Nella Religione Pagana vige l'idea secondo cui ogni
Essere della Natura è un coacervo di Dèi che sono divenuti plasmandosi
all'interno degli Esseri della Natura legandoli l'uno all'altro fin da quando
gli Esser vivevano in quell'ipotetico brodo primordiale che usiamo pensare come
origine della vita.
Gli Dèi sono la vita e in quanto tali partecipano
alle nostre emozioni. La vita la possiamo pensare come "materia che si
emoziona" e che costruisce relazioni con altra materia che si emoziona. Le
emozioni sono il minimo comune denominatore della vita, la materia (intesa
anche come energia perché l'una e l'altra sono interscambiabili) sono il
sostrato senza il quale non può esistere l'emozione che rende la materia
vivente.
Nel corso dell'evoluzione noi Esseri Umani (ma vale
anche per animali e piante, solo che voglio circoscrivere il discorso) abbiamo
sviluppato la ragione che è la capacità di descrivere il mondo mediante le
categorie di forma e di quantità e abbiamo relegato il conoscere emotivo in
aree fisiche separate dalla coscienza che diventava regno esclusivo della
ragione.
Abbiamo, in sostanza, relegato gli Dèi nel nostro io
profondo o, se preferite, nel Tartaro che sta dentro di noi. Tuttavia la
ragione non è in grado di risolvere i nostri problemi esistenziali. La
soluzione dei nostri problemi è sempre un'intuizione, un'illuminazione che
squarcia la nostra coscienza sottraendola, per un attimo, al controllo della
ragione.
Questa intuizione, questa illuminazione è l'emergere
di uno specifico Dio dentro di noi. E' emerso, si è presentato alla nostra
coscienza, ha presentato un fattore
nuovo che la coscienza non considerava e si è ritirato costringendo la ragione
a ristrutturare l'intera coscienza affinché comprenda la nuova intuizione con
tutte le implicazioni esperienziali e le conseguenze logiche che ne derivano.
Esistono individui che hanno ragioni molto agili che
permettono alle intuizioni di arrivare facilmente alla coscienza ed esistono
persone con una ragione talmente fissa da rifiutare ogni intuizione.
E' difficile dare il nome al Dio che emerge in quel
momento, ma il suo vero nome è dato dalla nostra percezione dell'intuizione che
ha raggiunto la nostra coscienza e che la costringe a guardare il mondo con
occhi diversi da come lo guardava un attimo prima che l'intuizione giungesse
alla coscienza.
Nell'accennare agli Dèi che emergono nella
coscienza, come sto facendo per la Devotio del Sentiero d'Oro, faccio il
contrario di come avviene nella realtà. Mentre nella realtà è l'intuizione che
emerge in noi e che dà il nome al Dio che si presenta alla coscienza, nel
descrivere gli Dèi della Devotio parto dal nome usato nell'Antica Roma per
tentare di far comprendere il tipo di sollecitazione che l'arrivo alla nostra
coscienza di quel Dio comporta e il suo opposto, cioè l'azione messa in atto
dall'uomo per sollecitare l'arrivo di quel Dio alla sua coscienza.
06 agosto 2020
Claudio Simeoni
Come non siamo abituati ad osservare e ascoltare il mondo attorno a noi, così non siamo abituati ad ascoltare l'universo dentro di noi.
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