giovedì 6 agosto 2020

L’emergere degli Dèi nella coscienza



Nella Religione Pagana vige l'idea secondo cui ogni Essere della Natura è un coacervo di Dèi che sono divenuti plasmandosi all'interno degli Esseri della Natura legandoli l'uno all'altro fin da quando gli Esser vivevano in quell'ipotetico brodo primordiale che usiamo pensare come origine della vita.

Gli Dèi sono la vita e in quanto tali partecipano alle nostre emozioni. La vita la possiamo pensare come "materia che si emoziona" e che costruisce relazioni con altra materia che si emoziona. Le emozioni sono il minimo comune denominatore della vita, la materia (intesa anche come energia perché l'una e l'altra sono interscambiabili) sono il sostrato senza il quale non può esistere l'emozione che rende la materia vivente.

Nel corso dell'evoluzione noi Esseri Umani (ma vale anche per animali e piante, solo che voglio circoscrivere il discorso) abbiamo sviluppato la ragione che è la capacità di descrivere il mondo mediante le categorie di forma e di quantità e abbiamo relegato il conoscere emotivo in aree fisiche separate dalla coscienza che diventava regno esclusivo della ragione.

Abbiamo, in sostanza, relegato gli Dèi nel nostro io profondo o, se preferite, nel Tartaro che sta dentro di noi. Tuttavia la ragione non è in grado di risolvere i nostri problemi esistenziali. La soluzione dei nostri problemi è sempre un'intuizione, un'illuminazione che squarcia la nostra coscienza sottraendola, per un attimo, al controllo della ragione.

Questa intuizione, questa illuminazione è l'emergere di uno specifico Dio dentro di noi. E' emerso, si è presentato alla nostra coscienza,  ha presentato un fattore nuovo che la coscienza non considerava e si è ritirato costringendo la ragione a ristrutturare l'intera coscienza affinché comprenda la nuova intuizione con tutte le implicazioni esperienziali e le conseguenze logiche che ne derivano.

Esistono individui che hanno ragioni molto agili che permettono alle intuizioni di arrivare facilmente alla coscienza ed esistono persone con una ragione talmente fissa da rifiutare ogni intuizione.

E' difficile dare il nome al Dio che emerge in quel momento, ma il suo vero nome è dato dalla nostra percezione dell'intuizione che ha raggiunto la nostra coscienza e che la costringe a guardare il mondo con occhi diversi da come lo guardava un attimo prima che l'intuizione giungesse alla coscienza.

Nell'accennare agli Dèi che emergono nella coscienza, come sto facendo per la Devotio del Sentiero d'Oro, faccio il contrario di come avviene nella realtà. Mentre nella realtà è l'intuizione che emerge in noi e che dà il nome al Dio che si presenta alla coscienza, nel descrivere gli Dèi della Devotio parto dal nome usato nell'Antica Roma per tentare di far comprendere il tipo di sollecitazione che l'arrivo alla nostra coscienza di quel Dio comporta e il suo opposto, cioè l'azione messa in atto dall'uomo per sollecitare l'arrivo di quel Dio alla sua coscienza.

06 agosto 2020

Claudio Simeoni

1 commento:

  1. Come non siamo abituati ad osservare e ascoltare il mondo attorno a noi, così non siamo abituati ad ascoltare l'universo dentro di noi.

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