I problemi relativi alla teologia della Religione
Pagana si presentano di volta in volta a mano a mano che approfondiamo le
implicazioni dell’idea religiosa della Religione Pagana.
Noi parliamo di viventi che abitano il mondo. Corpi
che vivono manifestando intelligenza, scopo, progetto, determinazione, ecc.
Sappiamo che ogni corpo di materia tende a manifestare una sua coscienza che
non interferisce nella nostra vita perché noi abbiamo operato una separazione
mediante la selezione della qualità dei fenomeni a cui concediamo accesso alla
nostra coscienza e sub-coscienza. Questa selezione di fenomeni viene fatta in
base alle assonanze della qualità fra ciò che noi siamo e pensiamo; mediante il
tempo di espressione e con cui il fenomeno agisce su di noi, del tempo
biologico d’azione, ecc.
Corpi consapevoli che agiscono e nella cui azione noi
viviamo in quanto costituiscono l’oggettività funzionale per la nostra vita: il
Sole, la Terra, il Mare, l’Atmosfera, ecc.
Nella formazione dell'idea religiosa relativa alla
Religione Pagana, venti anni fa pensavo alla Natura nella forma di "madre
Natura". In sostanza un'intelligenza che agisce alimentando equilibri e
squilibri fra la specie al fine id favorire il suo sviluppo.
Questa è l'idea che emerge guardandosi attorno ed è
un'idea comune nella storia della filosofia.
Il problema di ordine teologico è che la Natura non è
semplicemente "madre dei viventi" della Natura, ma è
contemporaneamente loro figlia e si manifesta mediante i loro corpi. Il corpo
dell'Essere Natura è formato da ogni essere di ogni specie, di qualunque
specie, si manifesti e si sia manifestato nella Natura.
Questa visione suscita una serie di riflessioni e apre
ad una serie di conseguenze sul modo in cui pensiamo ogni singolo essere della
Natura che non so bene dove andiamo a parare.
Già venti anni fa avevo quest'idea. Quando scrissi Il
Sentiero d'Oro, Giove, l'Essere Atmosfera, era indicato come "padre e
figlio di ogni essere".
Richiamiamo la vecchia questione se sia nato prima
"l'uovo o la gallina", la Natura o i figli della Natura? Quando la
prima molecola è diventata cosciente di sé stessa, in quel momento Hera è stata
liberata dal tempo, Cronos, in cui era in potenza ma non in essere. D'altro
canto, non possiamo pensare alla Natura come figlia in quanto è la Natura che
ci comprende, non siamo noi che comprendiamo la Natura.
E' un problema teologico della Religione Pagana non da
poco.
Se qualcuno chiedesse: che cosa pensa la Natura. Ciò
che io penso non è ciò che pensa la Natura, ma la Natura non può prescindere da
ciò che io penso. Il pensiero dell’Essere Natura comprende il mio pensiero,
comprende la mia azione, comprende il disequilibrio o l’equilibrio al suo interno
determinato dalla mia azione.
Se da un certo punto di vista è facile vedere questo,
specialmente per quanto riguarda la natura fisica della relazione, più
difficile è vedere le relazioni emotive dalle quali emergono scelte ed azioni
del singolo soggetto.
Cosa significa “l’uomo che desidera nella Natura”?
Cosa significa “la natura desiderante”?
Cosa significa “soggettivare l’oggettività”?
Cosa significa usare la volontà per far “cessare i
nostri desideri”?
Cosa significa separarsi dalla Natura separando i
nostri desideri dai desideri della Natura ponendosi al di sopra di essa come il
dio padrone e creatore della stessa?
Cosa significa pensarsi “padre e figlio”, “madre e
figlia” nello stesso tempo dell’Essere Natura?
A queste domande la Religione Pagana dovrà dare delle
risposte.
25 dicembre 2014
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