giovedì 17 marzo 2011

L'uso dello stress per modificare il proprio stato psico-emotivo sulla via alla consapevolezza esistenziale


Se c’era qualche dubbio sul fatto che il Crogiolo dello Stregone funzionasse meglio di ogni altra pratica di vita occidentale e orientale, questa ricerca sugli stili di vita durata 90 anni l’ha definitivamente spazzata via.
Lo stress come momento di accumulo di tensioni in cui avviene la preparazione strategica dell’individuo che ne permette la scarica delle tensioni e il successivo rilassamento con un guadagno all’interno della sua struttura psico-emotiva, fa parte dei meccanismi di trasformazione dell’individuo. Lo stress diventa distruttivo quando non viene scaricato e per scaricato non si intende lo scoppio di rabbia o uno “sfogo” emotivo, ma si intende la possibilità di veicolare nel mondo e nella società la qualità delle tensioni accumulate liberando l’energia psichica compressa. Quando ciò non è possibile, lo stress accumulato viene “scaricato internamente”, modifica la percezione del mondo dell’individuo e l’individuo risolve la situazione di tensione accumulata attraverso una trasformazione della propria descrizione del mondo, del suo modo di percepire il mondo e di rispondere alle sollecitazioni del mondo.
La capacità dello stress di modificare l’individuo o di alimentare linearmente la conoscenza e la consapevolezza dell’individuo, dipende dalle situazioni oggettive in cui l’individuo agisce e dalla conoscenza dei meccanismi oggettivi a cui l’individuo si è adattato fagocitandoli.
Il Crogiolo dello Stregone tende a portare l’individuo a vivere situazioni stressanti proprio per poter modificare la sua struttura emotiva e rimuovere quei condizionamenti emotivi che, imposti nella primissima infanzia, gli impediscono, costruendo barriere morali o potenziali sensi di colpa, di affrontare in maniera adeguata la sua esistenza.
Le persone stressate hanno una vita di sofferenza solo se le condizioni oggettive impediscono loro di usare lo stress. Lo stress diventa padrone delle persone. Si trasforma in angoscia e costringe la persona ad adattarsi in uno stato psichico di depressione nel quale la persona si rifugia alimentando un processi di autodistruzione. Dalla situazione di depressione se ne esce solo ristrutturando la propria vita e solo se le condizioni oggettive sono costituite da un ambiente affettivo che reagisce alla depressione del soggetto proponendo forme attive (pensiero astratto, impegno sociale, relazioni interpersonali, ecc.) che sollecitano costantemente il depresso ad un confronto attivo.
Una ricerca sociale durata 90 anni e iniziata da Lewis Terman ha individuato tutta una serie di elementi che sottolineano come l’uso dello stress e l’uscita da situazioni stressanti sia un meccanismo per alimentare la propria esistenza. Vivere cercando la felicità e il benessere implica sfide nella quotidianità che, una volta superate, ristrutturano continuamente il fisico e la psiche della persona.
Riporto l’articolo:


LA RICERCA
Contrordine, lo stress fa bene
smontati i falsi miti sulla longevità
I risultati di una mega-ricerca Usa durata 90 anni: 1.500 bambini seguiti dalla culla alla morte. Dallo sport al lavoro, le sorprendenti scoperte su stili di vita e salute
dal nostro inviato ANGELO AQUARO

NEW YORK - Stressati di tutto il mondo rilassatevi. Non è vero che vivere sempre in tensione accorcia la vita. Anzi. La ricerca continua della condizione migliore - a costo appunto dello stress - è un toccasana per la salute. Sì, il più completo studio mai eseguito sulla longevità fa piazza pulita dei luoghi comuni sull'elisir di lunga vita. Cancellando quello slogan diventato il simbolo del vivere serenamente: "Take it Easy" - non te la prendere. E chissà come la prenderanno, adesso, i profeti del sorriso a tutti i costi. Quelli che accontentati perché altrimenti la salute. Quelli che prendi moglie o marito e vedrai che passa. Quelli che a mio figlio lo mando a scuola un anno prima così parte in vantaggio - quando invece qui si dimostra che i bambini condannati alla "primina" sono stressati nella maniera peggiore: troppe aspettative da piccoli.

Per carità. "The Longevity Project" non è l'elogio della vita spericolata. Piuttosto la conclusione che solo un valore al di sopra degli altri ci può portare a vivere meglio: e si chiama consapevolezza. Sono le persone coscienziose quelle vivono più a lungo. Il motivo? La ricerca firmata da Howard S. Friedman e Leslie Martin è il punto di arrivo di uno studio cominciato nel 1921 da un mago della psicologia: Lewis Terman. Che nella sua Stanford University si lanciò un secolo fa nel suo progetto più ambizioso: inseguire appunto il segreto della lunga vita esaminando le risposte di 1500 americani seguiti dalla scuola alla bara. "Le tradizionali ricette che vengono date a chi vuole migliorare la propria salute (relax, mangiare più vegetali, perdere peso, sposarsi) sono certamente funzionali per qualcuno ma non funzionano e sono economicamente controproducenti per altri", scrivono oggi i due ricercatori che hanno raccolto la staffetta in "The Longevity Project".

Smontando uno dopo l'altro 12 falsi miti. Compreso quello attribuito al grande Woody Allen: "Se vuoi vivere come un centenario rinuncia a tutte le cose che ti fanno voler vivere fino a cent'anni".
Prendete, per esempio, il matrimonio. Avere matrimoni stabili è indice di longevità. Ma quando la vita di coppia è una prigione le donne che divorziano vivono meglio e più a lungo degli uomini (che invece soffrono la separazione). Non solo. Lo studio dimostrerebbe che l'addio dei genitori espone fatalmente i bambini a una vita meno lunga. Ma allora qual è questo elisir di lunga vita?
È una questione di misura: inutile dannarvi nello jogging e nello sport se poi vi rovinate la vita per starci dietro. Ma se una passeggiata con gli amici vi rilassa vale più di cento flessioni al giorno. "Ci sono tre ragioni perché la gente più coscienziosa vive più a lungo" scrivono i due studiosi. "La prima e più ovvia è che fa più cose per proteggersi: non fuma, beve meno, in auto non corre. La seconda è che sembra biologicamente predisposta ad avere questo tratto della personalità: e a essere quindi più sana. Ma la terza è la più intrigante". E cioè? "I più coscienziosi si trovano sempre in situazioni e relazioni sociali più sane".

Eccolo qui: è il "social health" - Il valore sociale della salute. I più coscienziosi sono quelli che hanno modo di trovare i matrimoni migliori. Le amicizie migliori. Perfino gli ambienti di lavoro più sani. Magari senza quel collega che a ogni lavata di capo del boss vi fa uscire ancora più dai gangheri: "Non te la prendere - Take it easy...".
(14 marzo 2011)

Tratto da:
http://www.repubblica.it/cronaca/2011/03/14/news/stress_fa_bene-13576750/


La libertà del nostro essere nel mondo e nella vita implica la capacità di usare gli strumenti sociali con cui veicolare noi stessi. Se non si è in grado di rompere le gabbie in cui la società intende circoscrivere le nostre azioni e le nostre iniziative nella ricerca di felicità e benessere, siamo pronti per ammalarci.
Vivere gli stress significa vivere le contraddizioni della vita superandole con il nostro apparato emotivo. Per questo motivo ogni volta che ci liberiamo di gabbie sociali, come le donne che rompono i rapporti familiari, non facciamo altro che allungarci la vita. In fondo, che cos’è la sofferenza della donna in quel frangente se non una situazione di stress da rompere veicolando la propria libertà nella società? Gli uomini soffrono la separazione perché imporre sofferenza era il loro piacere ed è dopo la separazione che vivono una situazione di stress che se non risolvono li porta a stati depressivi. Il Crogiolo dello Stregone è la possibilità attuale per gli Esseri Umani di affrontare con dignità la loro esistenza.


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17 marzo 2011
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
P.le Parmesan, 8
30175 – Marghera Venezia
Tel. 3277862784
e-mail claudiosimeoni@libero.it

sabato 5 marzo 2011

Grotta di Fumane: l'uomo di Neandertal un antenato dei Veneti. Non so quanto dal punto di vista biologico, ma sicuramente culturale.


Perché ci interessa la ricerca scientifica?
Perché la ricerca scientifica, con le sue elaborazioni, può confermare o smentire le ipotesi che noi facciamo sul mondo e sulla vita, sull’intelligenza e sull’abitare religioso dell’uomo nel mondo.
Davanti ai cristiani che hanno sempre sostenuto che la creazione del mondo era avvenuta qualche migliaio d’anni prima del loro cristo e che il ritrovamento di fossili marini sui monti dimostrava il diluvio universale legittimando con questo l’odio sociale del loro dio padrone, la ricerca scientifica smonta la superstizione dei cristiani dimostrandone la volgarità, la superficialità e l’infantilismo criminale della loro religione.

Come concorre l’uomo di Neandertal nella formazione della cultura che ancor oggi noi costruiamo?
Non è una domanda da poco perché, anche se noi non abbiamo coscienza di ciò che è avvenuto nel passato, il passato è tutto dentro di noi ed agisce per condizionare ed indirizzare le nostre stesse scelte.
I risultati di questa ricerca e le relative deduzioni, al di là delle possibili future rettifiche, dimostrano come la costruzione dei nostri input culturali siano molto antichi e se noi volessimo riferirci al “culto dei nostri antenati” dovremmo andare talmente indietro nel tempo da perderci in una nebbia razionale per entrare nella consapevolezza emotiva. Quella consapevolezza che, sorretta dall’empatia dei nostri legami col mondo e con la vita, ci dice che tutti gli Esseri della Natura sono portatori di intelligenza, progetto e scopo, di cui noi siamo parte.

Mentre l’ideologia cristiana, e la cultura che tale ideologia impone, separa l’uomo dalla Natura e dal divenuto delle sue trasformazioni in nome di un illusorio creazionismo, la ricerca scientifica ci dimostra che ogni Essere Umano è parte di un tutto, sia spaziale che temporale, nel quale è divenuto e nel quale costruisce le sue strategie d’esistenza: la Natura!
Riporto l’articolo sulle scoperte nella grotta di Fumane nel veronese e le deduzioni di alcuni archeologi:

Grotta di Fumane, Neandertal e le penne ornamentali
25 febbraio 2011

L’Università di Ferrara, la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, la Regione del Veneto – Dipartimento Cultura, la Comunità Montana della Lessinia – Parco Naturale Regionale della Lessinia, il Comune di Fumane e il Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini”, hanno il piacere di presentare una scoperta archeologica di straordinario interesse per la studio dell’Uomo di neandertal (Homo neanderthalensis ) e, in generale, per l’evoluzione umana, emersa in seguito a uno studio condotto su resti ossei di varie specie di uccelli (avvoltoi, aquila, falco cuculo, gracchio alpino, ecc.) provenienti da uno strato risalente a 44mila anni fa a Grotta di Fumane (Monti Lessini, Verona). I risultati aprono un nuovo scenario sul comportamento degli ultimi neandertaliani, dimostrando come questi nostri cugini scomparsi dall’Europa poche migliaia di anni dopo, si servissero delle ali o delle penne più spettacolari a fini ornamentali. Grazie al perfetto stato di conservazione delle ossa, è stato possibile analizzare questi reperti con moderne tecniche microscopiche e riconoscere tracce di tagli effettuati con strumenti in pietra, finalizzati al recupero delle ali e delle penne remiganti più vistose.

Oltre a retrodatare di decine di migliaia di anni questa pratica nella storia evolutiva umana (sinora considerata appannaggio di società più complesse, riconducibili esclusivamente ad Homo sapiens anatomicamente moderno), l’evidenza rafforza precedenti ipotesi che suggerivano un uso a fini simbolici e/o ornamentali di coloranti minerali da parte di Homo neanderthalensis per dipingersi il corpo.

