martedì 21 dicembre 2010

Il Crogiolo dello Stregone e alcune puntualizzazioni sul come uso il concetto di Ragione. - Prima Parte


Ho ricevuto una serie di puntualizzazioni al Crogiolo dello Stregone in merito all'idea di RAGIONE.

Sono affermazioni alle quali intendo rispondere, ma penso che sia interessante far conoscere delle puntualizzazioni di chi ha letto qualche cosa.

Nei prossimi post, pubblicherò le mie osservazioni. Intanto ecco quella del mio interlocutore:


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La ragione


Il termine “ragione” credo sia uno dei più ingiustamente bistrattati. Spesso si confonde ragione con razionalismo o con razionalizzazione, ossia con l'uso scorretto della ragione, che non è più ragione, ma anzi il suo contrario. Spesso si contrappone la ragione con “l'rrazionale”, l'”inconscio”, “il magico”. O anche si contrappone ragione e sentimento, ragione ed emozione.
Secondo me tutte queste contrapposizioni non hanno motivo di esistere. La ragione non si oppone o contrappone a nulla, perchè la ragione vuole comprendere qualsiasi cosa, e non ha interessa ad escludere nulla. Ogni dato di fatto è per la ragione indiscutibile e irrinunciabile, per la ragione conta solo cio che è, e tutto ciò che è. I problemi sorgono quando la coscienza viene manomessa, imprigionata in una rete di inibizioni e coazioni imposta dall'esterno (dalla società costituita). A quel punto la ragione diventa una anti-ragione (una sorta di antimateria razionale). Applica filtri non più in base alle necessità temporanee di elaborazione delle informazioni, ma in base a leggi precostituite e prive di relazione con gli scopi della ragione stessa. Appare come asservita a una volontà esterna, anche se non sappiamo di che volontà si tratti, e a chi o cosa faccia riferimento. Infatti le costrizioni imposte dalla “civiltà” per mezzo delle religioni, le leggi dello stato, le regole morali, le tradizioni, le usanze, eccetera, spesso non sono funzionali a niente che riguardi la conservazione o l'evoluzione dell'individuo o della specie. Assomigliano piuttosto a processi di parassitismo, dal momento che buona parte dell'energia dell'individuo viene deviata verso azioni ed emozioni disfunzionali sia per l'individuo sia per la specie, anche se i “parassiti” restano invisibili (gli stessi detentori del potere sono personalità maniacali e coatte, quindi essi stessi vittima di questo “parassitismo energetico”).
Nel seguito discuto del termine ragione, del suo uso e del suo significato, in riferimento ad alcuni pensieri tratti da scritti di Claudio Simeoni, che cito in caratteri corsivi.


L'insieme del mondo che riusciamo a descrivere mediante le parole si chiama "ragione". Quanto non riusciamo a descrivere mediante le parole lo chiamiamo "percezione", o altri nomi a seconda dei riferimenti che facciamo.
Il bastone dello Stregone è dunque formato da


la sospensione del dialogo interno, attraverso la quale l'Apprendista Stregone limita il potere assoluto della sua ragione;


la sospensione del giudizio attraverso la quale l'Apprendista Stregone percepisce nuovi fenomeni senza per questo descriverli o elencarli;

un atteggiamento sociale scettico attraverso il quale sviluppare se stesso senza sottomettersi socialmente.


Ma dire che la ragione consiste nell insieme del mondo che riusciamo a descrivere mediante le parole mi sembra fuorviante. Direi piuttosto:
La ragione è la facoltà di elaborazione dei dati sensibili (esterni e interni). Può essere definita come l'insieme di regole e procedure seguite dalla coscienza nell'esercizio dell'intelligenza. Essa crea una mappa del mondo utilizzando la quale dirige le azioni. Ma tra i dati a disposizione della ragione non ci sono solo quelli della mappa. La ragione (l'intelligenza) sa che la mappa è solo una mappa, cioè sa anche che la mappa si riferisce a qualcos'altro, e quindi sa che per acquisire nuove informazioni deve interrompere il filtraggio (che effettua normalmente per restringere l'ambito della sua elaborazione alle informazioni già elaborate e inserite nella mappa - che altro non è che un sistema di definizioni e relazioni) e lasciar entrare informazioni prive di relazioni riconosciute con quelle già inserite nella mappa (e che quindi la ragione non sa ancora dove mettere). In sostanza si tratta di destinare una certa quantità di risorse (memoria e capacità di elaborazione) a elementi non immediatamente relazionabili e quindi non inseribili nella mappa. Questo garantisce una continua evoluzione e un continuo adattamento, a patto che le nuove informazioni vengano poi elaborate e inserite della mappa, arricchendola in quantità e qualità d'informazione.
Non vedo motivo per contrapporre la ragione ad altre (spesso indefinite o vaghe) facoltà di apprendimento. La percezione ha anch'essa una “ragione”, una razionalità, che è diversa rispetto alla ragione associata alla coscienza ordinaria. La ragione in generale non è altro che ordinamento (attraverso relazioni) ed elaborazione dei dati ricevuti attraverso tutti i canali di comunicazione disponibili. La percezione deve essere il risultato di una forma di elaborazione (quindi opera di una forma di ragione) perchè i dati forniti sono già strutturati e in relazione tra loro senza un intervento cosciente. Ad esempio vedo un uomo e una donna che camminano abbracciati. Le immagini dei corpi, ben distinti tra loro e la relazione spaziale tra loro e con l'ambiente circostante sono già definiti a livello percettivo, ossia inconscio (dal punto di vista della coscienza ordinaria). La ragione “ordinaria” elabora poi questa percezione, associando, ad esempio, il pensiero “quei due stanno insieme”.

Se noi sospendiamo il giudizio viviamo con molta fatica nella società umana ed allora usiamo un espediente: il giudizio di necessità.


Il giudizio di necessità è quello che dice: io penso che quella cosa debba essere in quel modo e dal momento che debbo agire agisco di conseguenza, però, se scopro che le cose possono non stare in quel modo, torno immediatamente indietro, cambio il mio giudizio di necessità e modifico la direzione della mia azione.


Il giudizio di necessità mi consente l'azione ma non mi sottomette al giudizio espresso; mi consente di cambiare opinione ogni volta che al mio pensato si aggiungono nuovi elementi e nuovi fenomeni.

Quanto sopra lascia intendere una concezione del giudizio che, pur essendo quella più diffusa e appartenente al senso comune, considero falsa e deviante. Il giudizio, se vogliamo essere seri, non può mai essere “vero o falso”, “bianco o nero”. Se, una volta che ho deciso che una cosa è “vera”, mi comporto come chi ha la certezza che le cose stanno in quel modo, non sto esercitando la ragione. Perchè la certezza è estranea alla ragione, che invece è cosciente della provvisorietà e dell'incompletezza di ogni rappresentazione.
Simeoni esprime questo concetto per mezzo del “giudizio di necessità”, ossia un giudizio privato del suo carattere “normativo” e ridimensionato al suo ruolo pratico, di mezzo provvisorio e mutevole per indirizzare le azioni in base al proprio intento. Ma questo “giudizio di necessità” coincide allora col giudizio tout court, correttamente inteso. Infatti un retto giudizio non ha mai la pretesa di essere assoluto o immutabile, ma è cosciente dei suoi limiti.
Insomma, non c'è da sospendere il giudizio, ma l'attività coatta di processi pseudo-razionali, pensieri caotici o ossessivi, che interferiscono con la percezione, e l'azione di censura preventiva esercitata dai condizionamenti sociali. La ragione, da parte sua, si limita a elaborare la percezione senza pre-dirigerla (a meno che non si voglia coscientemente focalizzare un determinato aspetto).
La ragione ha i mezzi, non solo per emettere giudizi, ma anche per emettere giudizi sui suoi stessi giudizi. Quindi per giudicare l'attendibilità dei suoi giudizi.
La ragione sa di disporre solo di un numero limitato di informazioni estratte da una banca dati illimitata. Sa quindi che i suoi giudizi hanno sempre un margine di fallacia, una percentuale di probabilità di esser veri e una complementare probabilità di esser falsi. E' anche quel 'vero' è relativo, è sempre parziale, e quindi mai “vero al cento per cento”. La ragione tiene conto di questo e non conclude mai: “questo è così”, ma argomenta “questa descrizione di certi fenomeni, in base ai dati raccolti e alla loro elaborazione, ha molte probabilità di essere confermata da ulteriori osservazioni” e quindi “può essere provvisoriamente considerata come 'vera' e inserita nella mappa”. La quale mappa non è qualcosa di fisso ma è in continua evoluzione, crescita, perfezionamento. E' cioè una mappa dinamica.
Non solo la mappa è variabile, ma i suoi dati sono associati a un grado di probabilità variabile: non c'è vero o falso, ma diversi gradi di probabilità di esser vero, e anche questi valori di probabilità cambiano nel tempo (esiste anche una branca della logica, chiamata “fuzzy logic”, logica sfumata, che formalizza questi concetti)
Quello che Simeoni chiama “il potere assoluto della ragione” non appartiene alla ragione. Perchè la ragione sa di non poter esercitare, e non ha motivo di esercitare un potere assoluto. Il potere appartiene alla “ragione dell'ego”, dove per ego intendo una immagine statica e distorta dell'io (con la sua mappa alterata della realtà in cui l'io diventa il centro, in analogia con la concezione geocentrica del cosmo di secoli fa), che sostituisce l'io nelle sue funzioni.Il problema è la mappa statica. Se si ha una mappa statica e distorta, sarà impossibile dare giudizi esatti con sufficiente approssimazione. La quantità di interpretazioni errate sarà tanto più alta, quanto maggiore è la staticità e la distorsione della mappa.E il fatto che la mappa sia statica e distorta non è imputabile alla ragione, ma ai condizionamenti sociali, che, con insistenza e violenza, indirizzano l'attenzione verso certi aspetti della realtà e la distolgono da altri, impongono certe interpretazioni della realtà e ne vietano altre. O addirittura impongono realtà inesistenti, incoerenti, insensate, contrarie alla ragione, come nelle religioni monoteiste e nelle superstizioni di ogni genere.
Quindi non si tratta del “potere assoluto della ragione”, ma della manomissione della ragione, che viene ridotta allo strumento unidirezionale e maniacale della volontà di potere, quando questa si chiude in sè stessa, generando un “autismo del potere” nel quale l'autoaffermazione è l'unico valore, e perciò tende all'assoluto. Questo autismo ha una forma attiva e una passiva (sado-masochismo). La forma passiva implica una sorta di identificazione nel “padrone” e nella sua onnipotenza, che il masochista alimenta e cura con la sua incondizionata sottomissione. Come dire: non posso essere onnipotente ma posso diventare proprietà, e quindi parte, di un'entità onnipotente. Un tale sistema ha bisogno di rigore, di inflessibilità, di chiusura: i ruoli devono restare fissi, la mappa deve restare immutata, e ogni trasgressione deve essere punita (a alla trasgressione e la punizione si riduce l'unico dinamismo del sistema).
D'altra parte, se la mappa deve essere variabile, è chiaro che non deve esserlo troppo, deve comunque conservare un alto grado di stabilità, pur essendo continuamewnte disposta al mutamento. Perchè il mutamento non deve essere tale da causare un disorientamento, ossia un'incapacità temporanea ma durevole (o peggio, permanente, come nella malattia mentale) di rappresentare la realtà in maniera coerente e comprensibile.
Ma ora come ora, nella nostra “civiltà”, lo stato “normale“ della ragione è una sorta di delirio di onnipotenza, in cui la ragione finge e si auto-illude di aver raggiunto la sua irraggiungibile meta, la comprensione totale, blindando la conoscenza acquisita (la mappa) e dandola per verità assoluta, ignorandone qualunque incongruenza e qualunque lacuna. Così facendo la ragione, lungi dal divenire onnipotente, rinuncia a gran parte delle sue potenzialità, riducendosi a semplice meccanismo asservito a un unico compito ripetitivo e immutabile: la salvaguardia della mappa e delle sue relazioni interne, ossia delle sue verità e delle sue regole. Ma questa non è più ragione, in quanto ha ben poco di ragionevole, andrebbe caso mai chiamata 'pseudo-ragione egoica' o qualcosa di simile.
Sul ruolo della ragione, lo stesso Simeoni corregge il tiro quando parla del sapere e del chiedersi il perchè delle cose:


Nel Crogiolo mettiamo il chiedersi il perché delle cose. Attraverso quest'attività, mentre mescoliamo usando il nostro bastone, approfondiamo il nostro giudizio di necessità che diventa la nostra verità. La verità della ragione, la verità in grado di misurare la nostra capacità di chiederci il perché delle cose. La verità della spiegazione che ci pone la grande sfida: o l'individuo ne modifica i confini violandola continuamente o la verità si appropria dell'individuo mettendo fine al suo chiedersi il Perché delle Cose!


