mercoledì 12 ottobre 2011

La scienza costretta a riconoscere Madre Temi nei bambini fin dall'età di un anno e 5 mesi



FOTO: La violenza nei confronti dell'infanzia ha un infinito numero di sfacettature, ma tutte partono dal presupposto che qualsiasi cosa si faccia non si può cambiare la creazione del dio padrone. Per questo la violenza sull'infanzia diventa prassi, normalità. Anche se spesso non ha la connotazione sessuale, ha sempre la connotazione della repressione pulsionale e la finalità di ottenere sottomissione ed obbedienza: questa attività, sia consapevole che inconsapevole, si chiama sempre: STUPRO!


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Il senso di giustizia nelle persone è calato da Padre Zeus attraverso Madre Temi fra gli Esseri della Natura in quanto Esseri della Natura e non in quanto soggetti razionali. La dimostrazione che la giustizia è uno degli elementi fondanti la vita si è già riscontrata fra i mammiferi che vivono in branco. I branchi dei lupi hanno precise regole di giustizia. Recentemente sono state analizzate, ma già erano intuite da moltissimo tempo come aveva sottolineato Kipling nel Libro della Giungla. Qualche anno fa si era scoperto che il bisogno di giustizia e di ripristino della giustizia, chiamato erroneamente vendetta, accende la sede del corpo cingolato nel cervello.
Il concetto di giustizia ed ingiustizia è una veicolazione di tensioni psichiche in adattamento all’ambiente in cui viviamo. Un bisogno emotivo che l’educazione veicola. Un bisogno emotivo talmente profondo che i ricercatori dei comportamenti nella prima infanzia hanno dovuto far retrocedere le idee preconcette, che spacciavano per scienza, sulla capacità dei bambini di agire all’interno di scelte di giustizia o altruismo di quasi 6 anni collocando l’espressione consapevole della pulsione ad un anno e 5 mesi. Esperimenti comportamentali con bambini più piccoli appaiono piuttosto difficoltosi in quanto l’espressione della pulsione deve inserirsi nelle categorie razionali altrimenti i ricercatori non sanno riconoscerla, tanto più i bambini sono piccoli e tanto più la soluzione dei loro problemi attiene alla sfera delle relazioni emotive.
Riporto la cronaca dell’esperimento:


PSICOLOGIA: EQUITA' E ALTRUISMO SI SVILUPPANO GIA' A 15 MESI
12 ottobre 2011, 13:20

(ANSA) - ROMA, 12 OTT - Intuire che la distribuzione di un pasto e' iniqua o mettere a disposizione un proprio oggetto per il benessere di qualcun altro sono caratteristiche che si sviluppano molto presto. Gia' a 15 mesi, un bambino ha le potenzialita' per essere equo ed altruista. Uno studio americano ha anticipato di molto la comparsa di queste consapevolezze che, finora venivano attribuite a bambini piu' grandi, di 6 o 7 anni.

L'esperimento, pubblicato sulla versione on line della rivista Plos One e svolto in collaborazione tra il Max-Planck-Institut per l'antropologia evoluzionistica e l'Universita' di Washington, ha descritto il comportamento di 47 bambini di 15 mesi. In una fase dello studio, i bimbi hanno guardato due brevi video. Nel primo, uno ricercatore distribuiva cracker a due colleghi, una volta in modo equo e la seconda dandone di piu' a uno dei due. Nel secondo filmato, la stessa duplice scena veniva riprodotta con del latte al posto dei craker. I bambini hanno passato piu' tempo a osservare i video quando le porzioni erano eque. In una seconda fase dell'esperimento e' stato fatto scegliere a ciascun bambino una sola tra due costruzioni, da quel momento considerata il gioco preferito. All'intervento di un ricercatore che chiedeva di avere un gioco, un terzo dei piccoli ha consegnato la costruzione scelta, un terzo ha offerto un altro gioco e l'ultimo terzo si e' rifiutato di condividerli entrambi.(ANSA).

Tratto da:
http://ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/medicina/2011/10/12/visualizza_new.html_673258042.html




La violenza dell’ingiustizia subita, porta i bambini a manipolare di conseguenza le loro risposte al mondo in un’età in cui il ricordo razionale non si fissa. Rimangono comportamenti inadeguati che i cristiani criminalizzano affermando che è l’individuo malvagio e non loro che lo hanno costretto ad adattarsi alla loro violenza. Come si fa a processare il cattolico per violenza ai bambini se le azioni di ingiustizia, imposte dall’educatore cattolico, vengono vissute dai bambini nella primissima infanzia costringendoli a modellare comportamenti conseguenziali e, spesso, socialmente distruttivi?
Le responsabilità del terrore cristiano restano. Restano nei principi dogmatici di una religione che gestisce i comportamenti di adulti che considerano il bambino puro oggetto di possesso. Restano le ingiustizie e gli atti di violenza ricevuti da bambini di un anno e mezzo che li rendono adulti incapaci di affrontare in maniera adeguata il loro futuro danneggiano spesso la società tutta.

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13 ottobre 2011
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
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Le Persecuzioni di Alessandria


Nuova pagina sul sito del Giorno Pagano Europeo della Memoria; questa volta parliamo delle persecuzioni contro i Pagani avvenute ad Alessandria nella tarda antichità (IV-V secolo). La vicenda più nota è sicuramente quella di Ipazia, uccisa nel 415 dai monaci guerrieri del vescovo Cirillo, ma altre vicende sanguinosesono accadute, per più di un secolo circa, nella ricca città d'Egitto. Scoprite il resto qui.

lunedì 3 ottobre 2011

World congress ethnic religions - European Congress Ethnic Religions: conclusioni fra i gruppi e comportamenti etici e religiosi



Non c’è dubbio che il Congresso del WCER di Bologna del 2010 abbia deluso molte aspettative di persone che da esso si aspettavano un ritorno di immagine.
Questo tipo di congressi e assisi internazionali si caratterizzano per la capacità di lavorare di coloro che vi partecipano. Non sono vene aurifere dalle quale trarre i propri “futuri militanti” o “seguaci”. I partecipanti non si accontentano di una paginetta scritta da un ragazzino per legittimare qualcuno. I partecipanti non sono disposti a rinunciare alla loro visione della vita per accodarsi a questo o a quel nuovo “profeta”.

In questo tipo di convegni internazionali si presentano, per quanto è possibile, le proprie idee e le proprie visioni del mondo, ma si parte dal presupposto che nel convegno si fa conoscere sé stessi e nulla più. Far conoscere sé stessi è l’unico fine dei congressi WCER, oggi ECER. Se hai delle idee e dei progetti, fai conoscere le tue idee e i tuoi progetti. Se non hai altro puoi simpatizzare in un cameratismo da osteria che ti allontana da chi partecipa a quei convegni cercando delle idee o degli spunti su cui lavorare. Può essere la simpatia dell’incontro. Tutto finisce lì.

Il futuro, ogni futuro, appartiene, sempre e comunque, a coloro che hanno delle idee o dei progetti. Appartiene a chi è in grado di discutere entrando nel merito delle questioni.
Gli altri possono avere un successo momentaneo dovuto ad un impegno tecnico. Possono avere anche un comportamento eroico in una situazione di emergenza. Passato quel momento non resta loro nulla. Purtroppo abbiamo dovuto constatare che quel nulla li ha travolti. Per loro il congresso WCER non è stato un momento da cui partire, ma per troppi è stato un momento in cui il loro cammino immaginato si è concluso.
Sono esplose le contraddizioni e le contrapposizioni:
1 – World Congress of Ethnic Religions – European Congress of Ethnic Religions
Conclusioni e conseguenze sui gruppi Pagani in Italia

In:
http://www.federazionepagana.it/wcerconclusioni01.html

Eppure, abbiamo tentato fino all’ultimo di stimolare una discussione su un minimo di principi:

2 – Il Mos Maiorum – I costumi degli antichi. Dal Mos Maiorum che rese grande Roma,
al Mos Maiorum che sancì la decadenza definitiva

Cosa significava il Mos Maiorum nei costumi degli Antichi e come andava interpretato. Come il concetto di pietas andava inteso oggi come oggi. Non abbiamo avuto risposte. Quasi si vergognassero di discutere. Quasi che i loro proclami di “principi” fosse un artificio per nascondere altri principi che, richiamano il ventennio o un progetto di assolutezza sociale di quel periodo mascherata da “principi” antichi. Parlare dei principi e della loro sostanza è sempre utile. Ci permette di sapere: “Tu che cosa intendi per fedeltà?”; “Tu, che cosa intendi per doveri”: “Tu che cosa intendi per pietas?”. Sciogliere i fraintendimenti fra principio annunciato e i contenuti sostanziali del principio ci permette di capire quanto siamo simili e quanto siamo diversi.

In:

http://www.federazionepagana.it/mosmaiorum.html

Sembra che ci siano forme di ricostruzione di vecchi regimi, mascherate da “pagani” o mascherate da “rievocazione storica” (sicuramente fra forme di venetismo, per le altre il giudizio è sospeso).
E’ davanti a questo timore, i cui dubbi non sono stati fugati da comportamenti cristallini, che ho deciso di affrontare il discorso etico sul comportamento delle associazioni dei Pagani. Non pretendo certo che i “pagani” lo rispettino, ma può fungere da “cartina di tornasole” per le persone sincere, sia pur con idee pagane diverse, per distinguere chi parla di religione e chi usa termini religiosi per secondi fini. Non è la prima volta che come Federazione Pagana lo facciamo, ma è la prima volta che affrontiamo in maniera tradizionale quello che appare un tradizionalismo di comodo. E’ la prima volta che applichiamo i principi del Mos Maiorum con persone che affermano di praticare gli insegnamenti degli antichi.
Queste posizioni sono esposte nella pagina:

3 – Primo discorso sacro della Religione Pagana:
etica del comportamento di un’associazione religiosa.

