domenica 30 gennaio 2011

Archivio trasmissioni di "Magia Stregoneria e Paganesimo" da Radio Gamma 5: per non dimenticare!

Archivio di Radio Pagana

Per non dimenticare.

Argomenti delle trasmissioni radio in rete.

Di che cosa parlavano i Pagani Politeisti nel 1997?

Di che cosa discutevano con la gene e con le persone chi non avendo mai usato una radio ha iniziato a discutere di religione, storia, attualità con i cittadini del Veneto confrontandosi sulle tematiche?

http://www.federazionepagana.com/radiopagana/1997-1.htm


L’archivio delle trasmissioni radiofoniche è ricchissimo e comprende 120 mesi dal 1996 al 2007.
Alcuni esempi:


1) Numeraria nell’Opus Dei. Sei uno zero Sei uno zero (Radio Maria). [45’08”L’Oco]. Presentazione della conferenza di Vicenza. [54’20”t.] Mano nera a Torino. [58’14” Francesca] L’agire con Giustizia alimenta Moneta. “Non parlare con il catechista cattolico”. [65’14”] “Attraverso questo albero hai contatto con me”. [67’40” Miranda]. [69’14”t.] Telepatia e l’empatia. [71’50” Padre Giuliano] Complimenti. [72’32”t.] Empatia con il circostante. Perseguitata dagli spiriti.



2) Santo Domenico di Guzman un tagliatore di teste umane. [29’00”] 1789 si ritagliano gli spazi di Libertà. [31’40”] Richiesta dei Sacrifici nel Paganesimo (Testa di cipolla). [34’50”t.] La serenità interiore. [40’06” Giampaolo] [42’00” Francesca] Rivoluzione francese. Franco Zizola e la negazione del sesso nel cristianesimo “La chiave nel pozzo”. [50’36” L’Oco] L’Agguato. [53’32”] “Perché Dio non interviene negli affari umani” Dio non esiste. [55’04”t.] Terrorismo della religione. [54’54” Cesarina] Soldi per le chiese! (e per mettere in ginocchio i bambini). Adozioni e istituti cattolici. [62’10”t.] Discorso di un cattolico. [62’40”Marco] “Do’ ragione sempre a tutti” Guarda le mani. [66’44” Angelo] Cristianesimo equivalenza di mafia. [71’04” Anna].


3) Bollettino dell’Istituto Mediterraneo Studi Politeisti. [20’06”] Rivista Kaos. [22’02”] La chiesa cattolica è la madre di tutte le sette e la setta attentato metropolitana di Tokio “Suprema Verità” (cose monoteiste). [25’06”] Il Mondo è sacro di se per se stesso. [27’50”] Orfeo e Dioniso. [29’20”] Sul concetto di vittoria e sconfitta riferito alla via per lo sviluppo della coscienza di se

Questo è un esempio delle infinite tematiche trattate.
Per il solo mese di gennaio 1997 vedi la pagina:

http://www.federazionepagana.it/radiopaganagennaio1997.html

Ascoltare trasmissioni così vecchie, quando i conduttori non sapevano parlare per radio, è sicuramente interessante. Come disse il mio maestro di Stregoneria: “A me non interessa come tu fai le cose, mi interessa che tu le faccia, ci provi e usi la tua volontà per affrontare la vita!”


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30 gennaio 2011
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
P.le Parmesan, 8
30175 – Marghera Venezia
Tel. 3277862784
e-mail claudiosimeoni@libero.it

lunedì 17 gennaio 2011

Seconda parte: La Stregoneria commenta le "idee" comuni sulla Ragione


Quando Lei dice:

“La ragione è la facoltà di elaborazione dei dati sensibili (esterni e interni). Può essere definita come l'insieme di regole e procedure seguite dalla coscienza nell'esercizio dell'intelligenza.”

Lei sta prendendo in considerazione sé stesso e quanto di sé stesso considera ragione.
Solo che quel sé stesso, come insieme razionale, lei non lo incontra nelle scelte del paramecio, dell’ameba, del virus o del battere.
Un conto è la pulsione di vita o volontà d’esistenza e un altro conto sono le strategie di specie o di individuo in cui veicoliamo la volontà d’esistenza sia come specie che come singoli Esseri.
Il ragionamento può essere risolto affermando che, comunque la visione della vita del virus, del paramecio, dell’ameba o del battere, sono comunque delle ragioni soggettive. Questo pone vari problemi; innanzi tutto su che cos’è l’intelligenza e in secondo luogo abbattere l’onnipotenza della ragione umana per assimilarla a quella dei virus e dei batteri e nessuna ragione umana è disposta a fare un’operazione del genere.

Infatti, Lei stesso scrive della ragione:

La ragione è la facoltà di elaborazione dei dati sensibili (esterni e interni). Può essere definita come l'insieme di regole e procedure seguite dalla coscienza nell'esercizio dell'intelligenza. Essa crea una mappa del mondo utilizzando la quale dirige le azioni. Ma tra i dati a disposizione della ragione non ci sono solo quelli della mappa. La ragione (l'intelligenza) sa che la mappa è solo una mappa, cioè sa anche che la mappa si riferisce a qualcos'altro, e quindi sa che per acquisire nuove informazioni deve interrompere il filtraggio (che effettua normalmente per restringere l'ambito della sua elaborazione alle informazioni già elaborate e inserite nella mappa - che altro non è che un sistema di definizioni e relazioni) e lasciar entrare informazioni prive di relazioni riconosciute con quelle già inserite nella mappa (e che quindi la ragione non sa ancora dove mettere). In sostanza si tratta di destinare una certa quantità di risorse (memoria e capacità di elaborazione) a elementi non immediatamente relazionabili e quindi non inseribili nella mappa. Questo garantisce una continua evoluzione e un continuo adattamento, a patto che le nuove informazioni vengano poi elaborate e inserite della mappa, arricchendola in quantità e qualità d'informazione.

E questo dà addito ad altre difficoltà di ordine pratico. I cardinali che condannarono Galilei erano talmente terrorizzati da non poter mettere i loro occhi dietro al cannocchiale e verificare di persona quanto Galilei diceva. La ragione di quei cardinali era preclusa a dei fenomeni. E questo vale per tutta la nostra vita. Per esempio, quanti fenomeni provenienti dalla “materia oscura” o fenomeni dovuti a risposte di modificazioni ambientali dovute “all’antimateria”, la nostra ragione ignora? Eppure, anche se ignorati alla nostra ragione, il nostro corpo vi si adatta fin dalla nascita della vita su questo pianeta. Questi adattamenti, che appartengono alla vita, sono ignorati dalla ragione la quale dà delle spiegazioni solo a posteriori e spesso del tipo: lo ha voluto dio!
Per affermare quello che dice Lei è necessario essere convinti che l’intelligenza, attribuita alla ragione, sia un oggetto in sé. E’ necessario affermare il non-sense secondo cui l’intelligenza risolve il problema anziché descrivere il problema a soluzioni date. Le faccio un esempio. L’uomo costruisce navi e barche e risolve i problemi di galleggiamento. Ma non sa perché. Dà varie spiegazioni, tutte irrazionali però funzionali. Poi, arriva Archimede e dà la spiegazione razionale. Alla soluzione data, Archimede descrive qual è il problema risolto. Quel “eureka” di Archimede altro non è che l’euforia di un’illuminazione dovuta ad un’emozione che ha disarticolato la sua ragione e l’ha ricomposta includendo il principio di galleggiamento. La cultura assorbe, tutti noi dovremmo conoscere il principio di galleggiamento (dillo a quelli che venivano derisi perché costruirono la prima nave in ferro), ma solo Archimede fece l’atto divino di ampliare la sua ragione mediante l’emozione che modificava la descrizione razionale del mondo vissuto. I virus e i batteri sono bravissimi in tutto questo: hanno costruito anche il nostro corpo in risposta alla pulsione di vita che li spingeva ad elaborare le migliori condizioni per continuare a vivere. In più non hanno la necessità di trasformare la loro azione in principio razionale.

Quando Lei dice nello specifico “lasciar entrare informazioni prive di relazioni riconosciute con quelle già inserite nella mappa” Lei sta parlando di “illuminazione”. In sostanza sta parlando di quell’atto per cui la struttura emotiva dell’individuo, dopo un processo di tensione-carica si scarica destrutturando la ragione in essere nell’individuo e, nella fase di rilassamento dalla scarica emotiva, la ristruttura su un piano diverso inglobando nuovi fenomeni del mondo e adattando al nuovo la ragione (che, fra l’altro mette in atto strategie di recupero del suo stato precedente).

Quando Padre Zeus fece la sua Titanomachia, altro non fece che rivendicare il diritto di far nascere nuovi Dèi attraverso le strategie di vita della Natura mediante la forma e la quantità. Tuttavia, sia i Titani che i figli di Urano Stellato, sono strutture fondamentali con cui Zeus ha fatto germinare la vita della Natura. Zeus è la ragione, la forma e la quantità; ma i Titani sono le pulsioni della trasformazione della vita (della ragione stessa) e i figli di Urano Stellato sono le emozioni: cioè la vita in sé.

Non esiste un’evoluzione mediante la ragione. La ragione registra e giustifica atti dei quali non comprende il senso. Il senso appartiene alla vita e alle pulsioni di vita, la ragione tenta di giustificarle. Secondo un’indagine sociologica, nei supermercati le scelte dei clienti obbediscono a dei criteri assolutamente irrazionali; partono da scelte che emergono dalla psiche profonda che la ragione ignora. Poi, una volta che il cliente ha fatto la sua scelta, allora la ragione dà delle spiegazioni: che sono dei Giudizi di necessità.

Lei dice:

Non vedo motivo per contrapporre la ragione ad altre (spesso indefinite o vaghe) facoltà di apprendimento. La percezione ha anch'essa una “ragione”, una razionalità, che è diversa rispetto alla ragione associata alla coscienza ordinaria. La ragione in generale non è altro che ordinamento (attraverso relazioni) ed elaborazione dei dati ricevuti attraverso tutti i canali di comunicazione disponibili. La percezione deve essere il risultato di una forma di elaborazione (quindi opera di una forma di ragione) perchè i dati forniti sono già strutturati e in relazione tra loro senza un intervento cosciente. Ad esempio vedo un uomo e una donna che camminano abbracciati. Le immagini dei corpi, ben distinti tra loro e la relazione spaziale tra loro e con l'ambiente circostante sono già definiti a livello percettivo, ossia inconscio (dal punto di vista della coscienza ordinaria). La ragione “ordinaria” elabora poi questa percezione, associando, ad esempio, il pensiero “quei due stanno insieme”.

Mi sembra ovvio che se io affermo che la ragione è una capacità per descrivere il mondo, devono esistere altri strumenti attraverso i quali la vita è venuta in essere. Se io affermo che la ragione umana arriva sulla scena della storia dell’uomo in epoca recente ( a seconda degli elementi con cui la significhiamo andiamo più o meno indietro nel tempo, quando l’uomo aveva la forma di una scimmia o la forma di un piccolo topo o quella di un rettile: sempre uomini sono, perché sono i nostri antenati, ma le ragioni che hanno sono diverse), altre pulsioni dell’uomo devo attribuirle ad altri strumenti. Non posso fare la stupidaggine di Platone che divideva il corpo dall’anima. E non posso fare le stupidaggini di religioni orientali che dividono la materia dall’energia, se non come modello discorsivo.

