Oggi non possiamo più parlare della dialettica nei
termini in cui storicamente se ne è parlato.
In filosofia siamo passato dal concetto della dialettica
aristotelica, al concetto della dialettica Hegeliana per approdare alla
dialettica marxista.
Tuttavia, la dialettica aristotelica era confinata nel
linguaggio, la dialettica Hegeliana era relativa all’intervento del dio padrone
cristiano nella storia mentre la dialettica marxista spostava la dialettica
hegeliana dalla testa ai piedi rinchiudendone le dinamiche nella concezione
storico-razionale del divenuto dell’uomo in una visione politica dei rapporti
sociali.
Il difetto di tutte queste visioni deriva dal fatto
che vengono pensate in un presente da un pensatore che pensa il presente in
divenire, ma che non pensa a sé stesso come un divenuto. Ad una realtà che
viene pensata come razionale da un pensatore che può pensare l’intera realtà
come un oggetto che descrive come se fosse il dio padrone cristiano che ingloba
la realtà dell’universo.
I limiti dei concetti della dialettica che abbiamo
conosciuto stanno tutti nel divenuto dell’uomo che anziché pensare ai
meccanismi del proprio divenuto si erge a giudice di una realtà pensando a sé
stesso come l’assoluto che pensa la realtà del mondo.
Viviamo n una condizione filosofica in cui la
dialettica viene applicata ad una visione ontologica della realtà. Una realtà
ontologicamente vissuta che viene giustificata mediante la dialettica che la
giustifica.
Per i filosofi ontologici moderni la dialettica non è
lo strumento che legge la realtà vissuta dall’uomo in perenne trasformazione,
ma è lo strumento che fissa l’uomo in una concezione ontologica, creazionista,
della realtà stessa.
Oggi dobbiamo parlare di dialettica Pagana Politeista
per liberare la concezione della dialettica dalle farneticazioni ontologiche
che costringono l’uomo a considerare come reale una dimensione del fantastico, di
una realtà immaginata, separato dalla realtà del vissuto quotidiano.
La dialettica va portata nell’uomo e nella società.
Nella vita che quotidianamente agisce e si trasforma in base ai propri bisogni
e ai propri desideri. Una dialettica che forgia i desideri dell’uomo che a loro
volta spingono l’uomo alle relazioni per modificare l’uomo stesso.
Nella concezione ontologica, l’uomo batte il ferro.
Abituandosi a battere il ferro diventa abile a battere il ferro, ma non
modifica l’uomo che, creato da dio, rimane la sua immagine. Dunque, qualunque
azione viene fatta dall’uomo non modifica l’uomo creato dal dio padrone o dall’ente
o dall’essere, o dall’essere assolutamente necessario comunque lo si voglia
chiamare (che rimane sempre il dio padrone), ma acquisisce l’abitudine a fare
quell’azione.
Nella concezione dialettica, l’uomo batte il ferro. Battendo
il ferro mette in atto una quantità di azioni che cambiano la sua qualità nel
battere il ferro. Cambiano i suoi muscoli, cambiano la sua coscienza, cambia la
sua percezione in relazione all’azione che fa, cambia la sua struttura
sinapsica e cambiano le connessioni neuronali nella percezione del tempo e del
mutamento in relazione alle azioni che sta facendo. Dalla quantità di azioni
emerge la qualità dell’uomo che quelle azioni ha messo in pratica.
In quel momento interviene la negazione della
negazione. L’uomo che ha forgiato sé stesso battendo il ferro non è più l’uomo
che si apprestava a battere il ferro. L’uomo che si apprestava a battere il
ferro è negato, sparisce, perché è emerso l’uomo nuovo che battendo il ferro,
giorno dopo giorno, non è più quello di prima. Ha negato l’uomo che era per
affermare l’uomo che è. Ma l’uomo che è non è un uomo statico. E’ un uomo che
sia appresta ad altre e diverse azioni nella sua esistenza. Ma l’uomo che si
appresta ad altre e nuove azioni nella sua esistenza non è l’uomo che si
apprestava a battere il ferro, ma è l’uomo emerso dall’aver battuto il ferro
che affronta nuove e diverse condizioni della sua esistenza: i suoi muscoli
sono diversi, la sua coscienza è diversa, la sua percezione del mondo è
diversa, il suo reticolato sinapsico è diverso, la sua struttura neuronale è
diversa, le sue idee sono diverse, i suoi desideri di veicolazione delle sue
pulsioni sono diverse, ecc.