In:
http://www.federazionepagana.it/eticacomportamentale_congresso_ecer.html

Un altro discorso, lasciato in sospeso dal congresso WCER – ECER, è la concezione del sacro. La concezione della Natura degli Dèi. che cosa sono gli Dèi al di là della specifica rappresentazione che ne davano gli antichi e del significato povero che le ricerche linguistiche ci indicano partendo dai loro nomi.
La domanda era: “Tu, in che cosa credi?”.
A cui segue la riflessione: “Dato quello che credi, come si proietta quell’idea apriori sulla e nella società?”
Noi, come Federazione Pagana, lo abbiamo fatto: e gli altri?

4 – Secondo discorso sacro della Religione Pagana:
gli Dèi, la realtà del mondo e le implicazioni religiose e sociali.

In:
http://www.federazionepagana.it/religionepagana_implicazionisociali_congresso_ecer.html

A questo punto seguono una serie di riflessioni: noi e il mondo; noi e la vita.
Sappiamo che ci sono molti pagani provenienti da forme ideologiche di destra. Non è importante da dove provengano o se le categorie che usano per discutere sono categorie di destra. E’ difficile che dopo molti anni di pratica ideologica un individuo possa rinunciare alle proprie categorie del pensiero attraverso le quali discutere. Importante è la sostanza del loro agire: credono che lo Stato sia il padrone delle persone a mo’ di dio padrone cristiano e proiettano questo possesso delle persone sugli antichi, o pensano che l’uomo non debba obbedienza a nessun dio, ma costruire delle alleanze per un vantaggio reciproco nella vita? Un vantaggio per cui uomini e Dèi si trasformano in progetti comuni? Pensare il mondo è un carattere soggettivo, appartiene alla nostra storia, ma come noi pensiamo la relazione con gli altri, qualifica davvero il nostro essere persone religiose al di là delle categorie filosofiche o sociologiche con cui noi giustifichiamo il nostro agire.
Così alcune riflessioni le ho fatte a margine della discussione.

5 – Terzo discorso sacro della Religione Pagana:
impressioni e riflessioni sulla Religione Pagana nei suoi comportamenti etici.
In:
http://www.federazionepagana.it/religionepagana_comportamentietici_congresso_ecer.html

Riflessioni sul credo, sulla religione Pagana, sui comportamenti etici in risposta ai valori del Mos Maiorum.
Ho messo insieme tutto questo. Come ho potuto. Per delineare “l’uomo nuovo”: il Pagano Politeista che vive come un dio in un mondo di Dèi. Soggetto in un mondo di soggetti in continua trasformazione.
E gli altri gruppi?
O affrontano i problemi ideologici-religiosi, o scompariranno tornando fra le braccia di “madre chiesa cattolica”.
Sappiamo che molte persone che chiamano sé stesse Pagane non gradiscono la nostra presenza che li costringe a parlare di religione e di questioni psicologiche, sociologiche e sociali anziché dare tutto per scontato. Ma a noi questo non importa. L’età di molti nostri correligiosi ha superato i 50-60 anni. Non ci resta molto tempo. Forse 20 anni prima che, se non si muore, la nostra struttura cerebrale inizia a deteriorarsi e, come ogni vecchio che si avvicina alla morte, a deteriorare la capacità critica.
Dopo di che o spetta ad altri o noi abbiamo finito. Pertanto, il disprezzo di chi usa la religione per coprire cose diverse (sia esse economiche o politiche) non ci interessa. E’ solo un po’ di fastidio, ma il tempo ci permette di rimediare ad ogni tipo di diffamazione.
Ci interessa il futuro che vogliamo lasciare ai nostri figli.

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03 ottobre 2011
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
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giovedì 15 settembre 2011

I cristiani materialisti meccanicisti dichiarano che l'orgasmo è inutile per la procreazione.

Foto: per lei l'orgasmo è inutile. Lei recita il Magnificat e i cristiani affermano che il loro dio l'ha stuprata.

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Per la volontà del dio padrone e per la procreazione nella gloria del dio padrone, alcuni imbecilli dichiarano che l’orgasmo femminile è inutile.
La storia evolutiva dell’ultimo milione di anni ha selezionato la specie in base alla capacità orgasmica proprio per permettere all’organismo di alimentare una coscienza mediante destrutturazioni neurovegetative del corpo. Costruire la coscienza e il sapere destrutturazione dopo destrutturazione. Una destrutturazione di cui l’orgasmo è un agente primario nella scarica della struttura emotiva dell’organismo. Ed oggi, gli scienziati materialisti meccanicisti di indirizzo cattolico, affermano che l’orgasmo non ha nessuna funzione nella procreazione.
Che cos’è la vita senza orgasmo? Senza l’idea assoluta del principio del piacere che condizionale nostre scelte e le nostre strategie di vita?
Per uno scienziato cattolico, si possono stuprare le donne e, nello stesso tempo, costringerle a procreare. Per uno scienziato cristiano è un dovere mettere al centro della sua ricerca lo stupro come accettazione dell’atto sessuale. Purtroppo per lui, non esiste un dio padrone pazzo e cretino e dal momento che la donna deve sorbirsi 9 mesi di gestazione, il piacere è la garanzia dell’accettazione dei problemi della gestazione.
L’atto sessuale, in natura, è sempre correlato al piacere. Sia come atto che come conseguenze dell’atto.
C’è un’altra cosa che rende ridicolo questo articolo: il tentativo di fare un parallelismo fra piacere maschile e quello femminile.


NEUROSCIENZE
Inutile l'orgasmo femminile
"Un semplice divertimento"
Continua il dibattito scientifico sulla presunta inutilità dell'orgasmo della donna, secondo la filosofa della scienza Elisabeth Lloyd un mero sottoprodotto dell'evoluzione maschile. Graziottin: "Quello vaginale è fondamentale ai fini della riproduzione"
di SARA FICOCELLI

PUO' essere vaginale, clitorideo o di entrambi i tipi allo stesso tempo. Si può raggiungere per stimolazione fisica o solo mentale. Può arrivare sempre o non arrivare mai, multiplo o solitario, può dare un senso di felicità assoluta ("estasi orgasmica") o addirittura di depressione. L'orgasmo femminile è complesso quanto le donne. La scoperta del clitoride, avvenuta pochi anni dopo quella dell'America da un anatomista italiano che paradossalmente si chiamava Colombo, ha regalato a ginecologi e sessuologi la sfida più ostica: capire origine e scopo del piacere femminile.

Perché se è lampante che l'uomo, per garantire la riproduzione della specie, ha bisogno di raggiungere il culmine dell'eccitazione, non è altrettanto chiara l'utilità del fenomeno nella donna. La funzione di mera soddisfazione psicologica in natura non sempre è contemplata: in molti animali (le femmine di gibbone, ad esempio) l'orgasmo non esiste, e nella specie umana molte donne non lo provano - il 15%, stando ai dati della giornalista scientifica Sylvia de Béjar nel libro Il piacere è tutto mio.

Gli ultimi a scervellarsi sull'argomento sono stati i biologi dell'Università del Queensland e della Abo Akedemi University, in Finlandia, che con uno studio 1 pubblicato su Animal Behaviour hanno tentato di smontare la provocatoria teoria della filosofa della scienza della Indiana University Elisabeth Lloyd, che nel saggio The Case of Female Orgasm: Bias in the Science of Evolution ha spiegato 2 come il fenomeno sarebbe di per sé "inutile", un sottoprodotto accidentale dell'evoluzione maschile (che tradotto significa: l'uomo ha l'orgasmo, la donna è biologicamente simile all'uomo, quindi anche lei ha l'orgasmo), precisando, in un'intervista al New York Times, che esso non ha "alcuna funzione evoluzionistica ed esiste solo per il nostro divertimento".

Per scardinare questa "byproduct theory" (o "teoria del prodotto secondario") Brendan Zietsch e Pekka Santtila hanno esaminato 1.803 coppie di gemelli di sesso opposto e 2.287 coppie di gemelli dello stesso sesso, chiedendo loro la frequenza e la facilità con cui raggiungano l'orgasmo. Se il piacere femminile fosse evolutivamente collegato a quello maschile - questa la teoria di partenza - i gemelli di sesso opposto, condividendo gli stessi geni, dovrebbero essere simili nel modo in cui provano piacere. E invece secondo gli studiosi non è così, perché dalla ricerca è emerso che gemelli dello stesso sesso hanno orgasmi simili, ma quelli di sesso opposto hanno orgasmi diversi. Da cui la conclusione che non c'è alcuna spiegazione evolutiva nell'orgasmo femminile.

Lo studio ha però già sollevato molte critiche. A partire dalla popolare blogger neuroscienziata Scicurious, che in un post 3 fa notare come i dati raccolti dagli studiosi non riescano a smontare del tutto la teoria del "byproduct", e come il metodo soggettivo usato non sia all'altezza della delicatezza dell'argomento. Dunque, per quanto provocatoria, la teoria del piacere femminile come "prodotto secondario" ancora non trova smentita, soprattutto considerando il fatto paradossale che un altro studio di Zietsch 4, pubblicato sul Journal of Sexual Medicine, sosteneva una teoria abbastanza simile a quella della Lloyd.

Secondo il presidente dell'Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica Fabrizio Quattrini, però, la ragion d'essere dell'orgasmo va cercata caso per caso perché "ogni donna ha il suo, e più che un mistero il fenomeno è un mondo da scoprire. Nell'uomo l'aspetto del piacere coincide con quello della riproduzione, ma per entrambi i sessi il coito è un momento di estasi, prima di tutto psicologica". Per la sessuologa Francesca Romana Tiberi, presidente dell'Associazione italiana di sessuologia e psicologia relazionale, il raggiungimento del piacere nella donna "va comunque considerato molto utile a prescindere da ogni valutazione scientifica: se la sessualità in una coppia con è arricchita dall'appagamento femminile, i tentativi che la donna farà di cercare un'eventuale gravidanza saranno maggiori".

