Il concetto di rinascita è stato storpiato dalla
filosofia. I filosofi, estranei alla vita e assisi sul trono al posto di Dio,
anziché vivere la vita degli uomini hanno preferito giudicare la vita degli uomini
e dire che cosa gli uomini, secondo la loro alienazione, pensavano.
Gli uomini, dal canto loro, non erano in grado di
opporsi ai filosofi perché la conoscenza non può essere condivisa con chi non
sa che farsene della conoscenza e preferisce una rigida descrizione del mondo
che, per sopravvivere, necessita di fantasia e di illazione priva del vissuto
che caratterizza la conoscenza dell'uomo.
Ad ogni azione che noi facciamo, ad ogni emersione
delle emozioni dentro di noi; noi cambiamo. Non siamo più quelli di prima, ma
siamo leggermente diversi. Questo fa parte della crescita di uomini e donne.
Una crescita che è una trasformazione continua.
L'accento lo poniamo sulla trasformazione; una
trasformazione che va dalla nascita del corpo fisico alla morte del corpo
fisico. Questo è culturalmente accettato. In questa trasformazione ci sono
delle tappe così grandi e così violente di modificazione sia del soggetto che
dell'oggettività che non possiamo più trattarle come
"trasformazione", ma come delle vere e proprie morti seguite da
rinascite.
Per esempio, si dice che il bambino nasce dalla pancia
della madre. Non si dice che il feto muore. Prima che il bambino nasca, deve
morire il feto. Il feto muore nel suo mondo e rinasce in un mondo nuovo: inizia
a respirare (è un discorso che è già stato fatto con Dioniso riguardo al Mito).
Dunque, una morte seguita da una rinascita. Dobbiamo parlare di morte perché
muore tutta la conoscenza accumulata dal feto nella pancia della madre. Il feto
si ritrova nel mondo extrauterino privo di riferimenti, privo di strumenti e
con la struttura emotiva imprintata dalla qualità delle emozioni che al feto
giungevano ogni volta che la madre affrontava le contraddizioni nel mondo
durante il suo quotidiano.
Noi sappiamo che il bambino nasce come corpo che abita
la natura, almeno per quanto riguarda i mammiferi, con la necessità di cure
parentali. Abita il mondo, ma non ha una propria indipendenza. Soprattutto, le
sue emozioni sono volte alla crescita del corpo fisico, dentro sé stesso in un
costante sforzo di adattarsi in una perenne esplorazione del mondo. La
modificazione è molto grande e molto violenta. Una modificazione che non può
continuare all'infinito dentro il giovane e la giovane perché l'accumulo di
tensioni deve necessariamente essere scaricato. La scarica di quelle tensioni
si traduce nella maturità sessuale. In sostanza, il bambino e la bambina non
crescono più solo in sé stessi, ma in relazione col mondo. Questo cambiamento è
una vera e propria morte perché muore il bambino e nasce l'individuo adulto. Muore una coscienza infantile e nasce la
coscienza che inizia a comprendere la sessualità e, per far questo, struttura
tutto il corpo in funzione della pratica sessuale. L'individuo adulto, a
differenza del bambino, ha la capacità (dovrebbe avere la capacità) di
prendersi la responsabilità della propria vita nelle proprie mani. Il bambino
era irresponsabile rispetto alle relazioni parentali, le subiva e si adattava
ad esse. L'adulto, dunque, è colui che, a differenza del bambino, sceglie ed è
colui che veicola le proprie emozioni nel mondo essenzialmente nella sua
attività sessuale. Un'attività sessuale che non si limita al rapporto sessuale,
ma che si estende a tutta l'attività e a tutte le relazioni col mondo in cui
vive veicolando in gradi diversi l'energia sessuale o, se preferite, l'Energia
Vitale (quella che normalmente ci permette di distinguere il vivente dal non
vivente).
Diciamo che muore il bambino e nasce l'individuo
adulto. Come in ogni nascita ci sono i suoi aborti. In questo caso la nascita
dell'individuo adulto può essere abortita quando si genera sì la maturità
sessuale, ma l'adulto continua a porsi davanti al mondo dipendendo sempre dalle
cure parentali o cercando la preminenza del suo vivere facendo persistere le
cure parentali. Come quando si dice che per una mamma i figli sono sempre
bambini, In questo modo uccidi sia la madre che i figli.
Anche l'individuo adulto, nel corso della sua vita,
accumula tensioni. Ad ogni azione in cui veicola le proprie emozioni, cambia e
si trasforma. Queste trasformazioni si accumulano dentro di lui modificando sia
il suo corpo che la sua psiche e, inevitabilmente, andrà verso la morte del
corpo fisico.
A questo punto entriamo nel mondo della speculazione
teologica. Sappiamo che il feto, una volta morto, ha trasferito nel bambino la
qualità delle emozioni che ha costruito nella pancia di sua madre. Sappiamo che
il bambino ha trasferito nell'individuo adulto le emozioni che ha manipolato
durante la sua crescita. Sappiamo che l'adulto si porta alla morte del corpo
fisico la qualità prodotta dalle emozioni che ha manipolato nel corso della sua
vita. Sappiamo che con quella qualità emotiva, al di là che ne sia cosciente o
meno, affronta la morte del corpo fisico.
In altre parole, questo è lo schema d'esistenza della
Religione Pagana. Questo, naturalmente, apre a tutta una serie di
interrogativi, di considerazioni, di riflessioni, a una parte delle quali darò
delle risposte.
Per ampliare questo discorso vedi:
http://www.federazionepagana.it/index.html
http://www.federazionepagana.it/index.html
19 luglio 2020
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