La ragione aumenta il suo Sapere dilatandosi. Le sue descrizioni e i suoi giudizi di necessità sono sempre più profondi e più articolati. Non è più una ragione povera e misera che finge di non vedere i fenomeni per non doverli spiegare, ma è una grande ragione attenta e curiosa al nuovo che le si presenta.


In sintesi, il concetto che voglio evidenziare, è che contrapporre la ragione a qualche facoltà di comprensione extrarazionale può solo portarci fuori strada: la ragione, puro strumento di elaborazione di informazioni, è l'unico mezzo per acquisire conoscenza, altrimenti si hanno solo percezioni, impressioni, dati grezzi, non elaborati e senza relazione con altri dati. E la ragione non ha limiti definiti, perchè ha i mezzi per rinnovare continuamente sè stessa.
Si tratta di usare la ragione in modo corretto, liberandola dai condizionamenti e dai pregiudizi, ma dobbiamo comunque tener presente che quando facciamo questo, stiamo sempre usando la solita ragione. Non qualcos'altro, ma la solita ragione purificata, disinfestata dai condizionamenti sociali. Altrimenti ci mettiamo alla ricerca di mitiche facoltà superrazionali, quando si tratta solo di riaggiustare e far evolvere quello che c'è. E' sufficiente accogliere i dati che normalmente non consideriamo, rimuovendo le inibizioni che ci inducono a scartarli, senza usare nessuna facoltà diversa dalla ragione per elaborarli e conferire loro un senso.
La sospensione del dialogo interno e del giudizio non sono estranei o “esterni” alla ragione, ma si svolgono nel suo ambito e con la sua supervisione, perchè ragione non significa applicazione coatta di un insieme di regole, nè azione mentale coatta nel momento in cui si dovrebbe lasciar spazio alla percezione, ma elaborazione cosciente dei dati vecchi e nuovi, che determinano una continua espansione e un continuo rinnovamento della mappa della realtà.

Il grande problema della ragione si ha quando si trasferisce il metodo dalla relazione fra gli Esseri Umani alla relazione all'interno del singolo Essere. Il singolo Essere Umano non è ragione, è magia!


Per voler semplificare dirò che il mio cuore batte comunque sia che io conosca la biologia della circolazione sanguigna sia che io non la conosca. Gli Esseri Umani nascono e crescono obbedendo a stimoli e leggi anche senza essere in grado di descrivere quegli stimoli e quelle leggi. I comportamenti che un soggetto ha obbedendo alla costruzione iniziale della propria struttura del DNA sono uguali sia che egli conosca l'esistenza di quella struttura che non la conosca.


L'individuo è magia in quanto anche se lui non è in grado di conoscere la propria struttura questa sviluppa un numero tali di stimolazioni per cui egli è in grado di crescere e svilupparsi comunque.


Ma la “magia” non è altro che una parte della realtà che la ragione non ha ancora rappresentato in maniera coerente e relazionata all'interno della sua mappa del mondo. Questo non significa che sia in conflitto, o estranea alla ragione. Ovviamente anche la magia si accorda con la ragione, solo obbedisce a leggi che la ragione non ha ancora definito e rappresentato. La circolazione sanguigna funziona senza l'intervento della coscienza (sarebbe meglio dire della coscienza individuale ordinaria), ma tuttavia segue delle leggi. E queste leggi, per come le conosciamo, sono ovviamente razionali, nè potrebbe essere diversamente, perchè la ragione è semplicemente l'ordine delle cose. E se si ritiene, come sembra asserire lo stesso Simeoni, che la coscienza pervada l'intero universo, allora perchè non supporre, come ipotesi più logica, che il nostro corpo, i nostri organi, siano guidati da una consapevolezza? Una consapevolezza diversa da quella di ciò che chiamiamo “io”, una consapevolezza inaccessibile alla nostra “coscienza di veglia”, ma pur sempre una consapevolezza, e un'intelligenza, capace di esercitare la ragione. Il funzionamento del nostro corpo, potrebbe benissimo essere guidato da un'insieme di consapevolezze distinte e interagenti. Tutto questo, se risultasse vero, non sarebbe affatto in conflitto con la ragione, anzi renderebbe più intelligibili molti fenomi che la nostra ragione, allo stato attuale delle sue conoscenze, non è in grado di comprendere.


L'individuo adulto è colui che si espande nel mondo in cui vive. Per farlo espone la sua struttura emozionale.

Il NON adulto nasconde la propria struttura emozionale dietro alla barriera della ragione, a dure corazzature razionalistiche con le quali giustifica la separazione fra sé e il mondo in cui vive.


Anche qui trovo una confusione di termini. La ragione non può, per sua stessa natura, costruire barriere che bloccano l'espressione e il libero scambio emozionale, perchè la ragione è onesta ricerca della verità, non ha alcun interesse a mistificare e nascondere. La ragione non conosce menzogna, ma solo le sue leggi intrinseche: le leggi della ragione, appunto, che non sono mai in contrasto con la realtà. La ragione cerca di comprendere la realtà, sa bene che falsificarla significa rinunciare a comprenderla. Nella frase precedente c'è ancora una volta confusione tra ragione in quanto tale, e ragione sabotata e distorta dai processi educativi e dalla costante pressione sociale. Sone queste distorsioni a produrre le barriere, sono i guasti della ragione, ossia l'irragionevolezza, a generare le barriere, non la ragione stessa.
Al di fuori della ragione c'è solo credenza nei miti: ossia prendere per realtà una descrizione o una fantasia, prendere per vero un racconto (mito) senza averne mai verificato la corrispondenza con la realtà dei fatti. Che porta alla distruzione dell'intelligenza, dell'autonomia, della libertà, della dignità dell'essere umano. Credere significa accettare il principio d'autorità, mentre la ragione non accetta alcuna autorità se non quella della percezione diretta dei fenomeni, e dei risultati dell'elaborazione dei dati percepiti (nei limiti del contesto in cui tale elaborazione dimostra validità ed efficacia).

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NOTA: non ho messo il nome del mio interlocutore, sono interessato ai concetti, non alle persone. Qualora me lo chiederà sarò ben felice di mettere le indicazioni che vorrà.

Questo è quanto mi invia.
A questo oppongo le mie "ragioni"


Entra nel circuito del pensiero religioso, sociale, economico ed etico della Religione Pagana!

21 dicembre 2010
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
P.le Parmesan, 8
30175 – Marghera Venezia
Tel. 3277862784
e-mail claudiosimeoni@libero.it


sabato 11 dicembre 2010

Presepe Pagano rappresenta la vita

Il presepe Pagano; il presepe che rappresenta la vita
http://www.youtube.com/watch?v=PqvrF6TP9fg
Gli Dèi sono la vita nel suo eterno scorrere e noi ne siamo parte



domenica 5 dicembre 2010

Gli infiniti modi per percepire e descrivere la realtà in cui viviamo conosciuti dalla Stregoneria: qualche volta anche la neuroscienza ci arriva!


La neuroscienza scopre l’acqua calda: in Stregoneria abbiamo sempre sostenuto che la percezione del mondo è una questione di trasformazione soggettiva. Per esempio, in una mia conferenza dal titolo: “La percezione, la vista e i sensi in Stregoneria – Claudio Simeoni” che ho anche caricato da un paio di giorni su You Tube in tre parti, ma registrata un paio di anni or sono, la questione è ben spiegata.
Prima, seconda e terza parte, la trovate a questi indirizzi:

http://www.youtube.com/watch?v=tL-evpoRlcg

http://www.youtube.com/watch?v=OlQRilQftOI

http://www.youtube.com/watch?v=KUQvcj5EllA

Poi arriva la neuroscienza e ti conferma il carattere soggettivo della percezione visiva e sensoria della realtà in cui viviamo.
Riporto il lancio dell’ANSA di quattro ore fa’:


Cervello ci inganna su dimensioni cose
Dipende da grandezza area della vista


(ANSA) - ROMA, 5 DIC - Il mondo e' pieno di illusioni ottiche e il ''grande illusionista'' e' il nostro cervello: gli oggetti non sono uguali per tutti, le loro dimensioni dipendono dalle dimensioni del nostro cervello, da quant'e' grande l'area neurale deputata alla vista. Lo dimostra uno studio del Wellcome Trust Centre for Neuroimaging (Londra). Gli esperti hanno misurato le dimensioni della corteccia visiva primaria dei volontari e osservato che, piu' piccola e' tale area, piu' forti sono le illusioni ottiche.

Tratto da:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2010/12/05/visualizza_new.html_1673403168.html


La cosa l’ho già trattata alcune centinaia di volte ne IL CROGIOLO DELLO STREGONE.
Perché è importante sapere che la realtà che descriviamo del mondo in cui viviamo è di carattere soggettivo?
Perché la descrizione che noi abbiamo della realtà, dal momento che è soggettiva, si può espandere e moltiplicare; se la realtà fosse esattamente quello che noi vediamo, allora non ci sarebbe sviluppo nella capacità di penetrare la realtà e costruire diverse idee della realtà stessa. La realtà non è “diversa” da come noi la percepiamo; ma esistono un infinito numero di fenomeni che noi non consideriamo ed esistono un infinito modo di percepire la realtà in cui noi viviamo e, per conseguenza un numero infinito di soluzioni da adottare per adattarci ad essa.
Solo i cristiani considerano la realtà immutabile in quanto creata da un dio pazzo e cretino: la Religione Pagana è cosciente che la realtà è infinitamente più complessa di quello che noi percepiamo e infinitamente più ingannatrice di quello che la nostra ragione vorrebbe farci credere. Per questo in Stregoneria si pratica l’autodisciplina nella percezione del mondo per impedire al mondo, per come lo percepiamo, di impadronirsi del nostro giudizio rendendoci prigionieri della verità. La verità rende schiavi di un giudizio che non tiene conto di tutti i fenomeni che noi non percepiamo del mondo.
Ogni tanto anche la scienza riesce a scoprire ciò che la Stregoneria, nel suo abitare il mondo, ha sempre saputo.


Entra nel circuito del pensiero religioso, sociale, economico ed etico della Religione Pagana!