Alessandria Graziottin, direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica del San Raffaele Resnati di Milano, spiega che l'orgasmo femminile ha una sua precisa utilità biologica: "Quello vaginale con componente uterina è necessario per la riproduzione perché facilita la fecondazione: la contrazione orgasmica dell'utero risucchia letteralmente lo sperma facilitando la risalita. Quindi questo momento di piacere ha una funzione biologica importantissima". Sono tanti gli studi, sottolinea, che dimostrano come l'orgasmo vaginale sia il più emotivamente appagante per la donna, perché associato all'aumento dei livelli di ossitocina, il neurormone che attiva gli indicatori di benessere nell'organismo. "L'ossitocina prodotta nel cervello e liberata nel sangue dall'ipofisi posteriore - aggiunge Graziottin - 'scrive' inoltre nel cervello il nome della persona che ci ha fatto stare bene e fa sì che nasca con lei un legame di affettività. L'orgasmo vaginale è utilissimo a rafforzare il legame tra amanti e la coppia che si stabilizza rappresenta una garanzia per i piccoli". Una funzione che, secondo l'esperta, ha giocato e gioca un ruolo chiave nella storia della nostra evoluzione.
(13 settembre 2011)

Tratto da:
http://www.repubblica.it/scienze/2011/09/13/news/orgasmo-21626960/

Già Reich, nella sua Funzione dell’Orgasmo aveva individuato la relazione fra orgasmo, salute fisica e salute mentale: sarebbe bene che questi “scienziati” riprendessero in mano quegli studi e comprendessero che un organismo senza orgasmo è un organismo malato. Malato. Come malate sono le risposte a sollecitazioni del mondo di quelle persone che non cercano il piacere, ma la violenza di dominio come suo surrogato. Una madre malata, violentata, depressa, che alleva suo figlio? E’ una condizione che piace molto agli scienziati cristiani che hanno nel piacere del sesso il suo primo nemico: perché è di questo che si tratta!

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15 settembre 2011
Claudio Simeoni
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lunedì 29 agosto 2011

Vedere gli animali attiva la comunicazione emotiva accendendo l’amigdala



Una ricerca condotta da Florian Mormann dell’Università di Bonn in Germania e pubblicata sulla rivista Nature Neuroscience dimostra come la presenza di animali, sia pure in fotografia, attiva la nostra propensione ancestrale alla comunicazione nei loro confronti. Noi siamo animali e prima che la ragione ci separasse dalla Natura, mediante la descrizione, le relazioni fra noi e le altre specie erano “normali”. Anche se nel corso dell’evoluzione alla struttura della comunicazione emotiva, empatica, si sono sovrapposti altri meccanismi cerebrali sui quali articolare la tipologia della nostra comunicazione, i meccanismi ancestrali sono ancora attivi anche se separati dalla coscienza.
Il tentativo di scienziati e di informatori culturali di spiegare la presenza di questi meccanismi con esigenze all’interno di una sfera creazionista (primitivismo creazionista), anziché come una progressiva modificazione della struttura relazionale che ha allontanato l’uomo dall’insieme delle specie dalle quali è emerso nel corso dell’evoluzione, non è solo goffo, ma ingiurioso.

Lo studio inizia da soggetti affetti da epilessia. Il monitoraggio del cervello di questi pazienti ha dimostrato che una loro attività neuronale veniva attivata da una sezione dell’amigdala. Tale attivazione avveniva solo in presenza di foto di animali, mentre l’attivazione era assente in presenza di altri soggetti non animali. La risonanza magnetica ha dato i medesimi risultati su ogni individuo in cui si è voluto ripetere la ricerca dimostrando, in questo modo, che la presenza di animali attivava la struttura emotiva umana che ha nell’amigdala la sua sede.
Le affermazioni di Mormann davanti alla sua stessa scoperta lasciano esterrefatti:

«Questi risultati – spiega Mormann – riflettono l’importanza ancestrale degli animali nel corso di tutta la nostra evoluzione, sia che si tratti di prede sia di predatori. Un altro aspetto sorprendente dei nostri risultati è che la selettività per gli animali del nostro cervello si trova solamente nell’emisfero destro (amigdala destra) cosa che è in linea con una copiosa mole di letteratura scientifica secondo cui l’emisfero destro è diventato specializzato per occuparsi di stimoli esterni rilevanti per il nostro comportamento»

La sua ricerca ha dimostrato SOLO l’accensione dell’area delle emozioni in presenza di un fattore esterno: un animale!
(sarebbe da scommettere che quell'area dell'amigdala si attiva anche in presenza di una persona di un altro sesso pur in presenza di attivazione anche di altre aree cerebrali)

Dove conduce l’insorgenza emotiva in presenza del fattore esterno, appartiene alla sua educazione creazionista. Un creazionista pensa all’uomo primitivo come un cacciatore (o un cacciato), un evoluzionista considera lo strumento, dell’insorgenza emotiva, come funzionale alla costruzione delle relazioni fra il soggetto e il mondo esterno. L’accensione della porzione dell’amigdala avviene con OGNI TIPO DI ANIMALE, non CON QUEL TIPO DI ANIMALE. Avviene con un MONDO DI RELAZIONI, non con la possibile relazione che soddisfa un bisogno.
Noi siamo Esseri della Natura e come tali siamo potenzialmente in relazione con ogni Essere della Natura: non siamo creati ad immagine e somiglianza di un dio pazzo e cretino. Per questo, lo scienziato che guarda la sua ricerca si pensa creato ad immagine e somiglianza di un dio pazzo e cretino, continua a stupirsi e ad interpretare i risultati per farli aderire, con la violenza culturale, allo schema creazionista: così continuerà ad aiutare i cristiani a stuprare i bambini convincendoli che loro non sono parte del mondo e della Natura, ma sono creati ad immagine e somiglianza di un dio pazzo e cretino.

Dobbiamo iniziare a pensare che dentro di noi ci sono tutti gli strumenti di relazione fra noi e il mondo che la nostra specie ha forgiato in centinaia di milioni di anni di trasformazioni e sedimentazione di nuovi strumenti psico-emotivi. Sono tutti dentro di noi. Sarebbe sufficiente far affiorare i loro segnali alla coscienza e imparare ad essere disciplinati nel loro uso per scoprire la magia del nostro essere nel mondo. Fintanto che il creazionismo continuerà a stuprare l’uomo, conchiuderà la sua coscienza in un ambito razionale dominato dalla paura della sottomissione ad un dio padrone e nella ricerca ossessiva nella sua identificazione. Per questo il mondo della Natura sarà sempre ignoto all’uomo in ginocchio davanti al suo dio padrone. Gli incuterà la paura di non essere nelle grazie del suo padrone e vedrà la Natura non come l’insieme dal quale è divenuto, ma come il nemico da dominare e distruggere.


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29 agosto 2011
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domenica 28 agosto 2011

Sito rinnovato per il Giorno Pagano Europeo della Memora

Dopo un paio di mesi di lavoro, è online il sito del Giorno Pagano Europeo della Memoria con il nuovo layout, che dovrebbe renderlo più gradevole e leggibile. Per favore segnalate qui sul blog o all'indirizzo info@giornopaganomemoria.it eventuali difetti di visualizzazione o link mancanti e fateci sapere che ne pensate!

mercoledì 27 luglio 2011

La Creazione, la Teologia, la Via alla Conoscenza, nella Religione Pagana. Antichi e moderni Pagani.

Le persone sono spesso portate a pensare la religione Pagana come un qualche cosa di vago, indistinto. I Pagani sono quelli che adorano gli antichi Dèi. Nessuno si chiede perché adorano gli antichi Dèi e qual è la loro concezione religiosa.
Qualcuno legge qualche libro di mitologia e pensa che la mitologia che legge sia il pensiero dei Pagani.
Qualcuno sogna l’impero Romano o la grande Germania e pensa che Giove Optimus maximus o Wotan siano come il dio dei cristiani.
In foto:


Non si chiede minimamente se ciò che legge lo comprende con il significato che a quelle parole e a quegli episodi davano gli antichi o se, per caso, egli interpreta le parole e gli episodi con le categorie di pensiero del cristianesimo in cui è nato e vissuto.
Se un pagano parla di creazione, intende la stessa cosa del cristiano?
Un tempo si usava il termine di creazione, poi vennero i cristiani e dettero un significato al termine “creare” che non aveva nulla a che vedere col significato delle antiche religioni. Per questo siamo stati costretti a coniare il termine “germinazione” o l’affermazione del “venir in essere” per trasmettere il significato che gli antichi attribuivano al termine “creazione” che nulla aveva a che vedere con l’idea ebrea e cristiana di creazione.

Anche la Teologia Pagana non ha nulla a che vedere con la teologia cristiana che viene costruita al solo scopo di legittimare una patologia delirante in cui la ragione del cristiano si identifica con l’assoluto che attribuisce al proprio dio padrone e, mediante la sua teologia, giustifica tali deliri.
In foto:


Esiste una teologia della Religione Pagana capace di descrivere il mondo, gli Dèi e le relazioni fra gli Dèi e l’uomo, a prescindere dai racconti mitici delle singole antiche religioni? Già perché solo una Teologia che possa inglobare i vari culti delle Antiche Religioni senza prescindere da esse e senza legittimarne una a discapito delle altre, può chiamarsi Teologia Pagana. Una teologia che metta ordine nelle relazioni fra l’uomo e gli Dèi definendo l’uomo e gli Dèi con gli strumenti di oggi mettendo ordine all’interpretazione del mito antico.
Una teologia Pagana che non è il Neoplatonismo. Una teologia Pagana che non viene generata dalle scuole filosofiche greche, ma che le supera attingendo direttamente dal mito e dalle interpretazioni del mito che ne davano le scuole misteriche.