Sono perfettamente d’accordo che le infinite percezioni extrasensoriali abbiamo una loro razionalità nel senso che appartengono alla vita dell’uomo anche se sono trascendenti alla descrizione della ragione. Ma è proprio questa la divisione che io opero: io so che esistono un alto numero di elaborazioni profonde dei fenomeni del mondo in ogni soggetto della Natura. So che esistono fenomeni sconosciuti e non considerati dalla ragione che vengono elaborati in parti più antiche del cervello. E so che queste elaborazioni (proprio per la Titanomachia di Zeus) sono separate dalla coscienza razionale. Sono elaborazioni di percezioni proprie dell’uomo, ma trascendenti alla ragione.
Fermare la ragione per permettere a queste elaborazioni di emergere nella coscienza, è proprio dell’attività dello Stregone.
Nell’uomo qualunque queste si presentano sotto forma di illuminazioni; di intuizioni; di scelte irrazionali; qualche volta emergono in presenza di un grande pericolo davanti al quale la ragione perde il controllo della coscienza.
Costruire delle associazioni di idee nate dall’esperienza è una cosa abbastanza banale anche perché tutto sommato, le associazioni di idee nascono da preconcetti. Infatti nel suo esempio ignora l’altro aspetto proprio della ragione: se io voglio indurre in Lei il pensiero che “stiamo insieme” ci è sufficiente prendere una postura fisica e la sua ragione è ingannata. La ragione descrive il mondo, non lo vive e nemmeno lo penetra. Gli attori lo fanno normalmente. Gli inganni sono propri della ragione: è la ragione che presume. Non l’apparato emotivo. Proprio perché la ragione è una capacità descrittiva il giudizio che emerge dalla descrizione è un giudizio sempre fallace, non per questo non è necessario.
La ragione presume che l’attacco epilettico sia dovuto al demonio. Questa verità non viene messa in discussione. Solo la ricerca scientifica, il metodo induttivo, contrapposto al metodo deduttivo, apre le porte a soluzioni diverse dopo che le emozioni delle persone dicono che bruciare vive le persone accusandole di essere delle indemoniate è un atto criminale: lo ordinava il dio dei cristiani, la verità!

Quando Lei dice:

Quanto sopra lascia intendere una concezione del giudizio che, pur essendo quella più diffusa e appartenente al senso comune, considero falsa e deviante. Il giudizio, se vogliamo essere seri, non può mai essere “vero o falso”, “bianco o nero”. Se, una volta che ho deciso che una cosa è “vera”, mi comporto come chi ha la certezza che le cose stanno in quel modo, non sto esercitando la ragione. Perchè la certezza è estranea alla ragione, che invece è cosciente della provvisorietà e dell'incompletezza di ogni rappresentazione.

Il giudizio è sempre falso in quanto obbedisce a me, alla mia esperienza, alla descrizione che ne ho del mondo e alle idee preconcette che ho sul mondo. Non è falso nel senso che mi imbroglia, ma è falso nel senso che non è una verità in quanto è prodotto da fattori che la mia percezione isola da un contesto immenso.
E qui nasce un problema. Io non mi comporto in base al mio giudizio, ma mi comporto in base al mio intento. Non mi comporto in base ad un passato in cui il giudizio è emesso, ma mi comporto in funzione di un futuro possibile in cui il giudizio risponde ad una relazione contingente che mi ha obbligato ad emetterlo, ma del quale facevo tranquillamente a meno. Io vengo costretto ad emettere un giudizio, ma non ho bisogno di emettere un giudizio per affrontare la vita verità dopo verità (meglio Estia dopo Estia).
La ragione è fatta di certezze: tutti sono assolutamente certi che il Sole gira attorno alla terra. E uccidono per certificare questa certezza. Tutti sono assolutamente certi che il demonio si impossessa delle persone: e mettono sul rogo le persone, tanto sono certi della verità cui sono portatori. La ragione è certezza. Assolutezza. La scienza, con le sue scoperte, distrugge la certezza della ragione e la ricostruisce con una diversa conoscenza che diventa, in quel momento, una nuova certezza. La donna è un vaso in cui l’uomo mette il seme. E’ una certezza che condiziona la società. La donna contribuisce per il 50% al patrimonio genetico del nascituro: un’altra certezza che modifica la certezza precedente. L’ovulo sceglie lo spermatozoo più confacente e si apre a quello e solo a quello: è un’altra certezza!
Ognuno di queste certezze diventa verità apriori della ragione.
La ragione procede per certezze: dio ha creato il mondo! E’ una certezza sottoscritta da ogni ragione che considera sé stessa il dio creatore del mondo.


Continua nella terza parte.


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17 gennaio 2011
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
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lunedì 10 gennaio 2011

La Stregoneria commenta le "idee" comuni sulla Ragione - Prima parte


Da quanto ho capito, per ora, la differenza fondamentale sta nel significato che attribuiamo al termine “ragione”.

Io per ragione intendo una capacità descrittiva del mondo che hanno gli Esseri della Natura. Una capacità che si conchiude nella quantità e nella forma. Per estensione, in campo umano, ha il suo compimento della matematica e nelle sue formule in quanto ogni oggetto pensato e misurato occupa un posto nell’equazione che, nella testa delle persone si fa “pensiero parlato”. Io, partendo da questo presupposto, incontro uomini che hanno ragioni molto complesse ed articolate e uomini che esprimono ragioni molto povere.

Da quanto posso capire, Lei usa il termine ragione in maniera molto vicina a come la usavano gli illuministi quando contrapponevano la ragione alla superstizione e all’oscurantismo facendo nascere l’era dei lumi.
Lei dice:

La ragione non si oppone o contrappone a nulla, perchè la ragione vuole comprendere qualsiasi cosa, e non ha interessa ad escludere nulla. Ogni dato di fatto è per la ragione indiscutibile e irrinunciabile, per la ragione conta solo cio che è, e tutto ciò che è. I problemi sorgono quando la coscienza viene manomessa, imprigionata in una rete di inibizioni e coazioni imposta dall'esterno (dalla società costituita). A quel punto la ragione diventa una anti-ragione (una sorta di antimateria razionale).

Quando io leggo questo, nel mio sistema di pensiero non è ciò che “vuole la ragione”, ma ciò che vuole l’individuo dalla sua ragione. Ogni soggetto della Natura è innanzi tutto una “volontà di vivere” non è una “ragione”. La ragione, qualunque ragione, è un modo per veicolare e controllare la volontà di vivere. Quando nell’ipotetico brodo primordiale il primo essere separò sé stesso dal mondo in cui viveva facendo sorgere la coscienza, era spinto dalla volontà di vivere, non dalla ragione.
Se lei usa l’affermazione “perchè la ragione vuole comprendere qualsiasi cosa” attribuisce alla ragione una qualità che in realtà appartiene alla volontà di vivere del soggetto di cui la ragione è uno strumento.

Gli Illuministi non opponevano la ragione alla vita; gli illuministi opponevano la ragione all’oscurantismo cristiano. Opponevano una ragione aperta alla conoscenza (aperta allo sviluppo di quell’equazione matematica che è la conoscenza soggettiva dell’uomo) alle soluzioni oscurantiste che una ragione povera opponeva alla ricerca del sapere. In sostanza il dio padrone dei cristiani, il demonio dei cristiani, la vagina vergine della madonna, erano delle “descrizioni razionali” in cui gli uomini dovevano risolvere la loro “ricerca di verità” perché quella era la verità assoluta del mondo dettata da dio. Gli illuministi si oppongono all’oscurantismo con la “Dea Ragione”, cioè con una ragione portatrice di “volontà di espansione” capace di abbattere le barriere imposte dall’oscurantismo e di espandere il sapere. Gli Idola di Francesco Bacone sono un esempio.

Tutto questo scontro è all’interno della ragione, dipende da come noi interpretiamo i fenomeni del mondo. Sia che noi attribuiamo gli effetti degli spasmi al demonio o che noi li attribuiamo all’epilessia; sempre di ragione di stratta.

Quando lei dice:

A quel punto la ragione diventa una anti-ragione (una sorta di antimateria razionale). Applica filtri non più in base alle necessità temporanee di elaborazione delle informazioni, ma in base a leggi precostituite e prive di relazione con gli scopi della ragione stessa. Appare come asservita a una volontà esterna, anche se non sappiamo di che volontà si tratti, e a chi o cosa faccia riferimento. Infatti le costrizioni imposte dalla “civiltà” per mezzo delle religioni, le leggi dello stato, le regole morali, le tradizioni, le usanze, eccetera, spesso non sono funzionali a niente che riguardi la conservazione o l'evoluzione dell'individuo o della specie. Assomigliano piuttosto a processi di parassitismo, dal momento che buona parte dell'energia dell'individuo viene deviata verso azioni ed emozioni disfunzionali sia per l'individuo sia per la specie, anche se i “parassiti” restano invisibili (gli stessi detentori del potere sono personalità maniacali e coatte, quindi essi stessi vittima di questo “parassitismo energetico”).


Non fa altro che parlare di “tipi diversi di ragione”. Le regole morali appartengono alle categorie della ragione non della vita; le tradizioni, le usanze, le leggi, lo Stato, appartengono a forme di ragione. Di come la ragione vuole organizzare la vita dell’individuo. Da qui i conflitti fra ragioni diverse.
Conosco le idee di Freud e di coloro che sostennero che gli uomini barattarono la libertà per la sicurezza. Ma sono idee sul mondo che appartengono ad un individuo che stava combattendo contro la feroce educazione ebrea che aveva subito e che pensava l’uomo creato dal suo dio. Ben altri sono i meriti di Freud. Freud è colui che si inventa la stupidaggine della discendenza del monoteismo ebraico dal monoteismo di Akenaton; solo che, poveraccio, non sapeva che Mosè non era mai esistito. Combattere la ragione imposta mediante l’educazione comporta trasformazioni emotive che nulla hanno a che vedere con la ragione, ma che nella ragione hanno i suoi effetti come modificazione dei punti di vista soggettivi della ragione stessa.
La ragione è una protezione rispetto alla vita, ma diventa una barriera terribile e paurosa (alimenta la superstizione) quando da protezione si trasforma in dittatura e poi in padrona dell’individuo come autoidentificazione col dio padrone (la cui immagine lei stessa elabora) quando l’individuo non è più in grado di controllarla con la volontà di vivere.

Quando noi leggiamo un manuale di psicologia al termine emozione ci dice che l’emozione è una destrutturazione delle categorie razionali dell’individuo, coinvolgendo l’apparato neurovegetativo, che poi, quando l’emozione si esaurisce, la ragione dell’individuo viene ricomposta su un piano diverso da quello vissuto all’arrivo dello scoppio emotivo.