L’ipotesi che i neandertaliani possedessero o meno delle capacità di espressione simbolica è stato uno dei più accesi dibattiti nella comunità scientifica archeologica e antropologica negli ultimi anni. La scoperta che si presenta rafforza l’opinione di quanti pensano che Neandertal avesse comportamenti astratti molto simili a quelli del contemporaneo H. sapiens anatomicamente moderno, e contribuisce a modificare l’immagine di “bruti” che per oltre cento anni ha ingiustamente accompagnato, nella letteratura scientifica e non, questo nostro stretto parente.

L’eccezionalità della scoperta è tale che per garantirne una diffusione a livello scientifico mondiale sarà pubblicata, nei prossimi giorni, nella prestigiosa rivista multidisciplinare Proceedings of the National Academy of Science (PNAS), Washington, USA.

Finanziato da Regione del Veneto, Comunità Montana della Lessinia, Comune di Fumane, Fondazione Cariverona e Roberto Gardina & C. s.a.s., lo studio è stato condotto dal Dipartimento di Biologia ed Evoluzione dell’Università di Ferrara (M.Peresani & M.Romandini) e dalla Sezione di Paleontologia del Quaternario e Archeozoologia del Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini” (A. Tagliacozzo, I.Fiore, M.Gala).


Tratto da:
http://www.veramente.org/wp/?p=4212


Da quando Lorenz ci dimostrò che gli Esseri Animali sono profondamente intelligenti e da quando si è diventati consapevoli che ogni specie animale, come quella umana è divenuta dal primo brodo primordiale all’inizio della vita sul pianeta, l’ottica con cui gli uomini guardano al mondo non è cambiata di molto.
Perché?
Perché non cambiare il punto di vista rispetto all’idea creazionista e diocentrica del cristianesimo?
Perché, per quanti sforzi faccia la cultura, i cristiani gestiscono la violenza sull’infanzia alimentando l’idea emotiva di egocentrismo che identifica l’individuo col dio padrone anziché trasmettere ai bambini l’idea di essere parte di un tutto nel quale devono imparare ad organizzare la nostra vita.
La scienza scopre, ma con grande difficoltà quelle scoperte vengono trasformate nella cultura popolare con cui affrontare il mondo e la vita.
E’ l’odio cristiano per l’uomo. Un uomo costretto in ginocchio davanti ad un dio padrone e illuso di essere creato a sua immagine e somiglianza: nell’illusione, milioni di bambini perderanno la loro vita incapaci di organizzare sé stessi nella loro esistenza.


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05 marzo 2011
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
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martedì 8 febbraio 2011

I ritrovamenti degli antichi culti sul Monte Summano e la Religione Pagana


Nella foto:
Il Monte Summano.


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I ritrovamenti sul monte Summano, cosa del resto già nota da parecchi anni, stanno a dimostrare l’esistenza di antiche tradizioni che il cristianesimo, con la sua violenza criminale e distruttiva, ha tentato di cancellare.
Fra il Summano e il Cornion fino a tutta la Lessinia permangono tracce delle antiche culture che il cristianesimo, con tutta la sua ferocia, ha tentato di cancellare.
I ritrovamenti ci indicano l’esistenza di una grande cultura, ma non sono in grado di riportarci la cultura che il cristianesimo ha distrutto per imporre la sottomissione al suo dio assassino.
Tutti gli insediamenti romani in Veneto si sono sovrapposti ad insediamenti preesistenti di popolazioni locali. Inoltre i Veneti e i Romani si sono integrati senza mai entrare in conflitto come se Veneti e Romani fossero la medesima popolazione.
I cristiani arrivano e distruggono. Uccidono e massacrano. Il loro odio sociale va di distruzione in distruzione. Una distruzione che viene trasformata in mito della distruzione di templi e di strutture della società civile. I cristiani fanno macellare la popolazioni del Veneto per meglio imporre il loro dio assassino. Non da ultimi Attila e Alarico che i cristiani usano per macellare le popolazioni del Veneto.
L’archeologia ci riporta i sussurri di un tempo che fu. Ma sono sussurri vaghi di legami con il mondo che le popolazioni del Veneto avevano finché non fu imposto loro l’odio cristiano.
I reperti del monte Summano sono fra questi sussurri, anche se non va dimenticato che, a quanto sembra, sul monte Summano si sono succeduti (non è chiaro con quanta continuità) la presenza di devozione diversa dall’orrore cristiano fra il 1700 e il 1800 d.c., forse come tentativo di gruppi di individui di far rivivere l’antica fede o una sua qualche forma.
Non si è capito ancora la coopresenza di reperti archeologici che sembrano risalire a qualche secolo fa con reperti chiaramente di epoca romana o preromana.
Riporto l’ultimo articolo del Giornale di Vicenza:



Ecco le prove che i romani celebravano riti sul Summano
ARCHEOLOGIA. Da poco conclusa una campagna di scavi della Soprintendenza del Veneto. Monete, frammenti di oggetti, due statuine sacre
08/02/2011


Cima del Monte Summano: una piccola miniera per gli archeologi. Iniziata nel 2007, si è da poco conclusa una campagna diretta dalla Soprintendenza del Veneto che ha portato a verificare - a conferma della tradizione sempre mantenuta viva nella tradizione popolare - la presenza di un luogo di culto con frequentazioni durate quasi un millennio, dal V secolo avanti Cristo fino a tutto il IV secolo dell'era cristiana.«L'ipotesi di un'area sacra di età romana - spiega Anna Dalla Vecchia che ha seguito gli scavi per conto del Museo Archeologico dell'Alto Vicentino promosso da Santorso - risale all'età umanistica, con le ricerche dei primi storici locali e il diffondersi della leggenda di San Prosdocimo. Secondo la tradizione, nel I secolo sarebbe salito sulla cima del Summano per distruggere quanto rimaneva di un monumentale tempio pagano».Il progetto aveva preso avvio nel 2007 con la segnalazione da parte del Gruppo Archeologico dell'Alto Vicentino di alcuni rinvenimenti presso la cima: una decina di monete di età romana e una statuina in argento rappresentante Ercole/Marte. Compresa l'eccezionalità del rinvenimento, la Soprintendenza ed il Comune di Santorso nel 2008 avevano avviato la ricerca, possibile grazie ai contributi della Regione, dei Comuni di Schio e Piovene, della Comunità Montana e della Provincia di Vicenza, e per la collaborazione del Gruppo Archeologico dell'Alto Vicentino e del proprietario dei terreni.I risultati non si erano fatti attendere: un centinaio di monete di epoca romana, frammenti di oggetti in bronzo e argento, accessori di abbigliamento militare, una seconda statuina in argento raffigurante una divinità femminile, tracce di combustione, frammenti di ossa animali, manufatti e resti di strutture romane e pre-romane.Le due statuine rappresentano un unicum nel panorama archeologico vicentino. L'Ercole/Marte si ricollega ad aspetti rituali tipici del mondo militare. La divinità femminile in trono, arricchita da diversi attributi quali elementi vegetali e serpenti, richiama culti legati al mondo agricolo della fertilità e al mondo degli inferi.Tra il 2009 ed il 2010 vengono riaperte e ampliate le aree in cui si erano individuate tracce di strutture antiche. Vengono alla luce muri e pavimenti di edifici pertinenti ad un'area di culto preromana. Numerosi resti di carboni, ceneri, ossa di animali combusti e frammenti di manufatti in metallo indicano la presenza di roghi votivi, tipici dei santuari protostorici del mondo alpino e veneto.«Per l'età romana mancano invece resti di strutture conservate - spiega ancora la dottoressa Dalla Vecchia - ma l'abbondante presenza di frammenti di tegole romane negli strati che coprono le testimonianze più antiche, inducono ad ipotizzare la presenza di edifici o tettoie in muratura distrutte in epoca recente, forse ad opera dei soldati della Prima guerra mondiale stabilitisi sul Summano per le manovre di difesa».La scelta del monte "a piramide" che si alza sulla pianura dell'Alto Vicentino quale luogo di culto non stupisce: si trovava in una posizione privilegiata, «quasi a rappresentare - osserva sempre la Dalla Vecchia - un naturale " termine di confine" tra mondo retico/alpino e mondo veneto/padano: posto a confine tra due importanti vie di transito, la Val Leogra e la Val d'Astico, controllava anche il distretto metallifero di Schio e dell'altopiano del Tretto».
Giovanni Trentin

Tratto da:
http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Home/224804_ecco_le_prove_che_i_romani_celebravano_riti_sul_summano/

Tutti noi vorremmo che ci fosse stata una continuità di culto dei Veneti fino ad oggi, ma non è così.
Sicuramente altri ritrovamenti furono fatti nel corso dei secoli e sicuramente quei ritrovamenti hanno suscitato interesse religioso fra chi cercava un modo diverso di rappresentare il proprio essere una persona religiosa. Altre statuette sono state fatte nel corso dei secoli. Due sono i periodi storici in cui potrebbero essere state fatte le statuette fate risalire a qualche tempo fa: tardo rinascimento e la seconda metà del 1800 quando fiorirono gruppi sociali di discussione e di ricerca del nuovo fuori dall’assolutismo cristiano.



Ci si è sempre interrogati anche sull'origine del nome di questo monte. Summano era uno Zeus, un Giove, notturno in epoca etrusca. Probabile che fosse stato equiparato ad Ade come il fondamento della vita.
L’unica cosa certa è che il Monte Summano ha sempre chiamato le persone a cercare una relazione diversa fra sé e il mondo in cui vivevano che non fosse quella del delirio di onnipotenza imposta dal cristianesimo.
Per stuprare e violentare i cittadini del Veneto i cristiani hanno provveduto a piantare un croce sul monte Summano per legittimare la loro attività di saccheggiatori e distruttori.

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08 febbraio 2011
Claudio Simeoni
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sabato 5 febbraio 2011

Wicca e aggressione dei cristiani alla libertà religiosa


In foto presa da internet: la superficialità della wicca che scambia per religione gli impulsi libidici.
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Abbiamo sempre avvertito i wicca di non giocare col sentimento religioso veicolando psichiatria di possesso come fanno i cristiani.
Fa parte delle critiche che noi, come Pagani Politeisti e apprendisti Stregoni, abbiamo sempre fatto ai wiccani: se alla base della vostra religione non c’è una fortissima critica religiosa, filosofica, teologica ed esistenziale, delle religioni monoteiste e del cristianesimo in particolare, ciò che voi riproducete nella vostra religione è solo cristianesimo che, con l’avanzare dell’età, riprenderà il controllo sul vostro modo di pensare e di vivere il mondo.
Riporto dalla cronaca:

Chiesa inglese, è caccia alle streghe
Esce il manuale «anti-fattucchiere»
4 febbraio 2011

La chiesa cattolica britannica dichiara guerra alla stregoneria. Preoccupata da come film come Harry Potter e l'Apprendista Stregone possono far nascere nei giovani l'interesse nei confronti del paganesimo e della magia, la Catholic Truth Society ha pubblicato un manuale che spiega ai genitori cosa fare se i loro figli decidono improvvisamente di studiare incantesimi e formule magiche. Nel libretto - intitolato 'Wicca and Witchcraft, understanding the dangers' - sono incluse anche istruzioni su come «evangelizzare una strega», qualora i lettori ne incontrassero una nella loro comunità. E per chi non credesse all'efficacia dei consigli del manuale, vale la pena sottolineare che a scriverlo è stata un'ex strega di Oxford, ora convertitasi al cattolicesimo. Elizabeth Dodd, questo il nome dell'autrice, ha dichiarato che il 70% delle Wicca (una moderna forma di stregoneria, ndr) sono giovani donne in cerca di un qualche tipo di spiritualità, ma che dietro il fascino di queste pratiche si nascondono seri pericoli a cominciare dai legami con l'occulto ed il satanismo. «Riconoscere che una Wicca sono persone impegnate in una ricerca spirituale vera può essere l'inizio di un dialogo che può portare alla loro conversione», ha detto la Dodd. Nel censimento del 2001 i pagani del Regno erano 31.000, ma la cifra oggi si ritiene sia molto più alta.


