martedì 24 marzo 2020

Covid 19


Era un freddo giorno di fine autunno e i pipistrelli cercavano tane per poter svernare. Fu in quel giorno che nacque Covid-19. Un frammento di materia divenne consapevole e alla necessità che lo portò a nascere sommò la propria volontà d'esistenza.


Abbandonato l'ambiente in cui era nato entrò in un ricco mercante di componenti elettronici che viaggiava per la Cina. Covid-19 volle vivere e con la sua volontà modificò sé stesso per adattarsi all'ambiente.

Il mercante era felice. Girava di negozio in negozio vendendo i suoi prodotti e Covid-19 pensò bene di svilupparsi lentamente. Ad ogni stretta di mano, ad ogni pacca sulla spalla, Covid-19 entrava continuamente in nuovi ambienti. Non volle fare come suo cugino Ebola troppo avido e troppo ingordo che divorava il suo ospite.

In questo modo Covid-19 viaggiò in tutto il mondo. Era molto intelligente perché non occupava velocemente il suo ospite, ma lo invadeva lentamente, consentendo al suo ospite di incontrare altri umani a cui stringere la mano. Altri umani che bevono un picchiere in allegria, altri umani che si salutano.

In questo modo i figli di Covid-19 conquistarono il mondo. Un mondo di umani che come pulci sopra un cane si contendevano la terra pensandosi onnipotenti.

24 marzo 2020

venerdì 6 marzo 2020

Coronavirus e l'ideologia dell'attesa


Viviamo in una società che si è adattata sul catechismo con cui la chiesa cattolica ha violentato la psiche dei ragazzi che, una volta diventati adulti, non possono far altro che riprodurre i principi ideologici del catechismo nella loro vita quotidiana.

Uno degli elementi ideologici imposti dal catechismo cristiano è il concetto di "attesa". Il cristianesimo deve trasformare le persone in pecore di un gregge da condurre al macello della vita e per lui è necessario che le pecore non siano propositive, dinamiche, o progettuali nella loro vita, ma siano ferme attendendo le direttive del pastore. Il pastore domina il gregge e il gregge pende dalle labbra del pastore.

L'ideologia si sviluppa anche attraverso le scadenze, le tappe, della ritualità cristiana che passa attraverso l'attesa della nascita del loro "salvatore", l'attesa della resurrezione del loro "salvatore". Il cristiano viene educato a vivere in una perenne attesa e ad essere dinamico nell'attendere. E' educato ad investire una grande quantità di tensione emotiva nell'attesa. Qualunque attesa anche quando l'oggetto che attende non soddisfa le aspettative. Il cristiano, anziché sentirsi offeso per aver atteso con ansia quanto si è rivelato inadeguato, si precipita in una diversa attesa alimentando di speranza il suo attendere. Mette in atto azioni che sedimentino dentro di lui la necessità di attendere e riproducano nella società la necessità di attendere. In questo modo si costruisce una vera e propria gerarchia dell'attesa dell'evento salvifico che può essere l'intervento divino o l'intervento del "pastore" che agisce per intercessione divina.

L'ideologia dell'attesa è in contraddizione con le necessità fisiologiche dell'uomo e della vita che per espandersi nel mondo necessita di azioni e di soddisfazioni di bisogni che sorgono dal desiderio e che esprimono la loro urgenza nella sua coscienza. L'ideologia dell'attesa si scontra con le necessità dell'uomo di essere un soggetto dinamico nelle condizioni del mondo. La mediazione della contraddizione fra ideologia dell'attesa e necessità dell'uomo si risolvono, nella gerarchia che il cristianesimo, nell'imporre agli uomini una dinamica sociale che alimenta l'attesa nei propri sottoposti. Come: "tu agisci per la tua famiglia"; "tu agisci per la tua azienda", "tu agisci per i tuoi doveri sul lavoro", "tu agisci nel tuo ambito", "tu agisci per la tua banda", ecc. In questo meccanismo un soggetto agisce bloccando più soggetti a lui sottoposti nell'attesa. L'azione di quell'uomo è circoscritta in un ambito limitato e l'uomo deve perdere la visione dell'insieme sociale che diventa appannaggio solo suo pastore, del capo, del dominante che governa tutti gli ambiti specifici in cui l'uomo agisce.