Spesso gli atei si fermano a Marx e alle sue idee sulla religione, ma spesso non lo hanno letto attentamente. Preferiscono citare il motto “la religione è l’oppio dei popoli”. E in effetti Marx esaurisce quella tensione della ragione oscurata dalla fede. Esaurisce quel processo di uscita dall’oscurantismo che è iniziato col Rinascimento Italiano (quando Boccaccio riscopre gli Dèi degli antichi) e passa attraverso il libertinismo, l’illuminismo, il positivismo, e si esaurisce nel materialismo storico e dialettico. Dopo Marx la storia cambia: cambia la descrizione della natura dell’uomo. C’è Darwin, Freud, le ricerche psicoanalitiche, ci sono diverse idee sulla vita, si scopre l’intelligenza degli animali, cambia la nozione di intelligenza, si scopre la genetica, nascono le scienze sociali, si scopre il ruolo della scienza neuronale, si scopre, oggi, l’intelligenza strategica delle piante, ecc.

Cambia la dimensione di leggere la vita.


CONTINUA NELLE ALTRE PARTI



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10 gennaio 2011
Claudio Simeoni
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martedì 21 dicembre 2010

Il Crogiolo dello Stregone e alcune puntualizzazioni sul come uso il concetto di Ragione. - Prima Parte


Ho ricevuto una serie di puntualizzazioni al Crogiolo dello Stregone in merito all'idea di RAGIONE.

Sono affermazioni alle quali intendo rispondere, ma penso che sia interessante far conoscere delle puntualizzazioni di chi ha letto qualche cosa.

Nei prossimi post, pubblicherò le mie osservazioni. Intanto ecco quella del mio interlocutore:


--


La ragione


Il termine “ragione” credo sia uno dei più ingiustamente bistrattati. Spesso si confonde ragione con razionalismo o con razionalizzazione, ossia con l'uso scorretto della ragione, che non è più ragione, ma anzi il suo contrario. Spesso si contrappone la ragione con “l'rrazionale”, l'”inconscio”, “il magico”. O anche si contrappone ragione e sentimento, ragione ed emozione.
Secondo me tutte queste contrapposizioni non hanno motivo di esistere. La ragione non si oppone o contrappone a nulla, perchè la ragione vuole comprendere qualsiasi cosa, e non ha interessa ad escludere nulla. Ogni dato di fatto è per la ragione indiscutibile e irrinunciabile, per la ragione conta solo cio che è, e tutto ciò che è. I problemi sorgono quando la coscienza viene manomessa, imprigionata in una rete di inibizioni e coazioni imposta dall'esterno (dalla società costituita). A quel punto la ragione diventa una anti-ragione (una sorta di antimateria razionale). Applica filtri non più in base alle necessità temporanee di elaborazione delle informazioni, ma in base a leggi precostituite e prive di relazione con gli scopi della ragione stessa. Appare come asservita a una volontà esterna, anche se non sappiamo di che volontà si tratti, e a chi o cosa faccia riferimento. Infatti le costrizioni imposte dalla “civiltà” per mezzo delle religioni, le leggi dello stato, le regole morali, le tradizioni, le usanze, eccetera, spesso non sono funzionali a niente che riguardi la conservazione o l'evoluzione dell'individuo o della specie. Assomigliano piuttosto a processi di parassitismo, dal momento che buona parte dell'energia dell'individuo viene deviata verso azioni ed emozioni disfunzionali sia per l'individuo sia per la specie, anche se i “parassiti” restano invisibili (gli stessi detentori del potere sono personalità maniacali e coatte, quindi essi stessi vittima di questo “parassitismo energetico”).
Nel seguito discuto del termine ragione, del suo uso e del suo significato, in riferimento ad alcuni pensieri tratti da scritti di Claudio Simeoni, che cito in caratteri corsivi.


L'insieme del mondo che riusciamo a descrivere mediante le parole si chiama "ragione". Quanto non riusciamo a descrivere mediante le parole lo chiamiamo "percezione", o altri nomi a seconda dei riferimenti che facciamo.
Il bastone dello Stregone è dunque formato da


la sospensione del dialogo interno, attraverso la quale l'Apprendista Stregone limita il potere assoluto della sua ragione;


la sospensione del giudizio attraverso la quale l'Apprendista Stregone percepisce nuovi fenomeni senza per questo descriverli o elencarli;

un atteggiamento sociale scettico attraverso il quale sviluppare se stesso senza sottomettersi socialmente.


Ma dire che la ragione consiste nell insieme del mondo che riusciamo a descrivere mediante le parole mi sembra fuorviante. Direi piuttosto:
La ragione è la facoltà di elaborazione dei dati sensibili (esterni e interni). Può essere definita come l'insieme di regole e procedure seguite dalla coscienza nell'esercizio dell'intelligenza. Essa crea una mappa del mondo utilizzando la quale dirige le azioni. Ma tra i dati a disposizione della ragione non ci sono solo quelli della mappa. La ragione (l'intelligenza) sa che la mappa è solo una mappa, cioè sa anche che la mappa si riferisce a qualcos'altro, e quindi sa che per acquisire nuove informazioni deve interrompere il filtraggio (che effettua normalmente per restringere l'ambito della sua elaborazione alle informazioni già elaborate e inserite nella mappa - che altro non è che un sistema di definizioni e relazioni) e lasciar entrare informazioni prive di relazioni riconosciute con quelle già inserite nella mappa (e che quindi la ragione non sa ancora dove mettere). In sostanza si tratta di destinare una certa quantità di risorse (memoria e capacità di elaborazione) a elementi non immediatamente relazionabili e quindi non inseribili nella mappa. Questo garantisce una continua evoluzione e un continuo adattamento, a patto che le nuove informazioni vengano poi elaborate e inserite della mappa, arricchendola in quantità e qualità d'informazione.
Non vedo motivo per contrapporre la ragione ad altre (spesso indefinite o vaghe) facoltà di apprendimento. La percezione ha anch'essa una “ragione”, una razionalità, che è diversa rispetto alla ragione associata alla coscienza ordinaria. La ragione in generale non è altro che ordinamento (attraverso relazioni) ed elaborazione dei dati ricevuti attraverso tutti i canali di comunicazione disponibili. La percezione deve essere il risultato di una forma di elaborazione (quindi opera di una forma di ragione) perchè i dati forniti sono già strutturati e in relazione tra loro senza un intervento cosciente. Ad esempio vedo un uomo e una donna che camminano abbracciati. Le immagini dei corpi, ben distinti tra loro e la relazione spaziale tra loro e con l'ambiente circostante sono già definiti a livello percettivo, ossia inconscio (dal punto di vista della coscienza ordinaria). La ragione “ordinaria” elabora poi questa percezione, associando, ad esempio, il pensiero “quei due stanno insieme”.

Se noi sospendiamo il giudizio viviamo con molta fatica nella società umana ed allora usiamo un espediente: il giudizio di necessità.


Il giudizio di necessità è quello che dice: io penso che quella cosa debba essere in quel modo e dal momento che debbo agire agisco di conseguenza, però, se scopro che le cose possono non stare in quel modo, torno immediatamente indietro, cambio il mio giudizio di necessità e modifico la direzione della mia azione.


Il giudizio di necessità mi consente l'azione ma non mi sottomette al giudizio espresso; mi consente di cambiare opinione ogni volta che al mio pensato si aggiungono nuovi elementi e nuovi fenomeni.

Quanto sopra lascia intendere una concezione del giudizio che, pur essendo quella più diffusa e appartenente al senso comune, considero falsa e deviante. Il giudizio, se vogliamo essere seri, non può mai essere “vero o falso”, “bianco o nero”. Se, una volta che ho deciso che una cosa è “vera”, mi comporto come chi ha la certezza che le cose stanno in quel modo, non sto esercitando la ragione. Perchè la certezza è estranea alla ragione, che invece è cosciente della provvisorietà e dell'incompletezza di ogni rappresentazione.
Simeoni esprime questo concetto per mezzo del “giudizio di necessità”, ossia un giudizio privato del suo carattere “normativo” e ridimensionato al suo ruolo pratico, di mezzo provvisorio e mutevole per indirizzare le azioni in base al proprio intento. Ma questo “giudizio di necessità” coincide allora col giudizio tout court, correttamente inteso. Infatti un retto giudizio non ha mai la pretesa di essere assoluto o immutabile, ma è cosciente dei suoi limiti.
Insomma, non c'è da sospendere il giudizio, ma l'attività coatta di processi pseudo-razionali, pensieri caotici o ossessivi, che interferiscono con la percezione, e l'azione di censura preventiva esercitata dai condizionamenti sociali. La ragione, da parte sua, si limita a elaborare la percezione senza pre-dirigerla (a meno che non si voglia coscientemente focalizzare un determinato aspetto).
La ragione ha i mezzi, non solo per emettere giudizi, ma anche per emettere giudizi sui suoi stessi giudizi. Quindi per giudicare l'attendibilità dei suoi giudizi.
La ragione sa di disporre solo di un numero limitato di informazioni estratte da una banca dati illimitata. Sa quindi che i suoi giudizi hanno sempre un margine di fallacia, una percentuale di probabilità di esser veri e una complementare probabilità di esser falsi. E' anche quel 'vero' è relativo, è sempre parziale, e quindi mai “vero al cento per cento”. La ragione tiene conto di questo e non conclude mai: “questo è così”, ma argomenta “questa descrizione di certi fenomeni, in base ai dati raccolti e alla loro elaborazione, ha molte probabilità di essere confermata da ulteriori osservazioni” e quindi “può essere provvisoriamente considerata come 'vera' e inserita nella mappa”. La quale mappa non è qualcosa di fisso ma è in continua evoluzione, crescita, perfezionamento. E' cioè una mappa dinamica.
Non solo la mappa è variabile, ma i suoi dati sono associati a un grado di probabilità variabile: non c'è vero o falso, ma diversi gradi di probabilità di esser vero, e anche questi valori di probabilità cambiano nel tempo (esiste anche una branca della logica, chiamata “fuzzy logic”, logica sfumata, che formalizza questi concetti)
Quello che Simeoni chiama “il potere assoluto della ragione” non appartiene alla ragione. Perchè la ragione sa di non poter esercitare, e non ha motivo di esercitare un potere assoluto. Il potere appartiene alla “ragione dell'ego”, dove per ego intendo una immagine statica e distorta dell'io (con la sua mappa alterata della realtà in cui l'io diventa il centro, in analogia con la concezione geocentrica del cosmo di secoli fa), che sostituisce l'io nelle sue funzioni.Il problema è la mappa statica. Se si ha una mappa statica e distorta, sarà impossibile dare giudizi esatti con sufficiente approssimazione. La quantità di interpretazioni errate sarà tanto più alta, quanto maggiore è la staticità e la distorsione della mappa.E il fatto che la mappa sia statica e distorta non è imputabile alla ragione, ma ai condizionamenti sociali, che, con insistenza e violenza, indirizzano l'attenzione verso certi aspetti della realtà e la distolgono da altri, impongono certe interpretazioni della realtà e ne vietano altre. O addirittura impongono realtà inesistenti, incoerenti, insensate, contrarie alla ragione, come nelle religioni monoteiste e nelle superstizioni di ogni genere.
Quindi non si tratta del “potere assoluto della ragione”, ma della manomissione della ragione, che viene ridotta allo strumento unidirezionale e maniacale della volontà di potere, quando questa si chiude in sè stessa, generando un “autismo del potere” nel quale l'autoaffermazione è l'unico valore, e perciò tende all'assoluto. Questo autismo ha una forma attiva e una passiva (sado-masochismo). La forma passiva implica una sorta di identificazione nel “padrone” e nella sua onnipotenza, che il masochista alimenta e cura con la sua incondizionata sottomissione. Come dire: non posso essere onnipotente ma posso diventare proprietà, e quindi parte, di un'entità onnipotente. Un tale sistema ha bisogno di rigore, di inflessibilità, di chiusura: i ruoli devono restare fissi, la mappa deve restare immutata, e ogni trasgressione deve essere punita (a alla trasgressione e la punizione si riduce l'unico dinamismo del sistema).
D'altra parte, se la mappa deve essere variabile, è chiaro che non deve esserlo troppo, deve comunque conservare un alto grado di stabilità, pur essendo continuamewnte disposta al mutamento. Perchè il mutamento non deve essere tale da causare un disorientamento, ossia un'incapacità temporanea ma durevole (o peggio, permanente, come nella malattia mentale) di rappresentare la realtà in maniera coerente e comprensibile.
Ma ora come ora, nella nostra “civiltà”, lo stato “normale“ della ragione è una sorta di delirio di onnipotenza, in cui la ragione finge e si auto-illude di aver raggiunto la sua irraggiungibile meta, la comprensione totale, blindando la conoscenza acquisita (la mappa) e dandola per verità assoluta, ignorandone qualunque incongruenza e qualunque lacuna. Così facendo la ragione, lungi dal divenire onnipotente, rinuncia a gran parte delle sue potenzialità, riducendosi a semplice meccanismo asservito a un unico compito ripetitivo e immutabile: la salvaguardia della mappa e delle sue relazioni interne, ossia delle sue verità e delle sue regole. Ma questa non è più ragione, in quanto ha ben poco di ragionevole, andrebbe caso mai chiamata 'pseudo-ragione egoica' o qualcosa di simile.
Sul ruolo della ragione, lo stesso Simeoni corregge il tiro quando parla del sapere e del chiedersi il perchè delle cose:


Nel Crogiolo mettiamo il chiedersi il perché delle cose. Attraverso quest'attività, mentre mescoliamo usando il nostro bastone, approfondiamo il nostro giudizio di necessità che diventa la nostra verità. La verità della ragione, la verità in grado di misurare la nostra capacità di chiederci il perché delle cose. La verità della spiegazione che ci pone la grande sfida: o l'individuo ne modifica i confini violandola continuamente o la verità si appropria dell'individuo mettendo fine al suo chiedersi il Perché delle Cose!


La ragione aumenta il suo Sapere dilatandosi. Le sue descrizioni e i suoi giudizi di necessità sono sempre più profondi e più articolati. Non è più una ragione povera e misera che finge di non vedere i fenomeni per non doverli spiegare, ma è una grande ragione attenta e curiosa al nuovo che le si presenta.


In sintesi, il concetto che voglio evidenziare, è che contrapporre la ragione a qualche facoltà di comprensione extrarazionale può solo portarci fuori strada: la ragione, puro strumento di elaborazione di informazioni, è l'unico mezzo per acquisire conoscenza, altrimenti si hanno solo percezioni, impressioni, dati grezzi, non elaborati e senza relazione con altri dati. E la ragione non ha limiti definiti, perchè ha i mezzi per rinnovare continuamente sè stessa.
Si tratta di usare la ragione in modo corretto, liberandola dai condizionamenti e dai pregiudizi, ma dobbiamo comunque tener presente che quando facciamo questo, stiamo sempre usando la solita ragione. Non qualcos'altro, ma la solita ragione purificata, disinfestata dai condizionamenti sociali. Altrimenti ci mettiamo alla ricerca di mitiche facoltà superrazionali, quando si tratta solo di riaggiustare e far evolvere quello che c'è. E' sufficiente accogliere i dati che normalmente non consideriamo, rimuovendo le inibizioni che ci inducono a scartarli, senza usare nessuna facoltà diversa dalla ragione per elaborarli e conferire loro un senso.
La sospensione del dialogo interno e del giudizio non sono estranei o “esterni” alla ragione, ma si svolgono nel suo ambito e con la sua supervisione, perchè ragione non significa applicazione coatta di un insieme di regole, nè azione mentale coatta nel momento in cui si dovrebbe lasciar spazio alla percezione, ma elaborazione cosciente dei dati vecchi e nuovi, che determinano una continua espansione e un continuo rinnovamento della mappa della realtà.

Il grande problema della ragione si ha quando si trasferisce il metodo dalla relazione fra gli Esseri Umani alla relazione all'interno del singolo Essere. Il singolo Essere Umano non è ragione, è magia!


Per voler semplificare dirò che il mio cuore batte comunque sia che io conosca la biologia della circolazione sanguigna sia che io non la conosca. Gli Esseri Umani nascono e crescono obbedendo a stimoli e leggi anche senza essere in grado di descrivere quegli stimoli e quelle leggi. I comportamenti che un soggetto ha obbedendo alla costruzione iniziale della propria struttura del DNA sono uguali sia che egli conosca l'esistenza di quella struttura che non la conosca.


L'individuo è magia in quanto anche se lui non è in grado di conoscere la propria struttura questa sviluppa un numero tali di stimolazioni per cui egli è in grado di crescere e svilupparsi comunque.


Ma la “magia” non è altro che una parte della realtà che la ragione non ha ancora rappresentato in maniera coerente e relazionata all'interno della sua mappa del mondo. Questo non significa che sia in conflitto, o estranea alla ragione. Ovviamente anche la magia si accorda con la ragione, solo obbedisce a leggi che la ragione non ha ancora definito e rappresentato. La circolazione sanguigna funziona senza l'intervento della coscienza (sarebbe meglio dire della coscienza individuale ordinaria), ma tuttavia segue delle leggi. E queste leggi, per come le conosciamo, sono ovviamente razionali, nè potrebbe essere diversamente, perchè la ragione è semplicemente l'ordine delle cose. E se si ritiene, come sembra asserire lo stesso Simeoni, che la coscienza pervada l'intero universo, allora perchè non supporre, come ipotesi più logica, che il nostro corpo, i nostri organi, siano guidati da una consapevolezza? Una consapevolezza diversa da quella di ciò che chiamiamo “io”, una consapevolezza inaccessibile alla nostra “coscienza di veglia”, ma pur sempre una consapevolezza, e un'intelligenza, capace di esercitare la ragione. Il funzionamento del nostro corpo, potrebbe benissimo essere guidato da un'insieme di consapevolezze distinte e interagenti. Tutto questo, se risultasse vero, non sarebbe affatto in conflitto con la ragione, anzi renderebbe più intelligibili molti fenomi che la nostra ragione, allo stato attuale delle sue conoscenze, non è in grado di comprendere.


L'individuo adulto è colui che si espande nel mondo in cui vive. Per farlo espone la sua struttura emozionale.

Il NON adulto nasconde la propria struttura emozionale dietro alla barriera della ragione, a dure corazzature razionalistiche con le quali giustifica la separazione fra sé e il mondo in cui vive.


Anche qui trovo una confusione di termini. La ragione non può, per sua stessa natura, costruire barriere che bloccano l'espressione e il libero scambio emozionale, perchè la ragione è onesta ricerca della verità, non ha alcun interesse a mistificare e nascondere. La ragione non conosce menzogna, ma solo le sue leggi intrinseche: le leggi della ragione, appunto, che non sono mai in contrasto con la realtà. La ragione cerca di comprendere la realtà, sa bene che falsificarla significa rinunciare a comprenderla. Nella frase precedente c'è ancora una volta confusione tra ragione in quanto tale, e ragione sabotata e distorta dai processi educativi e dalla costante pressione sociale. Sone queste distorsioni a produrre le barriere, sono i guasti della ragione, ossia l'irragionevolezza, a generare le barriere, non la ragione stessa.
Al di fuori della ragione c'è solo credenza nei miti: ossia prendere per realtà una descrizione o una fantasia, prendere per vero un racconto (mito) senza averne mai verificato la corrispondenza con la realtà dei fatti. Che porta alla distruzione dell'intelligenza, dell'autonomia, della libertà, della dignità dell'essere umano. Credere significa accettare il principio d'autorità, mentre la ragione non accetta alcuna autorità se non quella della percezione diretta dei fenomeni, e dei risultati dell'elaborazione dei dati percepiti (nei limiti del contesto in cui tale elaborazione dimostra validità ed efficacia).

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NOTA: non ho messo il nome del mio interlocutore, sono interessato ai concetti, non alle persone. Qualora me lo chiederà sarò ben felice di mettere le indicazioni che vorrà.

Questo è quanto mi invia.
A questo oppongo le mie "ragioni"


Entra nel circuito del pensiero religioso, sociale, economico ed etico della Religione Pagana!

21 dicembre 2010
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
P.le Parmesan, 8
30175 – Marghera Venezia
Tel. 3277862784
e-mail claudiosimeoni@libero.it


sabato 11 dicembre 2010

Presepe Pagano rappresenta la vita

Il presepe Pagano; il presepe che rappresenta la vita
http://www.youtube.com/watch?v=PqvrF6TP9fg
Gli Dèi sono la vita nel suo eterno scorrere e noi ne siamo parte



domenica 5 dicembre 2010

Gli infiniti modi per percepire e descrivere la realtà in cui viviamo conosciuti dalla Stregoneria: qualche volta anche la neuroscienza ci arriva!


La neuroscienza scopre l’acqua calda: in Stregoneria abbiamo sempre sostenuto che la percezione del mondo è una questione di trasformazione soggettiva. Per esempio, in una mia conferenza dal titolo: “La percezione, la vista e i sensi in Stregoneria – Claudio Simeoni” che ho anche caricato da un paio di giorni su You Tube in tre parti, ma registrata un paio di anni or sono, la questione è ben spiegata.
Prima, seconda e terza parte, la trovate a questi indirizzi:

http://www.youtube.com/watch?v=tL-evpoRlcg

http://www.youtube.com/watch?v=OlQRilQftOI

http://www.youtube.com/watch?v=KUQvcj5EllA

Poi arriva la neuroscienza e ti conferma il carattere soggettivo della percezione visiva e sensoria della realtà in cui viviamo.
Riporto il lancio dell’ANSA di quattro ore fa’:


Cervello ci inganna su dimensioni cose
Dipende da grandezza area della vista


(ANSA) - ROMA, 5 DIC - Il mondo e' pieno di illusioni ottiche e il ''grande illusionista'' e' il nostro cervello: gli oggetti non sono uguali per tutti, le loro dimensioni dipendono dalle dimensioni del nostro cervello, da quant'e' grande l'area neurale deputata alla vista. Lo dimostra uno studio del Wellcome Trust Centre for Neuroimaging (Londra). Gli esperti hanno misurato le dimensioni della corteccia visiva primaria dei volontari e osservato che, piu' piccola e' tale area, piu' forti sono le illusioni ottiche.

