Come si legge, la psicanalisi ha compreso alcuni meccanismi attraverso i quali viene imposta la manipolazione mentale della chiesa cattolica mediante la sua azione all’interno dello sviluppo dell’evoluzione infantile.
Le domande che vengono espresse dal corpo vengono violentate, stuprate, affinché prendano una diversa forma all’interno della dipendenza psichica della relazione parentale attribuita al “grande padre”. Così, le risposte fisiche del bambino non solo non hanno risposte, ma hanno delle non risposte per portare il bambino alla patologia psichiatrica.
Riporto l’articolo riflessioni della psicoanalista Adriana Maltese pubblicate sul giornale Venerdì di La Repubblica del 21 maggio 2010:
La psicoanalista: le prime domande sull’esistenza si pongono quando si ha percezione della limitatezza del proprio corpo. Una battaglia contro il narcisismo.
A 3 anni già si specula
a 12 esplode la metafisica
Mamma, ma io da dove vengo?
E dove è andato il nonno quando è morto.
E, se dio esiste, dove sta?
I bambini cominciano a farsi domande da filosofi già a tre anni.
“E’ una metafisica che nasce dalla fisica”. Spiega Adriana Maltese psicoanalista e specialista di problemi dell’infanzia e dell’adolescenza.
“I bambini non hanno ancora il pensiero simbolico che nasce dopo i dieci anni e si completa con l’adolescenza. L’idea dell’universo, per loro, deve poggiare sempre su un dato reale. se muore il nonno va su una stellina e sarà proprio lì. Non comprendono il concetto astratto di anima. Esiste solo il corpo.”
Quando cominciano ad imporsi domande complesse sulla vita?
“Verso i tre anni, quando si autodefiniscono come entità separata dalla madre e percepiscono l’ambiente circostante come altro da sé.”
La conoscenza di sé genera la necessità di comprendere il mondo?
“Sì. L’esperienza del proprio limite spazio-temporale in qualche modo mitiga il senso di onnipotenza e dà spazio alla realtà. Così il bambino si interroga su cosa lo ha generato.”
Secondo lei, insegnare filosofia ai piccoli è utile?
“Dare nozioni ai bambini su cose così radicali e importanti non è la strada migliore. Bisognerebbe guidarli nella scoperta di sé, nell’esperienza della conoscenza, nella capacità di interrogarsi sui temi fondanti dell’esistenza. Bisogna guidarli a superare il loro narcisismo.”
L’adolescenza invece è il momento di grandi domande.
“Nell’adolescenza c’è proprio l’esplosione della speculazione filosofica. I ragazzi possono stare ore ad affabulare su astrazioni perché così misurano la loro capacità di maneggiare le idee”.
Di Federica Lamberti Zanardi
Venerdì di Repubblica del 21 maggio 2010
Non sono d’accordo su ciò che deve essere fornito ai bambini come strumenti mediante i quali affrontare la loro esistenza e formare la loro conoscenza, ma alcuni meccanismi di relazione fra mondo, corpo e metafisica, sono ben individuati.
Poi, si tratta di mettersi d’accordo su che cosa sono le risposte metafisiche.
23 maggio 2010
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
P.le Parmesan, 8
30175 – Marghera Venezia
Tel. 3277862784
e-mail claudiosimeoni@libero.it
Le domande che vengono espresse dal corpo vengono violentate, stuprate, affinché prendano una diversa forma all’interno della dipendenza psichica della relazione parentale attribuita al “grande padre”. Così, le risposte fisiche del bambino non solo non hanno risposte, ma hanno delle non risposte per portare il bambino alla patologia psichiatrica.
Riporto l’articolo riflessioni della psicoanalista Adriana Maltese pubblicate sul giornale Venerdì di La Repubblica del 21 maggio 2010:
La psicoanalista: le prime domande sull’esistenza si pongono quando si ha percezione della limitatezza del proprio corpo. Una battaglia contro il narcisismo.
A 3 anni già si specula
a 12 esplode la metafisica
Mamma, ma io da dove vengo?
E dove è andato il nonno quando è morto.
E, se dio esiste, dove sta?
I bambini cominciano a farsi domande da filosofi già a tre anni.
“E’ una metafisica che nasce dalla fisica”. Spiega Adriana Maltese psicoanalista e specialista di problemi dell’infanzia e dell’adolescenza.
“I bambini non hanno ancora il pensiero simbolico che nasce dopo i dieci anni e si completa con l’adolescenza. L’idea dell’universo, per loro, deve poggiare sempre su un dato reale. se muore il nonno va su una stellina e sarà proprio lì. Non comprendono il concetto astratto di anima. Esiste solo il corpo.”
Quando cominciano ad imporsi domande complesse sulla vita?
“Verso i tre anni, quando si autodefiniscono come entità separata dalla madre e percepiscono l’ambiente circostante come altro da sé.”
La conoscenza di sé genera la necessità di comprendere il mondo?
“Sì. L’esperienza del proprio limite spazio-temporale in qualche modo mitiga il senso di onnipotenza e dà spazio alla realtà. Così il bambino si interroga su cosa lo ha generato.”
Secondo lei, insegnare filosofia ai piccoli è utile?
“Dare nozioni ai bambini su cose così radicali e importanti non è la strada migliore. Bisognerebbe guidarli nella scoperta di sé, nell’esperienza della conoscenza, nella capacità di interrogarsi sui temi fondanti dell’esistenza. Bisogna guidarli a superare il loro narcisismo.”
L’adolescenza invece è il momento di grandi domande.
“Nell’adolescenza c’è proprio l’esplosione della speculazione filosofica. I ragazzi possono stare ore ad affabulare su astrazioni perché così misurano la loro capacità di maneggiare le idee”.
Di Federica Lamberti Zanardi
Venerdì di Repubblica del 21 maggio 2010
Non sono d’accordo su ciò che deve essere fornito ai bambini come strumenti mediante i quali affrontare la loro esistenza e formare la loro conoscenza, ma alcuni meccanismi di relazione fra mondo, corpo e metafisica, sono ben individuati.
Poi, si tratta di mettersi d’accordo su che cosa sono le risposte metafisiche.
23 maggio 2010
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
P.le Parmesan, 8
30175 – Marghera Venezia
Tel. 3277862784
e-mail claudiosimeoni@libero.it
Nessun commento:
Posta un commento