venerdì 31 luglio 2020

I limiti ideali nella Religione Pagana



Quando parliamo di Religione Pagana parliamo di un complesso religioso estremamente articolato e complesso. In queste condizioni è normale che chi si avvicina alla Religione Pagana non lo faccia spinto dallo studio del complesso religioso che stiamo presentando, ma spinto da un sentimento o da un'idea che ha maturato nel corso della sua vita.

Dobbiamo considerare che, comunque le persone si avvicinano, sono sempre ben accette, qualunque sia la loro visione del mondo, della vita e del paganesimo.
Dal punto di vista culturale si presume che le persone confrontino le loro idee sulla visione del mondo, sulla vita e sul paganesimo con le idee che incontrano avvicinandosi a noi.

Si presume sempre che le persone possano con la loro critica ideale modificare le stesse nostre idee e noi, presumiamo, di arricchire il bagaglio culturale di queste persone che, anche se decidono che quanto offriamo per loro non va bene, si possono allontanare con un bagaglio di argomentazioni capace di rendere più forte e più articolata la loro visione del mondo per quanto diversa da quella che presento.
Io non aggredisco il credere di una persona. Se una persona mi dice di credere nella reincarnazione o in una sorta di inferno e paradiso, io non aggredisco il suo credere, ma se devo discutere preferisco discutere su ciò che induce una persona a credere in questo.

C'è però una questione che separa il Pagano da ogni altra forma, sempre religiosa, che troviamo nelle altre religioni e che ci separa in un modo tanto netto da non consentire nessun tipo di mediazione. Si tratta della mancanza di empatia fra il soggetto e il mondo.

Questo stato psicologico lo riscontriamo nei sovranisti, nei nazisti, nei fondamentalisti cristiani, ebrei, musulmani, buddisti ed induisti. Si tratta di uno stato psicologico impresso nella struttura emotiva dell'individuo che lo porta a separare le sue emozioni dal mondo in cui vive. Il mondo e gli Esseri del mondo in cui vive gli sono estranei, oggetti da usare, uccidere e sottomettere per il proprio piacere di dominare.
Si tratta di uno stato psico-emotivo insito nei mammiferi. I mammiferi se ne servono, strumentalmente, quando devono uccidere una preda o brucare l'erba. Per farlo devono separare le loro emozioni dalla preda, la preda diventa un oggetto senza sentimento. 

Solo così può essere catturata e distrutta. Se un leone diventa amico di una gazzella, non se la mangia. Lo stesso vale per gli erbivori nei confronti dell'erba, i sentimenti dell'erba sono separati dall'erbivoro che di quella si nutre: non percepisce le emozioni dell'erba.

Il fondamentalismo religioso cristiano, ebreo, musulmano, buddista, induista, fascista, sovranista, nazista e quant'altro, portano a separare l'uomo dalle emozioni del mondo che ai loro occhi appare come forma e non come emozione. Questo viene trasferito negli Esseri Umani. Gli Esseri Umani, per loro, sono solo forma e oggetti d'uso per i loro scopi. A volte oggetti vecchi ed intriganti che vanno annientati. Questa separazione emotiva dell'uomo dal mondo non produce solo quello che viene chiamato il "negazionismo" dei campi di sterminio, ma induce un'ideale di pratica di sterminio idealizzata (pensate solo al Dio dei cristiani che per il suo divertimento macella le persone e incita a macellare perone) che li porta, di volta in volta, a giustificare il genocidio degli ebrei, il genocidio dei neri con tutto il traffico di schiavi, il genocidio degli indios, il genocidio dei nativi nord-americani ed oggi, il genocidio prodotto dal covid-19 per la gloria dei vari sovranisti che dominano in vari paesi del mondo.

Il Pagano non può accettare non tanto di risolvere i problemi mediante il genocidio, ma l'idea stessa che il genocidio, che comporta la trasformazione di uomini in oggetti d'uso, possa in qualche modo essere ammesso come semplice idea nella società.