Tratto da:
http://www.unita.it/mondo/chiesa-inglese-e-caccia-alle-streghe-br-esce-il-manuale-anti-fattucchiere-1.270094

Non è possibile fare una religione sostituendo una dea al dio padrone se non si rimuove il concetto di padrone come elemento centrale nel dispiegamento delle emozioni dell’individuo nella quotidianità della vita.
Un cristiano può pensare di mettere in discussione la sua stessa religione facendosi il segno della croce da destra a sinistra anziché da sinistra a destra. Cattolici e ortodossi si possono ammazzare sul “giusto modo per farsi il segno della loro croce”. Possono ritenere questa determinazione come una grande variazione del loro essere persone religiose, ma non è così. Si tratta della stessa ideologia usata da soggetti diversi per il loro potere di controllo.
Sia il mago alla Harry Potter che il Gesù che fa miracoli, appartengono alla stessa ideologia religiosa; vivono in un fantastico in cui non pagano dei prezzi personali e non si assumono delle responsabilità di modificazione soggettiva in base alle loro scelte.

E poi, anche se tu non fai una forte critica al presente, non è che il presente non mette in atto contro di te una feroce critica.
Non esiste nessun luogo in cui si pratichino le regole della guerra come nell’ambito religioso. Se le religioni che nascono non mettono in atto critiche alla religione cristiana, la religione cristiana non si esimerà certo dal mettere in atto critiche contro i wicca e azioni eversive nei loro confronti.
I cristiani vivono di odio sociale: davvero pensate che rispetteranno gratuitamente i principi di libertà religiosa che le società civili si sono conquistate a prezzo del sangue contro il loro assolutismo?


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05 febbraio 2011
Claudio Simeoni
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martedì 1 febbraio 2011

Terza parte: la Stregoneria commenta le idee comuni sulla ragione.


Lei dice:
Simeoni esprime questo concetto per mezzo del “giudizio di necessità”, ossia un giudizio privato del suo carattere “normativo” e ridimensionato al suo ruolo pratico, di mezzo provvisorio e mutevole per indirizzare le azioni in base al proprio intento. Ma questo “giudizio di necessità” coincide allora col giudizio tout court, correttamente inteso. Infatti un retto giudizio non ha mai la pretesa di essere assoluto o immutabile, ma è cosciente dei suoi limiti.

Davvero? Tutto l’oscurantismo contro cui lottarono gli illuministi ebbe origine dalle farneticazioni. “In verità, in verità vi dico....”. Milioni di persone vennero macellate e ancor oggi quasi nessuna ragione riesce ad esprimere concetti che non derivino da un apriori secondo cui un dio pazzo e cretino ha creato il mondo. Ancor oggi, nel definire noi stessi come Esseri Umani non riusciamo a vedere i nostri avi come esseri Unicellulari che nuotano in un ipotetico brodo primordiale. Non riusciamo a vedere i nostri antenati umani come dei piccoli topi che si cibano di uova di dinosauro. Ancor oggi usiamo il termine “uomo primitivo” per significare un primitivismo culturale dell’uomo creato da un dio padrone.
Oggi sappiamo che il giudizio che noi diamo è relativo. Razionalmente lo sappiamo, nella nostra ragione il giudizio si produce solo come soddisfazione della ragione stessa nell’ergersi ad assoluto. E’ sufficiente osservare due tifosi di calcio impregnati di calcio di due squadre avverse che discutono della partita: tutti e due dicono che spaccare le gambe all’attaccante avversario non è giusto, salvo giustificare il proprio difensore quando interviene pesantemente sull’attaccante avversario. Tutti sappiamo che non bisogna bruciare le persone che hanno idee diverse, ma i cattolici hanno sempre bruciato le persone che non la pensano come loro e, recentemente, hanno partecipato attivamente al macello degli irakeni per imporre ai musulmani la religione cristiana.
La forma con cui si presenta la ragione di un individuo è una forma ingannevole. E’ un po’ come i cristiani ai quali chiedo come può essere “buono” il loro Gesù che pretende di essere il mio padrone, impossessarsi del mio corpo e distruggere la mia vita. Nella loro ragione Gesù è sicuramente buono, ma il giudizio che emettono è un inganno: è il loro giudizio di necessità di una ragione che vive di assoluto e di onnipotenza, ma che non mi può mettere sul rogo (almeno per ora).

Lei dice:
Insomma, non c'è da sospendere il giudizio, ma l'attività coatta di processi pseudo-razionali, pensieri caotici o ossessivi, che interferiscono con la percezione, e l'azione di censura preventiva esercitata dai condizionamenti sociali. La ragione, da parte sua, si limita a elaborare la percezione senza pre-dirigerla (a meno che non si voglia coscientemente focalizzare un determinato aspetto).
Mi fa paura quando una persona dice questo. Chi decide quali sono le “.attività coatta di processi pseudo-razionali.”? Oppure, chi decide per le persone quali sono “.pensieri caotici o ossessivi”? E ancora, chi decide che cos’è percezione e che cos’è allucinazione, illusione, ecc.? Chi decide che cos’è il “.condizionamenti sociali.”? Io lo posso dire argomentando, perché con l’argomento inizio e nell’argomento chiudo la mia azione. Ma quando diventa un diritto del dio padrone o di qualche istituzione che si identifica col dio padrone, allora, quello che dici è fonte di strage e genocidio. Dal dio padrone, dalla morale biblica che vuole dire agli uomini che cosa fare o non fare, si macellano i sacerdoti di Baal: si macellano milioni di uomini in Europa, Africa, Asia ed America Latina; nascono i campi di sterminio nazisti e i campi di lavoro dei gulag sovietici, il genocidio dell’Uganda e lo stupro di milioni di bambini ad opera della chiesa cattolica.

Quando si sospende il giudizio lo si fa per aprire le porte dell’intuizione profonda e per far sì che gli strumenti psichici che la percezione profonda ha in comune con la patologia psichiatrica nell’attivarsi non creino inganno. In altre parole, non possiamo ingannarci percependo la luce e proiettando su di essa l’educazione che ci costringe a formulare un giudizio fonte del desiderio patologico che porta le persone a dire “ho visto la madonna”. Non possiamo confondere patologia psichiatrica con percezione.

Lei dice:
La ragione ha i mezzi, non solo per emettere giudizi, ma anche per emettere giudizi sui suoi stessi giudizi. Quindi per giudicare l'attendibilità dei suoi giudizi.
Questo è un errore che nasce dalla credenza. E’ l’errore della fede manifestata da una ragione che ha già rinunciato a modificare sé stessa. La modificazione dei giudizi di questa ragione avviene solo nei limiti dei preconcetti educazionalmete imposti che nell’individuo suonano come naturali. Il giudizio emesso dalla coscienza dell’individuo manifesta nella sua quotidianità. Quando io affermavo che Gesù ordina di scannare le persone che non si mettevano in ginocchio, decine di persone cattoliche vennero a trovarmi con la loro bibbia per farsi indicare dove stava scritto: lo avevano letto migliaia di volte, ma non ne avevano compreso il significato. La loro ragione aveva cancellato l’imput nella ferrea convinzione che il loro Gesù, loro stesse, non lo potevano fare. Solo il mio intervento, espresso emotivamente con la rabbia di ciò che questo aveva implicato nella storia, aveva scosso la loro coscienza. C’è un ambito in cui i giudizi possono modificarsi: un cattolico si può convertire all’islam. Ma è sempre un ambito ristretto nella struttura patologica del soggetto le cui emozioni sono imprigionate in una fede emotiva che lo costringe ad essere un tifoso, anziché un attore sulla scena della vita.

Quando Lei dice:

La ragione sa di disporre solo di un numero limitato di informazioni estratte da una banca dati illimitata. Sa quindi che i suoi giudizi hanno sempre un margine di fallacia, una percentuale di probabilità di esser veri e una complementare probabilità di esser falsi. E' anche quel 'vero' è relativo, è sempre parziale, e quindi mai “vero al cento per cento”.
La sua è una posizione assolutamente soggettiva e non oggettivabile. Quando Lei ha a che fare con la ragione di uno schizofrenico, come del resto la sua ragione, comprende l’esistenza di una limitatezza soltanto rispetto al già conosciuto o all’immaginabile partendo dal già conosciuto. Una ragione cattolica può passare dal dio padrone dei cattolici all’Allah dei musulmani, ma non può negare tale oggetto se non negando sé stessa come ragione. Tutto ciò che non appartiene alla logica che abbia come pensiero aprioristico il dio padrone, o Allah, per la ragione del cristiano non esiste: e tale ragione è sorretta da una partecipazione emotiva che porta il cristiano a tifare e a cercare e aggredire ossessivamente chi nega la sua assolutezza.

Per la ragione non esiste ciò che la ragione non conosce e non comprende all’interno della sua descrizione: ciò che non è verbo (logos) non esiste!
Il suo discorso ha una qualche forma solo nelle relazione di oggetti già considerati, schedati e catalogati, dalla sua ragione. E’ come per il principio di galleggiamento che consentì di costruire navi in metallo cosa che cozzava contro ogni idea di ragione comune per quei tempi. Ancor oggi esiste un giochino di inganno psicologico che consiste nel chiedere al proprio interlocutore se pesa di più un chilo di ferro o un chilo di paglia. L’attenzione dell’interlocutore, che nel suo abitare il mondo valuta gli oggetti in base a volume e consistenza, scambia l’uguaglianza di peso come un’uguaglianza di volume e immagina la diversità nel peso specifico fra i due oggetti. Però sono le parole che ingannano in quanto le parole si inseriscono nell’abitare il mondo in cui le persone hanno costruito delle relazioni funzionali fra sé e il mondo senza l’uso della matematica.
Se nell’affermazione “E' anche quel 'vero' è relativo, è sempre parziale, e quindi mai “vero al cento per cento” ci fosse del vero oggettivo in quello che dice Lei, per duemila anni non ci si sarebbe sottomessi ad un povero demente che andava farneticando “In verità, in verità vi dico....” in quanto lui era la verità fatta carne, logos, parola, ragione.

CONTINUA

Vedi le altre parti:

Testo originale di chi contesta il concetto di ragione dei Pagani;
http://federazionepagana.blogspot.com/2010/12/il-crogiolo-dello-stregone-e-alcune.html

Obbiezioni pagane Prima Parte
http://federazionepagana.blogspot.com/2011/01/la-stregoneria-commenta-le-idee-comuni.html

Obbiezioni Pagane Seconda parte
http://federazionepagana.blogspot.com/2011/01/seconda-parte-la-stregoneria-commenta.html


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01 febbraio 2011
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
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30175 – Marghera Venezia
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e-mail claudiosimeoni@libero.it

domenica 30 gennaio 2011

Archivio trasmissioni di "Magia Stregoneria e Paganesimo" da Radio Gamma 5: per non dimenticare!

Archivio di Radio Pagana

Per non dimenticare.

Argomenti delle trasmissioni radio in rete.

Di che cosa parlavano i Pagani Politeisti nel 1997?