Le nuove situazioni che quest’uomo affronta producono
altra trasformazione. Modificano i muscoli, modificano il suo reticolato
sinapsico, la sua struttura neuronale, la sua coscienza e il suo modo di
pensare e vivere nel mondo. Queste condizioni negano l’uomo che ha negato l’uomo
prima che battesse il ferro facendo emergere una nuova qualità di uomo: da qui
la negazione della negazione che prelude ad una modificazione continua dell’uomo
ad ogni scelta e ad ogni azione.
Se pensiamo a questo processo dialettico di divenire
della vita, di divenire dell’uomo, fin da quando l’uomo, quella coscienza di sé
che divenne quella che noi oggi chiamiamo uomo, fin da quando si muoveva nell’ipotetico
brodo primordiale, possiamo comprendere quanto l’attività da quegli Esseri fino
ad oggi è stata necessaria per produrre la realtà che stiamo vivendo.
La condizione ulteriore e diversa si ha fra gli uomini
che si relazionano fra di loro. Nelle relazioni sociali e nella storia, dove le
coscienze si esprimono mediane azioni che esprimono bisogni e desideri
reciproci, dove ad ogni azione di relazione comporta una modificazione di ognuno
dei soggetti che entra in relazione.
Quando si crea una relazione, come può essere un atto
amoroso, lo scontro di idee, capace di impegnare la struttura emotiva nella
relazione, la soluzione di questa relazione, di questo conflitto, comporta la
modificazione dei soggetti che hanno partecipato alla relazione. Non sono più i
soggetti che hanno intrapreso, volenti o nolenti, la relazione, ma sono
soggetti modificati dalla relazione stessa.
La relazione modifica la coscienza, i muscoli, il
reticolato sinapsico, i collegamenti neuronali, l’attenzione, il modo di
pensare il mondo ecc. dei soggetti che sono entrati in relazione. La relazione
ha negato il soggetto che è entrato in relazione e dalla relazione è uscito un
soggetto diverso modificato dalla relazione.
La dialettica della Religione Pagana, il metodo con
cui la Religione Pagana pensa il mondo, è antitetico alle farneticazioni dell’ontologia
cristiana e di tutte quelle religioni che antepongono alla realtà dell’uomo una
realtà immaginata nella quale costringere le scelte dell’uomo.
A differenza della dialettica marxista che
identificava nella ragione la realtà della vita dell’uomo, la Religione Pagana
identifica la realtà della vita dell’uomo nell’emozione e nell’azione con cu
veicola l’emozione nel mondo.
Mentre nell’ideologia marxista l’oggetto del discutere
è la merce che trasformata in prodotto in quanto valore d’uso che costituisce
il plusvalore, nella dialettica della Religione Pagana l’oggetto del discutere
è l’uomo quale prodotto nella società mediante i suoi adattamenti soggettivi
alle variabili oggettive a quanto l’ambiente sociale e la natura gli
presentano: l’uomo che si costruisce come prodotto sociale e della Natura in
contrapposizione all’uomo creato da dio nella visione ontologica.
Nella Religione Pagana: “Qualunque cosa fai all’uomo,
modifichi l’uomo!”
Nella religione cristiana: “Qualunque cosa fai all’uomo
nono modifichi la creazione del dio padrone!”
Ne segue che per la religione pagana è necessario
pensare alla società perché l’uomo che nasce, che emerge, si adatta e si
trasforma in base alle sollecitazioni che riceve dalla società e la società è
responsabile dell’uomo che sarà domani.
Ne segue che per la religione cristiana stuprare i
bambini non modifica la creazione del dio padrone perché è dio che ha
determinato le condizioni affinché il bambino sia stuprato e lo stupro non
modifica la creazione del suo dio padrone. Stuprandolo lo si abitua a
sottomettersi alla volontà di dio. Ad obbedire a dio.
Tutta la filosofia ontologica, da Sartre, ad Habermas,
ad Heidegger, a Nietzsche, ai filosofi francesi, a Severino, Galimberti hanno
sempre pensato che violentare i bambini sia solo un atto di violenza morale
perché non modifica la realtà della creazione del dio padrone, mentre per la
filosofia della Religione Pagana è un atto che, scendendo nel profondo della
struttura emotiva delle persone, modifica profondamente la loro coscienza, la
loro struttura sinapsica, i loro collegamenti neuronali, le loro idee sul mondo
e sulla vita e modifica le strategie esistenziali che adotteranno.
O l’ontologia cristiana e monoteista, o la dialettica
della Religione Pagana.
31 dicembre 2015
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