Questo è un limite ideologico invalicabile. Superato questo limite la persona, sovranista o delle religioni su citate, non è più in grado di comprendere la Religione Pagana o il percorso di Stregoneria perché il delirio di onnipotenza ha invaso tutto il suo modo di pensare il mondo e la vita e, separato emotivamente dal mondo, sta solo attendendo la morte del suo corpo fisico.  In altre parole, il mondo non ti parla più. Si è sordi ai richiami del mondo e arroganti rispetto alle altre persone.

31 luglio 2020

giovedì 30 luglio 2020

Pensare agli Dèi nella Religione Pagana



Nella Devotio, il Sentiero d'Oro, il Dio che emerge dentro di noi non si limita a costringerci a guardare il mondo con i suoi occhi, ma collega sé stesso al sé stesso presente in ogni essere con cui costruiamo la relazione.

Quando dico che Marte emerge dentro di me, non sono il "figo" in cui Marte si manifesta mentre non si manifesta in tutti gli altri Esseri Umani o animali e piante nella natura.

Marte è presente in ogni Essere della Natura e quando emerge in un Essere che attraverso le caratteristiche di Marte si mette in relazione col mondo, il Marte che emerge in quell'Essere entra in relazione e in sintonia col Marte presente in ogni Essere con cui costruisco la relazione.

Il Dio, prendiamo parte come esempio, non è un uomo armato di lancia e spada. Questo appartiene alla raffigurazione con la quale noi ce lo rappresentiamo. Il Dio Marte, come ogni altro Dio, abita in ogni Essere della Natura qualunque sia la specie e la natura.

Noi diciamo che gli Dèi sono dentro di noi perché ci abitano e noi li dobbiamo richiamare alla coscienza mediante le nostre azioni, scelte, emozioni, tensioni, desideri, ecc. e sono fuori di noi perché abitano ogni altro Essere del mondo in cui viviamo.
Si tratta di reti di energia emotiva, di tensioni, che collegano ogni vivente e che hanno la capacità di sollecitare i viventi a evocarli e manifestarli e nello stesso tempo i viventi li possono manifestare ed evocare nella loro attività di abitare il mondo in cui viviamo.

Agli Dèi vengono attribuiti epiteti o caratteristiche che hanno il compito di indicare quali sono le azioni che noi possiamo mettere in atto per evocarli.

Io nello spiegare la Devotio, il Sentiero d'Oro, metto in rilievo le caratteristiche degli Dèi che emergono dentro di noi. Che poi noi li sappiamo usare o non li sappiamo usare, questo dipende da noi.

Vi ricordate che cos'era il Paganesimo prima che incominciassi a raccontare la Natura degli Dèi? Troppi si dicevano Pagani nel masturbarsi davanti alle statue nude delle divinità e facevano riti orgiastici del tipo di quelli rappresentati nel Codice da Vinci o i riti vestiti di luce dei wicca, degli incappucciati massonici o crowleriani che si masturbavano in una "ricerca" del potere dell'energia sessuale che rivelava dei repressi sessuali che usavano la scusa dei riti per fare sesso.

31 luglio 2020

domenica 19 luglio 2020

Le morti e le rinascite nella Religione Pagana



Il concetto di rinascita è stato storpiato dalla filosofia. I filosofi, estranei alla vita e assisi sul trono al posto di Dio, anziché vivere la vita degli uomini hanno preferito giudicare la vita degli uomini e dire che cosa gli uomini, secondo la loro alienazione, pensavano.

Gli uomini, dal canto loro, non erano in grado di opporsi ai filosofi perché la conoscenza non può essere condivisa con chi non sa che farsene della conoscenza e preferisce una rigida descrizione del mondo che, per sopravvivere, necessita di fantasia e di illazione priva del vissuto che caratterizza la conoscenza dell'uomo.

Ad ogni azione che noi facciamo, ad ogni emersione delle emozioni dentro di noi; noi cambiamo. Non siamo più quelli di prima, ma siamo leggermente diversi. Questo fa parte della crescita di uomini e donne. Una crescita che è una trasformazione continua.

