Quando la Religione Pagana parla di coraggio si
riferisce all’individuo, al coraggio con cui l’individuo affronta la propria
vita e la propria esistenza. Coraggio è la capacità dell’individuo di pesare
alle condizioni e ai problemi della propria vita, di ordinarli, di organizzarsi
in funzione della loro soluzione e di affrontarne i lati contraddittori
risolvendo le questioni nel miglior modo possibile.
Il coraggio è la capacità di affrontare i problemi
distinguendo il problema dall’insieme delle condizioni esistenziali. Si può
affrontare i problemi anche distruggendo la condizione esistenziale:
suicidandosi o costruendo campi di sterminio. Ma questa è la scelta dei
vigliacchi e degli incompetenti. La scelta di chi vuole ridurre l’esistente
alla propria dimensione personale. L’esistente non deve disturbare il vigliacco
che quando è debole si lamenta per i disturbi subiti e quando è forte distrugge
e annienta quanto lo disturba.
Esiste un coraggio sociale, un coraggio religioso e
un coraggio politico quando i problemi che si presentano sono di quella natura
e quando le persone che li affrontano hanno assunto la funzione di affrontare
quei problemi, insieme o per conto della società civile.
Un esempio classico di vigliaccheria contrapposta al
coraggio è quella manifestata da Gesù nei vangeli dove ordina di “ammazzare
tutti quelli che non volevano sottomettersi a lui”. Il problema per Gesù era
quello che alcune persone non volevano riconoscerlo come il loro re. Non era in
grado di argomentare i motivi per i quali costoro dovevano sottomettersi,
poteva solo usare la forza del vigliacco e ordinare di ammazzarli. Se fosse
stato un individuo coraggioso o non avrebbe ordinato a nessuno di
sottomettersi, oppure avrebbe argomentato sulla necessità di “sottomettersi”
obbedendo ad ordini che li avrebbe avvantaggiati del tipo: “le truppe
obbediscono al generale che difende la città da un’aggressione nemica!”. Ma lui
diceva: “Sottomettetevi a me che sono il vostro padrone!”
Nella religione Pagana il coraggio è l’attività del
singolo soggetto nell’abitare il mondo e nel come affronta i problemi che il
mondo, o lui nel mondo, gli presentano.
Tuttavia, la vigliaccheria come il coraggio, non
sono caratteristiche intrinseche degli uomini o delle donne. La vigliaccheria e
il coraggio sono la manifestazione nell’individuo alle risposte che l’individuo
è stato costretto a dare rispetto ai fenomeni e alle sollecitazioni che la
società gli ha presentato fin dal primo giorno in cui è nato.
Il coraggio e la vigliaccheria si costruiscono nell’individuo,
giorno dopo giorno. La responsabilità non è dell’individuo che manifesta
coraggio o vigliaccheria, ma dei diversi ruoli sociali che costringono l’individuo,
specialmente nei primissimi giorni della sua vita, a rispondere alle
sollecitazioni del mondo. Alle sollecitazioni delle cure della madre, al sistema
parentale, a tutto quel gioco di premi e punizioni, ricatti e minacce che gli
adulti fanno nei confronti del bambino e della bambina appena nati. Premi e
punizioni, ricatti e minacce che attentano alla sua struttura emotiva che viene
vissuta come una permanente minaccia alla sua esistenza nel mondo. L’individuo si costruisce attraverso le
risposte che l’individuo, appena nato, riesce a dare, adattandosi, alle
aspettative degli adulti. In sostanza, è la società che costruisce l’individuo
coraggioso o il vigliacco.
Eppure, anche se noi conosciamo le cause della
costruzione nell’individuo di un atteggiamento coraggioso o vigliacco, dobbiamo
distinguere fra individui adulti coraggiosi e individui adulti vigliacchi
perché, l’uno e l’altro, introducono nella società delle variabili dalle quali
noi, oggi, e i nuovi nati non possono prescindere. Ma come possiamo distinguere
gli individui coraggiosi dai vigliacchi se a nostra volta non siamo coraggiosi
o vigliacchi? Si può dire che il simile si affianca al simile perché simile è
la sensibilità con cui si affronta il mondo.
Il coraggioso non si aspetta che qualcuno lo segua o
lo sostiene, se arriva tanto meglio; il vigliacco cerca di fare o partecipare
al gregge perché senza massa non è in grado di affrontare gli individui
coraggiosi.
Concludendo, affianchiamoci agli individui
coraggiosi che affrontano i problemi della vita, della società, della politica,
della religione, magari da soli contro tutto un sistema di pensiero omologante
e osserviamo con sospetto e con diffidenza i vigliacchi che si aggregano in
massa omologata per aggredire i diversi, gli emarginabili. Appaiono più forti
perché il gregge è massa, ma basta un problema che non possono risolvere con l’annientamento
o il genocidio per trasformarli in una massa belante e supplice.
04 agosto 2020
Claudio Simeoni
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