05 dicembre 2010
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
P.le Parmesan, 8
30175 – Marghera Venezia
Tel. 3277862784
e-mail claudiosimeoni@libero.it

sabato 4 dicembre 2010

Facebook, lo scopo dell'analisi sociologica della netnografia e l'aggressione sociale degli individui e delle regole sociali


Si considera un insieme di persone che si incontrano su Facebook con degli interessi comuni e si analizza la dinamica dei messaggi in relazione agli interessi del gruppo e si studia come intervenire..
La dinamica dei messaggi, le cascate di risposte, i “mi piace”, rappresentano segnali di un insieme emotivo che viene analizzato nelle espressioni dei bisogni soggettivi.
Ad esempio, gli appassionati di vino fanno i loro gruppi su Facebook esprimendo pareri sul vino, i vari vini, gli abboccati e le loro preferenze.
Un venditore di vino ne analizza i messaggi e mette insieme le caratteristiche che deve aver un vino per essere un vino di successo in quello ambiente che assume a campione della sua sperimentazione. Un gruppo numeroso su Facebook che superi i 500 iscritti è un gruppo significativo su cui testare qualunque tipo di vino e, per estensione, qualsiasi prodotto commerciale. Inoltre, lo stesso metodo è usato non solo per i prodotti commerciali, ma ogni oggetto, attorno al quale si forma un gruppo di opinioni. Ogni interesse attorno a cui si forma un gruppo è trattato come un prodotto: da una posizione politica ad una posizione religiosa che si sviluppano attraverso opinioni anche, e soprattutto, conflittuali. La conflittualità ha il privilegio di costringere i contendenti a mettere in campo tutte le loro opinioni per poter prevalere nei confronti di un avversario di opinioni opposte. Questo permette all’analista di accedere ad un grande bagaglio di espressioni verbali che veicolano tensioni emotive. Dati reali sui quali costruire progetti di intervento sul gruppo stesso.
Le tradizionali analisi statistiche non sono efficaci. Il gruppo di Facebook fornisce dati utilizzabili dalla statistica ben più omogenei. Il gruppo si forma attorno ad un’idea o ad un oggetto, sia per appoggiarla che per combatterla. Mentre la tradizionale raccolta dati di un’analisi statistica si basa su un campione di persone rappresentativo della popolazione e le opinioni di quelle persone sono risposte a domande, ma non esprimono né conflittualità né interesse soggettivo per l’oggetto della statistica al punto tale da poter mascherare opinioni o desideri in quanto la persona intervistata vuole mostrare sempre il meglio di sé anche quando le sue opinioni, nella realtà delle sue scelte più o meno immediate, rispondono a pulsioni e desideri dei quali si vergogna, nel gruppo i Facebook le risposte sono sempre legate all’oggetto del discutere o mirate ad aggredire chi discute dell’oggetto o per come ne discute.
Nel gruppo su Facebook la persona si maschera, ma non si maschera la sua opinione. Inizialmente Facebook vietava nomi falsi o di fantasia, ma poi ha rilevato che gli conveniva permettere alle persone di usare nomi falsi e di fantasia perché l’interesse di Facebook non stava nel nome, ma nell’opinione e l’opinione era tanto più significativa quanto più l’individuo poteva, nell’esprimerla, proteggere la propria identità. Almeno rispetto al suo interlocutore.
Facebook è diventata un’organizzazione per rubare le opinioni: sulle opinioni si confezionano prodotti da imporre o idee da imporre.
E’ sufficiente l’analisi del gruppo e delle sue opinioni attorno ad un oggetto, dopo di che si confeziona un oggetto che porti le persone nella direzione voluta e lo si confeziona prendendo spunto dalle opinioni più importanti, vincenti o guida, del gruppo stesso.
Vale per un vino che da troppo pastoso diventa semifrizzante (o viceversa) si tratta delle opinioni di un gruppo che da radicali diventano moderati al fine di aggregare persone attorno ad un’idea o ad un progetto personale fatto passare per un’idea.
L’analisi dei messaggi in Facebook permette alle aziende, partiti politici, gruppi di opinioni e quant’altro, di strutturare la propria maschera per ingannare e creare consenso.

Questo lo avevo già evidenziato nella mia esperienza. Fai un gruppo e improvvisamente appaiono persone che diffamano, offendono e creano delle “idee” o “millantano delle idee” che hanno lo scopo di creare un consenso, quasi sempre un consenso all’interno di vasi vuoti, proprio per impedire alle persone che frequentano Facebook di formulare delle idee o di mettere in moto il loro senso critico.
Mi ero spesso chiesto qual era il criterio con cui Facebook aggrediva le persone sospendendogli l’account e accusandole in spregio alle più elementari norme sociali.
L’azione non è dettata da norme sociali o di “giustizia” come noi le pensiamo, ma dagli interessi di controllo sociale delle persone.
L’interesse di Facebook è quello di “rubare le opinioni” e per farlo deve allontanare da Facebook chiunque innesti nei gruppi il senso critico che, mettendo in allarme l’attenzione dei frequentatori di Facebook, di fatto, altera l’opinione e rende inutilizzabili tutta una serie di messaggi. Un po’ come nel lavoro di statistica che si eliminano quelle percentuali estreme per costruire una madia.

La cosa era studiata già da tempo dalle università:


MARKETING
Così le aziende inseguonole tribù dei social network
Si chiama "netnografia" la nuova disciplina che studia gli utenti Facebook e Twitter con gli strumenti dell'antropologia. Individuando dinamiche e opinion leader del popolo web, i grandi marchi conquistano nuovi clienti
di PAOLO PONTONIERE


CAPIRE i gusti delle tribù del web, domandarsi come si orientano i clan dei social network, chi sono i suoi opinion leader e quali sono gli argomenti che usano per far prevalere il loro punto di vista. In una parola, comprendere come si sviluppa un'idea forte nell'era dell'internet. Può essere un mero esercizio intellettuale, oppure una mossa per fare un sacco di quattrini. Un esempio? La Campbell Soup, l'azienda produttrice di cibi in scatola resa famosa da Andy Warhol con 32 dipinti negli anni Sessanta: utilizzando una intelligente strategia internet, la ditta statunitense è riuscita a rendere i suoi prodotti popolari tra i giovani, un segmento del mercato nel quale non era riuscita a sfondare utilizzando le tecniche del marketing tradizionale, e a spingere il suo fatturato oltre la soglia degli 8 miliardi di dollari l'anno. Il suo segreto? La Netnografia, ovvero l'arte dell'applicazione degli strumenti tradizionali dell'antropologia culturale e dell'etnografia nell'analisi delle interazioni che avvengono sul web.

"Dall'avvento del commercio elettronico e degli acquisti online avevamo perso terreno", afferma Ciara O'Connell, una dirigente della casa statunitense. "Nel passato molti dei nostri clienti facevano riferimento alle nostre ricette per preparare la cena, ma con il popolo dei social network questo non avveniva più". Così i netnografi della Campbell hanno cominciato a studiare perché la gente si scambia le ricette, come, quando, chi orienta il gusto. "Le tecniche del marketing tradizionale non riuscivano a varcare nemmeno la soglia dei social network", ha aggiunto la O'Connell. "La netnografia al contrario ci ha dato la possibilità di studiare le interazioni che hanno luogo tra i consumatori in maniera diretta. Ci ha dato la possibilità di incanalare le esigenze dei nostri clienti in maniera vera ed emozionale".

Le analisi dei netnografi sono state così utilizzate per creare un sito web che in poco più di un mese è passato da 120 mila ad oltre 1 milione di visitatori mensili. Ad attrarli sono applicazioni come "Tips for busy cooks" (suggerimenti per cuochi indaffarati), "Portion Control", (il sorvegliante delle porzioni) e "Search by mood" (cerca ricette in base al tuo stato d'animo). La Campbell ha scoperto che i consumatori hanno un debole per lo scambio di suggerimenti su come usare le sue salse, come accoppiarle con formaggi e grissini e come combinarle con i prodotti di altre aziende.

E quello della Campbell non è un caso isolato. Ad usare la netnografia ci si sono messe anche la Coca-Cola, la American Express, la Adidas, la Bmw, la Swarovski e la Beiersdorf, per citare solo alcune delle maggiori aziende.
La Adidas, per esempio, ha usato la netnografia per studiare le abitudini dei collezionisti dei suoi modelli, riuscendo a creare nuove scarpe di successo. La Listerine, un'azienda statunitense che produce collutori per l'igiene orale, ha scoperto che molti utenti associano il colore dei suoi sciroppi con gli alieni e che altri trovano che il loro odore gli ricordi le case dei nonni. Uno studio delle parole usate dai clienti di Starbuck e di Pete's Coffee - le principali catene di caffè statunitensi - ha inoltre rilevato che questi tendono a sviluppare un proprio gergo, quasi che se si trattasse del linguaggio d'un paese straniero. Adesso le due aziende usano questo particolare vocabolario per stabilire un legame emotivo con i loro clienti abituali e per attrarre quelli della concorrenza. La Matchstick canadese, una delle maggiori distributrici di telefonini del paese, ha infine scoperto che alcuni blogger sono in grado di condizionare profondamente il discorso relativo ad un prodotto persuadendo altri ad adottare il loro punto di vista.

Sul fronte della netnografia non operano solo le grandi aziende, ma anche le più importanti istituzioni scientifiche. Gli antropologi dell'universo binario vengono da istituzioni come il Mit di Cambridge, la York University of Toronto e la Stanford University di Palo Alto. Alla York University, in particolare, insegna Robert V. Kozinets, ritenuto il padre della nuova disciplina e creatore della stessa parola "netnografia".

Dalla Stanford University, invece, è uscita probabilmente una delle creazioni più divertenti in materia: applicando i principi della netnografia alla tecnologia led, un gruppo di studenti è riuscito a creare una "World Mood Light", un cubo luminoso che muta colore a seconda dei sentimenti espressi dai post degli utenti di Twitter in tutto il mondo. La World Mood Light 1 cambia colore ed intensità a seconda dell'umore dei messaggi pubblicati sul social network. Più sono numerosi ed emotivi, più intensi diventano i colori: rosso per la rabbia, giallo per la felicità, blu per la tristezza, bianco per la rabbia, e così via.

Tra tutti i social network Twitter sembra essere emerso come il luogo prediletto dai netnografi per far galoppare la fantasia, perseguendo obiettivi che spaziano dalle inchieste commerciali a quelle di carattere investigativo e politico. Le varie applicazioni - Summarize, Tweetscan, Hashtags, Twitterverse, Tweetstats, Twittercensus e Xvision - seguono tutte l'evolversi del gusto e del pensiero degli utenti Twitter sulle maggiori questioni del momento. Diventando così anche strumento di analisi politica e giornalistica.

"La netnografia è stata tradizionalmente usata dai mareketers per creare fenomeni commerciali", afferma Mirco Mannucci, fondatore della Holomathics e creatore di Tweeteretica, uno di questi software. "Noi la applichiamo alla politica, all'analisi e all'inchiesta giornalistica, cercando di localizzarla quanto più possibile e di comprendere le sue relazioni con gli altri discorsi che si svolgono in rete e il suo livello di influenza". E così, mescolando la politica con il marketing e la matematica, e l'analisi comportamentale con internet, la netnografia sta gradualmente diventando la chiave di volta attraverso cui le aziende, i politici e i media riescono a decifrare e condizionare gli umori di una cittadinanza i cui interessi si posizionano sempre più spesso all'incrocio tra società reali e popolazioni che vivono in mondi intangibili.
(02 novembre 2010)


Tratto da:
http://www.repubblica.it/tecnologia/2010/11/02/news/netnografia-9645149/?ref=HRERO-1




Gli esperimenti radunando il popolo virtuale sono portati avanti da oltre 10 anni con i gruppi NG e con gli E-Groups, ma solo Facebook è riuscito a costruire una partecipazione attiva all’interno di un’illusoria libertà che Facebook sta alimentando nell’illusione eliminando i profili di tutte le menti critiche iscritte.
Tutti possono fare quello che vogliono, meno “tizio”, “caio” e “sempronio”, che vengono cancellati perché disturbano la raccolta dati.
A chi interessa se “caio” viene cancellato? Avrà fatto sicuramente qualche cosa di riprovevole: il padrone ha sempre ragione! Più semplicemente introduceva il concetto di critica. Mi ricorda Wikileaks. Wikileaks non fa nulla di male: svela ciò che qualcuno vorrebbe tener segreto. Non tanto perché la cosa è segreta, ma per non dare “pezze d’appoggio” a ciò che tutti sanno. Wikileaks è come il bambino che urla: “Il re è nudo!”. Al contrario, Facebook elabora gli inganni partendo dall’analisi delle predilezioni dei gruppi, sia quando si parla di un vino, di un formaggio, di idee politiche, sociali o religiose. Tutto diventa un prodotto da trattare attraverso l’analisi dei bisogni e dei desideri e tutto può essere, all’occorrenza, controllato o falsificato.
Il gruppo “Spostare il Vaticano in Groenlandia” è stato cancellato perché Facebook non riteneva opportuno dare voce a chi vive con sofferenza le attività criminali del Vaticano in Italia: le idee di quel gruppo non erano controllabili, non erano economicamente sfruttabili, l’analisi sociologica dei frequentatori ha dimostrato che erano portatrici di un livello di critica talmente elevato che Facebook non poteva controllare le idee dei frequentatori di quel gruppo.
Allo scopo esistono in Facebook torme di devastatori per le idee che non devono girare o che non devono aggregare. Sono i “devastatori” che, favoriti da Facebook, impediscono a chi frequenta l’ambiente di discutere e seminare. In questo, sicuramente il fondatore di Facebook trova molte affinità con Bush.
Qualunque cosa scrivete su Facebook venite analizzati e l’analisi porta ad elaborare schemi di inganno e di truffa per l’intera società. Se è solo per un rossetto, poco male, ma quando si tratta di costruire idee sociali aggressive per difendere interessi politici e sociali, allora il male entra nella devastazione dei principi fondamentali della Costituzione.