L'accento lo poniamo sulla trasformazione; una trasformazione che va dalla nascita del corpo fisico alla morte del corpo fisico. Questo è culturalmente accettato. In questa trasformazione ci sono delle tappe così grandi e così violente di modificazione sia del soggetto che dell'oggettività che non possiamo più trattarle come "trasformazione", ma come delle vere e proprie morti seguite da rinascite.

Per esempio, si dice che il bambino nasce dalla pancia della madre. Non si dice che il feto muore. Prima che il bambino nasca, deve morire il feto. Il feto muore nel suo mondo e rinasce in un mondo nuovo: inizia a respirare (è un discorso che è già stato fatto con Dioniso riguardo al Mito). Dunque, una morte seguita da una rinascita. Dobbiamo parlare di morte perché muore tutta la conoscenza accumulata dal feto nella pancia della madre. Il feto si ritrova nel mondo extrauterino privo di riferimenti, privo di strumenti e con la struttura emotiva imprintata dalla qualità delle emozioni che al feto giungevano ogni volta che la madre affrontava le contraddizioni nel mondo durante il suo quotidiano.

Noi sappiamo che il bambino nasce come corpo che abita la natura, almeno per quanto riguarda i mammiferi, con la necessità di cure parentali. Abita il mondo, ma non ha una propria indipendenza. Soprattutto, le sue emozioni sono volte alla crescita del corpo fisico, dentro sé stesso in un costante sforzo di adattarsi in una perenne esplorazione del mondo. La modificazione è molto grande e molto violenta. Una modificazione che non può continuare all'infinito dentro il giovane e la giovane perché l'accumulo di tensioni deve necessariamente essere scaricato. La scarica di quelle tensioni si traduce nella maturità sessuale. In sostanza, il bambino e la bambina non crescono più solo in sé stessi, ma in relazione col mondo. Questo cambiamento è una vera e propria morte perché muore il bambino e nasce l'individuo adulto.  Muore una coscienza infantile e nasce la coscienza che inizia a comprendere la sessualità e, per far questo, struttura tutto il corpo in funzione della pratica sessuale. L'individuo adulto, a differenza del bambino, ha la capacità (dovrebbe avere la capacità) di prendersi la responsabilità della propria vita nelle proprie mani. Il bambino era irresponsabile rispetto alle relazioni parentali, le subiva e si adattava ad esse. L'adulto, dunque, è colui che, a differenza del bambino, sceglie ed è colui che veicola le proprie emozioni nel mondo essenzialmente nella sua attività sessuale. Un'attività sessuale che non si limita al rapporto sessuale, ma che si estende a tutta l'attività e a tutte le relazioni col mondo in cui vive veicolando in gradi diversi l'energia sessuale o, se preferite, l'Energia Vitale (quella che normalmente ci permette di distinguere il vivente dal non vivente).

Diciamo che muore il bambino e nasce l'individuo adulto. Come in ogni nascita ci sono i suoi aborti. In questo caso la nascita dell'individuo adulto può essere abortita quando si genera sì la maturità sessuale, ma l'adulto continua a porsi davanti al mondo dipendendo sempre dalle cure parentali o cercando la preminenza del suo vivere facendo persistere le cure parentali. Come quando si dice che per una mamma i figli sono sempre bambini, In questo modo uccidi sia la madre che i figli.

Anche l'individuo adulto, nel corso della sua vita, accumula tensioni. Ad ogni azione in cui veicola le proprie emozioni, cambia e si trasforma. Queste trasformazioni si accumulano dentro di lui modificando sia il suo corpo che la sua psiche e, inevitabilmente, andrà verso la morte del corpo fisico.

A questo punto entriamo nel mondo della speculazione teologica. Sappiamo che il feto, una volta morto, ha trasferito nel bambino la qualità delle emozioni che ha costruito nella pancia di sua madre. Sappiamo che il bambino ha trasferito nell'individuo adulto le emozioni che ha manipolato durante la sua crescita. Sappiamo che l'adulto si porta alla morte del corpo fisico la qualità prodotta dalle emozioni che ha manipolato nel corso della sua vita. Sappiamo che con quella qualità emotiva, al di là che ne sia cosciente o meno, affronta la morte del corpo fisico.

