martedì 29 giugno 2010

Sesso, rapporti sessuali e fantasie erotiche


Chi pratica un’attività sessuale regolare o comunque non ha problemi di relazione di coppia, questo lo ha sempre saputo.
Un’attività sessuale viene praticata per un tempo abbastanza contenuto. Le emozioni si incanalano nella sessualità, controllando la sfera psichica nell’atto sessuale, solo per un tempo limitato. Poi la ragione, con la descrizione del mondo, riprende il controllo della coscienza e allontana le emozioni che, non più sorrette dall’attenzione, vengono controllate dalle tensioni della quotidianità.
C’è un tempo per fare sesso abbastanza circoscritto.
Diverso è il tempo in cui si immagina di fare sesso. Si immagina di fare sesso quando la costrizione della sessualità si trasforma in fobie e desiderio inappagato.
Allora il desiderio di espressione della sessualità si accende non appena l’appagamento è possibile. Le persone immaginano amplessi infiniti, un po’ come l’orso ghiotto di miele pensa a tonnellate di miele o l’affamato del Veneto sogna montagne di polenta. Ma sognare montagne di polenta non significa mangiare montagne di polenta; così sognare orge sfrenate non significa partecipare attivamente ad orge sfrenate all’infinito.
Quando la sessualità assume la condizione normale dell’esistenza umana, allora la sua pratica si inserisce nell’attività quotidiana e non ha bisogno di sfronzoli o di messe in scena.
Questo studio ne mette in luce una serie di aspetti e se ci riflettete bene è uno dei motivi per i quali molta gioventù di oggi preferisce farsi di droga piuttosto che fare sesso: la droga promette uno sballo di ore, il sesso è uno sballo di minuti.


SESSUALITA'
Il sesso ok? Circa 10 minuti"Poi il cervello pensa ad altro"
L'indagine condotta da 50 specialisti della Society for Sex Therapy and Reserch. I primi minuti sono i migliori perché l'attenzione è altissima. Poi la nostra mente comincia a vagare


(29 giugno 2010)

ROMA - Altro che maratone tantriche: il sesso migliore è quello che dura al massimo 13 minuti. A stabilire la durata perfetta del rapporto ci ha pensato un team di 50 specialisti della Society for Sex Therapy and Reserch, composto da psicologi, terapisti di coppia, medici e assistenti sociali. Per anni gli studiosi hanno analizzato centinaia di coppie con problemi sessuali, concludendo che la durata ideale di un amplesso è di 10 minuti. Oltre diventa noioso. E vediamo perché. Secondo lo studio pubblicato su Journal of Sexual Medicine, sta tutto nel cervello: per i primi 10 minuti l'attenzione è altissima ed è possibile concentrarsi al meglio sul rapporto. Superata questa soglia temporale la mente comincia a vagare altrove e diminuiscono sensibilmente sia il livello di eccitazione che la soddisfazione psicologica.Secondo gli studiosi 2 minuti sono troppo pochi per un rapporto, la situazione migliora fra i 3 e i 7, ma l'equilibrio perfetto si raggiunge solo fra i 7 e i 13. Paradossalmente, fare l'amore oltre questo limite di tempo è controproducente e l'amplesso ha un alto rischio di fallimento causa noia. Dilungarsi in più o meno fantasiose pratiche amatorie predispone a distogliere la mente dall'atto sessuale e a occuparla con tutte le preoccupazioni della vita quotidiana o, peggio ancora, con fantasie erotiche pericolose e potenzialmente fedifraghe. Uno dei ricercatori che ha condotto la ricerca, lo psicologo della Penn State University Eric Corty, ha spiegato che "molti credono erroneamente alla fantasia di notti di sesso continuo e prolungato. Speriamo che il nostro studio incoraggi uomini e donne ad avere aspettative più realistiche".Tuttavia, se è vero che i tempi troppo lunghi possono trasformarsi in una forzatura e ridurre la carica erotica del rapporto, è altrettanto vero che porre dei limiti al convegno amoroso è una stonatura che avvilisce gli sforzi di fantasia degli amanti più entusiasti. E, forse, la cosa migliore è adottare la massima di Sant'Agostino: "Ama e fà ciò che vuoi".