Di che cosa discutevano con la gene e con le persone chi non avendo mai usato una radio ha iniziato a discutere di religione, storia, attualità con i cittadini del Veneto confrontandosi sulle tematiche?

http://www.federazionepagana.com/radiopagana/1997-1.htm


L’archivio delle trasmissioni radiofoniche è ricchissimo e comprende 120 mesi dal 1996 al 2007.
Alcuni esempi:


1) Numeraria nell’Opus Dei. Sei uno zero Sei uno zero (Radio Maria). [45’08”L’Oco]. Presentazione della conferenza di Vicenza. [54’20”t.] Mano nera a Torino. [58’14” Francesca] L’agire con Giustizia alimenta Moneta. “Non parlare con il catechista cattolico”. [65’14”] “Attraverso questo albero hai contatto con me”. [67’40” Miranda]. [69’14”t.] Telepatia e l’empatia. [71’50” Padre Giuliano] Complimenti. [72’32”t.] Empatia con il circostante. Perseguitata dagli spiriti.



2) Santo Domenico di Guzman un tagliatore di teste umane. [29’00”] 1789 si ritagliano gli spazi di Libertà. [31’40”] Richiesta dei Sacrifici nel Paganesimo (Testa di cipolla). [34’50”t.] La serenità interiore. [40’06” Giampaolo] [42’00” Francesca] Rivoluzione francese. Franco Zizola e la negazione del sesso nel cristianesimo “La chiave nel pozzo”. [50’36” L’Oco] L’Agguato. [53’32”] “Perché Dio non interviene negli affari umani” Dio non esiste. [55’04”t.] Terrorismo della religione. [54’54” Cesarina] Soldi per le chiese! (e per mettere in ginocchio i bambini). Adozioni e istituti cattolici. [62’10”t.] Discorso di un cattolico. [62’40”Marco] “Do’ ragione sempre a tutti” Guarda le mani. [66’44” Angelo] Cristianesimo equivalenza di mafia. [71’04” Anna].


3) Bollettino dell’Istituto Mediterraneo Studi Politeisti. [20’06”] Rivista Kaos. [22’02”] La chiesa cattolica è la madre di tutte le sette e la setta attentato metropolitana di Tokio “Suprema Verità” (cose monoteiste). [25’06”] Il Mondo è sacro di se per se stesso. [27’50”] Orfeo e Dioniso. [29’20”] Sul concetto di vittoria e sconfitta riferito alla via per lo sviluppo della coscienza di se

Questo è un esempio delle infinite tematiche trattate.
Per il solo mese di gennaio 1997 vedi la pagina:

http://www.federazionepagana.it/radiopaganagennaio1997.html

Ascoltare trasmissioni così vecchie, quando i conduttori non sapevano parlare per radio, è sicuramente interessante. Come disse il mio maestro di Stregoneria: “A me non interessa come tu fai le cose, mi interessa che tu le faccia, ci provi e usi la tua volontà per affrontare la vita!”


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30 gennaio 2011
Claudio Simeoni
Meccanico
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lunedì 17 gennaio 2011

Seconda parte: La Stregoneria commenta le "idee" comuni sulla Ragione


Quando Lei dice:

“La ragione è la facoltà di elaborazione dei dati sensibili (esterni e interni). Può essere definita come l'insieme di regole e procedure seguite dalla coscienza nell'esercizio dell'intelligenza.”

Lei sta prendendo in considerazione sé stesso e quanto di sé stesso considera ragione.
Solo che quel sé stesso, come insieme razionale, lei non lo incontra nelle scelte del paramecio, dell’ameba, del virus o del battere.
Un conto è la pulsione di vita o volontà d’esistenza e un altro conto sono le strategie di specie o di individuo in cui veicoliamo la volontà d’esistenza sia come specie che come singoli Esseri.
Il ragionamento può essere risolto affermando che, comunque la visione della vita del virus, del paramecio, dell’ameba o del battere, sono comunque delle ragioni soggettive. Questo pone vari problemi; innanzi tutto su che cos’è l’intelligenza e in secondo luogo abbattere l’onnipotenza della ragione umana per assimilarla a quella dei virus e dei batteri e nessuna ragione umana è disposta a fare un’operazione del genere.

Infatti, Lei stesso scrive della ragione:

La ragione è la facoltà di elaborazione dei dati sensibili (esterni e interni). Può essere definita come l'insieme di regole e procedure seguite dalla coscienza nell'esercizio dell'intelligenza. Essa crea una mappa del mondo utilizzando la quale dirige le azioni. Ma tra i dati a disposizione della ragione non ci sono solo quelli della mappa. La ragione (l'intelligenza) sa che la mappa è solo una mappa, cioè sa anche che la mappa si riferisce a qualcos'altro, e quindi sa che per acquisire nuove informazioni deve interrompere il filtraggio (che effettua normalmente per restringere l'ambito della sua elaborazione alle informazioni già elaborate e inserite nella mappa - che altro non è che un sistema di definizioni e relazioni) e lasciar entrare informazioni prive di relazioni riconosciute con quelle già inserite nella mappa (e che quindi la ragione non sa ancora dove mettere). In sostanza si tratta di destinare una certa quantità di risorse (memoria e capacità di elaborazione) a elementi non immediatamente relazionabili e quindi non inseribili nella mappa. Questo garantisce una continua evoluzione e un continuo adattamento, a patto che le nuove informazioni vengano poi elaborate e inserite della mappa, arricchendola in quantità e qualità d'informazione.

E questo dà addito ad altre difficoltà di ordine pratico. I cardinali che condannarono Galilei erano talmente terrorizzati da non poter mettere i loro occhi dietro al cannocchiale e verificare di persona quanto Galilei diceva. La ragione di quei cardinali era preclusa a dei fenomeni. E questo vale per tutta la nostra vita. Per esempio, quanti fenomeni provenienti dalla “materia oscura” o fenomeni dovuti a risposte di modificazioni ambientali dovute “all’antimateria”, la nostra ragione ignora? Eppure, anche se ignorati alla nostra ragione, il nostro corpo vi si adatta fin dalla nascita della vita su questo pianeta. Questi adattamenti, che appartengono alla vita, sono ignorati dalla ragione la quale dà delle spiegazioni solo a posteriori e spesso del tipo: lo ha voluto dio!
Per affermare quello che dice Lei è necessario essere convinti che l’intelligenza, attribuita alla ragione, sia un oggetto in sé. E’ necessario affermare il non-sense secondo cui l’intelligenza risolve il problema anziché descrivere il problema a soluzioni date. Le faccio un esempio. L’uomo costruisce navi e barche e risolve i problemi di galleggiamento. Ma non sa perché. Dà varie spiegazioni, tutte irrazionali però funzionali. Poi, arriva Archimede e dà la spiegazione razionale. Alla soluzione data, Archimede descrive qual è il problema risolto. Quel “eureka” di Archimede altro non è che l’euforia di un’illuminazione dovuta ad un’emozione che ha disarticolato la sua ragione e l’ha ricomposta includendo il principio di galleggiamento. La cultura assorbe, tutti noi dovremmo conoscere il principio di galleggiamento (dillo a quelli che venivano derisi perché costruirono la prima nave in ferro), ma solo Archimede fece l’atto divino di ampliare la sua ragione mediante l’emozione che modificava la descrizione razionale del mondo vissuto. I virus e i batteri sono bravissimi in tutto questo: hanno costruito anche il nostro corpo in risposta alla pulsione di vita che li spingeva ad elaborare le migliori condizioni per continuare a vivere. In più non hanno la necessità di trasformare la loro azione in principio razionale.

Quando Lei dice nello specifico “lasciar entrare informazioni prive di relazioni riconosciute con quelle già inserite nella mappa” Lei sta parlando di “illuminazione”. In sostanza sta parlando di quell’atto per cui la struttura emotiva dell’individuo, dopo un processo di tensione-carica si scarica destrutturando la ragione in essere nell’individuo e, nella fase di rilassamento dalla scarica emotiva, la ristruttura su un piano diverso inglobando nuovi fenomeni del mondo e adattando al nuovo la ragione (che, fra l’altro mette in atto strategie di recupero del suo stato precedente).

Quando Padre Zeus fece la sua Titanomachia, altro non fece che rivendicare il diritto di far nascere nuovi Dèi attraverso le strategie di vita della Natura mediante la forma e la quantità. Tuttavia, sia i Titani che i figli di Urano Stellato, sono strutture fondamentali con cui Zeus ha fatto germinare la vita della Natura. Zeus è la ragione, la forma e la quantità; ma i Titani sono le pulsioni della trasformazione della vita (della ragione stessa) e i figli di Urano Stellato sono le emozioni: cioè la vita in sé.

Non esiste un’evoluzione mediante la ragione. La ragione registra e giustifica atti dei quali non comprende il senso. Il senso appartiene alla vita e alle pulsioni di vita, la ragione tenta di giustificarle. Secondo un’indagine sociologica, nei supermercati le scelte dei clienti obbediscono a dei criteri assolutamente irrazionali; partono da scelte che emergono dalla psiche profonda che la ragione ignora. Poi, una volta che il cliente ha fatto la sua scelta, allora la ragione dà delle spiegazioni: che sono dei Giudizi di necessità.

Lei dice:

Non vedo motivo per contrapporre la ragione ad altre (spesso indefinite o vaghe) facoltà di apprendimento. La percezione ha anch'essa una “ragione”, una razionalità, che è diversa rispetto alla ragione associata alla coscienza ordinaria. La ragione in generale non è altro che ordinamento (attraverso relazioni) ed elaborazione dei dati ricevuti attraverso tutti i canali di comunicazione disponibili. La percezione deve essere il risultato di una forma di elaborazione (quindi opera di una forma di ragione) perchè i dati forniti sono già strutturati e in relazione tra loro senza un intervento cosciente. Ad esempio vedo un uomo e una donna che camminano abbracciati. Le immagini dei corpi, ben distinti tra loro e la relazione spaziale tra loro e con l'ambiente circostante sono già definiti a livello percettivo, ossia inconscio (dal punto di vista della coscienza ordinaria). La ragione “ordinaria” elabora poi questa percezione, associando, ad esempio, il pensiero “quei due stanno insieme”.

Mi sembra ovvio che se io affermo che la ragione è una capacità per descrivere il mondo, devono esistere altri strumenti attraverso i quali la vita è venuta in essere. Se io affermo che la ragione umana arriva sulla scena della storia dell’uomo in epoca recente ( a seconda degli elementi con cui la significhiamo andiamo più o meno indietro nel tempo, quando l’uomo aveva la forma di una scimmia o la forma di un piccolo topo o quella di un rettile: sempre uomini sono, perché sono i nostri antenati, ma le ragioni che hanno sono diverse), altre pulsioni dell’uomo devo attribuirle ad altri strumenti. Non posso fare la stupidaggine di Platone che divideva il corpo dall’anima. E non posso fare le stupidaggini di religioni orientali che dividono la materia dall’energia, se non come modello discorsivo.

Sono perfettamente d’accordo che le infinite percezioni extrasensoriali abbiamo una loro razionalità nel senso che appartengono alla vita dell’uomo anche se sono trascendenti alla descrizione della ragione. Ma è proprio questa la divisione che io opero: io so che esistono un alto numero di elaborazioni profonde dei fenomeni del mondo in ogni soggetto della Natura. So che esistono fenomeni sconosciuti e non considerati dalla ragione che vengono elaborati in parti più antiche del cervello. E so che queste elaborazioni (proprio per la Titanomachia di Zeus) sono separate dalla coscienza razionale. Sono elaborazioni di percezioni proprie dell’uomo, ma trascendenti alla ragione.
Fermare la ragione per permettere a queste elaborazioni di emergere nella coscienza, è proprio dell’attività dello Stregone.
Nell’uomo qualunque queste si presentano sotto forma di illuminazioni; di intuizioni; di scelte irrazionali; qualche volta emergono in presenza di un grande pericolo davanti al quale la ragione perde il controllo della coscienza.
Costruire delle associazioni di idee nate dall’esperienza è una cosa abbastanza banale anche perché tutto sommato, le associazioni di idee nascono da preconcetti. Infatti nel suo esempio ignora l’altro aspetto proprio della ragione: se io voglio indurre in Lei il pensiero che “stiamo insieme” ci è sufficiente prendere una postura fisica e la sua ragione è ingannata. La ragione descrive il mondo, non lo vive e nemmeno lo penetra. Gli attori lo fanno normalmente. Gli inganni sono propri della ragione: è la ragione che presume. Non l’apparato emotivo. Proprio perché la ragione è una capacità descrittiva il giudizio che emerge dalla descrizione è un giudizio sempre fallace, non per questo non è necessario.
La ragione presume che l’attacco epilettico sia dovuto al demonio. Questa verità non viene messa in discussione. Solo la ricerca scientifica, il metodo induttivo, contrapposto al metodo deduttivo, apre le porte a soluzioni diverse dopo che le emozioni delle persone dicono che bruciare vive le persone accusandole di essere delle indemoniate è un atto criminale: lo ordinava il dio dei cristiani, la verità!

