Troppi ciarlatani girano per le università italiane |
Il Parmenide di Platone e la sua disquisizione sull’Uno
può essere conclusa solo come la conclude Hegel:
L’Essere, in questo caso l’Uno, è il Nulla.
Il Nulla diventa il fondamento dal quale partire per
costruire la filosofia.
Incapace di affrontare la formazione del pensiero
partendo dal Nulla, Hegel riprende il concetto di Essere in una dimensione
dialettica dove la relazione fra Essere e non-Essere permette il divenire, la
trasformazione.
Ma il problema filosofico che ha posto costruendo l’unità
fra l’Essere, inteso come coscienza universale e assoluto del presente, e la
sua unica possibilità di trasformazione, il Nulla, non viene risolta, ma
lasciata in sospeso.
Ne segue che tutta la filosofia dovrebbe svolgersi
partendo dal Nulla e non dall’Essere.
Solo così Hegel sarebbe stato coerente con la propria osservazione
iniziale.
E, infatti, Il Libro dell’Anticristo, scritto nel
1985, quando non conoscevo i principi della filosofia, parte ad analizzare la
realtà del vissuto umano partendo dal Nulla.
Il Parmenide di Platone descrive un Uno che non è
quello dei Neoplatonici e che, anche se è l’Uno con tutti gli attributi dell’Uno,
l’elenco delle condizioni d’esistenza di quell’Uno non conducono all’Essere,
inteso come coscienza universale o come “dio padrone”, ma conducono al nulla
della dimensione di un Uno le cui uniche possibilità di divenire sono l’annientamento
di sé stesso.
Ed è dal concetto di Nulla che noi possiamo sviluppare
il concetto di molteplice, il concetto della dialettica Politeista.
Capisco che Platone abbia fatto altre precisazioni in
altri testi, tuttavia le conclusioni del Parmenide portano al Nulla e al Libro
dell’Anticristo che, partendo dal nulla della Coscienza Universale,
ricostruisce la realtà dell’esistenza.
E sia chiaro, non mi è sfuggita l'analogia fra la teoria delle idee di Socrate, esposta nel Parmenide di Platone, con gli archetipi junghiani. Questo spiega molto il fallimento della psicoanalisi ridotta a mero strumento con cui riaffermare il diritto del dio padrone a stuprare gli uomini riducendoli alla sua dimensione immaginata.
E sia chiaro, non mi è sfuggita l'analogia fra la teoria delle idee di Socrate, esposta nel Parmenide di Platone, con gli archetipi junghiani. Questo spiega molto il fallimento della psicoanalisi ridotta a mero strumento con cui riaffermare il diritto del dio padrone a stuprare gli uomini riducendoli alla sua dimensione immaginata.
Claudio Simeoni