con i cattolici nella loro attività di devastazione morale e psicologica della società civile, ma i Pagani non lo possono fare. Non possono girarsi dall'altra parte mentre i cattolici violentano la psiche dei ragazzi per poi strapparsi i capelli quando si scopre anche la violenza fisica.
Marghera, 02 agosto 2010
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
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giovedì 15 luglio 2010

Congresso WCER (World Congress of Ethnic Religions) a Bologna dal 26 al 29 agosto


Congresso WCER: nelle immagini relative al Congresso WCER di Atene, la delegazione lettone prima del suo intervento e, nell'immagine sotto, un momento del rito collettivo al tempio di Atena.
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Dal 26 al 29 agosto 2010 si terrà a Bologna il Congresso del WCER. World Congress of Ethnic Religions, un’associazione internazionale che da oltre 10 anni sta coordinando a livello Europeo le varie associazioni religiose tradizionali, pagane e gentili, nei vari paesi d’Europa.
Il Congresso si svolge ogni anno nei vari paesi, quest’anno si svolgerà a Bologna organizzato dall’Associazione religiosa Gentilitas.

Il tema del Congresso sarà quello di confrontare le varie visioni etiche delle singole associazioni religiose aderenti al Wcer, sia per cercare un minimo denominatore comune, sia, più semplicemente, discutere di visioni etico-religiose maturate nello sviluppo delle associazioni stesse.

Informazioni più precise, relative al programma del Congresso Internazionale del WCER si possono avere sul sito degli organizzatori:

http://www.wcer2010.it/index.html

Raggiungibile facilmente anche dalla pagina dedicata al Congresso in Federazione Pagana:

http://www.federazionepagana.it/congressowcer2010.html

L’evento è stato presentato anche su facebook.

15 luglio 2010
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
P.le Parmesan, 8
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martedì 29 giugno 2010

Sesso, rapporti sessuali e fantasie erotiche


Chi pratica un’attività sessuale regolare o comunque non ha problemi di relazione di coppia, questo lo ha sempre saputo.
Un’attività sessuale viene praticata per un tempo abbastanza contenuto. Le emozioni si incanalano nella sessualità, controllando la sfera psichica nell’atto sessuale, solo per un tempo limitato. Poi la ragione, con la descrizione del mondo, riprende il controllo della coscienza e allontana le emozioni che, non più sorrette dall’attenzione, vengono controllate dalle tensioni della quotidianità.
C’è un tempo per fare sesso abbastanza circoscritto.
Diverso è il tempo in cui si immagina di fare sesso. Si immagina di fare sesso quando la costrizione della sessualità si trasforma in fobie e desiderio inappagato.
Allora il desiderio di espressione della sessualità si accende non appena l’appagamento è possibile. Le persone immaginano amplessi infiniti, un po’ come l’orso ghiotto di miele pensa a tonnellate di miele o l’affamato del Veneto sogna montagne di polenta. Ma sognare montagne di polenta non significa mangiare montagne di polenta; così sognare orge sfrenate non significa partecipare attivamente ad orge sfrenate all’infinito.
Quando la sessualità assume la condizione normale dell’esistenza umana, allora la sua pratica si inserisce nell’attività quotidiana e non ha bisogno di sfronzoli o di messe in scena.
Questo studio ne mette in luce una serie di aspetti e se ci riflettete bene è uno dei motivi per i quali molta gioventù di oggi preferisce farsi di droga piuttosto che fare sesso: la droga promette uno sballo di ore, il sesso è uno sballo di minuti.


SESSUALITA'
Il sesso ok? Circa 10 minuti"Poi il cervello pensa ad altro"
L'indagine condotta da 50 specialisti della Society for Sex Therapy and Reserch. I primi minuti sono i migliori perché l'attenzione è altissima. Poi la nostra mente comincia a vagare


(29 giugno 2010)

ROMA - Altro che maratone tantriche: il sesso migliore è quello che dura al massimo 13 minuti. A stabilire la durata perfetta del rapporto ci ha pensato un team di 50 specialisti della Society for Sex Therapy and Reserch, composto da psicologi, terapisti di coppia, medici e assistenti sociali. Per anni gli studiosi hanno analizzato centinaia di coppie con problemi sessuali, concludendo che la durata ideale di un amplesso è di 10 minuti. Oltre diventa noioso. E vediamo perché. Secondo lo studio pubblicato su Journal of Sexual Medicine, sta tutto nel cervello: per i primi 10 minuti l'attenzione è altissima ed è possibile concentrarsi al meglio sul rapporto. Superata questa soglia temporale la mente comincia a vagare altrove e diminuiscono sensibilmente sia il livello di eccitazione che la soddisfazione psicologica.Secondo gli studiosi 2 minuti sono troppo pochi per un rapporto, la situazione migliora fra i 3 e i 7, ma l'equilibrio perfetto si raggiunge solo fra i 7 e i 13. Paradossalmente, fare l'amore oltre questo limite di tempo è controproducente e l'amplesso ha un alto rischio di fallimento causa noia. Dilungarsi in più o meno fantasiose pratiche amatorie predispone a distogliere la mente dall'atto sessuale e a occuparla con tutte le preoccupazioni della vita quotidiana o, peggio ancora, con fantasie erotiche pericolose e potenzialmente fedifraghe. Uno dei ricercatori che ha condotto la ricerca, lo psicologo della Penn State University Eric Corty, ha spiegato che "molti credono erroneamente alla fantasia di notti di sesso continuo e prolungato. Speriamo che il nostro studio incoraggi uomini e donne ad avere aspettative più realistiche".Tuttavia, se è vero che i tempi troppo lunghi possono trasformarsi in una forzatura e ridurre la carica erotica del rapporto, è altrettanto vero che porre dei limiti al convegno amoroso è una stonatura che avvilisce gli sforzi di fantasia degli amanti più entusiasti. E, forse, la cosa migliore è adottare la massima di Sant'Agostino: "Ama e fà ciò che vuoi".