Esiste una via alla conoscenza della Religione Pagana capace ad opporsi alle elaborazioni cristiane, sufi, talmudiche, buddiste e induiste?
Esiste un processo di modificazione dell’uomo nel mondo e nella Natura capace di modificare il proprio presente senza dover sottomettere l’uomo ad una morale coercitiva, a regole predefinite, a destini che comprendono il paradiso o l’inferno, una reincarnazione, una metempsicosi, un karma o un nirvana?
Il monaco buddista, l’asceta induista, il monaco cristiano, ecc. si distaccano dal mondo disinteressandosi del mondo, com’è la via alla conoscenza della Religione Pagana che, al contrario, vive di partecipazione, con-passione, coinvolgimento, empatia, impegno, sia nel mondo sociale che nel mondo della Natura? Come si articola la magia dell’uomo che è consapevole di camminare assieme agli Dèi in un comune futuro sia come individuo che come individuo sociale, come individuo della natura, come specie della Natura e Natura nel suo insieme?
Cosa significa, dal punto di vista religioso, pensare l’uomo uscito dal brodo primordiale con tutte le specie della Natura. Un uomo che combatte la sua quotidianità portando alla diversificazione delle specie e che solo pensandosi uscito dal brodo primordiale, come specie della Natura, può, se vuole, ancor oggi, continuare quel cammino di trasformazione riprendendo il proprio ruolo nella Natura.
Qual è la concezione della realtà del mondo in cui viviamo? L’Olimpo, il Walhalla, il Tartaro, l’Erebo, il Duat e l’Amenti, che cosa sono? Davvero sono come i cristiani pensano al loro paradiso?
In foto:


Le antiche religioni forgiarono il presente, ma il Mito non è la preistoria della filosofia e del monoteismo. Il Mito è la più alta manifestazione della realtà del mondo che gli uomini ebbero prima che la filosofia, con la sua ricerca di spiegazioni razionali, conchiudesse la conoscenza dell’uomo nella follia patologica di un dio padrone e creatore del mondo. La filosofia condusse all’irrazionale assoluto in cui la ragione, elevatasi a padrona degli individui, elevò a religione le sue patologia psichiatriche.

Oggi, grazie alla scienza che si è liberata dai legacci della superstizione cristiana, possiamo inquadrare gli antichi concetti in un ordine religioso assolutamente sconosciuto per il cristianesimo, l’islam, l’ebraismo e il moderno induismo.
La Religione Pagana è la religione di oggi, gli antichi chiamavano il loro sentimento che li legava al mondo con altri nomi, altre definizioni.
E’ necessario mettere ordine nel mondo della Religione Pagana. Fra bambini che giocano con le “Nebbie di Avalon” o “Herry Potter” o imperialisti di vario genere che pensano di sostituire Gesù con Cesare, il Paganesimo oggi è ridotto ad uno squallore assoluto fra l’integralismo cattolico di Evola e il ribellismo individuale ottocentesco di Nietzsche. Fra l’eroismo di Walter Otto contro il nazismo e la psicologia di Jung. Fra l’intimismo di Hillman e le superstizioni della wicca.

E’ necessario mettere ordine nella Religione Pagana partendo dalla percezione del mondo e spiegarla usando anche, quando è necessario, le recentissime scoperte scientifiche. Questo perché l’uomo vive nel mondo e non è creato da un dio pazzo e cretino per la propria goduria come affermano ebrei, cristiani e musulmani e, prima di loro, Platone e Plotino.

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27 luglio 2011
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
P.le Parmesan, 8
30175 – Marghera Venezia
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venerdì 1 luglio 2011

La Religione Pagana, l'adolescenza e i problemi sociali generati dal cristianesimo, dal Gesù in croce e dal suo dio onnipotente



Secondo la Stregoneria e le Antiche Religioni, nell’adolescenza muore il fanciullo e inizia a formarsi, nasce, l’individuo adulto. Pensare che la morte di un equilibrio psico-fisico e la formazione di un altro equilibrio psico-fisico come nascita dell’individuo adulto fosse una trasformazione indolore, appartiene solo alla stupidità e alla volontà criminale dei cristiani nel loro progetto di violenza alla crescita delle persone.
Il periodo dell’adolescenza viene vissuto con una modificazione della veicolazione dell’Eros, che ha portato in essere il fanciullo, nel reclamare nuove e diverse veicolazioni. Nuove veicolazioni che portano l’adolescente a ristrutturare la sua relazione col mondo spostando la sua energia vitale dalla pulsione di crescita (che è ancora in corso) alla pulsione della sessualità e della riproduzione in un mondo in cui esiste l’ignoranza sui processi di trasformazione psico-emotiva del soggetto e che per questo ha messo in atto processi repressivi e criminali nei confronti di fanciulli e fanciulle.
L’idea cristiana che l’individuo fosse creato ad immagine e somiglianza del suo dio padrone, calata nella società con la violenza, ha trasformato la crescita dei ragazzi in un vero e proprio campo di concentramento comportamentale. Non è il ragazzo che vive le tensioni psico-emotive e deve essere accompagnato nella formazione dei nuovi processi di adattamento durante la sua crescita, ma è il ragazzo inadeguato alla società in cui vive e pertanto è necessario costringerlo, mediante la violenza, ad adeguarsi alle richieste di dio e della società.
Mentre nelle società antiche le trasformazioni psico-emotive dei ragazzi e delle ragazze erano assorbite nella loro partecipazione all’attività sociale, il cristianesimo ha reso i ragazzi e le ragazze dei paria da allontanare dalla società e da sottomettere alla volontà del padre, del padrone, del prete, dell’autorità. Padre, padrone, prete, autorità, esercitano il loro arbitrio sui ragazzi, la loro violenza, ma non si assumono le responsabilità della loro crescita né le conseguenze delle risposte che i ragazzi mettono in atto alle loro pretese criminali di sottomissione. Per questo il dio padrone dei cristiani, che si esprime nel padre, nella famiglia dei ruoli, nel prete, nel padrone, nell’autorità, è un irresponsabile la cui attività è finalizzata a distruggere la società mediante la violenza che esercita sugli adolescenti.
La trasformazione psico-fisica-emotiva degli adolescenti determina l’adulto futuro. Non solo il cervello è ancora in formazione costruendo le connessioni neuronali (per cui le predilezioni soggettive, le idee, le passioni, veicola i desideri dell’individuo, ecc.) fino ad un’età attorno ai 25 anni, ma l’energia che l’adolescente impiega per rispondere a sollecitazioni violente e costrittive del mondo sociale in cui vive non solo lo rende più debole, pauroso e fragile, ma gli distorce la percezione del mondo rendendolo un futuro adulto socialmente inadeguato.
Le situazioni di stress sono situazioni di forte squilibrio dovute ad accumulo di tensioni psico-fisico-emotive. Nell’adolescenza tali situazioni si risolvono con un maggior impatto nella modificazione della struttura neuro-vegetativa dell’individuo e a seconda della direzione in cui le situazioni di stress si risolvono si ha un guadagno nelle capacità di relazione col mondo o una perdita della capacità di relazione col mondo. Come l’individuo soggettiva condizioni psicosomatiche che ne condizionano e ne limitano la capacità di affrontare il mondo, così l’individuo somatizza caratteri più funzionali con i quali affrontare il mondo. Nell’età dell’adolescenza o la società favorisce l’espansione dell’individuo nel mondo o le ostacola e le annulla costruendo un individuo pauroso, timoroso, insicuro, psicologicamente menomato, attraverso un’azione di sottomissione continua delle sue pulsioni a condizioni morali estranee all’individuo stesso. E’ il caso della costrizione mediante la quale l’individuo è costretto a pregare un criminale in croce (con la cui attività criminale tende ad identificarsi, imitandolo) o la vagina vergine della madonna attraverso la quale tende a violentare le sue pulsioni sessuali andando verso comportamenti malati come necessità di esprimere la sua sessualità violentata.
Riporto l’articolo degli ultimi esperimenti eseguiti all’università della California a Los Angeles:


Più stressati degli adulti
adolescenti, quante ansie
Lo studio della neurologa Adriana Galván dell'università della California di Los Angeles pubblicato su ScienceNation mostra il mondo dei teenagers come una sorta di campo minato dove ogni decisione viene messa alla prova se non ostacolata dallo stress
di SARA FICOCELLI


SCONTROSI, irascibili, romantici. Pronti a scoppiare a ridere o a piangere, come se tutto fosse questione di vita o di morte. Gli adolescenti sono così, semplici e diretti ma anche incomprensibili. Il loro cervello ancora in via di sviluppo sembra identico a quello di un adulto ma in realtà è ipersensibile. E sopporta lo stress molto meno, e molto peggio, di quello dei "grandi". Altro che età spensierata e mente leggera, insomma.
Dallo studio della neurologa Adriana Galván dell'università della California di Los Angeles, pubblicato su ScienceNation, il mondo dei teenager emerge come una sorta di campo minato dove ogni decisione viene messa alla prova, se non ostacolata, dallo stress. Secondo la ricercatrice, ci sarebbe una relazione diretta tra l'incapacità dei ragazzi di essere assertivi e propositivi e il sovraccarico che il loro cervello non sempre riesce a smaltire. I motivi di questo "intasamento neuronale" sono diversi ma, secondo la scienza, in gran parte riconducibili a un'eccessiva attivazione dei meccanismi della ricompensa, che entrano in funzione a livello cerebrale ogni volta che un essere umano deve prendere una decisione.
Per capirlo la studiosa, sponsorizzata dalla National Science Foundation (NSF), ha scansionato con la risonanza magnetica funzionale il cervello di un gruppo di volontari in età adolescenziale, al termine di una giornata valutata da loro stessi come "estremamente stressante" in una scala da uno a 7. Le rilevazioni hanno evidenziato scompensi nei meccanismi di funzionamento della corteccia prefrontale, l'area del cervello responsabile dell'equilibrio del comportamento e della comprensione del peso e delle conseguenze future delle proprie azioni. "Quando sei stressato come un adolescente, prendere decisioni diventa quasi impossibile, ma conoscere il problema ci porta già a metà dell'opera", spiega la Galván. Secondo la quale, per abbassare i livelli di stress ed evitare di prendere decisioni avventate nelle situazioni importanti, i ragazzi dovrebbero ricorrere alla più semplice delle soluzioni: fermarsi a pensare un minuto prima di agire, focalizzandosi sulle possibili conseguenze del proprio comportamento.
"L'adolescenza - spiega la dottoressa Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista SPI-IPA e presidente della SIPSIeS, Società Internazionale di Psichiatria Integrativa e Salutogenesi di Roma - non è affatto il periodo più spensierato della vita. Durante questa fase si verificano avvenimenti nuovi e sconvolgenti nella vita dei ragazzi e delle ragazze: lo scatto puberale con la maturazione sessuale, l'inizio della vita sociale come scoperta e l'ingresso nel gruppo dei "pari", indipendente dalla famiglia. Oltre a ciò, gli adolescenti hanno strumenti diversi rispetto agli adulti per rispondere e far fronte a situazioni stressanti, sia per ragioni biologiche che psicologiche".
Dal punto di vista biologico, si sa che la piena maturazione neurologica del cervello si compie tre i 20 e i 22 anni, con il completamento della mielinizzazione delle fibre di collegamento fra due emisferi cerebrali. Da quello psicologico, i teenagers hanno una maggiore difficoltà a gestire le situazioni di stress perché la maturazione sessuale produce un notevole aumento delle pulsioni e del livello emozionale, ma la comparsa di queste sensazioni legate allo sviluppo neuroendocrino e sessuale non si accompagna a uno sviluppo delle capacità psicologiche e mentali, che permetterebbero invece di organizzare le nuove emozioni e utilizzarle fin da subito in modo ordinato e coerente.
Considerando che gli adolescenti hanno prima di tutto bisogno di scoprire cosa accade intorno a loro e di farne esperienza, per poi riuscire solo in un secondo momento a comprenderlo e utilizzarlo, si capisce perché questo continuo confronto con l'esterno non generi altro che turbamento, irrequietezza e insicurezza. "In ogni individuo - conclude l'esperta - per avere un funzionamento mentale armonico ed equilibrato, è importante che non ci siano grandi influenze emotive. Le emozioni non gestite o non gestibili determinano un'interferenza con le funzioni cognitive, razionali, ovvero con la capacità di pensare, con l'attenzione e la concentrazione. Da qui, spesso, le difficoltà scolastiche, spesso erroneamente scambiate per mancanza di voglia o scarso amore per lo studio".
(24 giugno 2011)