Tratto da:
http://www.repubblica.it/scienze/2010/06/29/news/il_sesso_bello_quando_dura_poco_per_il_rapporto_perfetto_bastano_10_minuti-5258644/?rss


Poi, qualcuno, si riempie di viagra per sommare amplessi su amplessi. Però non ha amplessi su amplessi, ma ha della ginnastica in cui non coinvolge le proprie emozioni. Può esercitare la sensazione di potenza di possesso mediante il proprio sesso sull’altro, ma è un artificio dovuto al viagra, non al coinvolgimento delle proprie emozioni.
Fare sesso significa vivere.
La libertà sessuale era la libertà di vivere facendo il sesso che si aveva il piacere di fare quando lo si voleva fare per il piacere reciproco, non è mai stata libertà dell’esercizio del possesso sull’altro mediante la sottomissione sessuale: quella appartiene ai fobici. Coloro a cui il sesso è stato negato perché violentati da una morale inumana, come quella cristiana.
Dopo di che molti, come continueranno a sognare montagne di polenta, continueranno a sognare orge senza fine.
Finché fai sesso, l’altro è colui che fa sesso con te. Dopo, dopo l’atto sessuale, l’altro è una persona con cui ti devi confrontare e misurare: se non lo sai fare il rapporto fallisce.
Ogni maschio è in grado di inturgidire il proprio pene, ma solo gli uomini sanno costruire dei rapporti con le persone. Gli altri, al massimo, possono ricorrere al viagra o farsi di droga.

29 giugno 2010
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
P.le Parmesan, 8
30175 – Marghera Venezia
Tel. 3277862784
e-mail claudiosimeoni@libero.it

giovedì 17 giugno 2010

I segnali non verbali della voce nella pratica di abitare il mondo e di progettare il futuro.


Al di là di come la ricerca verrà presentata e sfruttata dai media, si tratta sempre di scoperte della funzione del linguaggio non verbale.
L’attività dell’uomo emette dei fenomeni nel mondo e lancia dei segnali che sono diversi da quelli che la coscienza razionale vorrebbe.
I segnali non verbali toccano i sensi ma sono elaborati attraverso la parte più antica del cervello e quell’elaborazione si presenta alla coscienza sotto forma di stimolo, desiderio, tensione, necessità, che porta l’individuo ad esporsi o a ritrarsi. Questi stimoli non sono razionalmente individuabili perché la loro percezione avviene soggettivamente in un misto fra ereditarietà di specie, ereditarietà culturale, adattamenti del soggetto nella crescita, interpretazione emotiva del mondo, adattamenti del soggetto nella pancia della madre, ecc. Tutti processi adattativi soggettivi che non possono essere codificati, ma che in varia misura intervengono per formare il modo di essere del soggetto nel mondo.
La voce veicola tensioni, emozioni, desideri e bisogni, al di là delle parole espresse e la decodificazione del segnale che il nostro interlocutore ci invia avviene in una parte del cervello separata dalla ragione. Sia nella percezione dei segnali, sia nell’elaborazione della percezione, sia della decodificazione di tale elaborazione, noi non abbiamo un “controllo razionale” possiamo solo avere un “controllo comportamentale”: sapere ciò che vogliamo e ciò che non vogliamo dalla vita e usare quelle sensazioni, che emergono dentro di noi e che nascono dall’elaborazione di fenomeni non razionalizzabili, per agire nel mondo in cui viviamo.
Dare ascolto a noi stessi come pratica costante e ripulire l’ascolto di noi stessi dal desiderio illusorio che proiettiamo sul mondo e che l’educazione cristiana ci ha imposto al fine di illuderci, da un lato, e separarci da noi stessi dall’altro per distruggere la nostra vita trasformandoci in prede. Le illusioni o il frenetico dialogo interno che ci costringe ad essere delle prede inconsapevoli in un mondo immenso del quale non sappiamo più distinguere le sue voci.
Riporto l’articolo:



LA RICERCA
Il maschio ideale? Si riconosce dalla voce
Esperimento degli scienziati dell'università della California: a un campione sono stati fatti ascoltare uomini che ripetevano la stessa frase. I toni bassi e profondi sono considerati sinonimo di virilità. E alle donne bastano due parole per intuirlo

di SILVIA FUMAROLA


(17 giugno 2010)