Tratto da:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2010/12/05/visualizza_new.html_1673403168.html


La cosa l’ho già trattata alcune centinaia di volte ne IL CROGIOLO DELLO STREGONE.
Perché è importante sapere che la realtà che descriviamo del mondo in cui viviamo è di carattere soggettivo?
Perché la descrizione che noi abbiamo della realtà, dal momento che è soggettiva, si può espandere e moltiplicare; se la realtà fosse esattamente quello che noi vediamo, allora non ci sarebbe sviluppo nella capacità di penetrare la realtà e costruire diverse idee della realtà stessa. La realtà non è “diversa” da come noi la percepiamo; ma esistono un infinito numero di fenomeni che noi non consideriamo ed esistono un infinito modo di percepire la realtà in cui noi viviamo e, per conseguenza un numero infinito di soluzioni da adottare per adattarci ad essa.
Solo i cristiani considerano la realtà immutabile in quanto creata da un dio pazzo e cretino: la Religione Pagana è cosciente che la realtà è infinitamente più complessa di quello che noi percepiamo e infinitamente più ingannatrice di quello che la nostra ragione vorrebbe farci credere. Per questo in Stregoneria si pratica l’autodisciplina nella percezione del mondo per impedire al mondo, per come lo percepiamo, di impadronirsi del nostro giudizio rendendoci prigionieri della verità. La verità rende schiavi di un giudizio che non tiene conto di tutti i fenomeni che noi non percepiamo del mondo.
Ogni tanto anche la scienza riesce a scoprire ciò che la Stregoneria, nel suo abitare il mondo, ha sempre saputo.


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05 dicembre 2010
Claudio Simeoni
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sabato 4 dicembre 2010

Facebook, lo scopo dell'analisi sociologica della netnografia e l'aggressione sociale degli individui e delle regole sociali


Si considera un insieme di persone che si incontrano su Facebook con degli interessi comuni e si analizza la dinamica dei messaggi in relazione agli interessi del gruppo e si studia come intervenire..
La dinamica dei messaggi, le cascate di risposte, i “mi piace”, rappresentano segnali di un insieme emotivo che viene analizzato nelle espressioni dei bisogni soggettivi.
Ad esempio, gli appassionati di vino fanno i loro gruppi su Facebook esprimendo pareri sul vino, i vari vini, gli abboccati e le loro preferenze.
Un venditore di vino ne analizza i messaggi e mette insieme le caratteristiche che deve aver un vino per essere un vino di successo in quello ambiente che assume a campione della sua sperimentazione. Un gruppo numeroso su Facebook che superi i 500 iscritti è un gruppo significativo su cui testare qualunque tipo di vino e, per estensione, qualsiasi prodotto commerciale. Inoltre, lo stesso metodo è usato non solo per i prodotti commerciali, ma ogni oggetto, attorno al quale si forma un gruppo di opinioni. Ogni interesse attorno a cui si forma un gruppo è trattato come un prodotto: da una posizione politica ad una posizione religiosa che si sviluppano attraverso opinioni anche, e soprattutto, conflittuali. La conflittualità ha il privilegio di costringere i contendenti a mettere in campo tutte le loro opinioni per poter prevalere nei confronti di un avversario di opinioni opposte. Questo permette all’analista di accedere ad un grande bagaglio di espressioni verbali che veicolano tensioni emotive. Dati reali sui quali costruire progetti di intervento sul gruppo stesso.
Le tradizionali analisi statistiche non sono efficaci. Il gruppo di Facebook fornisce dati utilizzabili dalla statistica ben più omogenei. Il gruppo si forma attorno ad un’idea o ad un oggetto, sia per appoggiarla che per combatterla. Mentre la tradizionale raccolta dati di un’analisi statistica si basa su un campione di persone rappresentativo della popolazione e le opinioni di quelle persone sono risposte a domande, ma non esprimono né conflittualità né interesse soggettivo per l’oggetto della statistica al punto tale da poter mascherare opinioni o desideri in quanto la persona intervistata vuole mostrare sempre il meglio di sé anche quando le sue opinioni, nella realtà delle sue scelte più o meno immediate, rispondono a pulsioni e desideri dei quali si vergogna, nel gruppo i Facebook le risposte sono sempre legate all’oggetto del discutere o mirate ad aggredire chi discute dell’oggetto o per come ne discute.
Nel gruppo su Facebook la persona si maschera, ma non si maschera la sua opinione. Inizialmente Facebook vietava nomi falsi o di fantasia, ma poi ha rilevato che gli conveniva permettere alle persone di usare nomi falsi e di fantasia perché l’interesse di Facebook non stava nel nome, ma nell’opinione e l’opinione era tanto più significativa quanto più l’individuo poteva, nell’esprimerla, proteggere la propria identità. Almeno rispetto al suo interlocutore.
Facebook è diventata un’organizzazione per rubare le opinioni: sulle opinioni si confezionano prodotti da imporre o idee da imporre.
E’ sufficiente l’analisi del gruppo e delle sue opinioni attorno ad un oggetto, dopo di che si confeziona un oggetto che porti le persone nella direzione voluta e lo si confeziona prendendo spunto dalle opinioni più importanti, vincenti o guida, del gruppo stesso.
Vale per un vino che da troppo pastoso diventa semifrizzante (o viceversa) si tratta delle opinioni di un gruppo che da radicali diventano moderati al fine di aggregare persone attorno ad un’idea o ad un progetto personale fatto passare per un’idea.
L’analisi dei messaggi in Facebook permette alle aziende, partiti politici, gruppi di opinioni e quant’altro, di strutturare la propria maschera per ingannare e creare consenso.

Questo lo avevo già evidenziato nella mia esperienza. Fai un gruppo e improvvisamente appaiono persone che diffamano, offendono e creano delle “idee” o “millantano delle idee” che hanno lo scopo di creare un consenso, quasi sempre un consenso all’interno di vasi vuoti, proprio per impedire alle persone che frequentano Facebook di formulare delle idee o di mettere in moto il loro senso critico.
Mi ero spesso chiesto qual era il criterio con cui Facebook aggrediva le persone sospendendogli l’account e accusandole in spregio alle più elementari norme sociali.
L’azione non è dettata da norme sociali o di “giustizia” come noi le pensiamo, ma dagli interessi di controllo sociale delle persone.
L’interesse di Facebook è quello di “rubare le opinioni” e per farlo deve allontanare da Facebook chiunque innesti nei gruppi il senso critico che, mettendo in allarme l’attenzione dei frequentatori di Facebook, di fatto, altera l’opinione e rende inutilizzabili tutta una serie di messaggi. Un po’ come nel lavoro di statistica che si eliminano quelle percentuali estreme per costruire una madia.

La cosa era studiata già da tempo dalle università:


MARKETING
Così le aziende inseguonole tribù dei social network
Si chiama "netnografia" la nuova disciplina che studia gli utenti Facebook e Twitter con gli strumenti dell'antropologia. Individuando dinamiche e opinion leader del popolo web, i grandi marchi conquistano nuovi clienti
di PAOLO PONTONIERE


CAPIRE i gusti delle tribù del web, domandarsi come si orientano i clan dei social network, chi sono i suoi opinion leader e quali sono gli argomenti che usano per far prevalere il loro punto di vista. In una parola, comprendere come si sviluppa un'idea forte nell'era dell'internet. Può essere un mero esercizio intellettuale, oppure una mossa per fare un sacco di quattrini. Un esempio? La Campbell Soup, l'azienda produttrice di cibi in scatola resa famosa da Andy Warhol con 32 dipinti negli anni Sessanta: utilizzando una intelligente strategia internet, la ditta statunitense è riuscita a rendere i suoi prodotti popolari tra i giovani, un segmento del mercato nel quale non era riuscita a sfondare utilizzando le tecniche del marketing tradizionale, e a spingere il suo fatturato oltre la soglia degli 8 miliardi di dollari l'anno. Il suo segreto? La Netnografia, ovvero l'arte dell'applicazione degli strumenti tradizionali dell'antropologia culturale e dell'etnografia nell'analisi delle interazioni che avvengono sul web.

"Dall'avvento del commercio elettronico e degli acquisti online avevamo perso terreno", afferma Ciara O'Connell, una dirigente della casa statunitense. "Nel passato molti dei nostri clienti facevano riferimento alle nostre ricette per preparare la cena, ma con il popolo dei social network questo non avveniva più". Così i netnografi della Campbell hanno cominciato a studiare perché la gente si scambia le ricette, come, quando, chi orienta il gusto. "Le tecniche del marketing tradizionale non riuscivano a varcare nemmeno la soglia dei social network", ha aggiunto la O'Connell. "La netnografia al contrario ci ha dato la possibilità di studiare le interazioni che hanno luogo tra i consumatori in maniera diretta. Ci ha dato la possibilità di incanalare le esigenze dei nostri clienti in maniera vera ed emozionale".

Le analisi dei netnografi sono state così utilizzate per creare un sito web che in poco più di un mese è passato da 120 mila ad oltre 1 milione di visitatori mensili. Ad attrarli sono applicazioni come "Tips for busy cooks" (suggerimenti per cuochi indaffarati), "Portion Control", (il sorvegliante delle porzioni) e "Search by mood" (cerca ricette in base al tuo stato d'animo). La Campbell ha scoperto che i consumatori hanno un debole per lo scambio di suggerimenti su come usare le sue salse, come accoppiarle con formaggi e grissini e come combinarle con i prodotti di altre aziende.

E quello della Campbell non è un caso isolato. Ad usare la netnografia ci si sono messe anche la Coca-Cola, la American Express, la Adidas, la Bmw, la Swarovski e la Beiersdorf, per citare solo alcune delle maggiori aziende.
La Adidas, per esempio, ha usato la netnografia per studiare le abitudini dei collezionisti dei suoi modelli, riuscendo a creare nuove scarpe di successo. La Listerine, un'azienda statunitense che produce collutori per l'igiene orale, ha scoperto che molti utenti associano il colore dei suoi sciroppi con gli alieni e che altri trovano che il loro odore gli ricordi le case dei nonni. Uno studio delle parole usate dai clienti di Starbuck e di Pete's Coffee - le principali catene di caffè statunitensi - ha inoltre rilevato che questi tendono a sviluppare un proprio gergo, quasi che se si trattasse del linguaggio d'un paese straniero. Adesso le due aziende usano questo particolare vocabolario per stabilire un legame emotivo con i loro clienti abituali e per attrarre quelli della concorrenza. La Matchstick canadese, una delle maggiori distributrici di telefonini del paese, ha infine scoperto che alcuni blogger sono in grado di condizionare profondamente il discorso relativo ad un prodotto persuadendo altri ad adottare il loro punto di vista.

Sul fronte della netnografia non operano solo le grandi aziende, ma anche le più importanti istituzioni scientifiche. Gli antropologi dell'universo binario vengono da istituzioni come il Mit di Cambridge, la York University of Toronto e la Stanford University di Palo Alto. Alla York University, in particolare, insegna Robert V. Kozinets, ritenuto il padre della nuova disciplina e creatore della stessa parola "netnografia".

