giovedì 30 gennaio 2020

Ilizia e i filosofi fondamentalisti ed esistenzialisti


"Dal momento in cui nasci" continua Ilizia "inizi a scalare la tua montagna dell'esistenza e ad ogni passo ti trasformi. Il trasformarsi trasmette ad ogni Essere la sensazione di "potenza" e a qualcuno la paura che quella sequenza di trasformazioni possa interrompersi."

"Or, subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo, tutte le tribù della terra si batteranno il petto e vedranno il figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo con gran potenza e gloria."

Vangelo di Matteo 24, 29-30

"La paura dell'evento è capace di impedire la trasformazione degli Esseri." Riprende Ilizia riflettendo "La paura blocca la trasformazione dell'essere nato come corpo nella natura. Non ha importanza se le condizioni del mondo sono favorevoli alla tua trasformazione, se tu hai paura sei tu stesso colui che blocca le tue trasformazioni".

"Chi è capace di incuterti paura, diventa il tuo padrone perché attraverso la paura può determinare le tue trasformazioni o le tue non trasformazioni. Sei nato in un mondo da esplorare," continua Ilizia "ma se hai paura ti ritiri dal mondo e trasformi lo sconosciuto che ti circonda in un muro invalicabile e tu vivi in un antro pieno di mostri e di pericoli."

"Così hai paura che il "cielo ti cada sulla testa" o che "il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte", per questo rinuncia a vivere e a rinascere sempre uguale (nella forma) e sempre nuovo (in-sé) ogni giorno, giorno dopo giorno. Hai paura che il mondo attorno a te finisca e hai paura di perdere le certezze che ti ancorano ad una vuota esistenza. Sentendoti indegno, sei indegno di vivere nell'infinito e preferisci chiuderti su te stesso."

"Quando vedi un uomo indegno versare fiumi di parole contro la virtù e tenere in grande considerazione cose che si dovrebbero ignorare – ricchezza, fama, piacere, - ed esaltare l'ingiustizia come fonte di ciascuna di esse, sostenendo che sono i prevaricatori a diventare ricchi d'argento, oro e di fama, non ti volgere subito sulla strada opposta per farti povero ed umile e praticare un tenore di vita severo e solitario: in questo modo irriterai l'avversario e aizzerai contro di te un nemico più pericoloso."

Filone d'Alessandria, L'uomo e Dio, Rusconi, 1986, p. 207 – 208

"La complessità dell'uomo che nasce e che vive non può essere rinchiusa in categorie. Cosa deve fare l'uomo? Cosa deve pensare l'uomo? Come deve vivere l'uomo? Perché una cosa è virtù e un'altra l'indegnità? Cosa qualifica un comportamento? Cammini su un sentiero che ti modifica giorno dopo giorno in relazione alle circostanze che incontri. Quanto incontri ti svuota o ti carica solo se quanto incontri è in relazione a quanto sei in gradi di vivere, capire e sostenere."

"Nel cammino della vita," continuò Ilizia, "ci sono uomini che vogliono costringerti a compiere azioni che a loro convengono. A questo ti puoi opporre. Ma come ti opponi quando nessuno ti obbliga, ma tu stesso imiti i comportamenti delle persone che agiscono nel mondo in cui sei nato? Quando impari a tremare nel momento stesso in cui tua madre ha paura, o impari a fuggire quando tua madre e tuo padre tendono a sottrarsi, o impari a sussultare imitando i sussulti di tuo padre davanti ad un altro uomo? Come ti difendi quando tuo padre e tua madre ti dicono che questo è il comportamento conveniente per vivere in questo mondo?"

"Nasciamo per morire, ma spesso nel mondo ci viene tolta la volontà d'esistenza e ci si offre una morte lenta. Una morte nella quale camminiamo e ci pensiamo di essere ancora vivi, ma nell'uomo non c'è più mutamento della struttura emotiva, non c'è più passione, non c'è ricerca di sfida, rimane solo il ritirarsi dalla volontà d'esistenza. Quando la volontà d'esistenza si ritira, rimane solo la violenza della prevaricazione come veicolazione disperata di emozioni prigioniere di una morale o di un'etica a loro estranea. Ci si ritira in un cantuccio dell'esistenza e ci si immagina al sicuro mentre l'uomo è diventato nemico di sé stesso."