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05 dicembre 2010
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
P.le Parmesan, 8
30175 – Marghera Venezia
Tel. 3277862784
e-mail claudiosimeoni@libero.it

sabato 20 novembre 2010

La psicologia scopre l'acqua calda: Il futuro si può sentire? E la conoscenza della Stregoneria.


Biennale Venezia 2009, padiglione Marocco. illustra molto bene la psicologia che partendo dal creazionismo monoteista fatica a capire il mondo in cui l'uomo vive. Preferisce non vedere e stupirsi quando si leva le mani dagli occhi.
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Questo psicologo ha scoperto Padre Cronos?
Se avesse avuto un po’ di preparazione culturale, saprebbe che Padre Zeus, per costruire la ragione, della quale gli uomini si fanno tanto vanto, ha combattuto contro Cronos ritagliandosi l proprio spazio (letteralmente) nella dimensione del tempo sia come tempo in sé che come mutamento del presente che alla ragione appare solo come presente dopo presente.
Ogni Essere Umano vive in altri due mondi oltre a quello razionale, uno è il tempo e l’altro è il mondo emotivo. I tre mondi si intersecano e si riversano l’uno nell’altro, ma sia l’uno che l’altro limitano gli interventi dell’uno e dell’altro solo nella misura in cui i rispettivi mondo permettono intrusione senza che tale intrusione rompi l’equilibrio specifico dei mondi.
E’ uno dei segreti della Stregoneria che viene rivelato dalle Antiche Religioni mediorientali e greca con Urano Stellato (l’emozione che costruisce e determina la vita) che comprende Cronos come mondo (il tempo in sé come mondo) che, a sua volta, comprende Zeus con la ragione che rappresenta nello spazio. Lo spazio di Zeus è ritagliato nello spazio di Cronos che a sua volta è ritagliato nello spazio di Urano stellato. Se preferite, il mondo della ragione è un’infima porzione del mondo del tempo che a sua volta è un’infima porzione del mondo emotivo. Ognuno di noi analizza il mondo dal punto di vista emotivo e ne riversa un’infima parte nel mondo del tempo che ne riversa un’infima parte nel mondo della ragione o della quotidianità come noi vogliamo chiamare la vita di tutti i giorni.

Pertanto dentro di noi c’è la dimensione tempo come trasformazione del presente che viviamo in base alle modificazioni che introduciamo in quel presente. Questo avviene perché gli oggetti del mondo in cui viviamo non li “consideriamo” solo per la loro forma e per la loro quantità, ma per le azioni che mettono in essere nell’ambiente e per il carico emotivo con cui gli oggetti del mondo agiscono.
La ragione può ignorare che noi facciamo questo, ma noi lo facciamo!
Noi abbiamo sempre la “sensazione” del futuro che sta emergendo dal presente che viviamo. Dovrebbe stupire, invece, il perché quel futuro lo percepiamo in maniera incerta. Questo è dovuto all’educazione. Un’educazione, quella monoteista, cristiana in particolare, che separa l’individuo dalle sensazioni interne e le blocca sostituendo alla capacità dell’individuo di far affluire alla propria coscienza le sensazioni e le elaborazioni profonde di fenomeni “inusuali” del mondo in cui vive. Le blocca con fenomeni psichici che noi chiamiamo allucinazioni, idee preconcette, illusioni, certezze, fede, speranza, ecc. Idee preconcette, certezze, illusioni, credenze, fede, bloccano l’afflusso al cervello di elaborazioni soggettive facendo diventare eccezionale quel momento in cui, rompendo l’accerchiamento della fede, della certezza, dell’idea preconcetta, dell’illusione, lo stimolo dell’elaborazione profonda si presenta alla nostra coscienza sotto forma di intuizione, illuminazione o, più spesso, di sensazione (certezza, disagio, eccitazione, tensioni di vario genere).

La psicologia, come questo personaggio, anziché partire dall’uomo nel mondo in cui vive e abita da miliardi di anni, parte dall’idea preconcetta della creazione e del mondo che è in sé (e solo) forma e quantità o verbo (parola) finendo per chiudere la vita dell’individuo all’interno di forme di superstizione.
Questo personaggio scopre che le persone hanno la sensazione di un futuro possibile. Un futuro che sentono anche se, quando si tratta di descrivere, descrivono la loro sensazione attraverso ciò che loro conoscono (hanno avuto esperienza) e che ha prodotto in loro quella sensazione.

Per questo motivo gli idioti, come fa capire questo articolista, vanno alla ricerca di “armi di distruzioni di massa” (capacità PSI) che consentono a chi le possiede di conoscere il futuro. Non si rendono conto che non c’è un “futuro da conoscere”, ma un presente da vivere appieno e che, vivendo appieno il presente, le sensazioni dell’individuo sono in grado di rivelare un presente successivo a questo date le azioni che si mettono in campo e date le reazioni di adattamento soggettivo che il mondo, in cui quelle azioni vengono messe in campo, reagisce e si adatta.

E’ come per il cervello nello stomaco che le Streghe e i cercatori di erbe usano benissimo e che, invece, i cristiani sono educati ad ignorarne le sensazioni (quelle legate alla conoscenza e alla capacità di affrontare il nuovo) che da quel cervello provengono perché “peccaminose” o semplicemente perché, per loro, non esistono.

Riproduco l’articolo, preso da La Repubblica, ricordando quanto di questa questione io abbia parlato nel Crogiolo dello Stregone da oltre 20 anni. Poi, ogni tanto, qualche psicologo o psicoanalista, scopre l’acqua calda:


LA RICERCA
Il futuro "si può sentire"
Uno studio divide gli psicologi
Una delle più importanti riviste americane di psicologia pubblicherà il lavoro di un professore che sostiene di aver dimostrato che gli eventi non ancora accaduti possono influenzare quelli presenti. La comunità scientifica è scettica
di GIULIA BELARDELLI

12 novembre 2010

NON c'entrano i tarocchi, né la palla di cristallo e nemmeno i fondi di caffè. Il futuro si può "sentire". A dirlo non è un manipolo di chiaroveggenti e fattucchiere ma un gruppo di scienziati della Cornell University 1 di Ithaca, nello Stato di New York. Il loro articolo, intitolato appunto "Feeling The Future", è il primo studio su fenomeni tipicamente considerati paranormali a essere stato ammesso su una rivista di psicologia "seria", in questo caso il Journal of Personality and Social Psychology 2.

Finora, frasi del tipo "me lo sentivo" o "sapevo che sarebbe successo" sono sempre state bollate dalla scienza come pure suggestioni. Daryl Bem e colleghi, tuttavia, sono convinti che non sia così. Per dimostrarlo hanno aspettato otto anni, nel corso dei quali hanno raccolto una "massa critica di dati" sufficiente a contrastare le obiezioni dei revisori che avrebbero passato al setaccio il loro lavoro. E ci sono riusciti: l'articolo uscirà entro fine anno ma ha già suscitato un dibattito destinato a fare parecchio rumore.

Indagando il fattore "psi". Il termine chiave con cui psicologi e altri studiosi si riferiscono a fenomeni inspiegabili è il fattore "psi": con questa lettera greca, spiega Bem nel suo articolo, "vengono indicati tutti quei processi anomali di trasferimento di energie e informazioni che non hanno una spiegazione fisica o biologica". Tra questi, la telepatia, la chiaroveggenza, la psicocinesi (ovvero l'influenza apparente di pensieri e intenzioni su processi reali indipendenti), la precognizione e la premonizione di eventi futuri. La grande maggioranza del mondo accademico, soprattutto in psicologia, non crede in questi fenomeni, eppure il rigore scientifico degli esperimenti presentati da questo professore della Cornell University 3 - che per inciso è sì un appassionato di fenomeni paranormali, ma anche uno psicologo stimato a livello internazionale per i suoi lavori sulla percezione del sé - ha lasciato attoniti anche i più ferventi oppositori dell'esistenza di psi.

Prevedere il futuro. Per riuscire a dimostrare l'esistenza di una "specie di relazione" tra eventi che devono ancora accadere e le decisioni che prendiamo nella vita quotidiana, lo psicologo ha esaminato oltre mille studenti volontari, sottoponendoli a nove esperimenti. La novità dell'approccio sta nell'aver preso in considerazione fenomeni ben noti, invertendone però l'ordine logico-temporale. In sintesi, ciò che di solito viene interpretato come la causa di un comportamento, negli esperimenti è stato mostrato o raccontato solo dopo il verificarsi dell'evento stesso. I risultati - considerati statisticamente rilevanti in otto casi su nove - hanno mostrato che i processi analizzati funzionano anche se la causa arriva dopo la scelta, come se le nostre azioni fossero il frutto di qualcosa che deve ancora avvenire.

Sperimentare la premonizione. In uno di questi esperimenti, ad esempio, Bem ha testato un fenomeno psicologico studiato a lungo: il priming affettivo. Nello scenario classico una persona, dopo aver osservato un parola su uno schermo, deve giudicare nel più breve tempo possibile se un'immagine è piacevole o meno. Da tempo è stato notato che se la parola che precede l'immagine ha un significato inverso rispetto alla figura (ad esempio, l'aggettivo "brutto" e un disegno piacevole) le persone impiegano più tempo a rispondere. Il ricercatore americano ha dunque rigirato l'esperimento: i partecipanti vedevano l'immagine e dovevano esprimere un giudizio prima di leggere. Stranamente, anche in questo caso quando la parola (scelta casualmente dal computer solo dopo la risposta) aveva un significato opposto, i soggetti impiegavano più tempo a esprimere un giudizio. Allo stesso modo, Bem ha testato altri effetti psicologici come l'attrazione verso cose piacevoli, l'istinto ad allontanarsi dai pericoli, la facilità con cui si richiamano parole e oggetti già visti: in tutti i casi, ha invertito l'ordine temporale, ottenendo sempre come risultato la conferma della retroattività della causa.