Dalla Stanford University, invece, è uscita probabilmente una delle creazioni più divertenti in materia: applicando i principi della netnografia alla tecnologia led, un gruppo di studenti è riuscito a creare una "World Mood Light", un cubo luminoso che muta colore a seconda dei sentimenti espressi dai post degli utenti di Twitter in tutto il mondo. La World Mood Light 1 cambia colore ed intensità a seconda dell'umore dei messaggi pubblicati sul social network. Più sono numerosi ed emotivi, più intensi diventano i colori: rosso per la rabbia, giallo per la felicità, blu per la tristezza, bianco per la rabbia, e così via.

Tra tutti i social network Twitter sembra essere emerso come il luogo prediletto dai netnografi per far galoppare la fantasia, perseguendo obiettivi che spaziano dalle inchieste commerciali a quelle di carattere investigativo e politico. Le varie applicazioni - Summarize, Tweetscan, Hashtags, Twitterverse, Tweetstats, Twittercensus e Xvision - seguono tutte l'evolversi del gusto e del pensiero degli utenti Twitter sulle maggiori questioni del momento. Diventando così anche strumento di analisi politica e giornalistica.

"La netnografia è stata tradizionalmente usata dai mareketers per creare fenomeni commerciali", afferma Mirco Mannucci, fondatore della Holomathics e creatore di Tweeteretica, uno di questi software. "Noi la applichiamo alla politica, all'analisi e all'inchiesta giornalistica, cercando di localizzarla quanto più possibile e di comprendere le sue relazioni con gli altri discorsi che si svolgono in rete e il suo livello di influenza". E così, mescolando la politica con il marketing e la matematica, e l'analisi comportamentale con internet, la netnografia sta gradualmente diventando la chiave di volta attraverso cui le aziende, i politici e i media riescono a decifrare e condizionare gli umori di una cittadinanza i cui interessi si posizionano sempre più spesso all'incrocio tra società reali e popolazioni che vivono in mondi intangibili.
(02 novembre 2010)


Tratto da:
http://www.repubblica.it/tecnologia/2010/11/02/news/netnografia-9645149/?ref=HRERO-1




Gli esperimenti radunando il popolo virtuale sono portati avanti da oltre 10 anni con i gruppi NG e con gli E-Groups, ma solo Facebook è riuscito a costruire una partecipazione attiva all’interno di un’illusoria libertà che Facebook sta alimentando nell’illusione eliminando i profili di tutte le menti critiche iscritte.
Tutti possono fare quello che vogliono, meno “tizio”, “caio” e “sempronio”, che vengono cancellati perché disturbano la raccolta dati.
A chi interessa se “caio” viene cancellato? Avrà fatto sicuramente qualche cosa di riprovevole: il padrone ha sempre ragione! Più semplicemente introduceva il concetto di critica. Mi ricorda Wikileaks. Wikileaks non fa nulla di male: svela ciò che qualcuno vorrebbe tener segreto. Non tanto perché la cosa è segreta, ma per non dare “pezze d’appoggio” a ciò che tutti sanno. Wikileaks è come il bambino che urla: “Il re è nudo!”. Al contrario, Facebook elabora gli inganni partendo dall’analisi delle predilezioni dei gruppi, sia quando si parla di un vino, di un formaggio, di idee politiche, sociali o religiose. Tutto diventa un prodotto da trattare attraverso l’analisi dei bisogni e dei desideri e tutto può essere, all’occorrenza, controllato o falsificato.
Il gruppo “Spostare il Vaticano in Groenlandia” è stato cancellato perché Facebook non riteneva opportuno dare voce a chi vive con sofferenza le attività criminali del Vaticano in Italia: le idee di quel gruppo non erano controllabili, non erano economicamente sfruttabili, l’analisi sociologica dei frequentatori ha dimostrato che erano portatrici di un livello di critica talmente elevato che Facebook non poteva controllare le idee dei frequentatori di quel gruppo.
Allo scopo esistono in Facebook torme di devastatori per le idee che non devono girare o che non devono aggregare. Sono i “devastatori” che, favoriti da Facebook, impediscono a chi frequenta l’ambiente di discutere e seminare. In questo, sicuramente il fondatore di Facebook trova molte affinità con Bush.
Qualunque cosa scrivete su Facebook venite analizzati e l’analisi porta ad elaborare schemi di inganno e di truffa per l’intera società. Se è solo per un rossetto, poco male, ma quando si tratta di costruire idee sociali aggressive per difendere interessi politici e sociali, allora il male entra nella devastazione dei principi fondamentali della Costituzione.


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05 dicembre 2010
Claudio Simeoni
Meccanico
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sabato 20 novembre 2010

La psicologia scopre l'acqua calda: Il futuro si può sentire? E la conoscenza della Stregoneria.


Biennale Venezia 2009, padiglione Marocco. illustra molto bene la psicologia che partendo dal creazionismo monoteista fatica a capire il mondo in cui l'uomo vive. Preferisce non vedere e stupirsi quando si leva le mani dagli occhi.
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Questo psicologo ha scoperto Padre Cronos?
Se avesse avuto un po’ di preparazione culturale, saprebbe che Padre Zeus, per costruire la ragione, della quale gli uomini si fanno tanto vanto, ha combattuto contro Cronos ritagliandosi l proprio spazio (letteralmente) nella dimensione del tempo sia come tempo in sé che come mutamento del presente che alla ragione appare solo come presente dopo presente.
Ogni Essere Umano vive in altri due mondi oltre a quello razionale, uno è il tempo e l’altro è il mondo emotivo. I tre mondi si intersecano e si riversano l’uno nell’altro, ma sia l’uno che l’altro limitano gli interventi dell’uno e dell’altro solo nella misura in cui i rispettivi mondo permettono intrusione senza che tale intrusione rompi l’equilibrio specifico dei mondi.
E’ uno dei segreti della Stregoneria che viene rivelato dalle Antiche Religioni mediorientali e greca con Urano Stellato (l’emozione che costruisce e determina la vita) che comprende Cronos come mondo (il tempo in sé come mondo) che, a sua volta, comprende Zeus con la ragione che rappresenta nello spazio. Lo spazio di Zeus è ritagliato nello spazio di Cronos che a sua volta è ritagliato nello spazio di Urano stellato. Se preferite, il mondo della ragione è un’infima porzione del mondo del tempo che a sua volta è un’infima porzione del mondo emotivo. Ognuno di noi analizza il mondo dal punto di vista emotivo e ne riversa un’infima parte nel mondo del tempo che ne riversa un’infima parte nel mondo della ragione o della quotidianità come noi vogliamo chiamare la vita di tutti i giorni.

Pertanto dentro di noi c’è la dimensione tempo come trasformazione del presente che viviamo in base alle modificazioni che introduciamo in quel presente. Questo avviene perché gli oggetti del mondo in cui viviamo non li “consideriamo” solo per la loro forma e per la loro quantità, ma per le azioni che mettono in essere nell’ambiente e per il carico emotivo con cui gli oggetti del mondo agiscono.
La ragione può ignorare che noi facciamo questo, ma noi lo facciamo!
Noi abbiamo sempre la “sensazione” del futuro che sta emergendo dal presente che viviamo. Dovrebbe stupire, invece, il perché quel futuro lo percepiamo in maniera incerta. Questo è dovuto all’educazione. Un’educazione, quella monoteista, cristiana in particolare, che separa l’individuo dalle sensazioni interne e le blocca sostituendo alla capacità dell’individuo di far affluire alla propria coscienza le sensazioni e le elaborazioni profonde di fenomeni “inusuali” del mondo in cui vive. Le blocca con fenomeni psichici che noi chiamiamo allucinazioni, idee preconcette, illusioni, certezze, fede, speranza, ecc. Idee preconcette, certezze, illusioni, credenze, fede, bloccano l’afflusso al cervello di elaborazioni soggettive facendo diventare eccezionale quel momento in cui, rompendo l’accerchiamento della fede, della certezza, dell’idea preconcetta, dell’illusione, lo stimolo dell’elaborazione profonda si presenta alla nostra coscienza sotto forma di intuizione, illuminazione o, più spesso, di sensazione (certezza, disagio, eccitazione, tensioni di vario genere).

La psicologia, come questo personaggio, anziché partire dall’uomo nel mondo in cui vive e abita da miliardi di anni, parte dall’idea preconcetta della creazione e del mondo che è in sé (e solo) forma e quantità o verbo (parola) finendo per chiudere la vita dell’individuo all’interno di forme di superstizione.
Questo personaggio scopre che le persone hanno la sensazione di un futuro possibile. Un futuro che sentono anche se, quando si tratta di descrivere, descrivono la loro sensazione attraverso ciò che loro conoscono (hanno avuto esperienza) e che ha prodotto in loro quella sensazione.

Per questo motivo gli idioti, come fa capire questo articolista, vanno alla ricerca di “armi di distruzioni di massa” (capacità PSI) che consentono a chi le possiede di conoscere il futuro. Non si rendono conto che non c’è un “futuro da conoscere”, ma un presente da vivere appieno e che, vivendo appieno il presente, le sensazioni dell’individuo sono in grado di rivelare un presente successivo a questo date le azioni che si mettono in campo e date le reazioni di adattamento soggettivo che il mondo, in cui quelle azioni vengono messe in campo, reagisce e si adatta.

E’ come per il cervello nello stomaco che le Streghe e i cercatori di erbe usano benissimo e che, invece, i cristiani sono educati ad ignorarne le sensazioni (quelle legate alla conoscenza e alla capacità di affrontare il nuovo) che da quel cervello provengono perché “peccaminose” o semplicemente perché, per loro, non esistono.

Riproduco l’articolo, preso da La Repubblica, ricordando quanto di questa questione io abbia parlato nel Crogiolo dello Stregone da oltre 20 anni. Poi, ogni tanto, qualche psicologo o psicoanalista, scopre l’acqua calda:


LA RICERCA
Il futuro "si può sentire"
Uno studio divide gli psicologi
Una delle più importanti riviste americane di psicologia pubblicherà il lavoro di un professore che sostiene di aver dimostrato che gli eventi non ancora accaduti possono influenzare quelli presenti. La comunità scientifica è scettica
di GIULIA BELARDELLI

12 novembre 2010

NON c'entrano i tarocchi, né la palla di cristallo e nemmeno i fondi di caffè. Il futuro si può "sentire". A dirlo non è un manipolo di chiaroveggenti e fattucchiere ma un gruppo di scienziati della Cornell University 1 di Ithaca, nello Stato di New York. Il loro articolo, intitolato appunto "Feeling The Future", è il primo studio su fenomeni tipicamente considerati paranormali a essere stato ammesso su una rivista di psicologia "seria", in questo caso il Journal of Personality and Social Psychology 2.

Finora, frasi del tipo "me lo sentivo" o "sapevo che sarebbe successo" sono sempre state bollate dalla scienza come pure suggestioni. Daryl Bem e colleghi, tuttavia, sono convinti che non sia così. Per dimostrarlo hanno aspettato otto anni, nel corso dei quali hanno raccolto una "massa critica di dati" sufficiente a contrastare le obiezioni dei revisori che avrebbero passato al setaccio il loro lavoro. E ci sono riusciti: l'articolo uscirà entro fine anno ma ha già suscitato un dibattito destinato a fare parecchio rumore.