Tratto da:
http://www.repubblica.it/scienze/2011/06/24/news/adolescenti_stress-18114306/

Va da sé che il primo problema, per riuscire ad avere futuri adulti consapevoli per una società consapevole, è la rimozione del cristianesimo dalla società civile. Fintanto che si violentano ragazzi costringendoli ad aderire a modelli comportamentali come quelli del dio padrone, del criminale in croce, della vagina vergine della madonna e questi ragazzi vengono separati dalla partecipazione attiva nella società, magari relegati negli oratori e nelle parrocchie, la società sarà sempre formata da una grandissimo numero di persone malate. Malate da crescita anche se con la loro malattia saranno costrette a convivere e a mediare fra ciò che la loro malattia esige da loro e ciò che la società in cui viviamo consente di veicolare.
Allevare i figli, come imposto dal cristianesimo, produce un altissimo tasso di individui emarginati che faranno della sofferenza, subita ed imposta, un modo per sopravvivere nella loro inadeguatezza. La società retta dal criminale in croce ricorrerà soltanto alla violenza in quanto è convinta che l’inadeguatezza dei suoi figli sia il prodotto della volontà del suo dio e non dell’attività dei cristiani che veicolano la violenza criminale del loro dio e del loro Gesù in ambiti della vita e della società in cui il loro dio e il loro Gesù è il vero criminale da emarginare.


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01 luglio 2011
Claudio Simeoni
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mercoledì 25 maggio 2011

Zeus, la Titanomachia e le scoperte della scienza moderna... l'acqua calda



Ancora una volta la scienza scopre l’acqua calda...
Un Pagano sa perfettamente che la vittoria di Zeus mediante la Titanomachia consiste nell’acquisizione del suo diritto a far nascere i figli della Natura e a costruire lo spazio della ragione affinché possano esercitare, in quell’ambiente protetto, le sfide della vita e trasformarsi in Dèi.
La geometria è l’elemento principale della ragione di Zeus. Vedete l’uso di punti e linee nelle relazioni empatiche che si sviluppano attraverso relazioni emotiva fra i soggetti del e nel mondo? O vedete linee e punti nella struttura di un mondo che sostanzia gli “oggetti” mediante le azioni che si presentano come soggetti in sé: il mondo del tempo di padre Cronos? Solo la ragione, che descrive il mondo mediante la forma e la quantità, necessita di punti, linee e angoli.
I figli della natura sono tutti all’interno di un mondo fatto da linee, punti, prospettive, perché ciò determina la forma che assieme alla quantità formano la ragione.
Questo lo sa ogni Pagano Politeista. Il monoteista lo deve scoprire mediante la ricerca scientifica perché il monoteista, e il cristiano in particolare, parte dal presupposto concettuale che l’uomo sia scemo, una pecora del gregge di un padrone, e si stupisce nello scoprire che, al contrario, possiede un immenso di specie che ha forgiato fin da quando si muoveva nel brodo primordiale. Il cristiano si stupisce nell’apprendere che gli Esseri della Natura si trasformano al solo fine di vivere al meglio il presente e, nel farlo, forgiano strumenti sempre migliori per i loro figli, generazione dopo generazione.
Riporto:

Ricerca: bimbi dell'Amazzonia capiscono la geometria
martedì 24 maggio 2011

Roma, 24 mag. (Adnkronos Salute) - Le abilità geometriche sono innate. O, almeno, è ciò che suggerisce uno studio condotto dai ricercatori americani dell'Università di Harvard su un gruppo di bambini dell'Amazzonia. I ricercatori hanno visto che i piccoli, dai 7 ai 12 anni, senza essere mai andati a scuola, capivano la funzione di punti, linee ed angoli, dimostrando di arrivare 'possedere' i principi base della geometria, indipendentemente dall'istruzione. Nella ricerca, pubblicata su 'Pnas', il team ha esaminato otto bambini e 22 adulti della tribù Mundurucu in Amazzonia.
Obiettivo dei ricercatori, fra cui Elizabeth Spelke, studiare le reazioni di grandi e piccini di fronte a due punti da collegare con una o più linee, vedere se riuscivano a chiudere dei triangoli incompleti e a stimare il valore degli angoli. Già nel XVIII secolo il filosofo Immanuel Kant aveva arguito che gli uomini hanno una comprensione intuitiva della geometria.
Ebbene, i risultati "suggeriscono che la geometria euclidea è universale e attraversa le culture", scrivono gli autori nello studio, diffuso anche sul 'Washington Post'. Un effetto legato "a proprietà della mente umana che si sviluppa nei suo ambiente naturale". Per avere una controprova, i ricercatori hanno anche testato alcuni americani adulti, bambini francesi di 7-13 anni e piccoli statunitensi di 5-7 anni. Tutti hanno prodotto le stesse performance dei bimbi dell'Amazzonia, tranne i bambini americani, che comunque erano i più piccini. Non solo, i ricercatori hanno notato risultati migliori con la geometria piana, rispetto a quella sferica.

Tratto da:
http://www.arezzoweb.it/notizie/speciale.asp?idnotizia=60472

Se anziché perdere tanto tempo nell’inferno della vita, imposto da un cristianesimo criminale che ha trasformato l’uomo in una bestia sottomessa, si fosse sviluppata l’idea della vita del Mito ben altra sarebbe la scienza oggi. Strano che le stesse capacità di interpretazione razionale dell’ambiente non le abbiano sviluppato anche i bambini americani: dicono che erano più piccoli! Non è che, invece, si tratta di un ambiente cristiano che ha menomato lo sviluppo delle relazioni fra sé e il mondo relegandole entro ambiti ristretti di dipendenza psichica da un oggetto desiderato (le immagini di Gesù e i loro surrogati che creano dipendenza) tanto da inibire, rendendole superflue per la loro quotidianità, le capacità di interpretare razionalmente il mondo in cui vivono?
Ciò dovrebbe far riflettere, ma non credo che i cristiani, deliranti da onnipotenza, abbiano la capacità psichica di analizzare il proprio delirio e i danni che provoca nei loro figli rendendoli incapaci di affrontare coraggiosamente il loro futuro.


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25 maggio 2011
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mercoledì 11 maggio 2011

L'origine sociale del razzismo



Non è Giorgio Orsoni un razzista, sono loro che anziché mettersi in ginocchio, allungare la mano e chiedere la carità, pretendono di vendere qualche oggetto. Ma anche se tendessero la mano Orsoni li farebbe bastonare come accattoni: come se l'accattonaggio fosse un reato se non nella testa malata del fanatico cattolico di Orsoni.


Non è l’ambiente che rende razzisti le persone, ma è l’incapacità delle persone di gestire il cambiamento e i propri adattamenti soggettivi al variare dell’oggettività in cui queste vivono. Il razzismo nasce da categorie mentali che semplificano la realtà in cui viviamo e dalla quale ci sentiamo separati e, pertanto, minacciati nel nostro delirio di onnipotenza. L’altro non è un soggetto che agisce per sé, ma agisce contro di noi. Sempre, nella società tutte le categorie economiche e sociali, agiscono contro di noi. Però noi annulliamo la percezione dell’agire contro di noi in quanto ci collochiamo in un agire noi-loro pensandoci parte di un insieme dal quale separiamo dei soggetti che potrebbero mettere in discussione il nostro modo di vivere.
E’ l’uomo degradato, non l’ambiente.
Un uomo degradato non rivela il proprio degrado fintanto che le modificazioni ambientali non richiedono soluzioni nuove che la sua educazione non è in grado di mettere in atto. Nel momento stesso in cui l’ambiente inizia a modificarsi l’incapacità dell’individuo, di adattarsi o di non aver anticipato i cambiamenti, si rivela. In un mondo in cui l’economia mondiale si sta trasformando rapidamente e gli operai vengono licenziati e spesso sostituiti da immigrati extracomunitari a minor costo e a maggiore ricattabilità, l’operaio licenziato non coglie il “padrone” o il “capitale” come il suo nemico che ne diminuisce le capacità di reddito, ma si scontra con i lavoratori extracomunitari che percepisce come nemici. Lo scontro avviene con motivazioni razziste proprio perché l’operaio non ha la capacità di analizzare i meccanismi economici della società in cui vive.
Le categorie semplici sono un retaggio antico. Appartengono ad un ambiente sociale privo di inganno. Un ambiente in cui la sensazione, come elaborazione dei segnali oggettivi percepiti, era quasi sempre identica in quanto l’oggettività al massimo agiva d’agguato fisico, ma non costruiva inganni emotivi in cui imprigionare le persone.
Il leone era sempre un leone e un serpente era sempre un serpente. Era necessario difendersi. Così il negro è sempre un negro e il rom è sempre un rom. E’ una sovrapposizione imposta dal cristianesimo e che non c’era mai stata prima del cristianesimo. Il cristianesimo attiva stereotipi antichi semplificando una realtà per adattarla all’immaginario di un individuo che ha imprigionato in una cella psicologica. E da quella cella l’individuo guarda un mondo che non capisce e che tenta di spiegare. Tenta di spiegare, soprattutto, la sua incapacità di vivere senza dover subire aggressioni alle quali non sa come rispondere.
Riporto l’articolo farneticante:
L'ambiente ci rende razzisti?