Poi arriva il coronavirus.

Il coronavirus non è un pastore, non è un capo, non è colui che dà ordini ma è colui che agisce scombinando completamente le gerarchie di comando dell'ordine sociale. Blocca l'azione circoscritta perché tutti si devono fermare per non espandere il contagio del coronavirus. Tutta la struttura gerarchica salta.

Tutti gli ambiti specifici in cui l'uomo agisce si fermano. Sono paralizzati. Tutto si blocca. "Ho comandato bene i dipendenti nel mio ambito, ora mi prendo una vacanza!". No! Non lo puoi fare. Se ti muovi ti ammali. Tutto si ferma. Si fermano gli aerei, si ferma il turismo, si fermano i viaggi. Le persone sono invitate a non spostarsi, obbligate. Spostandosi contagiano altre.

Si fermano le manifestazioni sportive. Si chiudono le scuole. Tutte le attività vengono sospese. Viene sospesa la vita dell'uomo e l'ideologia imposta dal catechismo riaffiora nella mente dell'uomo: l'attesa dell'evento. Mentre nell'ideologia cristiana l'attesa dell'evento appariva come qualcosa di incerto, astratto, lontano, ora, con il coronavirus, diventa immediata, tangibile: attesa che arrivi l'evento della fine del contagio.

Intanto si ferma il traffico aereo, i turisti non arrivano, le conferenze aziendali si sospendono, gli alberghi sono vuoti, le fabbriche non possono vendere, il traffico merci su ruota rallenta e i cittadini rinviano gli acquisti aspettando un momento migliore.

Tutte le strutture gerarchiche del controllo sociale (sono fuori da questo discorso le strutture dello Stato) si appiattiscono sugli ultimi uomini, sugli emarginati perché, come loro, ora vivono in uno stato d'attesa.

Cosa si muove in uno stato sociale d'attesa? Le imprese non sono in grado di soddisfare gli ordini. Il turismo si muove al contrario. Il sistema dei trasporti si muove ma non fa profitto. I magazzini vengono svuotati perché le merci non vengono ordinate. I servizi all'industria vengono fermato o circoscritti. La ristorazione si ferma.

Inizia la moria delle imprese, delle attività. Vengono licenziati i lavoratori precari, l'industria riduce la produzione, molte aziende chiudono e molti impiegati si trovano espulsi dal lavoro.

Le persone sono in attesa, ma il mondo in cui vivono non è sospeso, è un mondo dinamico che chiede alle persone di pagare per la soddisfazione dei propri bisogni. Le persone sono costrette a ridurre le spese e saranno costrette a fare i conti con una nuova e diversa condizione economico-sociale.

Quando l'attesa sarà finita conteremo le morti economiche nella società in cui viviamo e si dovrà fare un bilancio delle nuove condizioni nelle quali le persone dovranno vivere.

Senza l'educazione cristiana le persone non sarebbero state bloccate nell'attesa passiva dell'evento. Avrebbero costruito qualche cosa modificando sé stesse. Ma queste persone sono andate al catechismo e il catechismo ha insegnato loro ad essere passivi davanti alla volontà di Dio che determina gli eventi. E' un po' ciò che sta succedendo negli USA che non avendo un servizio sanitario nazionale comune per tutti i cittadini non sanno da dove cominciare per agire e così sono fermi nell'attesa della provvidenza divina. Il Presidente degli USA ha espresso la speranza che tutto finisca. Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese ha ordinato azioni per circoscrivere il contagio.

Il paese che uscirà per primo dall'emergenza sarà il paese che si rafforzerà sul piano internazionale, sia economicamente che socialmente; la popolazione che sarà riuscita a trasformare l'attesa in un lavoro produttivo di trasformazione di sé stessa, sarà la popolazione più attrezzata per affrontare il futuro.

Il prezzo che l'Italia paga per aver consegnato i suoi figli al cristianesimo è un prezzo sociale altissimo.

6 marzo 2020