E’ stato caricato in internet il commento di una altro paragrafo dell’enciclica Spe Salvi di ratzinger:
Il Giudizio Universale e la condizione di attesa.
Gorgia, Platone e il giudizio.
Vendetta e giustizia, patrimoni biologici di specie.
Le classi sociali determinate dal dio padrone cristiano.
Spe Salvi di Ratzinger
Commento al quarantaquattresimo paragrafo
http://www.stregoneriapagana.it/spesalvi44.html
---Estratto dal commento al 44° paragrafo dell’enciclica Spe Salvi di Ratzinger---
Afferma Ratzinger:
“Ma nella sua giustizia è insieme anche grazia. Questo lo sappiamo volgendo lo sguardo sul Cristo crocifisso e risorto. Ambedue – giustizia e grazia – devono essere viste nel loro giusto
collegamento interiore. La grazia non esclude la giustizia. Non cambia il torto in diritto. Non è una spugna che cancella tutto così che quanto s'è fatto sulla terra finisca per avere sempre lo stesso valore. Contro un tale tipo di cielo e di grazia ha protestato a ragione, per esempio, Dostoëvskij nel suo romanzo « I fratelli Karamazov ». I malvagi alla fine, nel banchetto eterno, non siederanno indistintamente a tavola accanto alle vittime, come se nulla fosse stato.”
Grazia!
Non stiamo parlando delle Grazie, le greche Cariti.
Se parlassimo delle Grazie, dovremmo ricorrere al culto Beota e tradurre i loro nomi come “Ornamento”, “Gioia”, “Abbondanza”. Se dovessimo ricorre al culto di Laconia dovremmo chiamarle con i nomi: “Implorata” e “Splendida”. Se andiamo ad Atene dovremmo chiamarle col nome di “Crescente” e “Colei che precede”. L’origine del termine Cariti ha la stessa radice del verbo rallegrarsi. I latini le chiamavano: “Bellezza” “Grazia” e “Ringraziamento”.
Se parlassimo degli Dèi, parleremmo di azioni e di stati d’animo che l’individuo proietta nel mondo in cui vive sollecitato dai fenomeni che da quel mondo giungono a lui.
Col termine “grazia”, usato dai cristiani, stiamo parlando di qualcosa di estremamente volgare. Stiamo parlando di un atteggiamento che troviamo spesso nelle organizzazioni mafiose. Stiamo parlando di “incorrere o cercare di entrare nelle grazie, nei favori, del dio padrone” o, se preferite, nei confronti del mafioso di turno.
Col termine grazia i cristiani intendono la sottrazione dell’individuo dal suo essere soggetto di diritto per costringerlo a diventare un soggetto di carità che deve supplicare i favori del proprio padrone.
I favori del padrone, Ratzinger, li chiama “giustizia”. La nostra Costituzione e la società civili li chiamano in maniera diversa.
E da che cosa Ratzinger pensa di avere i favori? “Questo lo sappiamo volgendo lo sguardo sul Cristo crocifisso e risorto”. Il giusto collegamento interiore in cui può essere visto Giustizia e Grazia: entrare nelle grazie del dio padrone imponendo sofferenza agli Esseri Umani. Essere premiati dal dio padrone, come il dio padrone premia il peccatore. Questo “premio”, che Ratzinger spera di ricevere per aver diffuso la sofferenza e la sottomissione, lui la chiama GIUSTIZIA!
Mentre, Dostoëvskij nel suo romanzo “I fratelli Karamazov”, protesta contro il dio padrone che premia il delinquente e snobba il Fariseo ligio alle regole e attento al prossimo, Ratzinger riafferma il diritto all’arbitrio del dio padrone in quanto, altrimenti, egli, Ratzinger, si sentirebbe già escluso dal premio che giustifica il suo attuale stato di sofferenza psicologica per aver perso l’occasione della propria esistenza.
La grazia del dio padrone non ha nulla a che vedere con le grazie, quelle antiche divinità che, espresse dalle azioni umane, permettevano all’Essere Umano di costruire le relazioni divine col mondo che lo circondavano e costruire il suo infinito dei mutamenti. Un infinito dei mutamenti che è negato al cristiano alla cui disperazione è concessa solo l’illusione della “resurrezione nella carne”, quel ritorno nell’utero della vita conosciuta che diventa una seconda possibilità dopo il suo fallimento.
