"Dal momento in cui nasci" continua Ilizia
"inizi a scalare la tua montagna dell'esistenza e ad ogni passo ti
trasformi. Il trasformarsi trasmette ad ogni Essere la sensazione di
"potenza" e a qualcuno la paura che quella sequenza di trasformazioni
possa interrompersi."
"Or,
subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non
darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno
sconvolte. Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo, tutte le
tribù della terra si batteranno il petto e vedranno il figlio dell'uomo venire
sulle nubi del cielo con gran potenza e gloria."
Vangelo di Matteo
24, 29-30
"La paura dell'evento è capace di impedire la
trasformazione degli Esseri." Riprende Ilizia riflettendo "La paura
blocca la trasformazione dell'essere nato come corpo nella natura. Non ha
importanza se le condizioni del mondo sono favorevoli alla tua trasformazione,
se tu hai paura sei tu stesso colui che blocca le tue trasformazioni".
"Chi è capace di incuterti paura, diventa il tuo
padrone perché attraverso la paura può determinare le tue trasformazioni o le
tue non trasformazioni. Sei nato in un mondo da esplorare," continua
Ilizia "ma se hai paura ti ritiri dal mondo e trasformi lo sconosciuto che
ti circonda in un muro invalicabile e tu vivi in un antro pieno di mostri e di
pericoli."
"Così hai paura che il "cielo ti cada sulla
testa" o che "il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte",
per questo rinuncia a vivere e a rinascere sempre uguale (nella forma) e sempre
nuovo (in-sé) ogni giorno, giorno dopo giorno. Hai paura che il mondo attorno a
te finisca e hai paura di perdere le certezze che ti ancorano ad una vuota
esistenza. Sentendoti indegno, sei indegno di vivere nell'infinito e preferisci
chiuderti su te stesso."
"Quando
vedi un uomo indegno versare fiumi di parole contro la virtù e tenere in grande
considerazione cose che si dovrebbero ignorare – ricchezza, fama, piacere, - ed
esaltare l'ingiustizia come fonte di ciascuna di esse, sostenendo che sono i
prevaricatori a diventare ricchi d'argento, oro e di fama, non ti volgere
subito sulla strada opposta per farti povero ed umile e praticare un tenore di
vita severo e solitario: in questo modo irriterai l'avversario e aizzerai
contro di te un nemico più pericoloso."
Filone
d'Alessandria, L'uomo e Dio, Rusconi, 1986, p. 207 – 208
"La complessità dell'uomo che nasce e che vive
non può essere rinchiusa in categorie. Cosa deve fare l'uomo? Cosa deve pensare
l'uomo? Come deve vivere l'uomo? Perché una cosa è virtù e un'altra l'indegnità?
Cosa qualifica un comportamento? Cammini su un sentiero che ti modifica giorno
dopo giorno in relazione alle circostanze che incontri. Quanto incontri ti
svuota o ti carica solo se quanto incontri è in relazione a quanto sei in gradi
di vivere, capire e sostenere."
"Nel cammino della vita," continuò Ilizia, "ci
sono uomini che vogliono costringerti a compiere azioni che a loro convengono.
A questo ti puoi opporre. Ma come ti opponi quando nessuno ti obbliga, ma tu
stesso imiti i comportamenti delle persone che agiscono nel mondo in cui sei
nato? Quando impari a tremare nel momento stesso in cui tua madre ha paura, o
impari a fuggire quando tua madre e tuo padre tendono a sottrarsi, o impari a
sussultare imitando i sussulti di tuo padre davanti ad un altro uomo? Come ti
difendi quando tuo padre e tua madre ti dicono che questo è il comportamento
conveniente per vivere in questo mondo?"
"Nasciamo per morire, ma spesso nel mondo ci
viene tolta la volontà d'esistenza e ci si offre una morte lenta. Una morte
nella quale camminiamo e ci pensiamo di essere ancora vivi, ma nell'uomo non
c'è più mutamento della struttura emotiva, non c'è più passione, non c'è
ricerca di sfida, rimane solo il ritirarsi dalla volontà d'esistenza. Quando la
volontà d'esistenza si ritira, rimane solo la violenza della prevaricazione
come veicolazione disperata di emozioni prigioniere di una morale o di un'etica
a loro estranea. Ci si ritira in un cantuccio dell'esistenza e ci si immagina
al sicuro mentre l'uomo è diventato nemico di sé stesso."
"I
dolori e i piaceri eccessivi, poi, devono essere posti fra i mali più grandi
per l'anima. Infatti, l'uomo che è eccessivamente lieto, o che all'opposto per
dolore si trova nello stato contrario, per la fretta che ha nel prendere una
cosa e nel fuggirne un'altra nel momento non giusto, non è più in grado né di
vedere né di udire nulla in modo retto, ma si infuria, e, in quel momento, non
è più in grado di seguire la ragione.