Il caos favorisce gli stereotipi
Ricerca olandese su Science: un contesto fisico degradato porta a favorire atteggiamenti discriminatori nei confronti di chi abbiamo di fronte. Perché "incasellare" corrisponde ad un'esigenza di ordine, anche mentale, universale

di ALESSIA MANFREDI

E' POSSIBILE che il disordine, la spazzatura non raccolta da giorni, il parcheggio selvaggio e le mattonelle rotte per strada possano influire sul modo in cui pensiamo, fino a renderci razzisti? Che l'ambiente in cui ci troviamo abbia un impatto diretto non solo sul nostro umore, ma anche sul nostro modo di pensare, portandoci a ragionare per stereotipi e a discriminare chi ci sta di fronte? La risposta è sì, stando ad una nuova ricerca olandese pubblicata sulla rivista scientifica Science. Se siamo in un posto ordinato, dove non percepiamo elementi di caos, tutto va bene. Ma se capitiamo invece in contesto trasandato, cambia tutto: siamo portati a semplificare, a usare categorie preconcette anche nella nostra mente. E diventiamo più guardinghi, meno bendisposti verso gli altri, fino alla discriminazione. E' la conclusione cui sono arrivati il dottor Diederik A. Stapel, dell'università di Tilburg, e Siegwart Lindenberg, dell'ateneo di Groningen, in Olanda, dopo due esperimenti sul campo e tre studi di laboratorio. Il messaggio per le amministrazioni ed i governi locali è chiaro, secondo gli scienziati: meglio non chiudere gli occhi di fronte a palazzi fatiscenti, stazioni sporche o ospedali che cadono a pezzi. Intervenire per tempo può evitare l'innesco di una spirale pericolosa e combattere la tendenza agli stereotipi, in situazioni che possono degenerare rapidamente.Nello studio, durante uno sciopero del personale addetto alle pulizie in una stazione ferroviaria è stato chiesto a 40 viaggiatori - che si sono trovati così in mezzo alla spazzatura, sparsa ovunque - di scegliere a piacere una sedia dove accomodarsi per completare un questionario sugli stereotipi. Il primo posto a sedere della fila era occupato da una persona di razza diversa rispetto a quella degli intervistati. Lo stesso esercizio è stato poi ripetuto a distanza di un giorno, con la stazione tornata ordinata e pulita. Durante lo sciopero, la gente ha scelto decisamente di sedersi lontano dalla persona di razza diversa, cosa che non è avvenuta quando la stazione era pulita. Un altro test è stato fatto per strada: ai passanti veniva chiesto sempre di rispondere a un questionario sugli stereotipi in due diverse condizioni ambientali. La prima, in un contesto disordonato e "degradato", con auto parcheggiate male e lasciate coi finestrini aperti, biciclette abbandonate e pavimentazione stradale sconnessa. La stessa strada veniva poi riordinata e l'esperimento ripetuto. Risultato? Nel secondo caso i passanti discriminavano molto meno ed erano maggiormente disposti a fare donazioni a favore delle minoranze etniche. Risultati analoghi si sono avuti in ulteriori studi in laboratorio. "Come psicologo sociale mi interessa molto come le situazioni concrete, piuttosto che la biologia o i tratti della personalità, possano influenzare il comportamento della gente", racconta il dottor Stapel. I risultati dello studio sono stati un po' una sorpresa. Ce li aspettavamo, ma in modo così netto, dice il ricercatore. "L'idea era provocatoria e rischiosa, perché la gente non avverte in modo consapevole le diverse condizioni di ordine o disordine, durante l'esperimento". Ragionando a livello di base, l'ambiente ha o non ha una struttura particolare. "Può essere disordinato, asimmetrico, o ordinato e simmetrico", spiega ancora il ricercatore. E uno dei motivi per cui la gente cade negli stereotipi e discrimina nei confronti dell'altro - come è stato rilevato nell'esperimento - è che "incasellando, si dà più facilmente una struttura alla vita, la si controlla meglio". E' quindi logico presumere "che anche le differenze a livello ambientale - ordine o disordine di tipo fisico - influenzino ugualmente il livello di ricorso agli stereotipi". E portino a reazioni altrettanto stereotipate, come mantenere le distanze dall'altro, rifiutarsi di dare una mano a chi ne ha bisogno. Per gli autori dello studio, il ricorso alla generalizzazione eccessiva e ai luoghi comuni è un "meccanismo mentale di pulizia, che aiuta la gente ad affrontare il caos fisico". Una reazione universale, perché avviene ad un livello cognitivo di base, comune, quindi, a culture diverse e non dipendente da specifici contesti. E che porta a riflettere sui rischi sociali di un improvviso disordine su larga scala, come nel caso di un attentato terroristico, un disastro naturale, una crisi economica o politica: situazioni in cui, a tutte le latitudini, la gente sembra portata a reagire cercando ordine e struttura. "E' uno dei fattori principali che guidano il comportamento", conclude Stapel. "Di fronte alla casualità degli eventi, ai disastri, all'assurdità di tante situazioni, si cerca significato e prevedibilità. E' un'esigenza comune a tutti, in gradi diversi. Che permette di rendere la vita affrontabile".
(12 aprile 2011)

Tratto da:
http://www.repubblica.it/scienze/2011/04/12/news/ambiente_disordinato_razzismo-14627210/
Non è l’ambiente che favorisce gli stereotipi razzisti, ma l’educazione cristiana che priva le persone degli strumenti adeguati con cui padroneggiare un ambiente che sentono estraneo ed aggressivo. Non è il loro dio padrone che crea il mondo, ma il mondo avviene per adattamento dei soggetti che nel mondo vivono. Questo sconvolge il cristiano che, abituato a non scegliere, ma ad obbedire agli ordini imposti, vede il suo mondo modificarsi ed egli perdere il controllo su quel mondo. Così tutti sono i suoi nemici. E dal momento che non ha strumenti per agire, si sceglie i nemici più deboli inserendoli in categorie ataviche che mette in moto al fine di dissetare la sua angoscia di vivere. Più o meno come l’omosessuale represso che odia gli omosessuali manifesti perché costoro hanno il coraggio di affrontare la loro vita e di pretendere una veicolazione delle loro pulsioni che lui non ha.

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11 maggio 2011
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martedì 26 aprile 2011

Adattamento soggettivo alle variabili oggettive, il metodo di crescita e di trasformazione dell'individuo: come afferma la Religione Pagana




Tutto diviene per adattamento soggettivo.
Questa ricerca sulla formazione del linguaggio infantile, ancora una volta, lo dimostra.
La ricerca mette in evidenza un meccanismo attraverso il quale il bambino forza l’organizzazione della sua ragione per far giungere alla ragione l’intuizione che introduce delle novità nello schema del mondo che fino ad allora ha costruito. Il genitore che parla al bambino, attrae l’attenzione del bambino e nel fare il discorso provoca nel bambino una “tensione ansiosa” che richiama l’attenzione su ciò che sta per succedere. La struttura emotiva del bambino vive un attimo d’ansia per accumulo di tensioni e si predispongono nell’attesa del nuovo. In quel momento il genitore trova la nuova parola o il nuovo significato delle parole che giungono al bambino provocando una modificazione della struttura neurovegetativa che porta il bambino a fagocitare il nuovo e a modificare la sua struttura psichica in funzione dell’inglobamento del nuovo dato che è giunto.
Questo meccanismo di apprendimento era già stato illustrato da altre ricerche che evidenziavano come l’ansia altro non fosse che una predisposizione soggettiva che permetteva di predisporre l’organismo ad interiorizzare il nuovo. L’ansia come predisposizione del soggetto per affrontare il nuovo. L’ansia come elemento positivo nella trasformazione dell’individuo. Ansia che assurge a sintomo di malattia quando viene accompagnata dalla paura dalla quale il soggetto vuole difendersi: la paura discrimina l’ansia che trasforma il soggetto in funzione della propria vita dall’ansia provocata dalla paura nel soggetto e impedisce al soggetto di modificarsi. Uno stato psichico malato che trasforma lo stato ansioso in vera e propria angoscia.
Nel caso del bambino e del linguaggio la pausa del parlare del genitore altro non fa che creare nel bambino quell’attesa ansiosa che una volta scaricata la tensione provocata nella rivelazione della parola o del significato trovato modifica l’intera struttura della comprensione razionale del bambino stesso.
Il linguaggio viene appreso.
Innato è solo il meccanismo mediante il quale si apprende il linguaggio; l’uso dell’ansia e l’uso dei neuroni specchio che inducono all’apprendimento mediante la fusione emotiva fra bambino che apprende e genitore o adulto che mediante la comunicazione emotiva genera lo stato ansioso.
Creazionismo ed evoluzionismo, inteso come adattamento soggettivo alle variabili oggettive che il soggetto incontra, non hanno nessuna mediazione. Non esiste l’uso del linguaggio nel bambino, esiste solo la capacità di percepire e costruire le relazioni con le emozioni che dal mondo si presentano a lui. Dalle emozioni si costruiscono delle sovrastrutture dedicate alla comunicazione, come il linguaggio razionale. Ma il linguaggio razionale è solo una sovrastruttura sulle capacità di relazioni emotive del bambino.
La via alla Stregoneria del Crogiolo dello Stregone, altro non fa che rimettere in moto questo meccanismo di apprendimento che la ragione, una volta che si è imposta sull’individuo, tende a negare e annullare nei suoi effetti pratici.
Riporto l’articolo a firma di Alessia Manfredi dal giornale La Repubblica:

Quelle "pause" del discorso

insegnano ai piccoli a parlare

Studio americano sui bambini dai 18 ai 30 mesi: le esitazioni involontarie dei genitori, quando si cerca la parola giusta, non distraggono, ma avvertono che sta per arrivare una nuova informazione, aiutandoli e attivando la loro attenzione

di ALESSIA MANFREDI


E' LI' sulla punta della lingua, ma non viene fuori. E mentre si cerca la parola giusta, tentando magari di insegnare ad un bambino piccolo una cosa nuova, capita di interrompersi, di fare pause nel discorso, di esitare. Niente paura. Quegli "mmmh" e "eeeh" non confondono il piccolo, né gli forniscono un cattivo esempio. Anzi, sono pause che lo aiutano ad imparare a parlare ancora meglio.