Quando Lei dice:

Quanto sopra lascia intendere una concezione del giudizio che, pur essendo quella più diffusa e appartenente al senso comune, considero falsa e deviante. Il giudizio, se vogliamo essere seri, non può mai essere “vero o falso”, “bianco o nero”. Se, una volta che ho deciso che una cosa è “vera”, mi comporto come chi ha la certezza che le cose stanno in quel modo, non sto esercitando la ragione. Perchè la certezza è estranea alla ragione, che invece è cosciente della provvisorietà e dell'incompletezza di ogni rappresentazione.

Il giudizio è sempre falso in quanto obbedisce a me, alla mia esperienza, alla descrizione che ne ho del mondo e alle idee preconcette che ho sul mondo. Non è falso nel senso che mi imbroglia, ma è falso nel senso che non è una verità in quanto è prodotto da fattori che la mia percezione isola da un contesto immenso.
E qui nasce un problema. Io non mi comporto in base al mio giudizio, ma mi comporto in base al mio intento. Non mi comporto in base ad un passato in cui il giudizio è emesso, ma mi comporto in funzione di un futuro possibile in cui il giudizio risponde ad una relazione contingente che mi ha obbligato ad emetterlo, ma del quale facevo tranquillamente a meno. Io vengo costretto ad emettere un giudizio, ma non ho bisogno di emettere un giudizio per affrontare la vita verità dopo verità (meglio Estia dopo Estia).
La ragione è fatta di certezze: tutti sono assolutamente certi che il Sole gira attorno alla terra. E uccidono per certificare questa certezza. Tutti sono assolutamente certi che il demonio si impossessa delle persone: e mettono sul rogo le persone, tanto sono certi della verità cui sono portatori. La ragione è certezza. Assolutezza. La scienza, con le sue scoperte, distrugge la certezza della ragione e la ricostruisce con una diversa conoscenza che diventa, in quel momento, una nuova certezza. La donna è un vaso in cui l’uomo mette il seme. E’ una certezza che condiziona la società. La donna contribuisce per il 50% al patrimonio genetico del nascituro: un’altra certezza che modifica la certezza precedente. L’ovulo sceglie lo spermatozoo più confacente e si apre a quello e solo a quello: è un’altra certezza!
Ognuno di queste certezze diventa verità apriori della ragione.
La ragione procede per certezze: dio ha creato il mondo! E’ una certezza sottoscritta da ogni ragione che considera sé stessa il dio creatore del mondo.


Continua nella terza parte.


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17 gennaio 2011
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
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lunedì 10 gennaio 2011

La Stregoneria commenta le "idee" comuni sulla Ragione - Prima parte


Da quanto ho capito, per ora, la differenza fondamentale sta nel significato che attribuiamo al termine “ragione”.

Io per ragione intendo una capacità descrittiva del mondo che hanno gli Esseri della Natura. Una capacità che si conchiude nella quantità e nella forma. Per estensione, in campo umano, ha il suo compimento della matematica e nelle sue formule in quanto ogni oggetto pensato e misurato occupa un posto nell’equazione che, nella testa delle persone si fa “pensiero parlato”. Io, partendo da questo presupposto, incontro uomini che hanno ragioni molto complesse ed articolate e uomini che esprimono ragioni molto povere.

Da quanto posso capire, Lei usa il termine ragione in maniera molto vicina a come la usavano gli illuministi quando contrapponevano la ragione alla superstizione e all’oscurantismo facendo nascere l’era dei lumi.
Lei dice:

La ragione non si oppone o contrappone a nulla, perchè la ragione vuole comprendere qualsiasi cosa, e non ha interessa ad escludere nulla. Ogni dato di fatto è per la ragione indiscutibile e irrinunciabile, per la ragione conta solo cio che è, e tutto ciò che è. I problemi sorgono quando la coscienza viene manomessa, imprigionata in una rete di inibizioni e coazioni imposta dall'esterno (dalla società costituita). A quel punto la ragione diventa una anti-ragione (una sorta di antimateria razionale).

Quando io leggo questo, nel mio sistema di pensiero non è ciò che “vuole la ragione”, ma ciò che vuole l’individuo dalla sua ragione. Ogni soggetto della Natura è innanzi tutto una “volontà di vivere” non è una “ragione”. La ragione, qualunque ragione, è un modo per veicolare e controllare la volontà di vivere. Quando nell’ipotetico brodo primordiale il primo essere separò sé stesso dal mondo in cui viveva facendo sorgere la coscienza, era spinto dalla volontà di vivere, non dalla ragione.
Se lei usa l’affermazione “perchè la ragione vuole comprendere qualsiasi cosa” attribuisce alla ragione una qualità che in realtà appartiene alla volontà di vivere del soggetto di cui la ragione è uno strumento.

Gli Illuministi non opponevano la ragione alla vita; gli illuministi opponevano la ragione all’oscurantismo cristiano. Opponevano una ragione aperta alla conoscenza (aperta allo sviluppo di quell’equazione matematica che è la conoscenza soggettiva dell’uomo) alle soluzioni oscurantiste che una ragione povera opponeva alla ricerca del sapere. In sostanza il dio padrone dei cristiani, il demonio dei cristiani, la vagina vergine della madonna, erano delle “descrizioni razionali” in cui gli uomini dovevano risolvere la loro “ricerca di verità” perché quella era la verità assoluta del mondo dettata da dio. Gli illuministi si oppongono all’oscurantismo con la “Dea Ragione”, cioè con una ragione portatrice di “volontà di espansione” capace di abbattere le barriere imposte dall’oscurantismo e di espandere il sapere. Gli Idola di Francesco Bacone sono un esempio.

Tutto questo scontro è all’interno della ragione, dipende da come noi interpretiamo i fenomeni del mondo. Sia che noi attribuiamo gli effetti degli spasmi al demonio o che noi li attribuiamo all’epilessia; sempre di ragione di stratta.

Quando lei dice:

A quel punto la ragione diventa una anti-ragione (una sorta di antimateria razionale). Applica filtri non più in base alle necessità temporanee di elaborazione delle informazioni, ma in base a leggi precostituite e prive di relazione con gli scopi della ragione stessa. Appare come asservita a una volontà esterna, anche se non sappiamo di che volontà si tratti, e a chi o cosa faccia riferimento. Infatti le costrizioni imposte dalla “civiltà” per mezzo delle religioni, le leggi dello stato, le regole morali, le tradizioni, le usanze, eccetera, spesso non sono funzionali a niente che riguardi la conservazione o l'evoluzione dell'individuo o della specie. Assomigliano piuttosto a processi di parassitismo, dal momento che buona parte dell'energia dell'individuo viene deviata verso azioni ed emozioni disfunzionali sia per l'individuo sia per la specie, anche se i “parassiti” restano invisibili (gli stessi detentori del potere sono personalità maniacali e coatte, quindi essi stessi vittima di questo “parassitismo energetico”).


Non fa altro che parlare di “tipi diversi di ragione”. Le regole morali appartengono alle categorie della ragione non della vita; le tradizioni, le usanze, le leggi, lo Stato, appartengono a forme di ragione. Di come la ragione vuole organizzare la vita dell’individuo. Da qui i conflitti fra ragioni diverse.
Conosco le idee di Freud e di coloro che sostennero che gli uomini barattarono la libertà per la sicurezza. Ma sono idee sul mondo che appartengono ad un individuo che stava combattendo contro la feroce educazione ebrea che aveva subito e che pensava l’uomo creato dal suo dio. Ben altri sono i meriti di Freud. Freud è colui che si inventa la stupidaggine della discendenza del monoteismo ebraico dal monoteismo di Akenaton; solo che, poveraccio, non sapeva che Mosè non era mai esistito. Combattere la ragione imposta mediante l’educazione comporta trasformazioni emotive che nulla hanno a che vedere con la ragione, ma che nella ragione hanno i suoi effetti come modificazione dei punti di vista soggettivi della ragione stessa.
La ragione è una protezione rispetto alla vita, ma diventa una barriera terribile e paurosa (alimenta la superstizione) quando da protezione si trasforma in dittatura e poi in padrona dell’individuo come autoidentificazione col dio padrone (la cui immagine lei stessa elabora) quando l’individuo non è più in grado di controllarla con la volontà di vivere.

Quando noi leggiamo un manuale di psicologia al termine emozione ci dice che l’emozione è una destrutturazione delle categorie razionali dell’individuo, coinvolgendo l’apparato neurovegetativo, che poi, quando l’emozione si esaurisce, la ragione dell’individuo viene ricomposta su un piano diverso da quello vissuto all’arrivo dello scoppio emotivo.

Spesso gli atei si fermano a Marx e alle sue idee sulla religione, ma spesso non lo hanno letto attentamente. Preferiscono citare il motto “la religione è l’oppio dei popoli”. E in effetti Marx esaurisce quella tensione della ragione oscurata dalla fede. Esaurisce quel processo di uscita dall’oscurantismo che è iniziato col Rinascimento Italiano (quando Boccaccio riscopre gli Dèi degli antichi) e passa attraverso il libertinismo, l’illuminismo, il positivismo, e si esaurisce nel materialismo storico e dialettico. Dopo Marx la storia cambia: cambia la descrizione della natura dell’uomo. C’è Darwin, Freud, le ricerche psicoanalitiche, ci sono diverse idee sulla vita, si scopre l’intelligenza degli animali, cambia la nozione di intelligenza, si scopre la genetica, nascono le scienze sociali, si scopre il ruolo della scienza neuronale, si scopre, oggi, l’intelligenza strategica delle piante, ecc.

Cambia la dimensione di leggere la vita.


CONTINUA NELLE ALTRE PARTI



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10 gennaio 2011
Claudio Simeoni
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martedì 21 dicembre 2010

Il Crogiolo dello Stregone e alcune puntualizzazioni sul come uso il concetto di Ragione. - Prima Parte


Ho ricevuto una serie di puntualizzazioni al Crogiolo dello Stregone in merito all'idea di RAGIONE.

Sono affermazioni alle quali intendo rispondere, ma penso che sia interessante far conoscere delle puntualizzazioni di chi ha letto qualche cosa.