In altre parole, questo è lo schema d'esistenza della Religione Pagana. Questo, naturalmente, apre a tutta una serie di interrogativi, di considerazioni, di riflessioni, a una parte delle quali darò delle risposte.

Per ampliare questo discorso vedi:

http://www.federazionepagana.it/index.html

19 luglio 2020

domenica 12 luglio 2020

Come io penso l'altro



Cosa siamo noi, come persone, nel mondo in cui viviamo? Come pensiamo noi stessi? Come ci pensiamo in rapporto alle altre persone?

E' facile che le risposte scadano nella politica partitica dove il credere e l'immaginazione ci porta a sposare questa o quella causa che noi siamo indotti ad attribuire a questo o a quel partito. Ma la questione non è politica-partitica, la questione è religiosa.

Tu, che stai davanti a me, chi sei?

Non sei un "oggetto d'uso", sei una persona. Una persona desiderante che vuole progettare la sua vita. Tu non sei ciò che io vorrei che tu fossi, ma sei ciò che sei e nemmeno io, come persona desiderante, posso essere ciò che tu desideri che io sia.

Questa è una questione religiosa perché coinvolge i rapporti fra le persone dove la religione altro non è che sintesi ideale delle regole morali che governano i rapporti fra le persone. il "tu devi fare" appartiene ad un tipo di religione, diciamo cristiana, ma vale per induisti, ebrei, islamici e buddisti. "tu devi fare", ma io chi sono? Sono colui che "deve fare" o sono colui che ti ordina di "dover fare"? Dio dice che "non devi peccare", ma tu sei colui che "non deve peccare" o sei colui che dice che "Dio dice che tu non devi peccare"? Questa dualità esiste solo nelle religioni assolutiste. Ed è un problema religioso. Io, come Pagano, posso dire a qualcuno che cosa si deve fare, ma solo se sto perseguendo un progetto comune e solo all'interno di quel progetto. Ma se dico a qualcuno che cosa deve fare, per controllare la sua vita e i suoi comportamenti, questo è cristianesimo, è islamismo, è induismo, è ebraismo, è buddismo. Magari può piacere come viene imposto l'ordine, ma è sempre un ordine dato ad un sottomesso.

Riconoscere che l'altro, colui che mi sta davanti, è portatore delle stesse necessità che ho io, significa riconoscere il valore della persona in quanto persona e non in quanto oggetto di possesso o oggetto d'uso. Si tratta in sostanza del principio di uguaglianza che vige in tutte le società civili. La pratica nell'esercizio di questo principio ci porta davanti alla natura prima e all'universo poi. Se io riconosco nella persona che mi sta davanti un soggetto desiderante uguale a me o comunque con gli stessi desideri e le stesse necessità, il passaggio a riconoscere le medesime cose negli animali, nelle piante e negli oggetti dell'universo, è, tutto sommato, abbastanza breve.

Per questo motivo la questione delle relazioni umane è una questione religiosa: come io penso l'altro?

Questa è una delle grandi questioni aperte dalla Religione Pagana.

lunedì 6 luglio 2020

L'ideologia dell'emarginazione della donna


Un esempio di opinione, che non è una fake, ma che nella storia è stata usata come giustificazione per la discriminazione della donna, la troviamo leggendo fra i “Pitagorici antichi”.

Scrive Censorinus:

Alcuni respingono questa opinione che il seme provenga dal midollo, come Anassagora, Democrito e Alcmeone di Crotone: essi infatti ribattono che dopo la monta i maschi sono impoveriti non solo di midollo, ma anche di grasso e di molta carne. Sopra un’altra questione c’è controversia tra gli autori, se cioè il figlio nasca soltanto dal seme del padre, come scrissero Diogene, Ippone e gli Stoici, ovvero anche da quello della madre, come parve ad Anassagora e ad Alcmeone, e anche a Parmenide, a Empedocle e ad Epicuro. Ma sulla formazione de feto Alcmeone riconosceva di non saper nulla di preciso, e riteneva che nessuno possa discernere quale parte del bambino si formi per prima. Secondo Alcmeone nel ventre della madre si forma per prima la testa, nella quale risiede il principio direttivo.