"I dolori e i piaceri eccessivi, poi, devono essere posti fra i mali più grandi per l'anima. Infatti, l'uomo che è eccessivamente lieto, o che all'opposto per dolore si trova nello stato contrario, per la fretta che ha nel prendere una cosa e nel fuggirne un'altra nel momento non giusto, non è più in grado né di vedere né di udire nulla in modo retto, ma si infuria, e, in quel momento, non è più in grado di seguire la ragione.
E colui nel cui midollo si produca seme abbondante e impetuoso, e sia come un albero che porta frutti più del conveniente, prova per ogni cosa molti dolori e molti piaceri nelle passioni e in ciò che da esse deriva. E nella maggior parte della sua vita diventa esagitato, proprio a causa di questi piaceri e dolori grandissimi. E malgrado egli abbia l'anima ammalata e dissennata a causa del corpo, non viene giudicato come uno che è ammalato, bensì come uno che è per sua natura malvagio."

Platone, Tutte le Opere, Timeo, Bompiani, 2014, p. 1406

"La volontà d'esistenza viene censurata come il "male". Hanno inventato l'anima per uccidere i corpi." Continua Ilizia  "Corpi che dovrebbero vivere mentre la loro struttura emotiva dovrebbe morire e rinascere continuamente. Ma i corpi continuano a calpestare la terra mentre le loro emozioni vengono frustrate affinché si adeguino ai doveri imposti. In questa ottica, l'uomo appassionato, l'uomo che cerca la conoscenza e il piacere di un'esistenza nella quale versa la sua struttura emotiva trasformandosi in continuazione, viene accusato di essere il "male". Calunniato, perseguitato, deriso e torturato. Questi uomini e queste donne che con le loro passioni alimentano il divenire dell'uomo sono accusati di essere: " colui nel cui midollo si produca seme abbondante e impetuoso, e sia come un albero che porta frutti più del conveniente, prova per ogni cosa molti dolori e molti piaceri nelle passioni e in ciò che da esse deriva. E nella maggior parte della sua vita diventa esagitato, proprio a causa di questi piaceri e dolori grandissimi. E malgrado egli abbia l'anima ammalata e dissennata a causa del corpo, non viene giudicato come uno che è ammalato, bensì come uno che è per sua natura malvagio". Loro provano piacere, loro provano passione, loro plasmano la loro energia della vita e plasmandola costruiscono un corpo capace di trasformare la morte del corpo fisico in una nuova nascita. Ad ogni passione la loro struttura emotiva si trasforma, quell'uomo muore pronto a rinascere diverso. Eppure quell'uomo, quella donna, quel seme può affrontare le sfide dell'esistenza solo se il mondo in cui vive offre uno spiraglio, un po' di acqua per mettere radici."

"Perché, infatti noi attribuiamo al corpo-per-altri la stessa realtà che al corpo-per-noi. O meglio, il corpo-per-altri è il corpo-per-noi, ma impercettibile ed espropriato. Ci sembra allora che altri compia per noi un atto di cui noi non siamo capaci e che pur si impone: "vederci come siamo"."

Sartre, L'Essere e il nulla, il Saggiatore, 2002, p.414

"Nella società, per come è divenuta, tu sei il soggetto che viene osservato perché tu, proprio tu, devi rinunciare alla volontà d'esistenza perché quella società ritiene necessario che tu ti trasformi in una preda." Continuò con veemenza Ilizia "Per diventare una preda, devi obbedire. Devi rinunciare alla tua volontà d'esistenza, devi rinunciare a cercare il piacere e devi soddisfare il tuo bisogno solo attraverso il possesso dell'altro o stuprando l'altro. In questa azione di appropriazione e di stupro tu sei morto alla trasformazione. Tu non ti modifichi. La tua struttura emotiva rimane paralizzata, annichilita. Il corpo ha cessato di pulsare per l'emozione. L'emozione non insorge, non disgrega la tua coscienza e non la riaggrega fagocitando l'esperienza. Il "corpo-per-altri" vuole impossessarsi del "corpo-per-noi" e noi, per loro, non dobbiamo essere per noi, ma ter loro. In questo modo noi cessiamo di morire e di rinascere e iniziamo un lento cammino verso la morte di tutto ciò che siamo."


Fine citazione….
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NOTA: La pagina fa parte della Partita mondiale di calcio della filosofia con cui vengono definiti i principi filosofici propri della Religione Pagana.

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