Nei prossimi post, pubblicherò le mie osservazioni. Intanto ecco quella del mio interlocutore:


--


La ragione


Il termine “ragione” credo sia uno dei più ingiustamente bistrattati. Spesso si confonde ragione con razionalismo o con razionalizzazione, ossia con l'uso scorretto della ragione, che non è più ragione, ma anzi il suo contrario. Spesso si contrappone la ragione con “l'rrazionale”, l'”inconscio”, “il magico”. O anche si contrappone ragione e sentimento, ragione ed emozione.
Secondo me tutte queste contrapposizioni non hanno motivo di esistere. La ragione non si oppone o contrappone a nulla, perchè la ragione vuole comprendere qualsiasi cosa, e non ha interessa ad escludere nulla. Ogni dato di fatto è per la ragione indiscutibile e irrinunciabile, per la ragione conta solo cio che è, e tutto ciò che è. I problemi sorgono quando la coscienza viene manomessa, imprigionata in una rete di inibizioni e coazioni imposta dall'esterno (dalla società costituita). A quel punto la ragione diventa una anti-ragione (una sorta di antimateria razionale). Applica filtri non più in base alle necessità temporanee di elaborazione delle informazioni, ma in base a leggi precostituite e prive di relazione con gli scopi della ragione stessa. Appare come asservita a una volontà esterna, anche se non sappiamo di che volontà si tratti, e a chi o cosa faccia riferimento. Infatti le costrizioni imposte dalla “civiltà” per mezzo delle religioni, le leggi dello stato, le regole morali, le tradizioni, le usanze, eccetera, spesso non sono funzionali a niente che riguardi la conservazione o l'evoluzione dell'individuo o della specie. Assomigliano piuttosto a processi di parassitismo, dal momento che buona parte dell'energia dell'individuo viene deviata verso azioni ed emozioni disfunzionali sia per l'individuo sia per la specie, anche se i “parassiti” restano invisibili (gli stessi detentori del potere sono personalità maniacali e coatte, quindi essi stessi vittima di questo “parassitismo energetico”).
Nel seguito discuto del termine ragione, del suo uso e del suo significato, in riferimento ad alcuni pensieri tratti da scritti di Claudio Simeoni, che cito in caratteri corsivi.


L'insieme del mondo che riusciamo a descrivere mediante le parole si chiama "ragione". Quanto non riusciamo a descrivere mediante le parole lo chiamiamo "percezione", o altri nomi a seconda dei riferimenti che facciamo.
Il bastone dello Stregone è dunque formato da


la sospensione del dialogo interno, attraverso la quale l'Apprendista Stregone limita il potere assoluto della sua ragione;


la sospensione del giudizio attraverso la quale l'Apprendista Stregone percepisce nuovi fenomeni senza per questo descriverli o elencarli;

un atteggiamento sociale scettico attraverso il quale sviluppare se stesso senza sottomettersi socialmente.


Ma dire che la ragione consiste nell insieme del mondo che riusciamo a descrivere mediante le parole mi sembra fuorviante. Direi piuttosto:
La ragione è la facoltà di elaborazione dei dati sensibili (esterni e interni). Può essere definita come l'insieme di regole e procedure seguite dalla coscienza nell'esercizio dell'intelligenza. Essa crea una mappa del mondo utilizzando la quale dirige le azioni. Ma tra i dati a disposizione della ragione non ci sono solo quelli della mappa. La ragione (l'intelligenza) sa che la mappa è solo una mappa, cioè sa anche che la mappa si riferisce a qualcos'altro, e quindi sa che per acquisire nuove informazioni deve interrompere il filtraggio (che effettua normalmente per restringere l'ambito della sua elaborazione alle informazioni già elaborate e inserite nella mappa - che altro non è che un sistema di definizioni e relazioni) e lasciar entrare informazioni prive di relazioni riconosciute con quelle già inserite nella mappa (e che quindi la ragione non sa ancora dove mettere). In sostanza si tratta di destinare una certa quantità di risorse (memoria e capacità di elaborazione) a elementi non immediatamente relazionabili e quindi non inseribili nella mappa. Questo garantisce una continua evoluzione e un continuo adattamento, a patto che le nuove informazioni vengano poi elaborate e inserite della mappa, arricchendola in quantità e qualità d'informazione.
Non vedo motivo per contrapporre la ragione ad altre (spesso indefinite o vaghe) facoltà di apprendimento. La percezione ha anch'essa una “ragione”, una razionalità, che è diversa rispetto alla ragione associata alla coscienza ordinaria. La ragione in generale non è altro che ordinamento (attraverso relazioni) ed elaborazione dei dati ricevuti attraverso tutti i canali di comunicazione disponibili. La percezione deve essere il risultato di una forma di elaborazione (quindi opera di una forma di ragione) perchè i dati forniti sono già strutturati e in relazione tra loro senza un intervento cosciente. Ad esempio vedo un uomo e una donna che camminano abbracciati. Le immagini dei corpi, ben distinti tra loro e la relazione spaziale tra loro e con l'ambiente circostante sono già definiti a livello percettivo, ossia inconscio (dal punto di vista della coscienza ordinaria). La ragione “ordinaria” elabora poi questa percezione, associando, ad esempio, il pensiero “quei due stanno insieme”.

Se noi sospendiamo il giudizio viviamo con molta fatica nella società umana ed allora usiamo un espediente: il giudizio di necessità.


Il giudizio di necessità è quello che dice: io penso che quella cosa debba essere in quel modo e dal momento che debbo agire agisco di conseguenza, però, se scopro che le cose possono non stare in quel modo, torno immediatamente indietro, cambio il mio giudizio di necessità e modifico la direzione della mia azione.


Il giudizio di necessità mi consente l'azione ma non mi sottomette al giudizio espresso; mi consente di cambiare opinione ogni volta che al mio pensato si aggiungono nuovi elementi e nuovi fenomeni.

Quanto sopra lascia intendere una concezione del giudizio che, pur essendo quella più diffusa e appartenente al senso comune, considero falsa e deviante. Il giudizio, se vogliamo essere seri, non può mai essere “vero o falso”, “bianco o nero”. Se, una volta che ho deciso che una cosa è “vera”, mi comporto come chi ha la certezza che le cose stanno in quel modo, non sto esercitando la ragione. Perchè la certezza è estranea alla ragione, che invece è cosciente della provvisorietà e dell'incompletezza di ogni rappresentazione.
Simeoni esprime questo concetto per mezzo del “giudizio di necessità”, ossia un giudizio privato del suo carattere “normativo” e ridimensionato al suo ruolo pratico, di mezzo provvisorio e mutevole per indirizzare le azioni in base al proprio intento. Ma questo “giudizio di necessità” coincide allora col giudizio tout court, correttamente inteso. Infatti un retto giudizio non ha mai la pretesa di essere assoluto o immutabile, ma è cosciente dei suoi limiti.
Insomma, non c'è da sospendere il giudizio, ma l'attività coatta di processi pseudo-razionali, pensieri caotici o ossessivi, che interferiscono con la percezione, e l'azione di censura preventiva esercitata dai condizionamenti sociali. La ragione, da parte sua, si limita a elaborare la percezione senza pre-dirigerla (a meno che non si voglia coscientemente focalizzare un determinato aspetto).
La ragione ha i mezzi, non solo per emettere giudizi, ma anche per emettere giudizi sui suoi stessi giudizi. Quindi per giudicare l'attendibilità dei suoi giudizi.
La ragione sa di disporre solo di un numero limitato di informazioni estratte da una banca dati illimitata. Sa quindi che i suoi giudizi hanno sempre un margine di fallacia, una percentuale di probabilità di esser veri e una complementare probabilità di esser falsi. E' anche quel 'vero' è relativo, è sempre parziale, e quindi mai “vero al cento per cento”. La ragione tiene conto di questo e non conclude mai: “questo è così”, ma argomenta “questa descrizione di certi fenomeni, in base ai dati raccolti e alla loro elaborazione, ha molte probabilità di essere confermata da ulteriori osservazioni” e quindi “può essere provvisoriamente considerata come 'vera' e inserita nella mappa”. La quale mappa non è qualcosa di fisso ma è in continua evoluzione, crescita, perfezionamento. E' cioè una mappa dinamica.
Non solo la mappa è variabile, ma i suoi dati sono associati a un grado di probabilità variabile: non c'è vero o falso, ma diversi gradi di probabilità di esser vero, e anche questi valori di probabilità cambiano nel tempo (esiste anche una branca della logica, chiamata “fuzzy logic”, logica sfumata, che formalizza questi concetti)
Quello che Simeoni chiama “il potere assoluto della ragione” non appartiene alla ragione. Perchè la ragione sa di non poter esercitare, e non ha motivo di esercitare un potere assoluto. Il potere appartiene alla “ragione dell'ego”, dove per ego intendo una immagine statica e distorta dell'io (con la sua mappa alterata della realtà in cui l'io diventa il centro, in analogia con la concezione geocentrica del cosmo di secoli fa), che sostituisce l'io nelle sue funzioni.Il problema è la mappa statica. Se si ha una mappa statica e distorta, sarà impossibile dare giudizi esatti con sufficiente approssimazione. La quantità di interpretazioni errate sarà tanto più alta, quanto maggiore è la staticità e la distorsione della mappa.E il fatto che la mappa sia statica e distorta non è imputabile alla ragione, ma ai condizionamenti sociali, che, con insistenza e violenza, indirizzano l'attenzione verso certi aspetti della realtà e la distolgono da altri, impongono certe interpretazioni della realtà e ne vietano altre. O addirittura impongono realtà inesistenti, incoerenti, insensate, contrarie alla ragione, come nelle religioni monoteiste e nelle superstizioni di ogni genere.
Quindi non si tratta del “potere assoluto della ragione”, ma della manomissione della ragione, che viene ridotta allo strumento unidirezionale e maniacale della volontà di potere, quando questa si chiude in sè stessa, generando un “autismo del potere” nel quale l'autoaffermazione è l'unico valore, e perciò tende all'assoluto. Questo autismo ha una forma attiva e una passiva (sado-masochismo). La forma passiva implica una sorta di identificazione nel “padrone” e nella sua onnipotenza, che il masochista alimenta e cura con la sua incondizionata sottomissione. Come dire: non posso essere onnipotente ma posso diventare proprietà, e quindi parte, di un'entità onnipotente. Un tale sistema ha bisogno di rigore, di inflessibilità, di chiusura: i ruoli devono restare fissi, la mappa deve restare immutata, e ogni trasgressione deve essere punita (a alla trasgressione e la punizione si riduce l'unico dinamismo del sistema).
D'altra parte, se la mappa deve essere variabile, è chiaro che non deve esserlo troppo, deve comunque conservare un alto grado di stabilità, pur essendo continuamewnte disposta al mutamento. Perchè il mutamento non deve essere tale da causare un disorientamento, ossia un'incapacità temporanea ma durevole (o peggio, permanente, come nella malattia mentale) di rappresentare la realtà in maniera coerente e comprensibile.
Ma ora come ora, nella nostra “civiltà”, lo stato “normale“ della ragione è una sorta di delirio di onnipotenza, in cui la ragione finge e si auto-illude di aver raggiunto la sua irraggiungibile meta, la comprensione totale, blindando la conoscenza acquisita (la mappa) e dandola per verità assoluta, ignorandone qualunque incongruenza e qualunque lacuna. Così facendo la ragione, lungi dal divenire onnipotente, rinuncia a gran parte delle sue potenzialità, riducendosi a semplice meccanismo asservito a un unico compito ripetitivo e immutabile: la salvaguardia della mappa e delle sue relazioni interne, ossia delle sue verità e delle sue regole. Ma questa non è più ragione, in quanto ha ben poco di ragionevole, andrebbe caso mai chiamata 'pseudo-ragione egoica' o qualcosa di simile.
Sul ruolo della ragione, lo stesso Simeoni corregge il tiro quando parla del sapere e del chiedersi il perchè delle cose:


Nel Crogiolo mettiamo il chiedersi il perché delle cose. Attraverso quest'attività, mentre mescoliamo usando il nostro bastone, approfondiamo il nostro giudizio di necessità che diventa la nostra verità. La verità della ragione, la verità in grado di misurare la nostra capacità di chiederci il perché delle cose. La verità della spiegazione che ci pone la grande sfida: o l'individuo ne modifica i confini violandola continuamente o la verità si appropria dell'individuo mettendo fine al suo chiedersi il Perché delle Cose!


La ragione aumenta il suo Sapere dilatandosi. Le sue descrizioni e i suoi giudizi di necessità sono sempre più profondi e più articolati. Non è più una ragione povera e misera che finge di non vedere i fenomeni per non doverli spiegare, ma è una grande ragione attenta e curiosa al nuovo che le si presenta.