Fisica o evoluzione? Riguardo le origini di questa capacità, lo psicologo non ha dubbi: una volta apparsa, psi è stata selezionata positivamente per gli indiscussi vantaggi che porta con sé. La possibilità di predire la presenza di pericoli così come di prevedere dove c'è qualcosa di attraente avrebbe conferito e continuerebbe a conferire benefici notevoli a chi la possiede. Ma come giustificare tali fenomeni? Su questo Bem mette le mani avanti, scrivendo che spesso nella scienza i dati empirici arrivano quando le spiegazioni non sono state ancora neanche immaginate e che varie altre teorie ritenute impossibili si sono poi rivelate vere. A metafora delle sue scoperte, prende l'esempio della meccanica quantistica: all'inizio - ricorda lo psicologo - anch'essa fu oggetto di numerosissime critiche, eppure oggi è la teoria su cui poggia gran parte della fisica moderna

Le reazioni. Com'era prevedibile, lo studio ha suscitato un certo clamore nel mondo accademico. A passarlo al vaglio è stato un team di quattro revisori, che pur avendo suggerito delle modifiche non hanno riscontrato alcuna incongruenza di fondo. "Personalmente, credo che tutto ciò sia ridicolo e non possa essere vero - scrive su Psychology Today 4 Joachim Krueger, psicologo della Brown University (Providence) che ha fatto di tutto per trovare un tallone d'Achille al lavoro di Bem - tuttavia dal punto di vista della metodologia e di come è sono stati disegnati gli esperimenti, lo studio è inattaccabile". Charles Judd, responsabile editoriale della pubblicazione sul Journal, ha fatto sapere che l'articolo sarà accompagnato da un editoriale che solleverà dei dubbi. "La speranza - ha precisato - è che altri studiosi colgano la sfida e provino a replicare questi risultati". Finora si è cimentato solo un gruppo dell'Università di Pittsburgh, ma senza successo (forse per aver utilizzato un questionario via internet). Daryl Bem, intanto, ha affermato di essere già stato contattato da decine di ricercatori con la richiesta di maggiori dettagli.

Credere l'impossibile. Prevedendo lo scetticismo che avrebbe incontrato (anche se per questo non ci voleva una gran psi), Bem conclude il suo articolo con una citazione da Alice nel paese delle meraviglie, il capolavoro con cui Lewis Carroll ha fatto sognare intere generazioni di bambini. Al termine del suo incontro con la Regina di Cuori, Alice esclama: "Non si può credere a una cosa impossibile!". "Oserei dire che non ti sei allenata molto", risponde la Regina. "Quando ero giovane, mi esercitavo sempre mezz'ora al giorno. A volte riuscivo a credere anche a sei cose impossibili prima di colazione". Siete più convinti ora?


Tratto da:
http://www.repubblica.it/scienze/2010/11/12/news/veggenti-9050929/

Finché si crede che l’uomo sia creato ad immagine e somiglianza di un dio pazzo e cretino, la ragione umana si stupirà sempre delle potenzialità umane che lei ignora. E fintanto che alcuni ricercatori scientifici saranno convinti che il mondo della forma sia l’unico mondo possibile, anziché leggere l’uomo per ciò che egli è preferiranno sempre cercare “potenzialità della mente” piuttosto che cercare i fattori che limitano e danneggiano l’individuo in tutte le sue fasi di sviluppo.


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20 novembre 2010
Claudio Simeoni
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lunedì 8 novembre 2010

Sollecitazioni fetali, conoscenza e Religione Pagana.


Quando si parla di intelligenza, solo i Pagani Politeisti e la Federazione Pagana ne hanno collocato l’origine negli oggetti viventi del mondo qualunque sia la loro natura. La scienza scopre ciò che vado dicendo da oltre 15 anni. Così dell’articolo su PloS One commentato su La Repubblica da Alessia Manfredi non si altro che scoprire che i feti esercitano la loro intelligenza costruendo le relazioni con il mondo in cui vivono. Lo sviluppo dell’attività di relazione è direttamente proporzionale alle risposte che ricevono dal mondo in cui agiscono e questo è avvenuto fin dall’origine della vita.
Capire questo significa capire come ogni sollecitazione che l’adulto mette in atto con e nel mondo in cui vive, altro non fa che sollecitare delle risposte complesse dal e nel mondo in cui vive e condiziona il tipo di risposte a cui i feti si predispongono fin dalla pancia della madre. Se i gesti dei gemelli, descritti in questo articolo, sono abbastanza visibili dall’osservatore esterno, l’adattamento della struttura emotiva messo in atto dal feto nelle relazioni di adattamento soggettivo nella pancia della madre per predisporsi all’imprinting della nascita, pur apparendo ovvio agli stregoni, non è facilmente visibile agli occhi dell’osservatore esterno che continua a considerare il comportamento del nascituro come un comportamento naturale caratterizzato da predisposizioni soggettive e sempre create da un dio padrone stupido e deficiente.
La ricerca della conoscenza, che è sempre ricerca di relazione, è l’atto della vita. E’ la risposta della vita al proprio bisogno soggettivo, alla propria necessità di esistere e di espandersi nell’oggettività in cui è venuta in essere.
E’ il senso stesso della Religione Pagana. Il suo concetto fondamentale di Creazione nella Religione Pagana. Un concetto che non è fine a sé stesso, ma indica le strategie della vita sociale al fine di fornire ai propri figli strumenti migliori con i quali affrontare la propria vita.
Se l’osservatore scientifico vede i gesti e li interpreta rivoluzionando l’idea umana della vita sociale, perché non dovrebbe rivoluzionare l’idea di come avviene la costruzione della capacità emotiva nella formazione delle risposte alle sollecitazioni del mondo? Perché non dovrebbe chiedersi se in quei gesti non è coinvolto il DESIDERIO (tanto negato e condannato sia dalle religioni monoteiste che dal buddismo) e la necessità d’espansione nell’esistenza?
Riporto l’articolo:

Incontri ravvicinati prima della nascita"Così i gemelli si cercano in pancia"
(08 novembre 2010)
Studio italiano su Plos One: la propensione alla socialità si osserva già durante la gestazione. Feti gemelli interagiscono fra di loro fin dalla quattordicesima settimana. Gesti non casuali, ma intenzionali e simili a quelli degli adulti

di ALESSIA MANFREDI



SIAMO animali sociali, ed è facile osservarlo. Fin dai primi gesti di un neonato, che è portato ad imitare le espressioni facciali di chi gli sta davanti già pochi minuti dopo la nascita. Ma quando nasce in noi l'interesse per l'altro? E' possibile trovarne traccia anche prima di venire al mondo? Sembra di sì, stando ai risultati di un nuovo studio italiano che analizza il comportamento di feti gemelli nell'utero materno, arrivando a concludere che siamo in qualche modo "cablati" per la socialità e che le basi delle nostre interazioni con gli altri potrebbero svilupparsi già diversi mesi prima della nascita. Il lavoro dei ricercatori delle università di Padova, Parma e Torino, in collaborazione con l'istituto Burlo Garofolo di Trieste, pubblicato recentemente su PloS One, si è focalizzato sui gemelli nell'utero materno, che, a differenza dei feti singoli, regalano un osservatorio unico e privilegiato per indagare la propensione precoce alla socialità, proprio perché sono in compagnia. Osservandone i movimenti, gli studiosi, coordinati dal professor Umberto Castiello dell'Università di Padova, hanno visto che molto presto, già dalla quattordicesima settimana di gestazione, si verificano nell'utero movimenti controllati e diretti in modo specifico verso il gemello. "Non si tratta di movimenti riflessi o stereotipati. Sono organizzati ed hanno caratteristiche analoghe ai movimenti volontari dell'adulto", spiega Vittorio Gallese, professore di Fisiologia Umana al dipartimento di Neuroscienze dell'università di Parma, co-autore dello studio, insieme a Cristina Becchio, dell'università di Torino. I piccoli si cercano, e questa caratteristica diventa ancora più evidente quattro settimane dopo, quando i movimenti verso l'altro diventano più frequenti rispetto a quelli verso sé stessi. Usando l'ecografia quadridimensionale, una tecnica particolare che permette di visualizzare anche il movimento nel tempo, si sono "registrate" cinque coppie di feti gemelli in due precisi momenti, a 14 e 18 settimane. Si è visto che fin dalla 14esima settimana di gestazione i gemelli sono capaci di controllare i loro gesti in modo differente a seconda di dove questi siano diretti. Si toccano, si esplorano e lo fanno in modo estremamente delicato, più preciso rispetto a quando toccano sé stessi o la parete uterina. "Uno dei parametri che permette di valutare la finezza del movimento è la decelerazione quando si sta per raggiungere l'obiettivo", dice Gallese. "Tanto più il movimento è preciso, tanto più si decelera per calibrarlo": proprio quello che è stato osservato quando un feto si rivolge verso il gemello. A guardare le immagini sembrano quasi coccole: si accarezzano la schiena, si toccano delicatamente la testa. Di certo, sono consapevoli del proprio vicino e preferiscono interagire con lui o lei. Tanto che a distanza di quattro settimane dalla prima rilevazione, alla diciottesima settimana di gestazione, i movimenti che i gemelli fanno verso l'altro aumentano mentre diminuiscono quelli verso di sé o verso le pareti uterine. Questi contatti con l'altro, poi, durano di più e sono più accurati di quelli rivolti a sé stessi. Anche i singoli feti acquisiscono lo stessa capacità di controllo del movimento, ma in ritardo di circa otto settimane rispetto ai gemelli.E' la prima volta che si osserva qualcosa del genere ed è un successo tutto italiano, ancora più incoraggiante se si considerano le difficoltà della ricerca in tempi di magra come questi, in Italia. E questa predisposizione alla socialità "in erba" potrebbe rivelarsi utile, in futuro, come parametro per valutare lo sviluppo del feto e divenire spia, in caso di anomalie, di disturbi come l'autismo.Si era già visto che sin dalla undicesima settimana di gestazione i gemelli stabiliscono contatti fra di loro, sottolineano gli scienziati nella ricerca, ma questo è il primo studio che affronta l'aspetto più critico, se, cioè, questa interazione sia casuale, dovuta alla prossimità spaziale, o invece pianificata. E dimostra che il contatto è frutto di una precisa pianificazione motoria. In altre parole, conclude Gallese, "conteniamo già in noi la dimensione dell'altro. E anche prima della nascita lo cerchiamo, in modo più accurato rispetto a quando non ci rivolgiamo verso di noi".

Tratto da:
http://www.repubblica.it/scienze/2010/11/08/news/interazione_precoce_gemelli_in_utero-8813944/?ref=HRERO-1


Scoperta dopo scoperta, la ragione umana, non di tutti gli uomini, ma della scienza, si dilata inglobando nuove informazioni e scoprendo una realtà che gli Esseri Umani, di fatto, conoscono perché la vivono anche se ne negano l’esistenza. Pensare che l’uomo sia creato ad immagine e somiglianza di un dio pazzo e cretino è uno dei desideri maggiori di chi è stato manipolato dai cristiani. Solo che ognuno di noi non è stato creato da un dio pazzo, cretino e deficiente, ma si è costruito scelta dopo scelta, adattamento soggettivo dopo adattamento soggettivo rispondendo alle sollecitazioni del mondo.
Noi siamo il risultato delle nostre scelte; ma siamo anche il risultato di scelte che siamo stati costretti a compiere all’interno delle opzioni e delle sollecitazioni che l’oggettività in cui siamo vissuti ci ha costretto a mettere in atto.