JANE l'aveva capito subito, sentendo l'urlo di Tarzan, che su un uomo con quella voce si poteva contare. Perché non importa il fisico - altezza, peso, massa muscolare - è la voce a rivelare la forza di un uomo, la sua aggressività, anche la potenza sessuale. Lo dice una ricerca scientifica apparsa sulla rivista The Proceedings of the Royal Society. Gli scienziati dell'Università di California hanno realizzato uno studio per analizzare i segreti della voce maschile e hanno scoperto che le donne hanno una sorprendente abilità a capire quanta potenzialità ci sia in un uomo, solo ascoltandolo parlare (tralasciando forse, le cose che dice). Solo analizzando voci maschili registrate, anche se parlano lingue straniere, le signore sanno selezionare i compagni più forti, indipendentemente dall'aspetto fisico. Dimmi come parli e ti dirò chi sei: la virilità non si stabilisce guardando un fusto silenzioso che esibisce i muscoli, ma al contrario, sentendo parlare un mingherlino o un simpatico orso che esibisce una voce profonda.È l'appeal della voce a guidare le donne, spiega l'autorevole Times che ha dedicato allo studio ampio spazio, anche se - guarda caso - sono uomini fascinosi come Cary Grant, George Clooney, Richard Burton, Russell Crowe ad avere anche il tono giusto. Basso, profondo. Una voce che tocca corde misteriose e avvicina esseri umani di sesso diverso, che segna le differenze e contribuisce a garantire la continuazione della specie.L'esperimento è partito registrando le voci di uomini più diversi (dai rappresentanti di una tribù boliviana ai pastori delle Ande, agli allievi di college in Romania e negli Stati Uniti), che ripetevano tutti la stessa frase, pronunciata con un tono normale. La forza fisica è stata misurata in base alla stretta di mano, alla circonferenza del torace e dei bicipiti, in base a quanti scontri fisici avevano avuto negli ultimi 4 anni. Ogni soggetto è stato giudicato in base a una scala di sette livelli. Modulare la voce si rivela un'arma vincente, come spiega Trevor Cox, professore di Ingegneria acustica all'Università di Salford, Manchester, che spiega come una conversazione può diventare intima quando i toni diventano bassi, si stabilizzano, tendono a creare complicità. La tecnica usata dai grandi seduttori dello schermo: basta vedere Cary Grant nella versione originale di Notorious, quando cede al fascino di Ingrid Bergman. Dalle origini dell'umanità le voci maschili si sono sempre imposte rispetto a quelle femminili, gli uomini primitivi combattevano per procurarsi il cibo e la terra: dovevano imporsi sul nemico incutendo rispetto e paura, non solo con la forza fisica. Già nel 2007 un gruppo di ricercatori americani dell'università di Harvard, insieme ai colleghi della McMaster University e dell'ateneo statale della Florida, studiando la tribù degli Hazda, in Tanzania, hanno scoperto che le donne trovano più attraenti i timbri bassi, e che a un timbro basso e tenebroso è legata una maggiore facilità di procreazione. A quel tipo di voce più profonda è associato un maggiore tasso di testosterone, potrebbe essere indicativo di una maggiore abilità nella caccia e nel proteggere la prole. Secondo gli scienziati, dunque, la voce è un elemento importante per far luce sull'evoluzione del genere umano. Le donne affascinate dai taciturni prendano appunti, è importante sentire almeno due parole, il tono con cui vengono pronunciate. Se la voce impressiona e lascia il segno è un buon inizio: l'abbiamo imparato dal regno animale. Nelle tribù delle scimmie, ad esempio, le grida più potenti servono alle femmine di scimpanzé per capire quale sia il maschio dominante, quindi il più forte. Il compagno ideale con cui costruire una famiglia.

Tratto da:
http://www.repubblica.it/scienze/2010/06/17/news/il_maschio_ideale_si_riconosce_dalla_voce-4910285/?ref=HRERO-1


Noi non abbiamo imparato dal “regno animale”, siamo animali che si sono legati alla ragione e che si sono dimenticati che nascono come entità emotiva e crescono nel mondo dell’azione: quello del tempo. Per mondi non si intende un mondo separato, ma il mondo come rappresentato dalle sue azioni nelle quali chi progetta la propria vita invia i suoi segnali e ne riceve altri. Quando non sappiamo interpretare correttamente i segnali, siamo pronti per essere ingannati e diventiamo prede che offrono la loro gola all’abisso del nulla dell’esistenza.
Ed uno dei motivi per i quali dico a troppi "occultisti": "Voi di Stregoneria non avete capito nulla: sapete solo ingannare e truffare!"
Già, si truffano le persone alimentando le loro illusioni!

17 giugno 2010
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
P.le Parmesan, 8
30175 – Marghera Venezia
Tel. 3277862784
e-mail claudiosimeoni@libero.it