In sintesi, il concetto che voglio evidenziare, è che contrapporre la ragione a qualche facoltà di comprensione extrarazionale può solo portarci fuori strada: la ragione, puro strumento di elaborazione di informazioni, è l'unico mezzo per acquisire conoscenza, altrimenti si hanno solo percezioni, impressioni, dati grezzi, non elaborati e senza relazione con altri dati. E la ragione non ha limiti definiti, perchè ha i mezzi per rinnovare continuamente sè stessa.
Si tratta di usare la ragione in modo corretto, liberandola dai condizionamenti e dai pregiudizi, ma dobbiamo comunque tener presente che quando facciamo questo, stiamo sempre usando la solita ragione. Non qualcos'altro, ma la solita ragione purificata, disinfestata dai condizionamenti sociali. Altrimenti ci mettiamo alla ricerca di mitiche facoltà superrazionali, quando si tratta solo di riaggiustare e far evolvere quello che c'è. E' sufficiente accogliere i dati che normalmente non consideriamo, rimuovendo le inibizioni che ci inducono a scartarli, senza usare nessuna facoltà diversa dalla ragione per elaborarli e conferire loro un senso.
La sospensione del dialogo interno e del giudizio non sono estranei o “esterni” alla ragione, ma si svolgono nel suo ambito e con la sua supervisione, perchè ragione non significa applicazione coatta di un insieme di regole, nè azione mentale coatta nel momento in cui si dovrebbe lasciar spazio alla percezione, ma elaborazione cosciente dei dati vecchi e nuovi, che determinano una continua espansione e un continuo rinnovamento della mappa della realtà.

Il grande problema della ragione si ha quando si trasferisce il metodo dalla relazione fra gli Esseri Umani alla relazione all'interno del singolo Essere. Il singolo Essere Umano non è ragione, è magia!


Per voler semplificare dirò che il mio cuore batte comunque sia che io conosca la biologia della circolazione sanguigna sia che io non la conosca. Gli Esseri Umani nascono e crescono obbedendo a stimoli e leggi anche senza essere in grado di descrivere quegli stimoli e quelle leggi. I comportamenti che un soggetto ha obbedendo alla costruzione iniziale della propria struttura del DNA sono uguali sia che egli conosca l'esistenza di quella struttura che non la conosca.


L'individuo è magia in quanto anche se lui non è in grado di conoscere la propria struttura questa sviluppa un numero tali di stimolazioni per cui egli è in grado di crescere e svilupparsi comunque.


Ma la “magia” non è altro che una parte della realtà che la ragione non ha ancora rappresentato in maniera coerente e relazionata all'interno della sua mappa del mondo. Questo non significa che sia in conflitto, o estranea alla ragione. Ovviamente anche la magia si accorda con la ragione, solo obbedisce a leggi che la ragione non ha ancora definito e rappresentato. La circolazione sanguigna funziona senza l'intervento della coscienza (sarebbe meglio dire della coscienza individuale ordinaria), ma tuttavia segue delle leggi. E queste leggi, per come le conosciamo, sono ovviamente razionali, nè potrebbe essere diversamente, perchè la ragione è semplicemente l'ordine delle cose. E se si ritiene, come sembra asserire lo stesso Simeoni, che la coscienza pervada l'intero universo, allora perchè non supporre, come ipotesi più logica, che il nostro corpo, i nostri organi, siano guidati da una consapevolezza? Una consapevolezza diversa da quella di ciò che chiamiamo “io”, una consapevolezza inaccessibile alla nostra “coscienza di veglia”, ma pur sempre una consapevolezza, e un'intelligenza, capace di esercitare la ragione. Il funzionamento del nostro corpo, potrebbe benissimo essere guidato da un'insieme di consapevolezze distinte e interagenti. Tutto questo, se risultasse vero, non sarebbe affatto in conflitto con la ragione, anzi renderebbe più intelligibili molti fenomi che la nostra ragione, allo stato attuale delle sue conoscenze, non è in grado di comprendere.


L'individuo adulto è colui che si espande nel mondo in cui vive. Per farlo espone la sua struttura emozionale.

Il NON adulto nasconde la propria struttura emozionale dietro alla barriera della ragione, a dure corazzature razionalistiche con le quali giustifica la separazione fra sé e il mondo in cui vive.


Anche qui trovo una confusione di termini. La ragione non può, per sua stessa natura, costruire barriere che bloccano l'espressione e il libero scambio emozionale, perchè la ragione è onesta ricerca della verità, non ha alcun interesse a mistificare e nascondere. La ragione non conosce menzogna, ma solo le sue leggi intrinseche: le leggi della ragione, appunto, che non sono mai in contrasto con la realtà. La ragione cerca di comprendere la realtà, sa bene che falsificarla significa rinunciare a comprenderla. Nella frase precedente c'è ancora una volta confusione tra ragione in quanto tale, e ragione sabotata e distorta dai processi educativi e dalla costante pressione sociale. Sone queste distorsioni a produrre le barriere, sono i guasti della ragione, ossia l'irragionevolezza, a generare le barriere, non la ragione stessa.
Al di fuori della ragione c'è solo credenza nei miti: ossia prendere per realtà una descrizione o una fantasia, prendere per vero un racconto (mito) senza averne mai verificato la corrispondenza con la realtà dei fatti. Che porta alla distruzione dell'intelligenza, dell'autonomia, della libertà, della dignità dell'essere umano. Credere significa accettare il principio d'autorità, mentre la ragione non accetta alcuna autorità se non quella della percezione diretta dei fenomeni, e dei risultati dell'elaborazione dei dati percepiti (nei limiti del contesto in cui tale elaborazione dimostra validità ed efficacia).

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NOTA: non ho messo il nome del mio interlocutore, sono interessato ai concetti, non alle persone. Qualora me lo chiederà sarò ben felice di mettere le indicazioni che vorrà.

Questo è quanto mi invia.
A questo oppongo le mie "ragioni"


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21 dicembre 2010
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
P.le Parmesan, 8
30175 – Marghera Venezia
Tel. 3277862784
e-mail claudiosimeoni@libero.it


sabato 11 dicembre 2010

Presepe Pagano rappresenta la vita

Il presepe Pagano; il presepe che rappresenta la vita
http://www.youtube.com/watch?v=PqvrF6TP9fg
Gli Dèi sono la vita nel suo eterno scorrere e noi ne siamo parte



domenica 5 dicembre 2010

Gli infiniti modi per percepire e descrivere la realtà in cui viviamo conosciuti dalla Stregoneria: qualche volta anche la neuroscienza ci arriva!


La neuroscienza scopre l’acqua calda: in Stregoneria abbiamo sempre sostenuto che la percezione del mondo è una questione di trasformazione soggettiva. Per esempio, in una mia conferenza dal titolo: “La percezione, la vista e i sensi in Stregoneria – Claudio Simeoni” che ho anche caricato da un paio di giorni su You Tube in tre parti, ma registrata un paio di anni or sono, la questione è ben spiegata.
Prima, seconda e terza parte, la trovate a questi indirizzi:

http://www.youtube.com/watch?v=tL-evpoRlcg

http://www.youtube.com/watch?v=OlQRilQftOI

http://www.youtube.com/watch?v=KUQvcj5EllA

Poi arriva la neuroscienza e ti conferma il carattere soggettivo della percezione visiva e sensoria della realtà in cui viviamo.
Riporto il lancio dell’ANSA di quattro ore fa’:


Cervello ci inganna su dimensioni cose
Dipende da grandezza area della vista


(ANSA) - ROMA, 5 DIC - Il mondo e' pieno di illusioni ottiche e il ''grande illusionista'' e' il nostro cervello: gli oggetti non sono uguali per tutti, le loro dimensioni dipendono dalle dimensioni del nostro cervello, da quant'e' grande l'area neurale deputata alla vista. Lo dimostra uno studio del Wellcome Trust Centre for Neuroimaging (Londra). Gli esperti hanno misurato le dimensioni della corteccia visiva primaria dei volontari e osservato che, piu' piccola e' tale area, piu' forti sono le illusioni ottiche.

Tratto da:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2010/12/05/visualizza_new.html_1673403168.html


La cosa l’ho già trattata alcune centinaia di volte ne IL CROGIOLO DELLO STREGONE.
Perché è importante sapere che la realtà che descriviamo del mondo in cui viviamo è di carattere soggettivo?
Perché la descrizione che noi abbiamo della realtà, dal momento che è soggettiva, si può espandere e moltiplicare; se la realtà fosse esattamente quello che noi vediamo, allora non ci sarebbe sviluppo nella capacità di penetrare la realtà e costruire diverse idee della realtà stessa. La realtà non è “diversa” da come noi la percepiamo; ma esistono un infinito numero di fenomeni che noi non consideriamo ed esistono un infinito modo di percepire la realtà in cui noi viviamo e, per conseguenza un numero infinito di soluzioni da adottare per adattarci ad essa.
Solo i cristiani considerano la realtà immutabile in quanto creata da un dio pazzo e cretino: la Religione Pagana è cosciente che la realtà è infinitamente più complessa di quello che noi percepiamo e infinitamente più ingannatrice di quello che la nostra ragione vorrebbe farci credere. Per questo in Stregoneria si pratica l’autodisciplina nella percezione del mondo per impedire al mondo, per come lo percepiamo, di impadronirsi del nostro giudizio rendendoci prigionieri della verità. La verità rende schiavi di un giudizio che non tiene conto di tutti i fenomeni che noi non percepiamo del mondo.
Ogni tanto anche la scienza riesce a scoprire ciò che la Stregoneria, nel suo abitare il mondo, ha sempre saputo.


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05 dicembre 2010
Claudio Simeoni
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sabato 4 dicembre 2010

Facebook, lo scopo dell'analisi sociologica della netnografia e l'aggressione sociale degli individui e delle regole sociali


Si considera un insieme di persone che si incontrano su Facebook con degli interessi comuni e si analizza la dinamica dei messaggi in relazione agli interessi del gruppo e si studia come intervenire..
La dinamica dei messaggi, le cascate di risposte, i “mi piace”, rappresentano segnali di un insieme emotivo che viene analizzato nelle espressioni dei bisogni soggettivi.
Ad esempio, gli appassionati di vino fanno i loro gruppi su Facebook esprimendo pareri sul vino, i vari vini, gli abboccati e le loro preferenze.
Un venditore di vino ne analizza i messaggi e mette insieme le caratteristiche che deve aver un vino per essere un vino di successo in quello ambiente che assume a campione della sua sperimentazione. Un gruppo numeroso su Facebook che superi i 500 iscritti è un gruppo significativo su cui testare qualunque tipo di vino e, per estensione, qualsiasi prodotto commerciale. Inoltre, lo stesso metodo è usato non solo per i prodotti commerciali, ma ogni oggetto, attorno al quale si forma un gruppo di opinioni. Ogni interesse attorno a cui si forma un gruppo è trattato come un prodotto: da una posizione politica ad una posizione religiosa che si sviluppano attraverso opinioni anche, e soprattutto, conflittuali. La conflittualità ha il privilegio di costringere i contendenti a mettere in campo tutte le loro opinioni per poter prevalere nei confronti di un avversario di opinioni opposte. Questo permette all’analista di accedere ad un grande bagaglio di espressioni verbali che veicolano tensioni emotive. Dati reali sui quali costruire progetti di intervento sul gruppo stesso.
Le tradizionali analisi statistiche non sono efficaci. Il gruppo di Facebook fornisce dati utilizzabili dalla statistica ben più omogenei. Il gruppo si forma attorno ad un’idea o ad un oggetto, sia per appoggiarla che per combatterla. Mentre la tradizionale raccolta dati di un’analisi statistica si basa su un campione di persone rappresentativo della popolazione e le opinioni di quelle persone sono risposte a domande, ma non esprimono né conflittualità né interesse soggettivo per l’oggetto della statistica al punto tale da poter mascherare opinioni o desideri in quanto la persona intervistata vuole mostrare sempre il meglio di sé anche quando le sue opinioni, nella realtà delle sue scelte più o meno immediate, rispondono a pulsioni e desideri dei quali si vergogna, nel gruppo i Facebook le risposte sono sempre legate all’oggetto del discutere o mirate ad aggredire chi discute dell’oggetto o per come ne discute.
Nel gruppo su Facebook la persona si maschera, ma non si maschera la sua opinione. Inizialmente Facebook vietava nomi falsi o di fantasia, ma poi ha rilevato che gli conveniva permettere alle persone di usare nomi falsi e di fantasia perché l’interesse di Facebook non stava nel nome, ma nell’opinione e l’opinione era tanto più significativa quanto più l’individuo poteva, nell’esprimerla, proteggere la propria identità. Almeno rispetto al suo interlocutore.
Facebook è diventata un’organizzazione per rubare le opinioni: sulle opinioni si confezionano prodotti da imporre o idee da imporre.
E’ sufficiente l’analisi del gruppo e delle sue opinioni attorno ad un oggetto, dopo di che si confeziona un oggetto che porti le persone nella direzione voluta e lo si confeziona prendendo spunto dalle opinioni più importanti, vincenti o guida, del gruppo stesso.
Vale per un vino che da troppo pastoso diventa semifrizzante (o viceversa) si tratta delle opinioni di un gruppo che da radicali diventano moderati al fine di aggregare persone attorno ad un’idea o ad un progetto personale fatto passare per un’idea.
L’analisi dei messaggi in Facebook permette alle aziende, partiti politici, gruppi di opinioni e quant’altro, di strutturare la propria maschera per ingannare e creare consenso.