Tratto da: “Pitagorici Antichi” a cura di Maria Timpanaro Cardini, editore Bompiani, 2010, pag. 157

Come si può leggere, l’opinione dei greci non era quella che ci vogliono trasmettere i cristiani secondo cui i greci pensavano che la donna fosse la terra nella quale l’uomo pianta il seme. Questo tipo di credenza apparteneva a pochi “unti del signore”, padroni delle persone come gli stoici o Platone e Aristotele. I frammenti che ci sono pervenuti di Ippone non ci permettono di classificarne le idee come dichiarato da Censorinus.

Tuttavia, lo stesso Censorinus ci dice come la madre era partecipe attiva alla formazione del feto e questa credenza non era secondaria in Grecia. La credenza della compartecipazione maschile e femminile nella formazione del feto era dichiarata da Anassagora,  Alcmeone, Parmenide, Empedocle ed Epicuro.

Quando arrivarono i cristiani, questi cancellarono Epicuro, Parmenide, Empedocle, Anassagora e Alcmeone e considerarono “greca” solo l’idea di Aristotele, Platone e degli stoici.

Fin da allora ci fu una vera e propria guerra di idee. La verità fu sconfitta e il potere relegò la donna in uno stato servile.

06 luglio 2020

venerdì 3 luglio 2020

Riflessione sulla Religione Pagana

La filosofia, la metafisica, la teologia e la visione sociale della Religione Pagana appaiono complesse perché sono fuori dal complesso educazionale imposto nell'infanzia e richiedono un certo impegno per essere comprese. Questo è il problema di ogni sistema di pensiero che non comprende il "delirio di onnipotenza", quella sensazione intima che pone le persone in una condizione psicologica che le fa pensare: "Io e Dio siamo forti", oppure "Io e Dio contro il mondo che deve riconoscerci", oppure ancora, "verrà il momento in cui verrà la fine del mondo e io sarò riconosciuto da Gesù...". Questa forma di delirio che, comunque non rende inabile l'individuo rispetto alla vita sociale, si innesta in una forma di "autopromozione dell'Io" che condiziona le scelte dell'individuo nei problemi sociali propri del suo vissuto in cui sembra non abbia strumenti per padroneggiarli. Questo smarrimento che di fatto è un legame fra sé e un trascendente di sé, è una forza che produce il bisogno di un'idea guida: Dio, il Dio padrone che viene immaginato come Dio creatore. 
La Religione Pagana nega questa relazione e, negando questa relazione lascia l'individuo, educato a vivere costruendo la sua vita con questo legame, vuoto e smarrito qualora non ricostruisca, sia pur in una forma diversa, questo stesso legame. Per questo motivo è più facile che un individuo educato cristianamente si faccia musulmano o buddista, sostituendo una diversa forma di legame psichico, anziché Pagano. E' più facile che un individuo diventi wicca sostituendo al Dio della sua educazione una Dea, piuttosto che provare smarrimento in un mondo popolato da un infinito numero di Dèi. E' più facile che un individuo, per la sua struttura psicologica, cerchi un diverso dittatore, ad imitazione del Dio cristiano, magari più buono o più comprensivo, piuttosto che vivere in una democrazia dove le scelte dipendono da lui anziché dall'obbedienza ad una morale imposta.
 La filosofia, la teologia, la sociologia, della Religione Pagana richiede un certo grado di impegno. Per questo, io non mi aspetto applausi né grandi consensi per il lavoro che la Religione Pagana sta facendo nel tentativo di migliorare gli uomini, le donne e la società civile nella quale stiamo vivendo.
 04 luglio 2020