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08 novembre 2010
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lunedì 1 novembre 2010

La questione dell'infanzia, la conoscenza della Stregoneria, la qualità dello stupro pedofilo e pederasta della chiesa cattolica contro l'intelligenza


A volte ho difficoltà a far comprendere ad adulti imbecilli ed arroganti come i bambini siano un vero e proprio potere che devono curare con attenzione.
La gente dei partiti di sinistra, tutti i partiti, dai cattolici integralisti del Partito Comunista agli arroganti guerrafondai del Partito Socialista, all’attuale sinistra, non hanno mai voluto mettere al centro dei loro programmi la questione dell’infanzia delegando alla chiesa cattolica il diritto di stuprare i bambini. Ne stuprano l’intelligenza e ne stuprano il futuro uccidendo le loro facoltà mentali e la loro capacità critica.
Come Stregoni sono cose che consociamo, anche la chiesa cattolica le conosce e le usa per violentare il futuro dei ragazzi imponendo loro una serie di patologie psichiatriche (depressione, sensi di colpa, nevrosi, deliri, ecc.) in modo da costruire degli adulti insicuri, paurosi, terrorizzati, obbedienti ed omologati.
Poi succede che la ricerca scientifica e i confronti dell’esperienza ti dimostrano come la Stregoneria avesse sempre avuto ragione.
http://www.religionepagana.it/stregoneriacomearte.html
http://www.religionepagana.it/stregoneriainfanzia.html
E quanto ho levato da Facebook che avevo postato dal momento che Facebook semina odio religioso e sociale aggredendo ogni persone che protesta contro la violenza di pedofilia e pederastica della chiesa cattolica (ne appoggia di fatto la pedofilia e la pederastia e aggredisce le persone che ne denunciano la pratica come coloro che discriminano la religione cattolica e ne sospende i profili).
Ma da molti anni posto materiale legato alla questione dell’infanzia come questo:
http://www.stregoneriapagana.it/educazionecristiana.html
e altre decine di pagine web che ho scritto e postato.
Poi la scienza ci dice che l’intelligenza astratta dei bambini è superiore a quanto pensiamo e, invece di mettere a punto strategie che permettono loro di ampliare la loro capacità, li si costringe in ginocchio davanti ad un criminale in croce proprio per uccidere la loro intelligenza.
Riporto l’articolo dal giornale La Repubblica:


I bambini ci prendono in giro"Usano l'ironia già a 4 anni"
Una ricerca canadese ribalta le teorie sostenute finora sulla capacità dei piccoli di comprendere i paradossi. E rimette in discussione gli schemi usati da sempre sull'intera evoluzione del linguaggio infantile di VERA SCHIAVAZZI


Mamme manager attente: una risata potrebbe travolgervi. I bambini sanno scherzare, comprendere l'ironia e contraccambiarla fin dalla più tenera età, a 4 anni addirittura, mentre fino a non molto tempo fa psicologi e linguisti ritenevano che domande retoriche, iperboli e paradossi fossero un'esclusiva degli adulti, alla quale i più piccoli potevano avvicinarsi non prima dei dieci anni. Ma uno studio canadese appena pubblicato sul British Journal of Developmental Psychology e condotto analizzando battuta dopo battuta 350 ore di dialoghi tra genitori e figli tra i quattro e i sei anni sembra dimostrare il contrario. I bambini ci guardano, e ci prendono in giro, usando sapientemente un bagaglio che a tre anni arriva a mille diverse parole, e di lì in poi viaggia velocissimamente e continua a evolvere in espressioni, sfumature, capacità di interazione. "Se non fosse così - conferma Irene Vernero, docente di logopedia e responsabile di centinaia di piccoli pazienti che ogni anno passano in un grande ospedale come le Molinette di Torino - non sarebbe spiegabile perché bambini piccolissimi esclamano "che stress!" e subito dopo scoppiano a ridere".Non sempre i genitori, le madri soprattutto, sanno accogliere col sorriso questa precoce capacità dei propri figli. "Espressioni come "ora che so che si mangiano polpette sono un pochino meno affamato" irritano le mamme, che le considerano sgarbate o credono di essere le sole a poter usare il paradosso - spiega Holly Recchia, la psicologa canadese che ha condotto la ricerca partendo dagli annunci di nascita nella regione dell'Ontario e seguendo i bambini passo passo - Al contrario, imparare a scherzare con i propri figli può essere un ottimo mezzo per gestire i conflitti educativi". Ma i nuovi risultati rimettono in discussione gli schemi usati fin qui dagli esperti sull'intera evoluzione del linguaggio infantile. Scherzare appare una capacità collegata sia all'intelligenza personale sia all'ambiente nel quale si cresce, ma resta un "dono" almeno in parte inspiegabile, come altre abilità dei bambini. "Mentre la scrittura, la lettura e il contare richiedono l'apprendimento di nozioni convenzionali, la parola si impara spontaneamente, per "immersione" nell'ambiente familiare e sociale - spiega Irene Vernero - Ma alcuni piccoli sembrano acquisire prima e più di altri la capacità di comprendere che alcune parole o alcune frasi possono far ridere e di usarle anche quando non posseggono ancora gli strumenti culturali per capirne fino in fondo il significato". Aver deciso che non si può essere sarcastici prima dei dieci anni, potrebbe anche essere stato un mero errore scientifico, che ha resistito in mancanza di adeguati studi sul campo.A sostenerlo è una delle più autorevoli studiose italiane, la psicologa dell'età evolutiva Tilde Giani Gallino. "Osservando i bambini nel loro ambiente naturale, per esempio a scuola - spiega Giani Gallino - è facile riscontrare che non solo scherzano tra loro e con gli adulti, ma si pongono anche il problema che la loro esagerazione ironica sia colta nel giusto modo dall'interlocutore". Una capacità che si rivela anche attraverso i disegni: "Abbiamo chiesto a decine di piccoli allievi delle materne di illustrare qualcosa che avevano inventato e molti hanno prodotto macchine sofisticatissime in grado di svolgere compiti dal sapore surreale come tirare nello stesso momento molte palle di neve - racconta Gallino - Se però il ricercatore mostrava di prendere troppo sul serio l'invenzione, era spesso il bambino stesso a precisare "sto scherzando!"".Tra le mura domestiche, lo studio canadese, ma anche l'esperienza concreta che viaggia sui blog per sole mamme, parrebbe dimostrare che esiste una proporzione tra le esagerazioni verbali dei genitori e quelle dei figli. Così la mamma esasperata che ha l'abitudine di ripetere "quante volte devo dirti...?" dovrà prepararsi all'ironica risposta "ancora 82". E quella che tenta un insegnamento morale ricordando al pargolo inappetente la tragedia della fame nel mondo dovrà imparare ad accettare il suggerimento, scherzoso ma tagliente, di spedire ai meno fortunati l'arrosto appena cucinato.
(01 novembre 2010)

Tratto da:
http://www.repubblica.it/scienze/2010/11/01/news/bimbi_ironia-8627049/


Poi ci si meraviglia se i bambini violentati nella loro intelligenza e nella loro struttura emotiva diventano degli adulti instabili e psicologicamente malati finendo per appendersi con una corda quando i problemi della vita li travolgono. Purtroppo ci sono mamme che si stupiscono che i loro figli siano intelligenti, ma quando lo scoprono anziché mettere in moto la propria intelligenza ed alimentare, come conseguenza l’intelligenza del loro bambino, sanno solo presentarsi come create ad immagine e somiglianza di un dio padrone stuprando, di fatto, il futuro del loro figlio.
Tutte le idee preconcette imposte dal creazionismo cristiano vengono smentite dalla scienza, ma nessuno costruisce delle strategie educative diverse per assicurare alla società individui intellettualmente ed emotivamente preparati.



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01 novembre 2010
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
P.le Parmesan, 8
30175 – Marghera Venezia
Tel. 3277862784
e-mail claudiosimeoni@libero.it

martedì 26 ottobre 2010

Innamorarsi: la scienza, contro il cristianesimo, dimostra la realtà di Afrodite dentro e fuori gli uomini


L’emozione è una disarticolazione della struttura neurovegetativa che induce l’individuo ad una ristrutturazione psico-fisica e che implica un salto qualitativo della capacità dell’individuo di essere nel mondo e di partecipare alla vita.
Questo principio base della religione Pagana viene sistematicamente confermato dalla ricerca scientifica. La manifestazione degli Dèi dentro di noi e di Afrodite, figlia di Urano Stellato, non è una manifestazione astratta, ma è la manifestazione fisica della sua presenza dentro di noi. Una presenza dentro di noi che cerca sistematicamente la propria corrispondenza fuori di noi, nel mondo in cui viviamo.
Gli Dèi sono presenze fisiche che noi articoliamo in ogni istante della nostra vita e la repressione, della sessualità messa in atto dai cristiani, è la repressione degli Dèi e l’uccisione, attraverso la repressione emotiva, del dio che ogni Essere umano costruisce nel corso della sua vita. Quel dio che faceva paura al criminale Gesù perché metteva in discussione la sua visione di uomini ridotti ad un gregge di pecore che lui conduceva al macello della vita.
La scienza dimostra che quando gli Dèi si esprimono dentro di noi esplodono producendo una trasformazione fisica che la scienza di laboratorio, oggi come oggi, riesce, in una qualche misura, a registrare.
Dentro di noi ci sono gli strumenti per esprimere gli Dèi e diventare, a nostra volta un dio. Quegli stessi strumenti, anziché riempirli di vita, li possiamo riempire di ossessioni e di ricerca affannosa per nasconderci dall’angoscia e dalla paura riempiendoci di droga, come la cocaina o peggio ancora col delirio di possesso imposto dalla religione cristiana e dal suo Gesù.
Scegliere fra la vita e la morte è la scelta che c’è fra Madre Afrodite e il criminale Gesù!
E la scienza sta scoprendo i meccanismi.


Innamorarsi, basta un quinto di secondo

ecco la misura del colpo di fulmine
Uno studio dell'università di Syracuse sostiene che il sentimento amoroso è molto più scientifico di quanto si pensi perché attiva dodici aree cerebrali nel rilascio di sostanze che scatenano lo stesso effetto-euforia provocato dalla cocaina

ROMA - Il colpo di fulmine esiste davvero e dura un quinto di secondo. A "misurarlo" è uno studio dell'università di Syracuse, pubblicato sul Journal of Sexual Medicine, secondo il quale quella minuscola frazione temporale è sufficiente per innamorarsi; non solo: quando ciò accade, si prova lo stesso sentimento di euforia che si prova quando si assume cocaina.La tesi va a sfidare anche il detto tradizionale secondo il quale "al cuor non si comanda"; perché l'amore rilevato nella ricerca è un sentimento molto "scientifico" e cerebrale, visto che quando ci si innamora ci sono ben 12 aree cerebrali che lavorano in tandem per rilasciare sostanze chimiche che danno l'euforia - come dopamina, ossitocina e adrenalina - e sono coinvolte in funzioni cognitive molto sofisticate.E' dunque il cervello, e non il cuore, a farci innamorare? "E' una domanda spinosa - commenta Stephanie Ortigue, coordinatrice dello studio - . Io direi il cervello, ma anche il cuore è collegato perché il concetto dell'amore è formato da entrambi i processi che dal cervello vanno al cuore e viceversa. Ad esempio, l'attivazione di alcune parti del cervello può generare delle stimolazioni al cuore, come le famose 'farfalle nello stomaco'. Alcuni sintomi che sentiamo come nel cuore a volte vengono dal cervello".Si è anche scoperto che i livelli di sangue del fattore di crescita nervoso, o Ngf, aumentano e sono più alti nelle coppie che si sono appena innamorate. Questa molecola ha un ruolo importante nella chimica sociale degli umani e nel colpo di fulmine. "Questi risultati - continua Ortigue - confermano che l'amore ha una base scientifica e che quando non va, è una causa di stress emotivo e depressione".Lo studio ha individuato anche quali sono le diverse aree del cervello che si attivano quando ci si innamora. Ad esempio l'amore incondizionato, come quello tra madre e figlio, è acceso dalle aree centrali, mentre quello appassionato è innescato dall'area delle ricompense e da quella cognitivo-associativa.
(25 ottobre 2010)

Tratto da:
http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2010/10/25/news/il_colpo_di_fulmine_dura_un_quinto_di_secondo-8415742/?ref=HREC2-4



Afrodite è una Furia. Una Furia che Padre Urano Stellato mise a guardia della vita: che nessuno costringa gli Esseri della Natura in ginocchio. Quando ogni DIO viene ridotto al silenzio dalla ferocia cristiana, Madre Afrodite sussurra nei bisogni e nei desideri degli Esseri Umani.
La ricerca scientifica si limita a verificare come ciò sia vero.



