Quando la nostra specie inserì la corteccia cerebrale e, con essa, la ragione come noi oggi la usiamo, si allontanò progressivamente dalla percezione emotiva del mondo in cui viveva e iniziò ad allontanarsi dalla comprensione dei segnali che dal mondo giungevano a lei.
La ragione, progressivamente, iniziò ad occupare ogni anfratto dell’agire umano sicché nulla poteva avvenire senza che venga spiegato. DESCRITTO! Anche ciò che non poteva essere spiegato doveva, per imposizione della ragione, essere descritto attraverso l’immaginazione o la supposizione. Immaginazione e supposizione che formarono idee aprioristiche dalle quali la ragione deduceva le sue “idee sulla realtà del mondo”. Idee che potevano essere variate soltanto mediante una dura lotta in opposizione ad altre idee sulla realtà del mondo.
Da allora, per la ragione umana, tutto il mondo cortocircuitava all’interno delle sue possibilità descrittive. NON ESISTEVA ALTRO MONDO AL DI FUORI DI QUELLO CHE LA RAGIONE DESCRIVEVA. Lo stesso concetto di “materia oscura” poteva essere introdotto nella ragione, mediante la sua espressione superiore rappresentata dalla scienza fisica, solo dopo che altre idee o modi di descrivere il mondo si sono dimostrati superati.
Eppure, il corpo degli Esseri Umani, che nel corso dell’evoluzione aveva sedimentato in un processo di crescita, struttura a struttura, fino a costruire la corteccia cerebrale, aveva sempre risposto, mediante i suoi processi di adattamento, ad ogni fenomeno che gli giungeva dal mondo, compresa la materia oscura.
Il corpo non aveva mai cessato di inviare “necessità adattative” alla ragione umana pur scontrandosi con le interpretazioni del mondo che la ragione umana imponeva al corpo dell’individuo.
Un esempio di interpretazione di una realtà scientifica fra necessità della ragione di interpretarla mediante la superstizione e le necessità del corpo che inviano alla ragione segnali di relazione empatica con il mondo, sono presenti in questo articolo di Elena Dusi:
La ragione, progressivamente, iniziò ad occupare ogni anfratto dell’agire umano sicché nulla poteva avvenire senza che venga spiegato. DESCRITTO! Anche ciò che non poteva essere spiegato doveva, per imposizione della ragione, essere descritto attraverso l’immaginazione o la supposizione. Immaginazione e supposizione che formarono idee aprioristiche dalle quali la ragione deduceva le sue “idee sulla realtà del mondo”. Idee che potevano essere variate soltanto mediante una dura lotta in opposizione ad altre idee sulla realtà del mondo.
Da allora, per la ragione umana, tutto il mondo cortocircuitava all’interno delle sue possibilità descrittive. NON ESISTEVA ALTRO MONDO AL DI FUORI DI QUELLO CHE LA RAGIONE DESCRIVEVA. Lo stesso concetto di “materia oscura” poteva essere introdotto nella ragione, mediante la sua espressione superiore rappresentata dalla scienza fisica, solo dopo che altre idee o modi di descrivere il mondo si sono dimostrati superati.
Eppure, il corpo degli Esseri Umani, che nel corso dell’evoluzione aveva sedimentato in un processo di crescita, struttura a struttura, fino a costruire la corteccia cerebrale, aveva sempre risposto, mediante i suoi processi di adattamento, ad ogni fenomeno che gli giungeva dal mondo, compresa la materia oscura.
Il corpo non aveva mai cessato di inviare “necessità adattative” alla ragione umana pur scontrandosi con le interpretazioni del mondo che la ragione umana imponeva al corpo dell’individuo.