Dice ratzinger:
“Vorrei a questo punto citare un testo di Platone che esprime un presentimento del giusto giudizio che in gran parte rimane vero e salutare anche per il cristiano. Pur con immagini mitologiche, che però rendono con evidenza inequivocabile la verità, egli dice che alla fine le anime staranno nude davanti al giudice. Ora non conta più ciò che esse erano una volta nella storia, ma solo ciò che sono in verità. « Ora [il giudice] ha davanti a sé forse l'anima di un [...] re o dominatore e non vede niente di sano in essa. La trova flagellata e piena di cicatrici provenienti da spergiuro ed ingiustizia [...] e tutto è storto, pieno di menzogna e superbia, e niente è dritto, perché essa è cresciuta senza verità. Ed egli vede come l'anima, a causa di arbitrio, esuberanza, spavalderia e sconsideratezza nell'agire, è caricata di smisuratezza ed infamia. Di fronte a un tale spettacolo, egli la manda subito nel carcere, dove subirà le punizioni meritate [...] A volte, però, egli vede davanti a sé un'anima diversa, una che ha fatto una vita pia e sincera [...], se ne compiace e la manda senz'altro alle isole dei beati ».”
Riporto da un sito dell’università di Bari la parte finale del Gorgia di Platone citata da Ratzinger:
“Al tempo di Chronos e nei primi anni del regno di Zeus, si veniva giudicati, per stabilire se la nostra vita ci meritava il premio delle Isole dei beati o il castigo del Tartaro, quando si era ancora vivi. I morituri venivano condotti davanti a giudici viventi, i quali emanavano le loro sentenze il giorno del loro trapasso. Ma Plutone e gli altri che avevano in cura l'amministrazione delle Isole dei beati si lamentavano con Zeus, perché i giudici inviavano loro persone immeritevoli. Zeus si rese conto che i giudici emanavano sentenze ingiuste, perché erano viventi che esaminavano dei viventi. Se viene giudicato da vivo, il candidato all'aldilà è vestito; molti che hanno un'anima malvagia sono rivestiti di bei corpi, di nobiltà, ricchezza e prestigio sociale. Per questo, numerosi testimoni si presentano a dichiarare che è vissuto giustamente. Anche i giudici sono vivi, e giudicano vestiti; la loro anima è velata dagli occhi, dagli orecchi e da tutto l'insieme del corpo, e dunque vengono ingannati da questo apparato, cui essi stessi partecipano. La morte era una esperienza disponibile: ogni libertà morale e di giudizio era annullata in una società totale, e totalmente esteriore. Per questo, Zeus stabilì che gli uomini non conoscessero l'ora della loro morte, e fossero giudicati da morti, nudi, e nudi e morti dovessero essere anche i giudici, anime di fronte ad anime. Eaco giudica chi viene dall'Europa, Radamanto chi viene dall'Asia, e Minosse funge da giudice d'appello. L'anima e il corpo, separati, conservano ciascuno le proprie qualità e i segni delle attività compiute, che il giudice, senza gli ingombri del corpo e del vestito, può accertare direttamente. Il giudice vede l'anima senza sapere a quale corpo appartiene, e se è flagellata, contorta e piena di cicatrici a causa della sua malvagità, l'avvia in prigione, dove patirà i dovuti castighi. In questo modo il giudice è messo, letteralmente, in condizione di amministrare la giustizia senza guardare in faccia nessuno.”
Non c’è nulla di verità in tutto questo. Non c’è nulla che conduca al vero.
Il fatto che Platone avesse in sé il concetto di immortalità dell’anima e il concetto, di al di là come proiezione dell’al di qua, non dà un parametro su cui convenire la “rendono con evidenza inequivocabile la verità” al contrario, sottolineano un relativismo concettuale legato ad un insieme filosofico che ha il suo fallimento nella realizzazione della Repubblica come i cristiani hanno il loro fallimento nella realizzazione della città di dio.
L’errore sta nel soggetto esterno: giudice e padrone!
----fine dell’estratto----
Il rimanente lo leggete all’indirizzo:
http://www.stregoneriapagana.it/spesalvi44.html
Diffidate sempre di chi afferma di essere un Pagano, ma non riafferma i principi etici e morali, con cui qualifica il suo essere Pagano, nei confrotni della morale e dell’etica presente e dominante.
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
P.Le Parmesan, 8
30175 Marghera – Venezia
e-mail claudiosimeoni@libero.it
Nessun commento:
Posta un commento