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26 ottobre 2010
Claudio Simeoni
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domenica 24 ottobre 2010

Il nuovo commento agli Inni Orfici


Riprendere in mano gli Inni Orfici e iniziare a modificare i commenti che sono stati fatti oltre 10 anni fa.

Anche questa è una piccola impresa. In fondo gli obbiettivi del commento agli Inni Orfici sono cambiate. Allora stavamo costruendo la Federazione Pagana, oggi il Paganesimo è riuscito a far circolare le sue idee ed è ora di riprendere i commenti e degli Inni Orfici.
Nulla verrà cambiato, solo che l’ottica con cui li rileggo è maggiormente legata alla Religione Pagana. Al progetto religioso che la Religione Pagana sta portando avanti.

Ho proceduto alla cancellazione del sito Barb3 e a ristrutturarlo in maniera diversa con gli Inni Orfici e la descrizione del cammino di relazione fra l’uomo e il mondo che gli Inni Orfici rappresentano.
L’idea sarebbe quella di portare tutti gli Inni Orfici sul sito, ma come tutte le mie idee, non sempre riesco a portarle a termine:

http://digilander.libero.it/barb3/

Intanto ho impostato il lavoro e ho caricato dieci pagine revisionate sugli Inni Orfici, poi, un po’ alla volta procederò ad ampliare le pagine caricate.


14 ottobre 2010

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mercoledì 20 ottobre 2010

La scienza scopre i meccanismi dell'individuo sociale: un altro punto a favore della Religione Pagana e altra condanna del cristianesimo


Immagine del Pagus Veneto ottobre 2010.

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Sempre più la scienza scopre l’uomo sociale. L’uomo come essere che abita il mondo in contrapposizione all’essere creato da un dio padrone. I meccanismi che ci legano nella società e nella Natura sono meccanismi di ordine psichico che hanno i loro riscontri nella struttura fisica; neuronale in questo caso. Come tutte le strutture fisiche queste si possono modificare usando la volontà soggettiva. Si possono sia ampliare che ridurre e contrarre.
Scoprire che i legami d’amicizia non sono solo dei legami astratti, ma fisici e tali da modificare non solo in comportamento, ma anche la struttura fisica dell’individuo, ci porta a formulare l’idea che maggiore è l’amicizia e maggiori sono i legami che noi costruiamo col mondo che ci circonda. Solo che questi legami, come dimostra lo studio che riporto, sono costruiti e fissati mediante l’esperienza comune: un comune abitare il mondo. Il comune abitare il mondo costruisce i legami reciproci fra le persone. Legami comuni che poi diventano i legami del gruppo e della società. Legami che vengono distrutti dall’ideologia cristiana che separa gli individui dalla società per costringerli ad identificarsi nell’onnipotenza del dio padrone e che, in questo modo, finiscono per sciogliere quei legami sociali che ci uniscono sotto una “super coscienza” che è il luogo come dio, la specie umana come dio, la società come un dio. Un dio al quale partecipiamo con il nostro vivere il mondo e che alimentiamo alimentando la nostra stessa esperienza fusa con l’esperienza dei cittadini della società.
Questo è il significato di questa lettura scientifica della struttura neuronale.
Riporto l’articolo:

NEUROLOGIA
L'amicizia accende la mente
Svelate le basi della socialità
Ricercatori di Harvard hanno fotografato cosa accade nel cervello quando pensiamo a un amico.

Nell'attivare i neuroni somiglianze e gusti non contano, ciò che importa è l'affetto
di GIULIA BELARDELLI


Il legame inscindibile dell'amicizia fotografato nel cervello. Il meccanismo funziona più o meno così: di fronte a un amico, anche quello più diverso da noi, una parte della mente si "illumina" ed è più pronta a immedesimarsi per comprendere i sentimenti e le azioni dell'altro. Ad attivare la materia grigia, insomma, non sarebbe tanto la somiglianza in fatto di gusti e interessi, quanto piuttosto l'aver condiviso esperienze in passato, belle o brutte che siano. Queste le conclusioni di uno studio dell'Università di Harvard sui processi neuronali che regolano i rapporti sociali e il nostro modo di rapportarci al prossimo. Stando ai risultati, pubblicati sul Journal of Neuroscience, sarebbe proprio la presenza di una relazione già costruita a scatenare i neuroni più di quanto non avvenga al cospetto di uno sconosciuto, anche se costui ci somiglia tantissimo. Le ragioni di questa "scala di valori neuronali", suggeriscono gli autori, potrebbero essere frutto dell'evoluzione di uno dei tratti più distintivi dell'uomo, come sosteneva già il buon vecchio Aristotele: la sua socialità.

Le regioni della mente che ci fanno sociali. Sono più di vent'anni che i neurologi di tutto il mondo collezionano preziose informazioni su quali siano le parti del cervello dedicate all'interpretazione degli altri e ai comportamenti relazionali. Finora si è visto che nell'uomo, come anche nei primati e nei roditori, la zona più direttamente coinvolta nell'elaborazione degli atteggiamenti sociali è quella della corteccia mediale anteriore. Danni in questa parte del cervello, infatti, sono di solito associati a difficoltà nel comprendere le regole di base dell'interazione.


Per questo i ricercatori di Harvard si sono concentrati su questa zona del sistema nervoso, cercando di capire il peso specifico delle due "forze" che guidano la percezione celebrale del prossimo: la somiglianza e la familiarità. Mentre la prima consente al cervello di immedesimarsi nell'altro e dedurre i suoi stati emotivi, la seconda è diretta conseguenza della condivisione di un'esperienza e ha dunque un peso "personale". "Entrambi i meccanismi - spiega a Repubblica.it l'autrice dello studio, Fenna Krienen - hanno una base psicologica ed evolutiva come elementi fondamentali per giudicare il diverso da sé. Il nostro modo di rapportarci con il mondo esterno passa sempre attraverso una valutazione di questi due valori".


L'esperimento: amicizia contro somiglianza. Nello studio i ricercatori hanno scannerizzato, tramite una tecnica di risonanza magnetica funzionale, il cervello di novantotto giovani tra i 18 e i 23 anni alle prese con un test di previsione del comportamento altrui. Il compito consisteva nel provare a mettersi nei panni di un'altra persona e indovinare le sue risposte a una serie di domande. Della rosa di nomi e volti facevano parte sia degli amici (alcuni considerati simili, altri diversi) sia dei perfetti sconosciuti (di cui erano state fornite biografie e foto). Sorprendentemente, in tutti gli esperimenti effettuati a guidare la risposta celebrale nella regione della corteccia mediale anteriore è stata la familiarità, e non la somiglianza in fatto di trascorsi e comportamenti. La presenza o meno di un certo grado di caratteristiche in comune tra soggetto analizzato e protagonista del test non sembrava pesare in modo particolare sull'elaborazione delle inferenze. "Al di là della durata del rapporto e di quanto spesso si frequenti l'amico, la mente entra più rapidamente in empatia con la persona cara, mostrando un pattern di attivazione simile a quello che si osserva nelle decisioni personali", commenta la ricercatrice americana.

Se il cervello "sorride" agli amici. Come osservato da molti studiosi, una delle caratteristiche pressoché uniche dell'uomo è la sua capacità di costruire e mantenere relazioni che vadano oltre la semplice perpetuazione della specie. "Dal nostro studio - sottolinea Krienen - emerge chiaramente come la vicinanza sociale, o familiarità, si sia sviluppata nel cervello lungo circuiti di prima classe e sia il fattore principale di cui la mente si serve per interpretare gli altri". Per gli studiosi di Harvard, dunque, il sistema nervoso processa l'amicizia con un trattamento "speciale": un privilegio che può essere stato accordato agli amici solo grazie all'evoluzione e al vantaggio selettivo della socialità. La tecnica di imaging ha poi permesso un ulteriore passo in avanti: "Per la prima volta - precisa Krienen - siamo riusciti a fotografare questo meccanismo: abbiamo visto cosa accade ai nostri neuroni quando pensiamo a un amico".


La mentalità dell'amicizia. Una delle conseguenze della ricerca americana è l'importanza che la mentalità sociale ricopre nel cervello umano, ovvero l'esistenza di un atteggiamento involontario che ci dispone a comprendere meglio gli individui per cui proviamo una qualche forma di affetto. In questo senso, la presenza o meno di elementi in comune potrebbe non essere necessaria. Come ha mostrato uno studio del MIT di Boston (recentemente pubblicato su Science), quando diverse persone si uniscono per risolvere dei problemi si sviluppa un'intelligenza superiore, una sorta di super-mente sociale. A quanto pare, per funzionare al top questo super-cervello non ha tanto bisogno che tra gli individui ci siano diversi tratti in comune, quanto piuttosto che nel gruppo regni un'elevata "sensibilità sociale". Proprio ciò che c'è tra gli amici, come ricorda anche l'origine latina del termine: amare.

(13 ottobre 2010)


Tratto da:
http://www.repubblica.it/scienze/2010/10/13/news/cervello_amicizia-7994730/


“Sensibilità sociale” è una parola sconosciuta nel cristianesimo che continua la sua furiosa guerra contro i cittadini che non vogliono separarsi dalla società in cui vivono.
E’ bene riflettere su quanto è importante la Religione Pagana che portando le persone a vivere nella società e a farsi carico dei problemi sociali, di fatto, li spinge a costruire delle relazioni umane indissolubili.



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20 ottobre 2010
Claudio Simeoni
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venerdì 15 ottobre 2010

Il catechismo religioso per i bambini: incontrare il dio che cerca l'uomo


Elaborare il Catechismo della Religione Pagana, non è semplice.
Scrivere ciò che appartiene alla libertà dell’uomo non è cosa usuale.

Una religione che fondi il futuro sociale, anziché imprigionare gli uomini in un gregge non è un’impresa impossibile, ma richiede un intento piuttosto fermo.

Il Catechismo viene scritto e riscritto, in una continua trasformazione per riuscire a trasmette al meglio i principi religiosi della Religione Pagana.

La Religione Pagana definita ormai da molti anni, ma riuscire a veicolare le idee è sempre un’impresa complessa.
Per questo ho caricato quattro pagine di catechismo Pagano in una forma più leggibile e godibile come presentazione.

Non si tratta solo di principi religiosi, ma soprattutto di principi morali ed etici sul come il Pagano vive la società in cui è nato.

http://www.religionepagana.it/catechismoreligionepagana01.html
http://www.religionepagana.it/catechismoreligionepagana02.html
http://www.religionepagana.it/catechismoreligionepagana03.html
http://www.religionepagana.it/catechismoreligionepagana04.html


Non si tratta nemmeno di un’altra religione, ma si tratta della religione una religione, la Religione Pagana che affronta le questioni religiose in contrapposizione ad ogni altra religione o forma religiosa esistente sulla terra. La religione Pagana non separa l’uomo dal mondo, ma spinge l’uomo ad essere disciplinato nel mondo. Lo spinge ad affermare quei rapporti etici che appartengono alle relazioni fra sé e il mondo in cui vive.
A differenza delle religioni che sono sempre organizzate in maniera monarchica con uno o più padroni che determinano la vita dell’individuo e della società, la Religione Pagana costruisce il futuro dell’uomo senza padrini né dogmi di verità che imprigionano gli uomini in un destino distruttivo.


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16 ottobre 2010
Claudio Simeoni
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mercoledì 6 ottobre 2010

Frammenti di Catechismo della Religione Pagana con brevi commenti


Il rito del Solstizio d'Estate dela Religione Pagana presso il Bosco Sacro a Jesolo - Venezia. Giugno 2010 - Foto
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Frammenti di Catechismo della Religione Pagana

Questi frammenti che presento sono frammenti del Catechismo della religione Pagana al quale sto lavorando per dare un ordine. Altri lavori relativi al catechismo li trovate nella Pagina Indice.


