venerdì 19 febbraio 2010

Gli uomini, i pesci, gli animali; percezione ed emozione nella ricerca scientifica.


Come Pagano sono colpito dai percorsi che vengono intrapresi dagli studi scientifici. Io trovo del tutto normale che un pesce provi lo stesso mio dolore e lo stesso dolore psico-emotivo che prova ogni Essere Umano. Esistono le differenze fra un Essere Umano, un Essere Pesce o un Essere Vegetale. Differenze che riguardano il come ci si relaziona con il mondo, ma non la sostanza delle relazioni né i meccanismi che articolano quelle relazioni.
Come Pagano capirei studi scientifici che partendo dal fatto che Esseri Umani ed Esseri Pesce fanno parte del tutto qual è l’Essere Natura studino le differenti veicolazioni sia della percezione che della coscienza e del sentire.
Ciò che come Pagano mi è incomprensibile è la necessità di usare la scienza per capire che i pesci hanno coscienza, consapevolezza, percezione, intelligenza ecc.
La scienza non mi può e né mi deve dire che il pesce ha una struttura emotiva. Questo io lo devo sapere. Deve essere parte della mia consapevolezza nella mia attività di abitare il mondo e di mettermi in relazione con i soggetti del mondo in cui vivo. Qualunque sia la specie cui questi soggetti appartengono.
La scienza mi può spiegare razionalmente come avviene la veicolazione della loro coscienza e gli intenti che persegue, non il fatto che ce l’abbiano.
Riporto da Venerdì di Repubblica i risultati di uno studio norvegese:


Uno studio Norvegese indaga sul processo sensoriale in diverse specie ittiche.
Ecco le conclusioni
E’ Confermato: anche i salmoni (e le trote e i pesci rossi) soffrono


Anche i pesci soffrono. A confermare questa ipotesi è uno studio della Norwegian School of Veterinary Science, condotto da Janicke Nordgreen, sul processo sensoriale che rileva e trasmette i segnali di dolore in tre pesci: il salmone atlantico, la trota arcobaleno e il pesce rosso. In primo luogo la Nordgreen ha dimostrato che la stimolazione elettrica della coda del salmone provoca l’attivazione del telencefalo, l’area del cervello preposta alla percezione e alla risposta agli stimoli esterni, anche dolorosi. Poi ha osservato che i pesci rossi messi ad una temperatura ambientale superiore ai 38 gradi (che può essere mortale per la specie) reagivano con la fuga, dimostrando una reazione di risposta a uno stimolo termico doloroso. Infine, la scienziata ha esaminato la presenza di consapevolezza in questi pesci insegnando loro a preferire cibo collegato ad una luce verde. E’ probabile quindi che i pesci non solo sentano il dolore, ma lo percepiscano coscientemente. Insomma, soffrono (c.v.)

Tratto da Venerdì di repubblica del 12 febbraio 2010

Si può capire la fatica della scienza di uscire dalla gabbia in cui il cristianesimo l’ha rinchiusa con le sue idee aprioristiche: l’uomo creato dal dio padrone per dominare sugli animali, sui pesci, ecc.
Bastava prendere l’idea del Mito secondo cui l’uomo è parte del mondo e si capovolgevano i parametri sui cui avrebbe potuto procedere la ricerca scientifica. E, invece, abbiamo dovuto aspettare Lorenz per far capire alle società che forse non c’è nessuna differenza fra gli uomini e gli animali.

19 febbraio 2010
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
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