Un esempio di interpretazione di una realtà scientifica fra necessità della ragione di interpretarla mediante la superstizione e le necessità del corpo che inviano alla ragione segnali di relazione empatica con il mondo, sono presenti in questo articolo di Elena Dusi:
RICERCA
Ecco la zona del cervellodove nasce la fede in Dio
L'ultima scoperta di uno studio americano su alcuni volontari. Se si parla di religiosità, si attiva una specifica area cerebrale. La risonanza magnetica fotografa reazioni simili in credenti e non credenti di ELENA DUSI
(10 marzo 2009)
SE DIO esiste, il cervello dell'uomo è lo specchio ideale per rifletterlo. Nei credenti come nei non credenti, la questione dell'esistenza di un aldilà impegna aree della corteccia cerebrale molto evolute che sono - così come la facoltà di credere in una divinità - assenti nelle specie diverse dall'uomo. Con una serie di domande a sfondo religioso e una "macchina fotografica" del cervello come la risonanza magnetica funzionale, un gruppo di ricercatori dei National Institutes of Health (Nih) americani è andato a pizzicare le aree del senso divino. Le immagini delle varie porzioni di cervello attivate da domande come "la vita ha fini superiori?" o "che effetti ha la rabbia divina?" appaiono sul numero di oggi della rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas). "L'argomento è delicato. Il nostro obiettivo non era trovare Dio nel cervello, ma capire cosa accade nel cervello quando si pensa a Dio" spiega Giovanna Zamboni, la ricercatrice italiana oggi all'università di Oxford che ha partecipato alla ricerca quando era ai Nih. "Abbiamo scoperto che chi non crede reagisce alle domande sulla fede in maniera simile a chi crede. Indipendentemente dalla risposte che ognuno si dà, gli strumenti intellettivi usati per affrontare il tema del divino sono comuni a tutte le persone". Chiedendo a una sessantina di volontari se Dio è coinvolto o meno nelle vicende del mondo, attraverso domande come "la sua volontà guida i tuoi atti?" o "ti aspetti una punizione da lui?", nel cervello si attivano aree della corteccia frontale legate al pensiero astratto e alle decisioni su quale sia il comportamento migliore da adottare. Riflettendo sulle emozioni attribuite a Dio (rabbia, amore, senso di protezione), l'organo del pensiero reagisce esattamente come se si trovasse di fronte a un'altra persona e cercasse di decifrare il suo stato mentale attraverso le espressioni del viso o i comportamenti. Dottrine complesse come la trinità o la creazione del mondo hanno bisogno della funzione del pensiero astratto, molto specializzata nella nostra specie. Ricordare invece preghiere o cerimonie particolari attiva l'area visiva del cervello.
OAS_RICH('Middle');Giorgio Vallortigara, che insegna neuroscienze all'università di Trento e ha scritto con Telmo Pievani e Vittorio Girotto "Nati per credere", commenta che "probabilmente nel cervello non esiste un modulo specifico per l'idea di Dio, ma la fede nel soprannaturale si appoggia a strutture cerebrali". La psicologia della religione "è nata per spiegare come mai le diverse espressioni di fede mostrano nuclei comuni, come se esistesse un nocciolo di credenza universale con una base biologica nel cervello".
Tratto da:
http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/scienze/cervello/fede-dio/fede-dio.html
La relazione empatica con il mondo e con la vita viene, da questo articolo e da questa ricerca, trasformato in “relazione col dio padrone”.
Dove, i quesiti della vita che si pone la ragione per alimentare la sua sindrome assoluta da onnipotenza (la ragione si pensa la padrona dell’individuo e non uno strumento con cui l’individuo affronta la sua vita) vengono usati per veicolare le pulsioni emotive dell’individuo la cui forza è quella di veicolare la percezione del mondo in cui l’individuo vive e dal quale è stato generato. Col quale mantiene le relazioni a dispetto dell’individualismo separatista della sua ragione.
La ricerca pone delle domande assolute. Domande la cui risposta risiede nella struttura emotiva dell’individuo la cui realtà oggettiva viene negata dalla ragione a meno che tale realtà non si esprima attraverso le categorie della ragione.
Così Elena Dusi scopre l’onnipotenza della superstizione che impone all’individuo una separazione fra sé e il mondo. Una separazione che per gli Esseri Umani è estremamente dolorosa. Una separazione che è la fonte della depressione e della malattia mentale imposta al singolo individuo dalla ragione (e sfruttata dalla società “civile”) per assicurarsi il controllo della persona.
Noi siamo nati per vivere; la ragione ci stupra al fine di costringerci a crederci un dio onnipotente che proiettiamo in un assoluto con cui noi ci identifichiamo.
Tanto maggiore è quell’identificazione, tanto maggiore è la distanza fra noi e la Natura!
29 marzo 2009
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
P.le Parmesan, 8
30175 – Marghera Venezia
Tel. 3277862784
e-mail claudiosimeoni@libero.it