Indagando il fattore "psi". Il termine chiave con cui psicologi e altri studiosi si riferiscono a fenomeni inspiegabili è il fattore "psi": con questa lettera greca, spiega Bem nel suo articolo, "vengono indicati tutti quei processi anomali di trasferimento di energie e informazioni che non hanno una spiegazione fisica o biologica". Tra questi, la telepatia, la chiaroveggenza, la psicocinesi (ovvero l'influenza apparente di pensieri e intenzioni su processi reali indipendenti), la precognizione e la premonizione di eventi futuri. La grande maggioranza del mondo accademico, soprattutto in psicologia, non crede in questi fenomeni, eppure il rigore scientifico degli esperimenti presentati da questo professore della Cornell University 3 - che per inciso è sì un appassionato di fenomeni paranormali, ma anche uno psicologo stimato a livello internazionale per i suoi lavori sulla percezione del sé - ha lasciato attoniti anche i più ferventi oppositori dell'esistenza di psi.

Prevedere il futuro. Per riuscire a dimostrare l'esistenza di una "specie di relazione" tra eventi che devono ancora accadere e le decisioni che prendiamo nella vita quotidiana, lo psicologo ha esaminato oltre mille studenti volontari, sottoponendoli a nove esperimenti. La novità dell'approccio sta nell'aver preso in considerazione fenomeni ben noti, invertendone però l'ordine logico-temporale. In sintesi, ciò che di solito viene interpretato come la causa di un comportamento, negli esperimenti è stato mostrato o raccontato solo dopo il verificarsi dell'evento stesso. I risultati - considerati statisticamente rilevanti in otto casi su nove - hanno mostrato che i processi analizzati funzionano anche se la causa arriva dopo la scelta, come se le nostre azioni fossero il frutto di qualcosa che deve ancora avvenire.

Sperimentare la premonizione. In uno di questi esperimenti, ad esempio, Bem ha testato un fenomeno psicologico studiato a lungo: il priming affettivo. Nello scenario classico una persona, dopo aver osservato un parola su uno schermo, deve giudicare nel più breve tempo possibile se un'immagine è piacevole o meno. Da tempo è stato notato che se la parola che precede l'immagine ha un significato inverso rispetto alla figura (ad esempio, l'aggettivo "brutto" e un disegno piacevole) le persone impiegano più tempo a rispondere. Il ricercatore americano ha dunque rigirato l'esperimento: i partecipanti vedevano l'immagine e dovevano esprimere un giudizio prima di leggere. Stranamente, anche in questo caso quando la parola (scelta casualmente dal computer solo dopo la risposta) aveva un significato opposto, i soggetti impiegavano più tempo a esprimere un giudizio. Allo stesso modo, Bem ha testato altri effetti psicologici come l'attrazione verso cose piacevoli, l'istinto ad allontanarsi dai pericoli, la facilità con cui si richiamano parole e oggetti già visti: in tutti i casi, ha invertito l'ordine temporale, ottenendo sempre come risultato la conferma della retroattività della causa.

Fisica o evoluzione? Riguardo le origini di questa capacità, lo psicologo non ha dubbi: una volta apparsa, psi è stata selezionata positivamente per gli indiscussi vantaggi che porta con sé. La possibilità di predire la presenza di pericoli così come di prevedere dove c'è qualcosa di attraente avrebbe conferito e continuerebbe a conferire benefici notevoli a chi la possiede. Ma come giustificare tali fenomeni? Su questo Bem mette le mani avanti, scrivendo che spesso nella scienza i dati empirici arrivano quando le spiegazioni non sono state ancora neanche immaginate e che varie altre teorie ritenute impossibili si sono poi rivelate vere. A metafora delle sue scoperte, prende l'esempio della meccanica quantistica: all'inizio - ricorda lo psicologo - anch'essa fu oggetto di numerosissime critiche, eppure oggi è la teoria su cui poggia gran parte della fisica moderna

Le reazioni. Com'era prevedibile, lo studio ha suscitato un certo clamore nel mondo accademico. A passarlo al vaglio è stato un team di quattro revisori, che pur avendo suggerito delle modifiche non hanno riscontrato alcuna incongruenza di fondo. "Personalmente, credo che tutto ciò sia ridicolo e non possa essere vero - scrive su Psychology Today 4 Joachim Krueger, psicologo della Brown University (Providence) che ha fatto di tutto per trovare un tallone d'Achille al lavoro di Bem - tuttavia dal punto di vista della metodologia e di come è sono stati disegnati gli esperimenti, lo studio è inattaccabile". Charles Judd, responsabile editoriale della pubblicazione sul Journal, ha fatto sapere che l'articolo sarà accompagnato da un editoriale che solleverà dei dubbi. "La speranza - ha precisato - è che altri studiosi colgano la sfida e provino a replicare questi risultati". Finora si è cimentato solo un gruppo dell'Università di Pittsburgh, ma senza successo (forse per aver utilizzato un questionario via internet). Daryl Bem, intanto, ha affermato di essere già stato contattato da decine di ricercatori con la richiesta di maggiori dettagli.

Credere l'impossibile. Prevedendo lo scetticismo che avrebbe incontrato (anche se per questo non ci voleva una gran psi), Bem conclude il suo articolo con una citazione da Alice nel paese delle meraviglie, il capolavoro con cui Lewis Carroll ha fatto sognare intere generazioni di bambini. Al termine del suo incontro con la Regina di Cuori, Alice esclama: "Non si può credere a una cosa impossibile!". "Oserei dire che non ti sei allenata molto", risponde la Regina. "Quando ero giovane, mi esercitavo sempre mezz'ora al giorno. A volte riuscivo a credere anche a sei cose impossibili prima di colazione". Siete più convinti ora?


Tratto da:
http://www.repubblica.it/scienze/2010/11/12/news/veggenti-9050929/

Finché si crede che l’uomo sia creato ad immagine e somiglianza di un dio pazzo e cretino, la ragione umana si stupirà sempre delle potenzialità umane che lei ignora. E fintanto che alcuni ricercatori scientifici saranno convinti che il mondo della forma sia l’unico mondo possibile, anziché leggere l’uomo per ciò che egli è preferiranno sempre cercare “potenzialità della mente” piuttosto che cercare i fattori che limitano e danneggiano l’individuo in tutte le sue fasi di sviluppo.


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20 novembre 2010
Claudio Simeoni
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lunedì 8 novembre 2010

Sollecitazioni fetali, conoscenza e Religione Pagana.


Quando si parla di intelligenza, solo i Pagani Politeisti e la Federazione Pagana ne hanno collocato l’origine negli oggetti viventi del mondo qualunque sia la loro natura. La scienza scopre ciò che vado dicendo da oltre 15 anni. Così dell’articolo su PloS One commentato su La Repubblica da Alessia Manfredi non si altro che scoprire che i feti esercitano la loro intelligenza costruendo le relazioni con il mondo in cui vivono. Lo sviluppo dell’attività di relazione è direttamente proporzionale alle risposte che ricevono dal mondo in cui agiscono e questo è avvenuto fin dall’origine della vita.
Capire questo significa capire come ogni sollecitazione che l’adulto mette in atto con e nel mondo in cui vive, altro non fa che sollecitare delle risposte complesse dal e nel mondo in cui vive e condiziona il tipo di risposte a cui i feti si predispongono fin dalla pancia della madre. Se i gesti dei gemelli, descritti in questo articolo, sono abbastanza visibili dall’osservatore esterno, l’adattamento della struttura emotiva messo in atto dal feto nelle relazioni di adattamento soggettivo nella pancia della madre per predisporsi all’imprinting della nascita, pur apparendo ovvio agli stregoni, non è facilmente visibile agli occhi dell’osservatore esterno che continua a considerare il comportamento del nascituro come un comportamento naturale caratterizzato da predisposizioni soggettive e sempre create da un dio padrone stupido e deficiente.
La ricerca della conoscenza, che è sempre ricerca di relazione, è l’atto della vita. E’ la risposta della vita al proprio bisogno soggettivo, alla propria necessità di esistere e di espandersi nell’oggettività in cui è venuta in essere.
E’ il senso stesso della Religione Pagana. Il suo concetto fondamentale di Creazione nella Religione Pagana. Un concetto che non è fine a sé stesso, ma indica le strategie della vita sociale al fine di fornire ai propri figli strumenti migliori con i quali affrontare la propria vita.
Se l’osservatore scientifico vede i gesti e li interpreta rivoluzionando l’idea umana della vita sociale, perché non dovrebbe rivoluzionare l’idea di come avviene la costruzione della capacità emotiva nella formazione delle risposte alle sollecitazioni del mondo? Perché non dovrebbe chiedersi se in quei gesti non è coinvolto il DESIDERIO (tanto negato e condannato sia dalle religioni monoteiste che dal buddismo) e la necessità d’espansione nell’esistenza?
Riporto l’articolo:

Incontri ravvicinati prima della nascita"Così i gemelli si cercano in pancia"
(08 novembre 2010)
Studio italiano su Plos One: la propensione alla socialità si osserva già durante la gestazione. Feti gemelli interagiscono fra di loro fin dalla quattordicesima settimana. Gesti non casuali, ma intenzionali e simili a quelli degli adulti