Tratto da:
http://www.repubblica.it/scienze/2010/06/29/news/il_sesso_bello_quando_dura_poco_per_il_rapporto_perfetto_bastano_10_minuti-5258644/?rss


Poi, qualcuno, si riempie di viagra per sommare amplessi su amplessi. Però non ha amplessi su amplessi, ma ha della ginnastica in cui non coinvolge le proprie emozioni. Può esercitare la sensazione di potenza di possesso mediante il proprio sesso sull’altro, ma è un artificio dovuto al viagra, non al coinvolgimento delle proprie emozioni.
Fare sesso significa vivere.
La libertà sessuale era la libertà di vivere facendo il sesso che si aveva il piacere di fare quando lo si voleva fare per il piacere reciproco, non è mai stata libertà dell’esercizio del possesso sull’altro mediante la sottomissione sessuale: quella appartiene ai fobici. Coloro a cui il sesso è stato negato perché violentati da una morale inumana, come quella cristiana.
Dopo di che molti, come continueranno a sognare montagne di polenta, continueranno a sognare orge senza fine.
Finché fai sesso, l’altro è colui che fa sesso con te. Dopo, dopo l’atto sessuale, l’altro è una persona con cui ti devi confrontare e misurare: se non lo sai fare il rapporto fallisce.
Ogni maschio è in grado di inturgidire il proprio pene, ma solo gli uomini sanno costruire dei rapporti con le persone. Gli altri, al massimo, possono ricorrere al viagra o farsi di droga.

29 giugno 2010
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
P.le Parmesan, 8
30175 – Marghera Venezia
Tel. 3277862784
e-mail claudiosimeoni@libero.it

giovedì 17 giugno 2010

I segnali non verbali della voce nella pratica di abitare il mondo e di progettare il futuro.


Al di là di come la ricerca verrà presentata e sfruttata dai media, si tratta sempre di scoperte della funzione del linguaggio non verbale.
L’attività dell’uomo emette dei fenomeni nel mondo e lancia dei segnali che sono diversi da quelli che la coscienza razionale vorrebbe.
I segnali non verbali toccano i sensi ma sono elaborati attraverso la parte più antica del cervello e quell’elaborazione si presenta alla coscienza sotto forma di stimolo, desiderio, tensione, necessità, che porta l’individuo ad esporsi o a ritrarsi. Questi stimoli non sono razionalmente individuabili perché la loro percezione avviene soggettivamente in un misto fra ereditarietà di specie, ereditarietà culturale, adattamenti del soggetto nella crescita, interpretazione emotiva del mondo, adattamenti del soggetto nella pancia della madre, ecc. Tutti processi adattativi soggettivi che non possono essere codificati, ma che in varia misura intervengono per formare il modo di essere del soggetto nel mondo.
La voce veicola tensioni, emozioni, desideri e bisogni, al di là delle parole espresse e la decodificazione del segnale che il nostro interlocutore ci invia avviene in una parte del cervello separata dalla ragione. Sia nella percezione dei segnali, sia nell’elaborazione della percezione, sia della decodificazione di tale elaborazione, noi non abbiamo un “controllo razionale” possiamo solo avere un “controllo comportamentale”: sapere ciò che vogliamo e ciò che non vogliamo dalla vita e usare quelle sensazioni, che emergono dentro di noi e che nascono dall’elaborazione di fenomeni non razionalizzabili, per agire nel mondo in cui viviamo.
Dare ascolto a noi stessi come pratica costante e ripulire l’ascolto di noi stessi dal desiderio illusorio che proiettiamo sul mondo e che l’educazione cristiana ci ha imposto al fine di illuderci, da un lato, e separarci da noi stessi dall’altro per distruggere la nostra vita trasformandoci in prede. Le illusioni o il frenetico dialogo interno che ci costringe ad essere delle prede inconsapevoli in un mondo immenso del quale non sappiamo più distinguere le sue voci.
Riporto l’articolo:



LA RICERCA
Il maschio ideale? Si riconosce dalla voce
Esperimento degli scienziati dell'università della California: a un campione sono stati fatti ascoltare uomini che ripetevano la stessa frase. I toni bassi e profondi sono considerati sinonimo di virilità. E alle donne bastano due parole per intuirlo

di SILVIA FUMAROLA


(17 giugno 2010)

JANE l'aveva capito subito, sentendo l'urlo di Tarzan, che su un uomo con quella voce si poteva contare. Perché non importa il fisico - altezza, peso, massa muscolare - è la voce a rivelare la forza di un uomo, la sua aggressività, anche la potenza sessuale. Lo dice una ricerca scientifica apparsa sulla rivista The Proceedings of the Royal Society. Gli scienziati dell'Università di California hanno realizzato uno studio per analizzare i segreti della voce maschile e hanno scoperto che le donne hanno una sorprendente abilità a capire quanta potenzialità ci sia in un uomo, solo ascoltandolo parlare (tralasciando forse, le cose che dice). Solo analizzando voci maschili registrate, anche se parlano lingue straniere, le signore sanno selezionare i compagni più forti, indipendentemente dall'aspetto fisico. Dimmi come parli e ti dirò chi sei: la virilità non si stabilisce guardando un fusto silenzioso che esibisce i muscoli, ma al contrario, sentendo parlare un mingherlino o un simpatico orso che esibisce una voce profonda.È l'appeal della voce a guidare le donne, spiega l'autorevole Times che ha dedicato allo studio ampio spazio, anche se - guarda caso - sono uomini fascinosi come Cary Grant, George Clooney, Richard Burton, Russell Crowe ad avere anche il tono giusto. Basso, profondo. Una voce che tocca corde misteriose e avvicina esseri umani di sesso diverso, che segna le differenze e contribuisce a garantire la continuazione della specie.L'esperimento è partito registrando le voci di uomini più diversi (dai rappresentanti di una tribù boliviana ai pastori delle Ande, agli allievi di college in Romania e negli Stati Uniti), che ripetevano tutti la stessa frase, pronunciata con un tono normale. La forza fisica è stata misurata in base alla stretta di mano, alla circonferenza del torace e dei bicipiti, in base a quanti scontri fisici avevano avuto negli ultimi 4 anni. Ogni soggetto è stato giudicato in base a una scala di sette livelli. Modulare la voce si rivela un'arma vincente, come spiega Trevor Cox, professore di Ingegneria acustica all'Università di Salford, Manchester, che spiega come una conversazione può diventare intima quando i toni diventano bassi, si stabilizzano, tendono a creare complicità. La tecnica usata dai grandi seduttori dello schermo: basta vedere Cary Grant nella versione originale di Notorious, quando cede al fascino di Ingrid Bergman. Dalle origini dell'umanità le voci maschili si sono sempre imposte rispetto a quelle femminili, gli uomini primitivi combattevano per procurarsi il cibo e la terra: dovevano imporsi sul nemico incutendo rispetto e paura, non solo con la forza fisica. Già nel 2007 un gruppo di ricercatori americani dell'università di Harvard, insieme ai colleghi della McMaster University e dell'ateneo statale della Florida, studiando la tribù degli Hazda, in Tanzania, hanno scoperto che le donne trovano più attraenti i timbri bassi, e che a un timbro basso e tenebroso è legata una maggiore facilità di procreazione. A quel tipo di voce più profonda è associato un maggiore tasso di testosterone, potrebbe essere indicativo di una maggiore abilità nella caccia e nel proteggere la prole. Secondo gli scienziati, dunque, la voce è un elemento importante per far luce sull'evoluzione del genere umano. Le donne affascinate dai taciturni prendano appunti, è importante sentire almeno due parole, il tono con cui vengono pronunciate. Se la voce impressiona e lascia il segno è un buon inizio: l'abbiamo imparato dal regno animale. Nelle tribù delle scimmie, ad esempio, le grida più potenti servono alle femmine di scimpanzé per capire quale sia il maschio dominante, quindi il più forte. Il compagno ideale con cui costruire una famiglia.

Tratto da:
http://www.repubblica.it/scienze/2010/06/17/news/il_maschio_ideale_si_riconosce_dalla_voce-4910285/?ref=HRERO-1


Noi non abbiamo imparato dal “regno animale”, siamo animali che si sono legati alla ragione e che si sono dimenticati che nascono come entità emotiva e crescono nel mondo dell’azione: quello del tempo. Per mondi non si intende un mondo separato, ma il mondo come rappresentato dalle sue azioni nelle quali chi progetta la propria vita invia i suoi segnali e ne riceve altri. Quando non sappiamo interpretare correttamente i segnali, siamo pronti per essere ingannati e diventiamo prede che offrono la loro gola all’abisso del nulla dell’esistenza.
Ed uno dei motivi per i quali dico a troppi "occultisti": "Voi di Stregoneria non avete capito nulla: sapete solo ingannare e truffare!"
Già, si truffano le persone alimentando le loro illusioni!

17 giugno 2010
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
P.le Parmesan, 8
30175 – Marghera Venezia
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