Parola del Baby Lab dell'università di Rochester 1, negli Stati Uniti, una sezione dell'ateneo specializzata nelle prime fasi dello sviluppo umano, all'interno del dipartimento di scienze cognitive. I cui ricercatori, in un esperimento condotto in laboratorio su bambini dai 18 ai 30 mesi, hanno osservato proprio questo: le esitazioni, gli stop, spesso del tutto involontari, di mamma e papà quando parlano ai piccoli, danno loro un segnale preciso che sta per arrivare una nuova informazione, risvegliando così la loro attenzione. Se, quindi, mentre si è allo zoo con la propria figlia di due anni, per insegnarle i nomi degli animali, si indica la giraffa, dicendo "Guarda, ecco la.... mmmm... giraffa", non si fa che allertare la bambina che quella parola che tarda ad arrivare è un concetto nuovo, su cui focalizzarsi. E verso i due anni di età, i piccoli sono in grado di utilizzare al meglio questo tipo di "aiuto" linguistico.
A quell'età sono moltissime le informazioni che i bambini devono immagazzinare quando ascoltano parlare gli adulti, fra cui molte parole che non hanno mai sentito prima. Se il cervello del bambino aspetta fino a che la parola venga pronunciata e poi cerca di capirne il significato, rischia di perdere quello che viene dopo, spiega Richard Aislin, uno degli autori dello studio pubblicato su Developmental Science, insieme a Celeste Kidd e Katherine White. Quindi, "più previsioni è in grado di fare chi ascolta su ciò che sta per essere comunicato, meglio riuscirà a comprenderlo", chiarisce il professore.
I ricercatori hanno studiato tre gruppi distinti di bambini. Ognuno sedeva in braccio a un genitore davanti ad uno schermo, con un meccanismo in grado di seguire il movimento dell'occhio del piccolo. Due immagini apparivano sul monitor, una familiare - ad esempio un libro - un'altra inventata, cui veniva associato un nome di fantasia. Una voce registrata parlava degli oggetti sullo schermo: quando si interrompeva o esitava, il bambino istintivamente guardava verso l'oggetto sconosciuto, piuttosto che verso quello noto, circostanza che si è verificata nel 70 per cento dei casi.
Le disfluenze - queste pause ed interruzioni del discorso - hanno quindi una funzione informativa, sostengono gli scienziati. "Sono importanti perché segnalano al bambino che sta per arrivare qualcosa cui prestare particolare attenzione", spiega Laura D'Odorico, esperta dell'acquisizione del linguaggio e preside della Facoltà di Psicologia dell'università Milano-Bicocca.
Lo studio, sottolinea D'Odorico, si inserisce in una questione più ampia che riguarda il dibattito sullo sviluppo del linguaggio. "Da un lato c'è la posizione di chi considera il linguaggio una facoltà innata, come Chomsky, per non ci sarebbe poi così bisogno del modello fornito ad esempio dei genitori, spesso, appunto, imperfetto. Questa ricerca segue invece un filone differente, che valorizza il ruolo dell'esempio pratico, da cui il bambino ricava input rilevanti ascoltando gli altri parlare intorno a sé, per poi apprendere a sua volta a parlare".

Già altri studi, ricorda la professoressa, hanno evidenziato l'importanza di vari indizi del parlato che il bambino usa, come il fatto che i genitori innalzano il tono di voce quando stanno per introdurre parole nuove. "Anche quello diventa un segnale per il bambino che si sta per introdurre una cosa nuova", aggiunge.

Lo studio americano sottolinea che il bambino utilizza queste disfluenze in modo ottimale quando è già piuttosto grande, verso i due anni. Uno stadio in cui è già in grado di formare frasi rudimentali, mettendo insieme due-quattro parole, e può già contare su un "bagaglio" di qualche centinaio di vocaboli. Non vale, quindi per i più piccoli.

"E sarebbe interessante scoprire se gli stessi risultati si osservano, oltre che in laboratorio, anche sul parlato spontaneo dei genitori", conclude D'Odorico, "quando parlano coi bambini con le stesse pause e imperfezioni", non pronunciate da un monitor.



Riuscire a capire l’importanza dell’ideologia, dei comportamenti, del pensiero astratto che agisce nell’ambiente e nel quale il bambino costruisce i suoi adattamenti soggettivi significa poter costruire un ambiente favorevole alla crescita e all’acquisizione, da parte del bambino, di strumenti adeguati con cui affrontare l’ambiente stesso.
Purtroppo i bambini sono sempre stati violentati nella psiche partendo da idee apriori che i cristiani leggevano su quella fogna del loro libro che è la bibbia. L’idea cristiana che i bambini fossero creati dal loro dio padrone ha distrutto il divenire dei ragazzi nel modo più squallido che si possa immaginare fino a farli violentare sessualmente in quanto oggetti creati dal loro dio padrone.
Anche se la psicologia ha fatto passi da gigante, l’idea cristiana che i bambini vanno pestati per educarli, è ancora l’idea base della popolazione italiana e spesso giornalisti compiacenti, come Lauredana Marsiglia, sono pronti a giustificare la violenza sui bambini per “ragioni educatrici”. I magistrati sono pronti a perseguire i cittadini illegalmente pur di garantire a Lauredana Marsiglia il diritto di giustificare la violenza sui bambini.
Che schifezza!


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giovedì 17 marzo 2011

L'uso dello stress per modificare il proprio stato psico-emotivo sulla via alla consapevolezza esistenziale


Se c’era qualche dubbio sul fatto che il Crogiolo dello Stregone funzionasse meglio di ogni altra pratica di vita occidentale e orientale, questa ricerca sugli stili di vita durata 90 anni l’ha definitivamente spazzata via.
Lo stress come momento di accumulo di tensioni in cui avviene la preparazione strategica dell’individuo che ne permette la scarica delle tensioni e il successivo rilassamento con un guadagno all’interno della sua struttura psico-emotiva, fa parte dei meccanismi di trasformazione dell’individuo. Lo stress diventa distruttivo quando non viene scaricato e per scaricato non si intende lo scoppio di rabbia o uno “sfogo” emotivo, ma si intende la possibilità di veicolare nel mondo e nella società la qualità delle tensioni accumulate liberando l’energia psichica compressa. Quando ciò non è possibile, lo stress accumulato viene “scaricato internamente”, modifica la percezione del mondo dell’individuo e l’individuo risolve la situazione di tensione accumulata attraverso una trasformazione della propria descrizione del mondo, del suo modo di percepire il mondo e di rispondere alle sollecitazioni del mondo.
La capacità dello stress di modificare l’individuo o di alimentare linearmente la conoscenza e la consapevolezza dell’individuo, dipende dalle situazioni oggettive in cui l’individuo agisce e dalla conoscenza dei meccanismi oggettivi a cui l’individuo si è adattato fagocitandoli.
Il Crogiolo dello Stregone tende a portare l’individuo a vivere situazioni stressanti proprio per poter modificare la sua struttura emotiva e rimuovere quei condizionamenti emotivi che, imposti nella primissima infanzia, gli impediscono, costruendo barriere morali o potenziali sensi di colpa, di affrontare in maniera adeguata la sua esistenza.
Le persone stressate hanno una vita di sofferenza solo se le condizioni oggettive impediscono loro di usare lo stress. Lo stress diventa padrone delle persone. Si trasforma in angoscia e costringe la persona ad adattarsi in uno stato psichico di depressione nel quale la persona si rifugia alimentando un processi di autodistruzione. Dalla situazione di depressione se ne esce solo ristrutturando la propria vita e solo se le condizioni oggettive sono costituite da un ambiente affettivo che reagisce alla depressione del soggetto proponendo forme attive (pensiero astratto, impegno sociale, relazioni interpersonali, ecc.) che sollecitano costantemente il depresso ad un confronto attivo.
Una ricerca sociale durata 90 anni e iniziata da Lewis Terman ha individuato tutta una serie di elementi che sottolineano come l’uso dello stress e l’uscita da situazioni stressanti sia un meccanismo per alimentare la propria esistenza. Vivere cercando la felicità e il benessere implica sfide nella quotidianità che, una volta superate, ristrutturano continuamente il fisico e la psiche della persona.
Riporto l’articolo:


LA RICERCA
Contrordine, lo stress fa bene
smontati i falsi miti sulla longevità
I risultati di una mega-ricerca Usa durata 90 anni: 1.500 bambini seguiti dalla culla alla morte. Dallo sport al lavoro, le sorprendenti scoperte su stili di vita e salute
dal nostro inviato ANGELO AQUARO

NEW YORK - Stressati di tutto il mondo rilassatevi. Non è vero che vivere sempre in tensione accorcia la vita. Anzi. La ricerca continua della condizione migliore - a costo appunto dello stress - è un toccasana per la salute. Sì, il più completo studio mai eseguito sulla longevità fa piazza pulita dei luoghi comuni sull'elisir di lunga vita. Cancellando quello slogan diventato il simbolo del vivere serenamente: "Take it Easy" - non te la prendere. E chissà come la prenderanno, adesso, i profeti del sorriso a tutti i costi. Quelli che accontentati perché altrimenti la salute. Quelli che prendi moglie o marito e vedrai che passa. Quelli che a mio figlio lo mando a scuola un anno prima così parte in vantaggio - quando invece qui si dimostra che i bambini condannati alla "primina" sono stressati nella maniera peggiore: troppe aspettative da piccoli.