di ALESSIA MANFREDI



SIAMO animali sociali, ed è facile osservarlo. Fin dai primi gesti di un neonato, che è portato ad imitare le espressioni facciali di chi gli sta davanti già pochi minuti dopo la nascita. Ma quando nasce in noi l'interesse per l'altro? E' possibile trovarne traccia anche prima di venire al mondo? Sembra di sì, stando ai risultati di un nuovo studio italiano che analizza il comportamento di feti gemelli nell'utero materno, arrivando a concludere che siamo in qualche modo "cablati" per la socialità e che le basi delle nostre interazioni con gli altri potrebbero svilupparsi già diversi mesi prima della nascita. Il lavoro dei ricercatori delle università di Padova, Parma e Torino, in collaborazione con l'istituto Burlo Garofolo di Trieste, pubblicato recentemente su PloS One, si è focalizzato sui gemelli nell'utero materno, che, a differenza dei feti singoli, regalano un osservatorio unico e privilegiato per indagare la propensione precoce alla socialità, proprio perché sono in compagnia. Osservandone i movimenti, gli studiosi, coordinati dal professor Umberto Castiello dell'Università di Padova, hanno visto che molto presto, già dalla quattordicesima settimana di gestazione, si verificano nell'utero movimenti controllati e diretti in modo specifico verso il gemello. "Non si tratta di movimenti riflessi o stereotipati. Sono organizzati ed hanno caratteristiche analoghe ai movimenti volontari dell'adulto", spiega Vittorio Gallese, professore di Fisiologia Umana al dipartimento di Neuroscienze dell'università di Parma, co-autore dello studio, insieme a Cristina Becchio, dell'università di Torino. I piccoli si cercano, e questa caratteristica diventa ancora più evidente quattro settimane dopo, quando i movimenti verso l'altro diventano più frequenti rispetto a quelli verso sé stessi. Usando l'ecografia quadridimensionale, una tecnica particolare che permette di visualizzare anche il movimento nel tempo, si sono "registrate" cinque coppie di feti gemelli in due precisi momenti, a 14 e 18 settimane. Si è visto che fin dalla 14esima settimana di gestazione i gemelli sono capaci di controllare i loro gesti in modo differente a seconda di dove questi siano diretti. Si toccano, si esplorano e lo fanno in modo estremamente delicato, più preciso rispetto a quando toccano sé stessi o la parete uterina. "Uno dei parametri che permette di valutare la finezza del movimento è la decelerazione quando si sta per raggiungere l'obiettivo", dice Gallese. "Tanto più il movimento è preciso, tanto più si decelera per calibrarlo": proprio quello che è stato osservato quando un feto si rivolge verso il gemello. A guardare le immagini sembrano quasi coccole: si accarezzano la schiena, si toccano delicatamente la testa. Di certo, sono consapevoli del proprio vicino e preferiscono interagire con lui o lei. Tanto che a distanza di quattro settimane dalla prima rilevazione, alla diciottesima settimana di gestazione, i movimenti che i gemelli fanno verso l'altro aumentano mentre diminuiscono quelli verso di sé o verso le pareti uterine. Questi contatti con l'altro, poi, durano di più e sono più accurati di quelli rivolti a sé stessi. Anche i singoli feti acquisiscono lo stessa capacità di controllo del movimento, ma in ritardo di circa otto settimane rispetto ai gemelli.E' la prima volta che si osserva qualcosa del genere ed è un successo tutto italiano, ancora più incoraggiante se si considerano le difficoltà della ricerca in tempi di magra come questi, in Italia. E questa predisposizione alla socialità "in erba" potrebbe rivelarsi utile, in futuro, come parametro per valutare lo sviluppo del feto e divenire spia, in caso di anomalie, di disturbi come l'autismo.Si era già visto che sin dalla undicesima settimana di gestazione i gemelli stabiliscono contatti fra di loro, sottolineano gli scienziati nella ricerca, ma questo è il primo studio che affronta l'aspetto più critico, se, cioè, questa interazione sia casuale, dovuta alla prossimità spaziale, o invece pianificata. E dimostra che il contatto è frutto di una precisa pianificazione motoria. In altre parole, conclude Gallese, "conteniamo già in noi la dimensione dell'altro. E anche prima della nascita lo cerchiamo, in modo più accurato rispetto a quando non ci rivolgiamo verso di noi".

Tratto da:
http://www.repubblica.it/scienze/2010/11/08/news/interazione_precoce_gemelli_in_utero-8813944/?ref=HRERO-1


Scoperta dopo scoperta, la ragione umana, non di tutti gli uomini, ma della scienza, si dilata inglobando nuove informazioni e scoprendo una realtà che gli Esseri Umani, di fatto, conoscono perché la vivono anche se ne negano l’esistenza. Pensare che l’uomo sia creato ad immagine e somiglianza di un dio pazzo e cretino è uno dei desideri maggiori di chi è stato manipolato dai cristiani. Solo che ognuno di noi non è stato creato da un dio pazzo, cretino e deficiente, ma si è costruito scelta dopo scelta, adattamento soggettivo dopo adattamento soggettivo rispondendo alle sollecitazioni del mondo.
Noi siamo il risultato delle nostre scelte; ma siamo anche il risultato di scelte che siamo stati costretti a compiere all’interno delle opzioni e delle sollecitazioni che l’oggettività in cui siamo vissuti ci ha costretto a mettere in atto.


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lunedì 1 novembre 2010

La questione dell'infanzia, la conoscenza della Stregoneria, la qualità dello stupro pedofilo e pederasta della chiesa cattolica contro l'intelligenza


A volte ho difficoltà a far comprendere ad adulti imbecilli ed arroganti come i bambini siano un vero e proprio potere che devono curare con attenzione.
La gente dei partiti di sinistra, tutti i partiti, dai cattolici integralisti del Partito Comunista agli arroganti guerrafondai del Partito Socialista, all’attuale sinistra, non hanno mai voluto mettere al centro dei loro programmi la questione dell’infanzia delegando alla chiesa cattolica il diritto di stuprare i bambini. Ne stuprano l’intelligenza e ne stuprano il futuro uccidendo le loro facoltà mentali e la loro capacità critica.
Come Stregoni sono cose che consociamo, anche la chiesa cattolica le conosce e le usa per violentare il futuro dei ragazzi imponendo loro una serie di patologie psichiatriche (depressione, sensi di colpa, nevrosi, deliri, ecc.) in modo da costruire degli adulti insicuri, paurosi, terrorizzati, obbedienti ed omologati.
Poi succede che la ricerca scientifica e i confronti dell’esperienza ti dimostrano come la Stregoneria avesse sempre avuto ragione.
http://www.religionepagana.it/stregoneriacomearte.html
http://www.religionepagana.it/stregoneriainfanzia.html
E quanto ho levato da Facebook che avevo postato dal momento che Facebook semina odio religioso e sociale aggredendo ogni persone che protesta contro la violenza di pedofilia e pederastica della chiesa cattolica (ne appoggia di fatto la pedofilia e la pederastia e aggredisce le persone che ne denunciano la pratica come coloro che discriminano la religione cattolica e ne sospende i profili).
Ma da molti anni posto materiale legato alla questione dell’infanzia come questo:
http://www.stregoneriapagana.it/educazionecristiana.html
e altre decine di pagine web che ho scritto e postato.
Poi la scienza ci dice che l’intelligenza astratta dei bambini è superiore a quanto pensiamo e, invece di mettere a punto strategie che permettono loro di ampliare la loro capacità, li si costringe in ginocchio davanti ad un criminale in croce proprio per uccidere la loro intelligenza.
Riporto l’articolo dal giornale La Repubblica:


I bambini ci prendono in giro"Usano l'ironia già a 4 anni"
Una ricerca canadese ribalta le teorie sostenute finora sulla capacità dei piccoli di comprendere i paradossi. E rimette in discussione gli schemi usati da sempre sull'intera evoluzione del linguaggio infantile di VERA SCHIAVAZZI


Mamme manager attente: una risata potrebbe travolgervi. I bambini sanno scherzare, comprendere l'ironia e contraccambiarla fin dalla più tenera età, a 4 anni addirittura, mentre fino a non molto tempo fa psicologi e linguisti ritenevano che domande retoriche, iperboli e paradossi fossero un'esclusiva degli adulti, alla quale i più piccoli potevano avvicinarsi non prima dei dieci anni. Ma uno studio canadese appena pubblicato sul British Journal of Developmental Psychology e condotto analizzando battuta dopo battuta 350 ore di dialoghi tra genitori e figli tra i quattro e i sei anni sembra dimostrare il contrario. I bambini ci guardano, e ci prendono in giro, usando sapientemente un bagaglio che a tre anni arriva a mille diverse parole, e di lì in poi viaggia velocissimamente e continua a evolvere in espressioni, sfumature, capacità di interazione. "Se non fosse così - conferma Irene Vernero, docente di logopedia e responsabile di centinaia di piccoli pazienti che ogni anno passano in un grande ospedale come le Molinette di Torino - non sarebbe spiegabile perché bambini piccolissimi esclamano "che stress!" e subito dopo scoppiano a ridere".Non sempre i genitori, le madri soprattutto, sanno accogliere col sorriso questa precoce capacità dei propri figli. "Espressioni come "ora che so che si mangiano polpette sono un pochino meno affamato" irritano le mamme, che le considerano sgarbate o credono di essere le sole a poter usare il paradosso - spiega Holly Recchia, la psicologa canadese che ha condotto la ricerca partendo dagli annunci di nascita nella regione dell'Ontario e seguendo i bambini passo passo - Al contrario, imparare a scherzare con i propri figli può essere un ottimo mezzo per gestire i conflitti educativi". Ma i nuovi risultati rimettono in discussione gli schemi usati fin qui dagli esperti sull'intera evoluzione del linguaggio infantile. Scherzare appare una capacità collegata sia all'intelligenza personale sia all'ambiente nel quale si cresce, ma resta un "dono" almeno in parte inspiegabile, come altre abilità dei bambini. "Mentre la scrittura, la lettura e il contare richiedono l'apprendimento di nozioni convenzionali, la parola si impara spontaneamente, per "immersione" nell'ambiente familiare e sociale - spiega Irene Vernero - Ma alcuni piccoli sembrano acquisire prima e più di altri la capacità di comprendere che alcune parole o alcune frasi possono far ridere e di usarle anche quando non posseggono ancora gli strumenti culturali per capirne fino in fondo il significato". Aver deciso che non si può essere sarcastici prima dei dieci anni, potrebbe anche essere stato un mero errore scientifico, che ha resistito in mancanza di adeguati studi sul campo.A sostenerlo è una delle più autorevoli studiose italiane, la psicologa dell'età evolutiva Tilde Giani Gallino. "Osservando i bambini nel loro ambiente naturale, per esempio a scuola - spiega Giani Gallino - è facile riscontrare che non solo scherzano tra loro e con gli adulti, ma si pongono anche il problema che la loro esagerazione ironica sia colta nel giusto modo dall'interlocutore". Una capacità che si rivela anche attraverso i disegni: "Abbiamo chiesto a decine di piccoli allievi delle materne di illustrare qualcosa che avevano inventato e molti hanno prodotto macchine sofisticatissime in grado di svolgere compiti dal sapore surreale come tirare nello stesso momento molte palle di neve - racconta Gallino - Se però il ricercatore mostrava di prendere troppo sul serio l'invenzione, era spesso il bambino stesso a precisare "sto scherzando!"".Tra le mura domestiche, lo studio canadese, ma anche l'esperienza concreta che viaggia sui blog per sole mamme, parrebbe dimostrare che esiste una proporzione tra le esagerazioni verbali dei genitori e quelle dei figli. Così la mamma esasperata che ha l'abitudine di ripetere "quante volte devo dirti...?" dovrà prepararsi all'ironica risposta "ancora 82". E quella che tenta un insegnamento morale ricordando al pargolo inappetente la tragedia della fame nel mondo dovrà imparare ad accettare il suggerimento, scherzoso ma tagliente, di spedire ai meno fortunati l'arrosto appena cucinato.
(01 novembre 2010)

Tratto da:
http://www.repubblica.it/scienze/2010/11/01/news/bimbi_ironia-8627049/


Poi ci si meraviglia se i bambini violentati nella loro intelligenza e nella loro struttura emotiva diventano degli adulti instabili e psicologicamente malati finendo per appendersi con una corda quando i problemi della vita li travolgono. Purtroppo ci sono mamme che si stupiscono che i loro figli siano intelligenti, ma quando lo scoprono anziché mettere in moto la propria intelligenza ed alimentare, come conseguenza l’intelligenza del loro bambino, sanno solo presentarsi come create ad immagine e somiglianza di un dio padrone stuprando, di fatto, il futuro del loro figlio.
Tutte le idee preconcette imposte dal creazionismo cristiano vengono smentite dalla scienza, ma nessuno costruisce delle strategie educative diverse per assicurare alla società individui intellettualmente ed emotivamente preparati.



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