Per capire l'importanza di Marsilio Ficino nella
storia della filosofia riporto parte dell'introduzione di Enrico Vitale alla
"Teologia Platonica di Marsilio edito da Bompiani.
Sicuramente la posizione di Marsilio come
"filosofo del regime" è una posizione molto criticabile, ma non credo
che allora ci fossero molte alternative per affrontare l'assolutismo cristiano
e la pratica dell'uso sistematico della tortura e dei roghi.
Da un lato Marsilio Ficino è il filosofo fondamentale
del rinascimento italiano, dall'altro lato lo stesso rinascimento nasce come
"potere" che si contrappone ad un altro "potere", quello
assoluto della chiesa cattolica che si nutre di strage e genocidio. Pertanto,
lo sviluppo del pensiero filosofico nasce da una "mafia" che ha
l'esigenza di costruirsi spazi di potere all'interno del più vasto circuito
mafioso rappresentato dalla chiesa cattolica. La "mafia" più debole
deve cercare alleati e, nel farlo, offre qualche frammento di libertà maggiore
rispetto alla mafia dominante rappresentata dalla chiesa cattolica.
Anche nel lavoro di analisi filosofica noi non
dobbiamo mai confondere la differenza che c'è fra uno scontro fra
"mafie" che, comunque, offre degli spiragli di libertà all'uomo, da
quella che è la "lotta alla mafia" che oppone i diritti dei cittadini
all'assolutismo del controllo "mafioso". Se si confondono le due
cose, nella lotta fra "mafie", la "mafia" vincente, o un
eventuale equilibrio fra "mafie", tenderà comunque a ripristinare
l'assolutismo sui cittadini e i cittadini che si sono schierati sperando in un
qualche beneficio saranno le vittime del ripristino del potere "mafioso".
Quando, al contrario, si fa una guerra alla "mafia" sicuramente molti
diritti dei cittadini vengono affermati giuridicamente e il tentativo di
ripristino del controllo "mafioso" passa attraverso un'erosione dei
diritti sociali che per concludersi necessita di parecchi anni in cui i diritti
sociali vengono negati nei fatti pur rimanendo nella forma giuridica.
L'ermetismo, che inizia con Marsilio Ficino, è la
stessa cosa. Un lavoro di una "mafia" periferica che ideologicamente
tenta di garantire a Lorenzo il Magnifico, gran duca di Toscana, vantaggi
ideologici sullo strapotere ideologico della chiesa cattolica. L'ermetismo si
trasforma in una cloaca ideologica in cui confluisce tutta l'ideologia che
legittima il dominio "mafioso" sull'uomo. Dal platonismo al
neoplatonismo con lo stoicismo, dal cristianesimo all'ebraismo, alla scolastica
all'ermetismo di Giamblico, Proclo e la magia di Ermete Trimegisto. Il tutto
condito nella ricerca di un immaginifico filosofico che non è altro che
riproduzione delle vecchie ideologia di dominio dell'uomo sull'uomo. Tuttavia,
questa attività di controllo "mafioso" sugli uomini, allarga gli interessi
sociali e coinvolge nel dibattito filosofico strati maggiori di popolazione.
Il desiderio di "potere sociale" delle
persone, sia nella direzione della miracolistica che del controllo di altre
persone formando nuovi greggi e nuove associazioni, modifica il presente
consentendo la nascita di nuove idee che interpretano la vita dell'uomo in
maniera diversa.
Scrive Enrico Vitale nella presentazione della
"Teologia Platonica di Marsilio edito da Bompiani:
Marsilio Ficino (1433-1499) è tra i maggiori filosofi
del Quattrocento. Dalla personalità
complessa, egli fu insieme medico, astrologo, teologo, filologo e filosofo, fine
interprete e sottile pensatore, tanto votato alla più astratta speculazione dialettica,
quanto consacrato all'impegno presbiterale, secondo una particolare visione del
rapporto tra ricerca filosofica e dignità sacerdotale, fondata sulla unità di sapientia e religio.