Questo lo avevo già evidenziato nella mia esperienza. Fai un gruppo e improvvisamente appaiono persone che diffamano, offendono e creano delle “idee” o “millantano delle idee” che hanno lo scopo di creare un consenso, quasi sempre un consenso all’interno di vasi vuoti, proprio per impedire alle persone che frequentano Facebook di formulare delle idee o di mettere in moto il loro senso critico.
Mi ero spesso chiesto qual era il criterio con cui Facebook aggrediva le persone sospendendogli l’account e accusandole in spregio alle più elementari norme sociali.
L’azione non è dettata da norme sociali o di “giustizia” come noi le pensiamo, ma dagli interessi di controllo sociale delle persone.
L’interesse di Facebook è quello di “rubare le opinioni” e per farlo deve allontanare da Facebook chiunque innesti nei gruppi il senso critico che, mettendo in allarme l’attenzione dei frequentatori di Facebook, di fatto, altera l’opinione e rende inutilizzabili tutta una serie di messaggi. Un po’ come nel lavoro di statistica che si eliminano quelle percentuali estreme per costruire una madia.

La cosa era studiata già da tempo dalle università:


MARKETING
Così le aziende inseguonole tribù dei social network
Si chiama "netnografia" la nuova disciplina che studia gli utenti Facebook e Twitter con gli strumenti dell'antropologia. Individuando dinamiche e opinion leader del popolo web, i grandi marchi conquistano nuovi clienti
di PAOLO PONTONIERE


CAPIRE i gusti delle tribù del web, domandarsi come si orientano i clan dei social network, chi sono i suoi opinion leader e quali sono gli argomenti che usano per far prevalere il loro punto di vista. In una parola, comprendere come si sviluppa un'idea forte nell'era dell'internet. Può essere un mero esercizio intellettuale, oppure una mossa per fare un sacco di quattrini. Un esempio? La Campbell Soup, l'azienda produttrice di cibi in scatola resa famosa da Andy Warhol con 32 dipinti negli anni Sessanta: utilizzando una intelligente strategia internet, la ditta statunitense è riuscita a rendere i suoi prodotti popolari tra i giovani, un segmento del mercato nel quale non era riuscita a sfondare utilizzando le tecniche del marketing tradizionale, e a spingere il suo fatturato oltre la soglia degli 8 miliardi di dollari l'anno. Il suo segreto? La Netnografia, ovvero l'arte dell'applicazione degli strumenti tradizionali dell'antropologia culturale e dell'etnografia nell'analisi delle interazioni che avvengono sul web.

"Dall'avvento del commercio elettronico e degli acquisti online avevamo perso terreno", afferma Ciara O'Connell, una dirigente della casa statunitense. "Nel passato molti dei nostri clienti facevano riferimento alle nostre ricette per preparare la cena, ma con il popolo dei social network questo non avveniva più". Così i netnografi della Campbell hanno cominciato a studiare perché la gente si scambia le ricette, come, quando, chi orienta il gusto. "Le tecniche del marketing tradizionale non riuscivano a varcare nemmeno la soglia dei social network", ha aggiunto la O'Connell. "La netnografia al contrario ci ha dato la possibilità di studiare le interazioni che hanno luogo tra i consumatori in maniera diretta. Ci ha dato la possibilità di incanalare le esigenze dei nostri clienti in maniera vera ed emozionale".

Le analisi dei netnografi sono state così utilizzate per creare un sito web che in poco più di un mese è passato da 120 mila ad oltre 1 milione di visitatori mensili. Ad attrarli sono applicazioni come "Tips for busy cooks" (suggerimenti per cuochi indaffarati), "Portion Control", (il sorvegliante delle porzioni) e "Search by mood" (cerca ricette in base al tuo stato d'animo). La Campbell ha scoperto che i consumatori hanno un debole per lo scambio di suggerimenti su come usare le sue salse, come accoppiarle con formaggi e grissini e come combinarle con i prodotti di altre aziende.

E quello della Campbell non è un caso isolato. Ad usare la netnografia ci si sono messe anche la Coca-Cola, la American Express, la Adidas, la Bmw, la Swarovski e la Beiersdorf, per citare solo alcune delle maggiori aziende.
La Adidas, per esempio, ha usato la netnografia per studiare le abitudini dei collezionisti dei suoi modelli, riuscendo a creare nuove scarpe di successo. La Listerine, un'azienda statunitense che produce collutori per l'igiene orale, ha scoperto che molti utenti associano il colore dei suoi sciroppi con gli alieni e che altri trovano che il loro odore gli ricordi le case dei nonni. Uno studio delle parole usate dai clienti di Starbuck e di Pete's Coffee - le principali catene di caffè statunitensi - ha inoltre rilevato che questi tendono a sviluppare un proprio gergo, quasi che se si trattasse del linguaggio d'un paese straniero. Adesso le due aziende usano questo particolare vocabolario per stabilire un legame emotivo con i loro clienti abituali e per attrarre quelli della concorrenza. La Matchstick canadese, una delle maggiori distributrici di telefonini del paese, ha infine scoperto che alcuni blogger sono in grado di condizionare profondamente il discorso relativo ad un prodotto persuadendo altri ad adottare il loro punto di vista.

Sul fronte della netnografia non operano solo le grandi aziende, ma anche le più importanti istituzioni scientifiche. Gli antropologi dell'universo binario vengono da istituzioni come il Mit di Cambridge, la York University of Toronto e la Stanford University di Palo Alto. Alla York University, in particolare, insegna Robert V. Kozinets, ritenuto il padre della nuova disciplina e creatore della stessa parola "netnografia".

Dalla Stanford University, invece, è uscita probabilmente una delle creazioni più divertenti in materia: applicando i principi della netnografia alla tecnologia led, un gruppo di studenti è riuscito a creare una "World Mood Light", un cubo luminoso che muta colore a seconda dei sentimenti espressi dai post degli utenti di Twitter in tutto il mondo. La World Mood Light 1 cambia colore ed intensità a seconda dell'umore dei messaggi pubblicati sul social network. Più sono numerosi ed emotivi, più intensi diventano i colori: rosso per la rabbia, giallo per la felicità, blu per la tristezza, bianco per la rabbia, e così via.

Tra tutti i social network Twitter sembra essere emerso come il luogo prediletto dai netnografi per far galoppare la fantasia, perseguendo obiettivi che spaziano dalle inchieste commerciali a quelle di carattere investigativo e politico. Le varie applicazioni - Summarize, Tweetscan, Hashtags, Twitterverse, Tweetstats, Twittercensus e Xvision - seguono tutte l'evolversi del gusto e del pensiero degli utenti Twitter sulle maggiori questioni del momento. Diventando così anche strumento di analisi politica e giornalistica.

"La netnografia è stata tradizionalmente usata dai mareketers per creare fenomeni commerciali", afferma Mirco Mannucci, fondatore della Holomathics e creatore di Tweeteretica, uno di questi software. "Noi la applichiamo alla politica, all'analisi e all'inchiesta giornalistica, cercando di localizzarla quanto più possibile e di comprendere le sue relazioni con gli altri discorsi che si svolgono in rete e il suo livello di influenza". E così, mescolando la politica con il marketing e la matematica, e l'analisi comportamentale con internet, la netnografia sta gradualmente diventando la chiave di volta attraverso cui le aziende, i politici e i media riescono a decifrare e condizionare gli umori di una cittadinanza i cui interessi si posizionano sempre più spesso all'incrocio tra società reali e popolazioni che vivono in mondi intangibili.
(02 novembre 2010)


Tratto da:
http://www.repubblica.it/tecnologia/2010/11/02/news/netnografia-9645149/?ref=HRERO-1




Gli esperimenti radunando il popolo virtuale sono portati avanti da oltre 10 anni con i gruppi NG e con gli E-Groups, ma solo Facebook è riuscito a costruire una partecipazione attiva all’interno di un’illusoria libertà che Facebook sta alimentando nell’illusione eliminando i profili di tutte le menti critiche iscritte.
Tutti possono fare quello che vogliono, meno “tizio”, “caio” e “sempronio”, che vengono cancellati perché disturbano la raccolta dati.
A chi interessa se “caio” viene cancellato? Avrà fatto sicuramente qualche cosa di riprovevole: il padrone ha sempre ragione! Più semplicemente introduceva il concetto di critica. Mi ricorda Wikileaks. Wikileaks non fa nulla di male: svela ciò che qualcuno vorrebbe tener segreto. Non tanto perché la cosa è segreta, ma per non dare “pezze d’appoggio” a ciò che tutti sanno. Wikileaks è come il bambino che urla: “Il re è nudo!”. Al contrario, Facebook elabora gli inganni partendo dall’analisi delle predilezioni dei gruppi, sia quando si parla di un vino, di un formaggio, di idee politiche, sociali o religiose. Tutto diventa un prodotto da trattare attraverso l’analisi dei bisogni e dei desideri e tutto può essere, all’occorrenza, controllato o falsificato.
Il gruppo “Spostare il Vaticano in Groenlandia” è stato cancellato perché Facebook non riteneva opportuno dare voce a chi vive con sofferenza le attività criminali del Vaticano in Italia: le idee di quel gruppo non erano controllabili, non erano economicamente sfruttabili, l’analisi sociologica dei frequentatori ha dimostrato che erano portatrici di un livello di critica talmente elevato che Facebook non poteva controllare le idee dei frequentatori di quel gruppo.
Allo scopo esistono in Facebook torme di devastatori per le idee che non devono girare o che non devono aggregare. Sono i “devastatori” che, favoriti da Facebook, impediscono a chi frequenta l’ambiente di discutere e seminare. In questo, sicuramente il fondatore di Facebook trova molte affinità con Bush.
Qualunque cosa scrivete su Facebook venite analizzati e l’analisi porta ad elaborare schemi di inganno e di truffa per l’intera società. Se è solo per un rossetto, poco male, ma quando si tratta di costruire idee sociali aggressive per difendere interessi politici e sociali, allora il male entra nella devastazione dei principi fondamentali della Costituzione.


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05 dicembre 2010
Claudio Simeoni
Meccanico
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