E colui nel cui midollo si produca seme abbondante e impetuoso, e sia come un albero che porta frutti più del conveniente, prova per ogni cosa molti dolori e molti piaceri nelle passioni e in ciò che da esse deriva. E nella maggior parte della sua vita diventa esagitato, proprio a causa di questi piaceri e dolori grandissimi. E malgrado egli abbia l'anima ammalata e dissennata a causa del corpo, non viene giudicato come uno che è ammalato, bensì come uno che è per sua natura malvagio."
E colui nel cui midollo si produca seme abbondante e impetuoso, e sia come un albero che porta frutti più del conveniente, prova per ogni cosa molti dolori e molti piaceri nelle passioni e in ciò che da esse deriva. E nella maggior parte della sua vita diventa esagitato, proprio a causa di questi piaceri e dolori grandissimi. E malgrado egli abbia l'anima ammalata e dissennata a causa del corpo, non viene giudicato come uno che è ammalato, bensì come uno che è per sua natura malvagio."
Platone, Tutte le
Opere, Timeo, Bompiani, 2014, p. 1406
"La volontà d'esistenza viene censurata come il
"male". Hanno inventato l'anima per uccidere i corpi." Continua
Ilizia "Corpi che dovrebbero vivere
mentre la loro struttura emotiva dovrebbe morire e rinascere continuamente. Ma
i corpi continuano a calpestare la terra mentre le loro emozioni vengono
frustrate affinché si adeguino ai doveri imposti. In questa ottica, l'uomo
appassionato, l'uomo che cerca la conoscenza e il piacere di un'esistenza nella
quale versa la sua struttura emotiva trasformandosi in continuazione, viene
accusato di essere il "male". Calunniato, perseguitato, deriso e
torturato. Questi uomini e queste donne che con le loro passioni alimentano il
divenire dell'uomo sono accusati di essere: " colui nel cui midollo si
produca seme abbondante e impetuoso, e sia come un albero che porta frutti più
del conveniente, prova per ogni cosa molti dolori e molti piaceri nelle
passioni e in ciò che da esse deriva. E nella maggior parte della sua vita
diventa esagitato, proprio a causa di questi piaceri e dolori grandissimi. E
malgrado egli abbia l'anima ammalata e dissennata a causa del corpo, non viene
giudicato come uno che è ammalato, bensì come uno che è per sua natura
malvagio". Loro provano piacere, loro provano passione, loro plasmano la
loro energia della vita e plasmandola costruiscono un corpo capace di
trasformare la morte del corpo fisico in una nuova nascita. Ad ogni passione la
loro struttura emotiva si trasforma, quell'uomo muore pronto a rinascere
diverso. Eppure quell'uomo, quella donna, quel seme può affrontare le sfide
dell'esistenza solo se il mondo in cui vive offre uno spiraglio, un po' di
acqua per mettere radici."
"Perché,
infatti noi attribuiamo al corpo-per-altri la stessa realtà che al
corpo-per-noi. O meglio, il corpo-per-altri è il corpo-per-noi, ma
impercettibile ed espropriato. Ci sembra allora che altri compia per noi un
atto di cui noi non siamo capaci e che pur si impone: "vederci come
siamo"."
Sartre, L'Essere e
il nulla, il Saggiatore, 2002, p.414
"Nella società, per come è divenuta, tu sei il
soggetto che viene osservato perché tu, proprio tu, devi rinunciare alla
volontà d'esistenza perché quella società ritiene necessario che tu ti
trasformi in una preda." Continuò con veemenza Ilizia "Per diventare
una preda, devi obbedire. Devi rinunciare alla tua volontà d'esistenza, devi
rinunciare a cercare il piacere e devi soddisfare il tuo bisogno solo
attraverso il possesso dell'altro o stuprando l'altro. In questa azione di
appropriazione e di stupro tu sei morto alla trasformazione. Tu non ti
modifichi. La tua struttura emotiva rimane paralizzata, annichilita. Il corpo
ha cessato di pulsare per l'emozione. L'emozione non insorge, non disgrega la
tua coscienza e non la riaggrega fagocitando l'esperienza. Il
"corpo-per-altri" vuole impossessarsi del "corpo-per-noi" e
noi, per loro, non dobbiamo essere per noi, ma ter loro. In questo modo noi
cessiamo di morire e di rinascere e iniziamo un lento cammino verso la morte di
tutto ciò che siamo."
Fine citazione….
Continua nella pagina linkata
NOTA: La pagina fa parte della Partita mondiale di
calcio della filosofia con cui vengono definiti i principi filosofici propri
della Religione Pagana.