[5] Qual è il movimento dell’Universo?
E’ il movimento generato dall’inconsapevolezza dell’Energia Vitale, in espansione nell’Universo generato dal Big Bang, alla trasformazione in consapevolezza attraverso le mille strategie in cui germinano gli Esseri, dalle Galassie ai Batteri che compongono il nostro corpo, per costruire la Coscienza universale alla fine del tempo.

E qui introduciamo un altro argomento proprio della Religione Pagana: l’assenza di una Coscienza o di una intelligenza all’inizio del tempo.
Nessuno crea il mondo; nessun demiurgo; nessun motore primo immobile; nessun UNO; all’inizio del tempo. Nessun assoluto e nessun essere assolutamente necessario ha creato il mondo e dice agli uomini che cosa devono o non devono fare.

Dal Caos, dalla non coscienza, dal non consapevole, ci raccontano i greci, gli Hittiti, gli Hurriti, i Sumeri, gli antichi Egiziani ecc. emerge il consapevole: la coscienza. Un infinito numero di coscienze emergono dall’inconsapevolezza che le coscienze chiamano Gaia o Nun (Grecia ed Egitto). Le coscienze hanno delle esigenze, hanno dei bisogni, hanno delle necessità.

In una cosmogonia Egiziana si dice che la prima Coscienza venuta in essere era sola e allora “si è messa a starnazzare”. Il Grande Starnazzatore ha starnazzato finché altri esseri sono venuti in essere emergendo dal Nun (il caos, la non coscienza).



[6] Gli Dèi hanno corpi?
Gli Dèi hanno corpi e solo dai corpi riconosci gli Dèi. Corpi che agiscono e che progettano. Sia quando i corpi sono ben individuati dal nostro modo di percepire il mondo, come le Stelle o i Pianeti, come l’Atmosfera o il Mare, sia quando la nostra percezione fatica a pensarli in quanto hanno massa e composizione diversa da come la nostra percezione riesce a pensarli.

Anche con questa risposta apriamo una vecchia questione di ideologia religiosa ben conosciuta prima dell’avvento della filosofia. La filosofia con Platone ha distinto “anima” da “corpo” con una distinzione arbitraria immaginando l’esistenza di “coscienze” senza un corpo. Per la religione Pagana esistono solo corpi che esprimono emozioni, tensioni e bisogni. E’ il corpo, in quanto corpo, che manifesta ciò che lo anima. Quando il corpo non manifesta ciò che lo anima (emozioni, intelligenza, scopo, desiderio, passione, ecc.) siamo davanti ad un cadavere.

I corpi possono essere di “materia” come noi li pensiamo o di “energia” (anche la materia è un’aggregazione di energia); possiamo pensarli densi o distribuiti, ma nella Religione Pagana, riconosciamo SOLO i corpi. Zeus stesso ha un corpo, l’Atmosfera. Afrodite ha un corpo: e sono le tensioni emotive che agiscono dentro ogni corpo degli Esseri della Natura. Sempre corpi. Corpi che abitano il mondo partendo dalla loro qualità di corpi.
Oggi la scienza e la ricerca scientifica ci aiutano a portare la ragione a ripensare il mito.

I corpi, come noi li pensiamo oggi, non sono un’unità, ma un insieme di cellule. Oggi noi sappiamo che una cellula è un Essere che mette in atto delle strategie adattative nel nostro corpo. Le strategie adattative della cellula ci dimostrano che hanno intelligenza, progetto e scopo. Quando noi diciamo “io sono” parliamo di una consapevolezza formata dalle consapevolezze di ogni cellula. Ogni cellula, come ogni vivente, ha il proprio cammino per trasformarsi in un DIO.

Noi pensiamo al corpo come ad un insieme di cellule ed è proprio perché sono cellule viventi che le pensiamo capaci di organizzasi, di riprodursi, di crescere (vedi la crescita del corpo fisico). Dobbiamo tener presenti due aspetti. Innanzi tutto che ciò che noi chiamiamo cellule sono mitocondri, cioè batteri che si sono modificati col tempo per costruire un corpo complesso del quale diciamo “E’ il mio corpo!”; in secondo luogo dobbiamo tener presente l’esistenza di uno spazio fra una cellula e l’altra. In altre parole, esiste uno spazio che consente la nascita e la dilatazione della cellula indipendentemente dalla cellula dalla quale si è staccata.

Questo alimenta due idee:
1° il battere è un Essere in Sé che ha costruito la sua strategia per migliorare i suoi processi evolutivi (la crescita della sua coscienza) modificandosi e aggregandosi per costruire dei corpi complessi.
2° lo spazio fra le cellule, infinitamente piccolo per quanto riguarda un corpo della Natura o un corpo umano, può diventare infinitamente grande quando si parla di corpi in cui l’energia è organizzata in maniera diversa dalla materia, oppure quando un corpo è un aggregato di più corpi: come i batteri possono fare il corpo degli Esseri Umani; gli Esseri Umani nel loro insieme sono il corpo di una “Coscienza di specie” che dice: “Io sono”!

Gli aggregati fisici formano coscienze indipendentemente dagli aggregati stessi. Così nella Religione Pagana, nel suo abitare e pensare il mondo, si considera che ogni soggetto che si aggrega ha una Coscienza di Sé e ogni aggregazione di soggetti forma dei corpi o degli insiemi che manifestano una loco Coscienza di Sé. Come la mia ragione non è cosciente o accetta l’inconsapevolezza della vita delle singole cellule cercando un benessere d’insieme del mio corpo; così è per la coscienza di specie o per l’Essere Natura nel suo insieme. Un coscienza il cui corpo è formato da corpi con altre coscienze individuali.
Non è un’idea nuova: è stata formulata come ipotesi fantastica quando si parla di formicai, termitai o alveari. Ad un osservatore esterno appariva come se ogni formica, ogni termite o ogni ape agisse in funzione di un piano consapevole.
Noi siamo esterni ad un formicaio o ad un alveare: non esiste un osservatore esterno alla specie umana che sia un Essere Umano e che può interpretare le scelte e le azioni di ogni singolo Essere Umano senza essere coinvolto nella struttura psico-emotiva dell’Essere Umano stesso.
In altre parole, quando noi giudichiamo le formiche lo facciamo senza cognizione di causa del loro pensiero e delle loro emozioni; quando giudichiamo un Essere Umano o un gruppo umano proiettiamo su quell’Essere Umano o su quel gruppo ciò che noi pensiamo degli Esseri Umani, di quel gruppo o delle sue emozioni. Proprio perché viviamo fra gli esseri umani, in quanto esseri umani, non siamo in grado di osservarci dall’esterno, come per un formicaio, in quanto noi proiettiamo immediatamente un’immaginazione di senso o di motivazione su ciò che osserviamo. La tendenza di proiettare immaginazione di senso o di motivazione nei confronti delle formiche, pur sussistendo nel comportamento “scientifico” umano, viene mitigata dalla distanza di specie che diminuisce le similitudini fra la nostra specie e quella delle formiche (ancor di più per quanto riguarda i funghi o il regno vegetale).


[7] I corpi degli Dèi sono compatti?
Alcuni corpi, come l’Essere Terra o l’Essere Atmosfera, o noi stessi, come mammiferi dell’Essere Natura, appariamo ai nostri sensi come individui compatti. In realtà siamo un crogiolo di individualità che proprio per vivere per sé stesse, per espandere sé stesse, funzionano alimentando il tutto che ci porta a dire. “Io sono!”. Diecimila terre dalle diecimila personalità, formano Madre Terra. Diecimila venti dalle diecimila personalità formano Madre Atmosfera o, se preferite, Padre Zeus. Milioni e milioni di batteri dalle infinite personalità formano il corpo di un Essere delle Specie della Natura. Milioni di frammenti di tensioni emotive presenti in ogni corpo degli Esseri della natura formano il corpo di Afrodite. Milioni di frammenti di bisogno di libertà presenti negli esseri della Natura formano il corpo di Madre Demetra. Ecc.


Nel nostro pensare la Natura ci sono due limiti estremi: la Natura come insieme e i suoi frammenti più piccoli che fungono da mattone primo che oggi la scienza individua in batteri e virus (e forse qualche altra forma). Tutto ciò che noi pensiamo come vita della Natura è limitato da queste due barriere. Dal punto di vista religioso della Religione Pagana, l’Essere Natura è una consapevolezza in sé e i frammenti, che noi chiamiamo Esseri, sono il suo corpo. Ogni frammento è un soggetto che vive per sé stesso, si dilata e si riproduce costruendo il DIO nella possibilità in cui è venuto in essere e, nel farlo, alimenta la Coscienza di Sé Natura che, a sua volta, si dilata e si espande alimentando i frammenti che la compongono.


Ciò che ci distingue dagli altri Esseri della Natura e dagli infiniti singoli Esseri dello spazio, oltre alla forma, sono i tempi del mutamento. Ciò che separa la coscienza di ciò che io sono dalla coscienza di ciò che io sono di ogni singola cellula del mio corpo, sono i tempi del mutamento e del divenire delle specifiche coscienze. Delle loro trasformazioni in Dèi. Il tempo di trasformazione della Coscienza del singolo soggetto nella realtà fisica in cui è venuto in essere è un tempo soggettivo, vissuto dal soggetto, e separato dal tempo soggettivo di ogni altro soggetto. Noi, come soggetti nella Ragione (descrizione della forma e della quantità del mondo) non percepiamo il tempo come trasformazione né fissiamo la nostra attenzione sul “vivere la trasformazione”. Noi viviamo una sequenza di presenti. Un presente prima e un presente dopo. C’era una volta... descrive un presente dal quale inizia la storia che si sviluppa per sequenza di presenti, anche se ci illudiamo di misurare il tempo in una dimensione oggettiva partendo dal movimento del Sole. La Coscienza dl dio che si forma dentro un corpo si costruisce vivendo il tempo come spazio d’azione e non nella forma in cui un corpo si presenta.

La Natura la pensiamo come un corpo e i legami che intercorrono fra ogni parte del corpo sono legami di natura psico-emotiva e non legami del tipo razionale. Dal macrocosmo, la Natura nel suo insieme, al microcosmo, il nostro corpo, è uno scorrere di informazioni sotto forma di legami psico-emotivi che noi chiamiamo “tensioni” e che veicoliamo in maniera più o meno efficace a seconda di come usiamo la ragione e di come, attraverso la ragione, ci pensiamo nel mondo.

Nella Teogonia di Esiodo, la Natura assume il nome di Hera. Hera è la Natura elevata a forma divina. Una forma che ogni soggetto immagina partendo da sé stesso in quanto ogni soggetto della Natura è parte del corpo di Hera. Come in un corpo fisico la coscienza di sé di un individuo è separata dalla Coscienza di Sé di ognuna delle sue cellule; così la Coscienza di Sé della Natura è separata dalla Coscienza di Sé di ogni individuo che la compone qualunque sia la specie cui appartiene. Per contro, come noi siamo legati da strutture ad ogni nostra cellula o parte del corpo, così la Coscienza di Sé dell’Essere Natura è legata ad ogni individuo che ne forma il corpo, qualunque sia la specie cui appartiene.

Proviamo a cambiare l’ottica del giudizio. Quando il piede e la pancia vi fanno male, vi impongono di intervenire per ripristinare il benessere. Possiamo dire, dal punto di vista della Religione Pagana, che il piede o la pancia vi stanno pregando. Stanno comunicando. Stanno adorandovi (adorare = parlare a...). Quando un soggetto, un individuo, agisce nella Natura, sta pregando; comunicando; adorando.


[8] Esiste un Dio senza un corpo?
Ogni intelligenza è manifestata da un corpo, sia che la sua energia, come nel caso della materia, ricada sotto i nostri sensi immediati, sia che la sua energia, la sua struttura sia estranea alla nostra percezione per come noi usiamo i sensi.

06 ottobre 2010

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