In una fase di trasformazione del ruolo dell'intellettuale
all'interno della società fiorentina, a differenza degli umanisti delle generazioni
precedenti, quali il Salutati ed il Bruni, e di alcuni suoi contemporanei, come
Donato Acciaiuoli, Marsilio incarna la figura del letterato integralmente votato
allo studio, lontano da impegni civili o politici, che preferisce la vita contemplativa
a quella attiva; «libero» nel rapporto
con la auctoritas filosofica e scientifica,
ma non altrettanto autonomo nei confronti di quella politica, cui apertamente esprime
riconoscenza e gratitudine in ragione del sostegno morale e materiale che ne riceve:
«A te, magnanimo Lorenzo», scrive nel proemio della Theologia Platonica dedicato a Lorenzo de' Medici, «più che ad
ogni altro ho giudicato di dover dedicare quest'opera […] perché grazie a te ho trovato
quella tranquillità (otium) nella
quale è più facile filosofare»; sovente
inclinando, come ebbe ad affermare il Garin, all'esplicita adulazione dei suoi
potenti protettori, sicché con il Ficino compare «nella Firenze del '400, la prima
grande figura di filosofo cortigianos", sempre ossequioso, devoto e pronto
a dar lustro ai propri signori.
Se gli va ascritto il merito di aver, alle soglie dell'età
moderna, offerto al mondo latino la conoscenza dei testi fondamentali della
tradizione platonica greca, primi fra tutti il Corpus platonicum e le Enneadi plotiniane, che ebbero
sulla coscienza occidentale un influsso equiparabile a quello esercitato dalle opere
di Aristotele sul pensiero medioevale del XIII secolo, nondimeno va
riconosciuto che, assumendosi consapevolmente e pienamente il compito di affiancare
alle traduzioni che andava compiendo i necessari strumenti ermeneutici, quali
introduzioni e commentari, da un lato egli seppe realizzare una sintesi dottrinaria
che assurge alla dignità di un autentico sistema filosofico; dall'altro, come
ha affermato il Vasoli, concorse in modo decisivo alla «nascita di una nuova immagine
e di un nuovo linguaggio della filosofia, non più patrimonio esclusivo dei magistri,
ma presente e operante nella cultura di letterati e filologi, storici e uomini
politici e, addirittura, di un nuovo ceto di tecnici e artisti», contribuendo alla
fine della egemonia aristotelica in seno alle università.
All'interno di questa nuova cultura, con un paziente, attento
e costante lavoro di scavo e recupero delle dottrine degli antichi filosofi,
operò tanto sul piano filologico, quanto su quello teologico, al fine di «abbattere
le distinzioni tra cultura cristiana e cultura pagana», rifondando l'idea di humanitas
secondo modalità che autorevoli critici non hanno esitato a definire innovative,
attestando su questo versante l'attualità del filosofo fiorentino.
Marsilio Ficino, Teologia Platonica, Bompiani, 2011,
introduzione di Enrico Vitale.
Non si può ignorare Marsilio Ficino nella nascita
della filosofia moderna. Ficino fa qualche cosa di più che la pura speculazione
filosofica, vuole fondare una nuova Accademia a Firenze. Un centro di gravità
per la nuova speculazione filosofica che diventerà fondamentale per la nascita
dell'esoterismo moderno. Al Dio persona si sostituisce l'Uno al quale il filosofo
partecipa e del quale il filosofo è il nuovo portavoce. Questo scatenerà la
filosofia cristiana che non avrà più pudore nel parlare in nome di Dio e di
dire agli uomini che cosa Dio vuole che gli uomini facciano.
Nello scontro fra la nuova "mafia"
sponsorizzata da Ficino, che ha in Platone, Plotino e Paolo di Tarso, il suo
ideale e la "mafia" cristiana e cattolica che gestiscono il
Dio-persona dominando la vita degli uomini, inizia quello scontro che va sotto
il nome di "rinascimento Italiano" e che diventerà il motore
propulsore dello sviluppo filosofico di tutta l'Europa.
Claudio Simeoni
Nessun commento:
Posta un commento