Per carità. "The Longevity Project" non è l'elogio della vita spericolata. Piuttosto la conclusione che solo un valore al di sopra degli altri ci può portare a vivere meglio: e si chiama consapevolezza. Sono le persone coscienziose quelle vivono più a lungo. Il motivo? La ricerca firmata da Howard S. Friedman e Leslie Martin è il punto di arrivo di uno studio cominciato nel 1921 da un mago della psicologia: Lewis Terman. Che nella sua Stanford University si lanciò un secolo fa nel suo progetto più ambizioso: inseguire appunto il segreto della lunga vita esaminando le risposte di 1500 americani seguiti dalla scuola alla bara. "Le tradizionali ricette che vengono date a chi vuole migliorare la propria salute (relax, mangiare più vegetali, perdere peso, sposarsi) sono certamente funzionali per qualcuno ma non funzionano e sono economicamente controproducenti per altri", scrivono oggi i due ricercatori che hanno raccolto la staffetta in "The Longevity Project".

Smontando uno dopo l'altro 12 falsi miti. Compreso quello attribuito al grande Woody Allen: "Se vuoi vivere come un centenario rinuncia a tutte le cose che ti fanno voler vivere fino a cent'anni".
Prendete, per esempio, il matrimonio. Avere matrimoni stabili è indice di longevità. Ma quando la vita di coppia è una prigione le donne che divorziano vivono meglio e più a lungo degli uomini (che invece soffrono la separazione). Non solo. Lo studio dimostrerebbe che l'addio dei genitori espone fatalmente i bambini a una vita meno lunga. Ma allora qual è questo elisir di lunga vita?
È una questione di misura: inutile dannarvi nello jogging e nello sport se poi vi rovinate la vita per starci dietro. Ma se una passeggiata con gli amici vi rilassa vale più di cento flessioni al giorno. "Ci sono tre ragioni perché la gente più coscienziosa vive più a lungo" scrivono i due studiosi. "La prima e più ovvia è che fa più cose per proteggersi: non fuma, beve meno, in auto non corre. La seconda è che sembra biologicamente predisposta ad avere questo tratto della personalità: e a essere quindi più sana. Ma la terza è la più intrigante". E cioè? "I più coscienziosi si trovano sempre in situazioni e relazioni sociali più sane".

Eccolo qui: è il "social health" - Il valore sociale della salute. I più coscienziosi sono quelli che hanno modo di trovare i matrimoni migliori. Le amicizie migliori. Perfino gli ambienti di lavoro più sani. Magari senza quel collega che a ogni lavata di capo del boss vi fa uscire ancora più dai gangheri: "Non te la prendere - Take it easy...".
(14 marzo 2011)

Tratto da:
http://www.repubblica.it/cronaca/2011/03/14/news/stress_fa_bene-13576750/


La libertà del nostro essere nel mondo e nella vita implica la capacità di usare gli strumenti sociali con cui veicolare noi stessi. Se non si è in grado di rompere le gabbie in cui la società intende circoscrivere le nostre azioni e le nostre iniziative nella ricerca di felicità e benessere, siamo pronti per ammalarci.
Vivere gli stress significa vivere le contraddizioni della vita superandole con il nostro apparato emotivo. Per questo motivo ogni volta che ci liberiamo di gabbie sociali, come le donne che rompono i rapporti familiari, non facciamo altro che allungarci la vita. In fondo, che cos’è la sofferenza della donna in quel frangente se non una situazione di stress da rompere veicolando la propria libertà nella società? Gli uomini soffrono la separazione perché imporre sofferenza era il loro piacere ed è dopo la separazione che vivono una situazione di stress che se non risolvono li porta a stati depressivi. Il Crogiolo dello Stregone è la possibilità attuale per gli Esseri Umani di affrontare con dignità la loro esistenza.


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17 marzo 2011
Claudio Simeoni
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sabato 5 marzo 2011

Grotta di Fumane: l'uomo di Neandertal un antenato dei Veneti. Non so quanto dal punto di vista biologico, ma sicuramente culturale.


Perché ci interessa la ricerca scientifica?
Perché la ricerca scientifica, con le sue elaborazioni, può confermare o smentire le ipotesi che noi facciamo sul mondo e sulla vita, sull’intelligenza e sull’abitare religioso dell’uomo nel mondo.
Davanti ai cristiani che hanno sempre sostenuto che la creazione del mondo era avvenuta qualche migliaio d’anni prima del loro cristo e che il ritrovamento di fossili marini sui monti dimostrava il diluvio universale legittimando con questo l’odio sociale del loro dio padrone, la ricerca scientifica smonta la superstizione dei cristiani dimostrandone la volgarità, la superficialità e l’infantilismo criminale della loro religione.

Come concorre l’uomo di Neandertal nella formazione della cultura che ancor oggi noi costruiamo?
Non è una domanda da poco perché, anche se noi non abbiamo coscienza di ciò che è avvenuto nel passato, il passato è tutto dentro di noi ed agisce per condizionare ed indirizzare le nostre stesse scelte.
I risultati di questa ricerca e le relative deduzioni, al di là delle possibili future rettifiche, dimostrano come la costruzione dei nostri input culturali siano molto antichi e se noi volessimo riferirci al “culto dei nostri antenati” dovremmo andare talmente indietro nel tempo da perderci in una nebbia razionale per entrare nella consapevolezza emotiva. Quella consapevolezza che, sorretta dall’empatia dei nostri legami col mondo e con la vita, ci dice che tutti gli Esseri della Natura sono portatori di intelligenza, progetto e scopo, di cui noi siamo parte.

Mentre l’ideologia cristiana, e la cultura che tale ideologia impone, separa l’uomo dalla Natura e dal divenuto delle sue trasformazioni in nome di un illusorio creazionismo, la ricerca scientifica ci dimostra che ogni Essere Umano è parte di un tutto, sia spaziale che temporale, nel quale è divenuto e nel quale costruisce le sue strategie d’esistenza: la Natura!
Riporto l’articolo sulle scoperte nella grotta di Fumane nel veronese e le deduzioni di alcuni archeologi:

Grotta di Fumane, Neandertal e le penne ornamentali
25 febbraio 2011

L’Università di Ferrara, la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, la Regione del Veneto – Dipartimento Cultura, la Comunità Montana della Lessinia – Parco Naturale Regionale della Lessinia, il Comune di Fumane e il Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini”, hanno il piacere di presentare una scoperta archeologica di straordinario interesse per la studio dell’Uomo di neandertal (Homo neanderthalensis ) e, in generale, per l’evoluzione umana, emersa in seguito a uno studio condotto su resti ossei di varie specie di uccelli (avvoltoi, aquila, falco cuculo, gracchio alpino, ecc.) provenienti da uno strato risalente a 44mila anni fa a Grotta di Fumane (Monti Lessini, Verona). I risultati aprono un nuovo scenario sul comportamento degli ultimi neandertaliani, dimostrando come questi nostri cugini scomparsi dall’Europa poche migliaia di anni dopo, si servissero delle ali o delle penne più spettacolari a fini ornamentali. Grazie al perfetto stato di conservazione delle ossa, è stato possibile analizzare questi reperti con moderne tecniche microscopiche e riconoscere tracce di tagli effettuati con strumenti in pietra, finalizzati al recupero delle ali e delle penne remiganti più vistose.

Oltre a retrodatare di decine di migliaia di anni questa pratica nella storia evolutiva umana (sinora considerata appannaggio di società più complesse, riconducibili esclusivamente ad Homo sapiens anatomicamente moderno), l’evidenza rafforza precedenti ipotesi che suggerivano un uso a fini simbolici e/o ornamentali di coloranti minerali da parte di Homo neanderthalensis per dipingersi il corpo.

L’ipotesi che i neandertaliani possedessero o meno delle capacità di espressione simbolica è stato uno dei più accesi dibattiti nella comunità scientifica archeologica e antropologica negli ultimi anni. La scoperta che si presenta rafforza l’opinione di quanti pensano che Neandertal avesse comportamenti astratti molto simili a quelli del contemporaneo H. sapiens anatomicamente moderno, e contribuisce a modificare l’immagine di “bruti” che per oltre cento anni ha ingiustamente accompagnato, nella letteratura scientifica e non, questo nostro stretto parente.

L’eccezionalità della scoperta è tale che per garantirne una diffusione a livello scientifico mondiale sarà pubblicata, nei prossimi giorni, nella prestigiosa rivista multidisciplinare Proceedings of the National Academy of Science (PNAS), Washington, USA.

Finanziato da Regione del Veneto, Comunità Montana della Lessinia, Comune di Fumane, Fondazione Cariverona e Roberto Gardina & C. s.a.s., lo studio è stato condotto dal Dipartimento di Biologia ed Evoluzione dell’Università di Ferrara (M.Peresani & M.Romandini) e dalla Sezione di Paleontologia del Quaternario e Archeozoologia del Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini” (A. Tagliacozzo, I.Fiore, M.Gala).


Tratto da:
http://www.veramente.org/wp/?p=4212


Da quando Lorenz ci dimostrò che gli Esseri Animali sono profondamente intelligenti e da quando si è diventati consapevoli che ogni specie animale, come quella umana è divenuta dal primo brodo primordiale all’inizio della vita sul pianeta, l’ottica con cui gli uomini guardano al mondo non è cambiata di molto.
Perché?
Perché non cambiare il punto di vista rispetto all’idea creazionista e diocentrica del cristianesimo?
Perché, per quanti sforzi faccia la cultura, i cristiani gestiscono la violenza sull’infanzia alimentando l’idea emotiva di egocentrismo che identifica l’individuo col dio padrone anziché trasmettere ai bambini l’idea di essere parte di un tutto nel quale devono imparare ad organizzare la nostra vita.
La scienza scopre, ma con grande difficoltà quelle scoperte vengono trasformate nella cultura popolare con cui affrontare il mondo e la vita.
E’ l’odio cristiano per l’uomo. Un uomo costretto in ginocchio davanti ad un dio padrone e illuso di essere creato a sua immagine e somiglianza: nell’illusione, milioni di bambini perderanno la loro vita incapaci di organizzare sé stessi nella loro esistenza.


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